Dio ci guarda con occhi innamorati, pieni di affetto, e abbraccia la nostra fragilità. Nonostante tutto, ama la nostra piccolezza.
Il mio in(solito) commento a:
Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge (Luca 11,42-46)
Questa volta Gesù non le manda a dire. Si arrabbia, e lo fa con quelli che si credono più vicini a Dio: «Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo» (vv. 43-44).
Sì, Dio è buono. È generoso, soprattutto con chi sbaglia. Perché ci ama. Perché è sempre pronto a perdonare la nostra fragilità. Ma c’è un limite. Quando sbagliare non è più un errore occasionale, ma una scelta consapevole, quando siamo noi a causare l’inganno… non è più una caduta. È ipocrisia. E l’ipocrisia, quella consapevole, è un inganno. Ecco cosa facevano i farisei: ingannavano. Trascinavano il popolo semplice nella trappola di leggi umane, fatte per convenienza, e le spacciavano per volontà divina. Costruivano regole per dominare e controllare.
Così facendo, ingannavano anche Dio. Sì, perché nella sua infinita bontà, Dio ripone in noi una fiducia immensa. E ci perdona. Sempre. Ma quando scegliamo deliberatamente di tradire questa fiducia, quando inganniamo il prossimo facendogli credere che sia volontà di Dio, allora sì, cari amici, commettiamo il peccato più grande: tradiamo Dio.
Il peccato di quei farisei è gravissimo. Loro, che si dichiaravano vicini a Dio, che professavano di conoscere la Parola, diffondevano falsità. Manipolavano la fede dei più deboli, ingannavano i piccoli. E noi sappiamo quanto Dio ami i piccoli e gli indifesi (cfr. Matteo 5,3-12). Più ci avviciniamo a Dio, più conosciamo la Verità, più siamo chiamati a testimoniarla. Abbiamo una missione: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (cfr. Marco 16,15-20).
Anche oggi ci sono persone che vogliono spegnere il fuoco del Vangelo. I farisei moderni, attaccati a tradizioni vuote, non riconoscono la legge dell’amore: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amato” (Giovanni 13,34). Sono persone che vivono spente, grigie, che cercano di soffocare la gioia e l’amore di chi parla in nome della Parola. Come i farisei di ieri, quelli di oggi si credono perfetti, guardano gli altri dall’alto in basso, si sentono autorizzati a giudicare e condannare.
Sono deboli travestiti da forti. Non comprendono la grandezza di Dio e per questo cercano di annientarla. Cancellano ciò che non capiscono. Uccidono, ancora una volta, Dio. Ma noi, davanti a loro, non dobbiamo arrabbiarci. Dobbiamo fare come Gesù: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23,34).
La nostra missione è conservare intatto quel Vino nuovo che Gesù ci ha affidato. Continuare a seminare la Parola, mantenere viva la fiamma nei nostri cuori e accendere quella di chi ci sta accanto. Festeggiamo con Gesù! Perché Lui non ci vuole tristi o musoni, ma felici! Il Vangelo è gioia! Come ci ricorda Papa Francesco: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di chi si incontra con Gesù. Chi si lascia salvare da Lui è liberato dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (Evangelii Gaudium 1).
#Santanotte
Alessandro Ginotta
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