Siamo troppo pessimisti: un po’ come accadde ai discepoli di Emmaus siamo tentati di credere che tutto sia finito, che Dio sia morto. Invece Egli è qui, più vivo che mai, e interagisce con la nostra vita molto di più di quanto lo riteniamo.
Il mio in(solito) commento a:
Riconobbero Gesù nello spezzare il pane (Lc 24,13-35)
Tutto è finito. O forse no?
Dio è morto (o forse no?): «Era già circa l’ora sesta e si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo e Gesù, esclamando a gran voce disse: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. Detto questo, spirò. Ora, il centurione, vedendo l’accaduto, glorificava Dio dicendo: “Veramente quest’uomo era giusto!”. E tutte le folle accorse insieme a quella visione, avendo osservato l’accaduto, se ne tornavano percotendosi il petto. Stavano là tutti i suoi conoscenti, da lontano, e anche le donne che l’avevano seguito insieme fin dalla Galilea, a vedere queste cose» (Lc 23,44-49)
Sgomento, tristezza, incredulità, incertezza e delusione mista a paura sono i sentimenti che serpeggiano tra la folla che si sta sciogliendo ai piedi del monte Calvario. Persone smarrite nell’anima, si disperdono prendendo le direzioni più diverse. Tra di loro, anche i discepoli spaesati. Alcuni torneranno sulle rive del mare di Galilea: smetteranno di pescare uomini (cfr. Matteo 4,19) per tornare ad occuparsi della cosa che viene loro più naturale: catturare pesci, o almeno tenteranno di farlo, salvo poi rendersi conto che senza di Lui non potranno far nulla (cfr. Giovanni 15,4). Mentre gli abitanti delle campagne, sconsolati, torneranno ai loro paesi.
Ed eccoci sulla strada di Emmaus (cfr. Luca 24,13-35), dove incontriamo due uomini: uno di nome Cleopa, che probabilmente era un fratello di San Giuseppe e dunque lo zio di Gesù, insieme ad un secondo discepolo di cui San Luca non riferisce il nome. O forse sì. Perché quel Simone, che troviamo al termine del brano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!” (v. 34), contrariamente a quanto saremmo tentati di pensare, non si riferisce a Simon-Pietro. Il primo degli Apostoli, in questo momento, è su tutt’altra strada: diretto verso nord, insieme agli altri pescatori. Mentre il secondo discepolo in cammino verso Emmaus, città che si trova ad ovest di Gerusalemme, probabilmente è proprio Simeone, figlio di Cleopa e cugino di Gesù. Dunque a non riconoscere Gesù-viandante, potrebbero essere stati lo zio ed il cugino.
Punti cardinali rimescolati, omonimie celate e fisionomie che si confondono. Nulla, in questa pagina di Vangelo, è davvero come sembra. Sembra quasi che, l’evangelista san Luca, si sia divertito a fare l’enigmista.
Proviamo a capire meglio come stanno davvero le cose unendoci, con la fantasia, a questi uomini in cammino. Venite con noi, amici? Guardate: il sentiero è largo e spazioso, le zolle di terra asciutta si sbriciolano sotto i nostri passi, e la polvere rende grigi i nostri piedi. Mentre un sole cocente fa scendere rivoli di sudore lungo la nostra schiena, l’ampia tesa del cappello di paglia nasconde la tristezza dei nostri volti. Gesù è morto. Pochi giorni fa era entrato trionfante a Gerusalemme, e lì, ci era sembrato di avere il mondo in mano.
Stavamo seguendo il Maestro, colui che avrebbe cambiato le sorti dell’umanità. Colui che avrebbe liberato la gente dalle prepotenze dei potenti. Poi la Pasqua. Quando il Maestro, preso un catino in mano, si inginocchiò ai nostri piedi per lavarli. E spezzò il pane. Eravamo felici, stava finalmente cambiando qualcosa. Fino a quella terribile notte in cui fu catturato, quel processo ingiusto e senza appello, la straziante salita con la croce, con tutte quelle cadute. Ma dov’è finito il nostro Re? E, alla fine, l’ultima beffa. Ci hanno perfino rubato il corpo!
Pare che le donne che si stavano recando alla tomba per profumarlo l’abbiano trovata vuota. E, non sapendo che dire, facevano strani discorsi. Ormai il sogno è infranto. Ci eravamo illusi. Non ci resta che tornare a casa. Così, mentre i pescatori sono rientrati nel loro villaggio ed hanno ripreso in mano le loro reti, noi torniamo a coltivare i campi. Sotto il sole. Ma poi, lungo la strada che ci riconduce ad Emmaus, incontriamo quel viandante dall’aria familiare. Non pare anche a voi di conoscerlo? Dove lo avremo visto? Eppure pare piacevole discorrere con lui. Ma dove avrà imparato tutte le cose che dice? Camminando, lungo la strada, ci spiega tutti quei passi della Bibbia che non avevamo mai capito. Da Mosè ai profeti, ora ci è davvero chiaro tutto quello che avevamo sentito su Gesù!
Ma, che fa? Lo vedete amici? Noi stiamo entrando ad Emmaus e quel viandante così saggio vuol continuare la strada. «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (v.29). Sì, resta con noi, Signore! Entra nei nostri cuori. Anche nel mio, nel tuo, cara lettrice e nel tuo, caro lettore. Cammina ancora con noi. Spiegaci il grande mistero di Dio. Spezza il pane per noi!
Se ora vorremo lasciare alle nostre spalle quelle strade polverose per tornare all’oggi delle nostre città, ci renderemo conto che anche qui, anche ora, avremo bisogno di qualcuno che curi le ferite delle nostre illusioni. Il nostro cuore ha sete di quel Gesù che cammina con noi e ci rassicura. Che spezza il Pane per noi. Non è vero amici? Quanto sentiamo il bisogno che Gesù entri nelle nostre vite?
Allora anche noi diciamo così: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera. E, alla sera della nostra vita, abbiamo bisogno di Te. Resta con noi, Gesù!”. Non camminiamo tristi, perché insieme a noi c’è il Dio-con-noi: Il Dio fattosi uomo per venire a vivere in mezzo alle creature che tanto ama. E’ qui, anche oggi, per guidare i nostri passi su sentieri sicuri. Basta saperlo ascoltare. Basta fidarsi di Lui. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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