Non possiamo permetterci di restare immobili, con le mani in tasca, mentre un talento prezioso marcisce sotto terra! Non sarebbe giusto per chi ci circonda, per tutte quelle persone che, senza saperlo, perderebbero i frutti che quel talento avrebbe potuto generare. E non sarebbe giusto neanche nei confronti di Gesù, che ha sacrificato la sua vita per noi.
Ecco il mio in(solito) commento a:
“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto” (Luca 12, 39-48)
Hai mai riflettuto sul valore anche della più piccola delle tue capacità? È un tesoro immenso! E per Gesù, i tuoi talenti non si misurano con il denaro. Perché la tua vita non ha prezzo. Sì, hai capito bene, Lui è follemente innamorato di te, come lo è di ciascuno di noi.
Ti è mai capitato di dire: “Nemmeno per tutto l’oro del mondo!”? Ecco: per Gesù tu vali molto di più di tutte le ricchezze del mondo messe insieme!
Immagina Gesù che lascia la serenità del cielo per nascere in una stalla, al freddo, tra gli ultimi. Ripercorri con la mente la sua vita: cammina tra i poveri, affronta la polvere, la fame, le malattie. Viene insultato, flagellato, denudato, condannato a una morte ingiusta e terribile… Ma perché lo ha fatto? Perché non ha detto: “Nemmeno per tutto l’oro del mondo!”? Perché il suo amore per noi è più grande di qualunque ricchezza. Valiamo più dell’oro, di tutto l’universo. Valiamo tutto per Lui.
Eppure, troppo spesso, ci sprechiamo. Lasciamo che i nostri doni, quei talenti unici che Dio ci ha dato, vadano in rovina. Per pigrizia o per paura, non li utilizziamo. Non li mettiamo a frutto. E così facciamo un torto non solo a noi stessi, ma anche a chi ci sta attorno. Perché i nostri talenti non sono solo per noi: sono destinati a migliorare la vita di tutti. E abbiamo il dovere morale di non disperderli.
Non possiamo rimanere fermi. Non possiamo lasciare che un talento resti sepolto sotto un cumulo di terra! Non sarebbe giusto per chi ci circonda, che perderebbe i benefici di quel dono. E non sarebbe giusto verso Gesù, che ci ha amato fino a morire per noi.
Abbiamo la responsabilità di rendere il mondo più giusto, meno egoista, più aperto alle differenze e alle difficoltà degli altri. Dobbiamo agire, e farlo insieme a Dio. Rispondere alla sua chiamata, non solo nelle grandi scelte, ma anche nei gesti quotidiani. Dimostrare con la nostra vita che non viviamo per interesse personale, ma per amore. Siamo chiamati a vivere una vita piena, autentica, fatta di relazioni e di attenzione verso gli altri.
Il cuore di Dio si rattrista ogni volta che vede un dono sprecato, una vita non vissuta appieno. Non deludiamolo!
Questa parabola ce lo insegna: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (v. 48). Se Dio ci ha dato talenti speciali, allora la nostra responsabilità è maggiore. Non possiamo accontentarci o sentirci al sicuro perché siamo stati più fortunati. Dobbiamo metterci in gioco, usare ciò che abbiamo ricevuto per migliorare la vita di chi ci è vicino, soprattutto di chi ha meno.
Se stai leggendo queste righe, significa che hai le tue capacità. E allora, è nostro compito diventare pagine viventi del Vangelo. Mostrare, con la nostra vita di tutti i giorni, che esiste un’altra strada. Un’alternativa cristiana. Non possiamo restare indifferenti. Non possiamo tenere per noi i doni che Dio ci ha dato. Dobbiamo usarli per aiutare chi è meno fortunato.
Perché sì, vale davvero la pena vivere per Dio. E con Dio. #Santanotte
P.S. Se sei curioso di sapere quanto vale un talento controlla qui: https://www.labuonaparola.it/quanto-vale-un-talento/
Alessandro Ginotta
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