Sulla tomba di un sognatore anch’io mi sono permesso di sognare… Ogni volta che passo da Caltagirone, non posso non soffermarmi nella Chiesa del SS. Salvatore, nella cappella che ospita il mausoleo di don Luigi Sturzo (1871-1959). Un uomo di fede, un uomo di carità, sacerdote e politico dalla levatura di gran lunga fuori dal comune, sognò il futuro e riuscì a realizzarlo. Nel 1919 compì quello che è stato definito come uno dei gesti politici più significativi degli ultimi secoli: lo storico appello ai “Liberi e Forti”, in seguito al quale fondò il Partito Popolare Italiano (del quale divenne segretario politico fino al 1923): «A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà». E, contemplando il mausoleo di don Sturzo, non ho potuto reprimere la sensazione di trovarmi davanti alla tomba della politica italiana, divisa in mille fazioni e particolarismi, ormai incapace di esprimere un soggetto in grado di portare avanti quegli ideali di giustizia e libertà che hanno come base i valori autentici del Vangelo, quell’accoglienza, quella condivisione, quell’attenzione agli ultimi, quell’equità che appartengono al cristianesimo vero. E non a un fantoccio politico che li millanta, ammantandosi di simboli che non gli appartengono e che non condivide…
Ma sulla tomba di un sognatore straordinario, che ha creduto così tanto nei propri sogni da concretizzarli, non ho potuto evitare di farmi contagiare dal suo sogno. E così sogno anch’io. Sogno un domani in cui gli uomini possano ritrovare la dignità di impegnarsi in una buona politica che, messo da parte una volta per tutte l’egoismo di chi cerca soltanto il proprio tornaconto, possano finalmente tornare a focalizzarsi su ideali e principi sani, orientati al bene comune e capace di rimettere al centro l’uomo, la famiglia, la solidarietà, e, perché no, la possibilità di sognare.
Alessandro Ginotta
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