+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,30-35)
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Parola del Signore
Qualche volta per capire bene un’opera d’arte occorre fare un passo indietro. Allontanarsi un po’ permette uno sguardo d’insieme più completo. E allora… proviamoci anche noi.
Dov’è ambientata questa scena? A Cafarnao, la città della Galilea dove abitava San Pietro, la stessa città che Gesù aveva adottato come sua. Cosa stava facendo Gesù in quel tempo? Se torniamo indietro di soli 11 versetti lo troviamo camminare sulle acque del lago di Tiberiade: “A un tratto videro Gesù che camminava sul lago e si avvicinava alla barca, e si spaventarono“. (Gv 6,19). Altri 8 versetti e vediamo Gesù moltiplicare i pani ed i pesci: “Gesù prese il pane, fece una preghiera di ringraziamento, poi cominciò a distribuire a tutti pane e pesce a volontà“. (v. 11).
Eppure… a Cafarnao la gente rivolge a Gesù questa domanda: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? “. (v. 32). Ma come?! Quale segno?! Non basta avere sfamato una moltitudine con cinque pani d’orzo e due pesci arrostiti? Non basta avere sfidato le leggi della fisica camminando sulla superficie dell’acqua? Eh, no! La folla è insaziabile.
Gesù qui ci dà la “risposta delle risposte”. Spiega tutto. In una frase sola: “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo“. (v. 33). E… per chi non è stato attento, dopo chiarisce:”Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!“. (v. 35).
Anche noi siamo un po’ come quegli abitanti di Cafarnao. La nostra fede spesso è fragile, come la loro. Anche noi corriamo sempre dietro allo straordinario: “un segno”. Cerchiamo l’emozione che ci scuota dal nostro torpore. Ma cerchiamo male. Rincorriamo la risposta sbagliata. A testa bassa continuiamo a lamentarci della multa che abbiamo preso per aver parcheggiato male, o del brutto voto perchè ci siamo impegnati poco nello studio, o perchè quel collega ha svolto il lavoro meglio di noi… siamo perennemente insoddisfatti. Insaziabili. Sordi, ciechi, tristi e pessimisti, continuiamo a vedere solo le cose negative. Continuiamo ad avere fame e sete. E non ci accorgiamo di quella sorgente di acqua viva che zampilla per noi.
Gesù è qui, accanto a noi, anche ora. Non aspetta altro che noi gli apriamo le porte del nostro cuore. Aprire la Bibbia, meditare su un versetto del Vangelo. Dare una carezza ai nostri figli. Un po’ di compagnia a quel vicino anziano che è sempre solo. Gioire per la margherita spuntata nel prato. Per l’azzurro del cielo. Per quella rondine che vola. Apprezzare i doni del Signore e ringraziarlo. Anche per le piccole cose.
Allora, anche a noi, questa sera, non rimane che dire: “Signore, dacci sempre questo pane!”. (cfr. v. 34).
Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂
Il dipinto di oggi è “La Comunione degli Apostoli” di Beato Angelico, 1440-1442, affresco 200×248 cm, Convento di San Marco, Firenze
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