Tag: apostoli

  • Ecco la tua missione!

    Ecco la tua missione!

    E così partirono, con il cuore colmo di trepidazione e meraviglia. Perché chiunque si metta davvero nelle mani di Dio scoprirà che non serve avere tutto sotto controllo, che la provvidenza provvede, che l’amore è un linguaggio universale e che la pace, donata con sincerità, torna sempre indietro centuplicata

    Il mio in(solito) commento a:
    La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai (Luca 10,1-9)

    Un giorno Gesù, vedendo il mondo colmo di anime affamate di speranza, decise di mandare i suoi discepoli in ogni città e villaggio. Non li inviò da soli, ma a due a due, perché la strada era lunga e spesso irta di ostacoli, e l’amicizia avrebbe reso il cammino più lieve. “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!” disse loro con voce ferma e assertiva. “Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe. Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”.

    I discepoli lo ascoltavano con il cuore in tumulto. L’idea di partire senza niente tra le mani li turbava. Ma il Maestro proseguì: “In qualunque casa entriate, prima dite: ‘Pace a questa casa!’. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano e dite loro: ‘È vicino a voi il regno di Dio’.

    E così partirono, con il cuore colmo di trepidazione e meraviglia. Perché chiunque si metta davvero nelle mani di Dio scoprirà che non serve avere tutto sotto controllo, che la provvidenza provvede, che l’amore è un linguaggio universale e che la pace, donata con sincerità, torna sempre indietro centuplicata.

    Le spighe sono lì, dorate e pronte per essere raccolte. Non aspettano altro che qualcuno di volenteroso, qualcuno che non abbia paura di sporcarsi le mani con la terra. Qualcuno che non si tiri indietro, che non cerchi scuse, che non dica: “Non è compito mio”. Qualcuno che sia pronto a dissotterrare i propri talenti e a mettersi in gioco davvero. Qualcuno che non viva solo per sé, ma che si preoccupi del bene di tutti.

    E tu? Hai mai notato come, quando fai qualcosa per gli altri, il tuo cuore si riempie di gioia? Lo sanno bene i volontari, quelli che donano il loro tempo senza chiedere nulla in cambio. Lo sanno medici e infermieri che curano chi soffre. Lo sanno insegnanti e educatori, che seminano il sapere con pazienza. Lo sanno tutti coloro che mettono al centro della loro vita il servizio ai più deboli, a chi è solo, a chi si sente perduto.

    Le spighe sono mature. Cosa aspetti? A che punto sei nel tuo cammino? Sei pronto a raccogliere il grano, o sei ancora fermo a contemplare il campo?

    Guardati intorno. Che cosa vedi? Un mondo pieno di persone ripiegate su se stesse, concentrate solo sul proprio benessere, sul proprio guadagno, sulla propria immagine. Un mondo in cui tanti si affannano a cancellare le rughe del tempo, ma dimenticano di curare le ferite dell’anima. Un mondo in cui si vive per accumulare, senza pensare a chi non ha nulla.

    E il prossimo? Sì, il prossimo. Quello che Gesù ci ha insegnato ad amare come noi stessi. Quello che incontriamo ogni giorno, ma che rischiamo di non vedere, distratti come siamo dalle mille preoccupazioni della vita moderna.

    Come possiamo restare indifferenti davanti a chi soffre? Come possiamo ignorare la povertà, la solitudine, l’ingiustizia? Come possiamo voltare la faccia dall’altra parte, chiudere il cuore, accelerare il passo?

    No! Non possiamo. Non dobbiamo. Perché Dio ci chiama. Dio ci chiede di essere il suo abbraccio, il suo sguardo, il suo sorriso nel mondo. Oggi Dio sta parlando con te. Ti sta chiamando. Ti sta chiedendo di essere le sue braccia, le sue gambe, la sua voce. Non ignorare la sua voce. Non restare fermo. Mettiti in gioco. I tuoi talenti non sono solo per te, ma per chi ne ha bisogno.

    La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. E tu? Sarai dei nostri? #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Cristo si congeda dagli Apostoli” (particolare di “Maestà del Duomo di Siena”), di Duccio di Buoninsegna, 1308, tempera su legno, 50×53 cm, Museo dell’Opera del Duomo di Siena

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  • Fai della tua vita un capolavoro!

    Fai della tua vita un capolavoro!

    Sai qual è il capolavoro che Dio ha in mente? La tua vita! Sì, proprio la tua. Perché vali più di quanto immagini e hai tutto ciò che serve per cambiare non solo te stesso, ma anche il mondo che ti circonda. Basta rinunciare: chi si arrende ha già perso. Alzati, adesso. È il tuo momento di metterti in gioco.

    Il mio in(solito) commento a:
    Prese a mandarli (Mc 6,7-13)

    Dio ha uno stile davvero unico, non trovi? Potrebbe risolvere tutto con uno schiocco delle dita. E invece no, vuole fare il lavoro “sporco” insieme a noi. Ci coinvolge, ci rende protagonisti. Prima manda i 12 apostoli, poi i 72 discepoli, sempre a due a due, nelle città.

    E come li manda? Pronti solo con la fede. Niente comfort zone:
    “Non prendete per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma calzate sandali e non portate due tuniche” (vv. 8-9).

    Il messaggio è chiaro: porta a tutti la Parola di Dio. Ma sempre con stile. Quello di Gesù è gentile, mai forzato. Il Vangelo si propone, non si impone:
    “In qualunque casa entriate, dite: ‘Pace a questa casa!’. Se c’è un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti tornerà a voi” (vv. 5,6).

    Qualcuno ti ascolterà, qualcuno no. Magari ti ignoreranno o ti cacceranno. Fa parte del gioco. Il punto è non perdere mai la pazienza e non rispondere male:
    “Se in qualche luogo non vi accogliessero, scuotete la polvere sotto i piedi come testimonianza per loro” (Mc 6,11).

    Gesù è generoso, non risparmia semi. Li sparge ovunque: anche tra le rocce e le spine, là dove sembra impossibile che attecchiscano. Perché il suo sogno è immenso: anche un granello di senape, se trova la forza di crescere, può cambiare tutto.

    E noi? Siamo chiamati proprio come i discepoli. Bussare a porte chiuse, sperando in un sorriso accogliente. Portare luce con il nostro esempio. Sì, hai capito bene: ogni tua parola, ogni gesto può essere seme buono. Sei una pagina vivente del Vangelo.

    Siamo terra e seminatori. E se Dio vorrà, saremo anche frutto. Le spighe aspettano qualcuno pronto a sporcarsi le mani, a dissotterrare i propri talenti.

    Sei tu quella persona? Sì, parlo proprio con te che stai leggendo. Sei pronto a fare della tua vita un capolavoro? A essere seme? Te la senti di diventare una pagina vivente del Vangelo?

    #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Il Sacro Cuore di Gesù”, di Pompeo Batoni, 1767, olio su rame, Chiesa del Gesù, Roma

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  • Chi era San Giuda Taddeo?

    Chi era San Giuda Taddeo?

    Vuoi conoscere un santo straordinario, capace di intercedere ed ottenere miracoli impossibili? Te lo presento in queste righe e posso darti la mia testimonianza diretta che, avendolo invocato in situazioni estremamente ingarbugliate, mi ha sempre prontamente aiutato e aiuterà anche te!

    Il mio in(solito) commento a:
    Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli (Luca 6,12-19)

    Il suo nome è San Giuda Taddeo, la sua festa ricorre il 28 ottobre e, no, puoi tranquillizzarti, non è l’apostolo che tradì Gesù!

    Iniziamo a sgomberare il campo: Giuda Iscariota, il traditore, perseguitato dalla colpa, morì suicida dopo aver inutilmente tentato di restituire i 30 denari d’argento ottenuti come ricompensa per aver tradito Gesù. Ma l’iscariota era anche il “tesoriere” dei dodici apostoli, colui che portava la borsa (con il denaro). E chissà che cosa accadeva dentro quella borsa… Di lui non sappiamo molto altro, se non che negli ultimi tempi prima del tradimento, si mostrava scontroso.

    San Giuda Taddeo invece continuò per molti anni a predicare, anche dopo la Crocifissione di Cristo. Raggiunse ed evangelizzò Arabia, Siria e Mesopotamia. Una cronaca del tempo narra che in soli 15 mesi San Giuda Taddeo convertì e battezzò 60.000 persone a Babilonia. Tant’è che, tutt’oggi, in Iraq, quella cristiana è la seconda religione professata dopo quella mussulmana.

    Il nome Taddeo (o Lebbeo, come viene chiamato da alcune fonti) richiama un sostantivo aramaico che significa “petto”, usato anche per indicare persone dal coraggio inedito, mentre Lebbeo, sempre in aramaico, si riferisce al “cuore”. E che il suo cuore fosse grande lo dimostra il fatto che, durante l’Ultima Cena, San Giuda Taddeo è l’unico a preoccuparsi del “mondo” (cfr. Giovanni 14,22). Questa sua attenzione al mondo lo porterà a viaggiare molto per diffondere ovunque poteva la Parola di Gesù.

    Spesso San Giuda Taddeo viene raffigurato con al collo un grosso medaglione che riportava l’effige di Gesù. Al tempo, certo, non esistevano le fotografie e San Giuda Taddeo mostrava questo medaglione per far vedere a tutti quale fosse l’aspetto di Cristo. Si dice che questo medaglione fosse proprio il Mandylion, con impresso il volto di Gesù, che fu segnalato ad Edessa, città della Turchia visitata da San Giuda Taddeo durante la sua predicazione. Il Mandylion venne poi trasportato a Costantinopoli e lì si persero le tracce durante la quarta crociata, nel 1204. Qualcuno sostiene che il Mandylion altro non fosse che la Sindone di Torino, ripiegata in modo da lasciare vedere il volto. La storia è affascinante ed ha dei punti di contatto con documenti e reperti storici. Sta di fatto che questo apostolo così innamorato di Cristo dal portare il suo volto sempre con sé, fu capace di miracoli straordinari. Tant’è che è considerato il patrono dei casi impossibili, dei casi disperati, delle cause perse, degli ospedali e delle situazioni disperate. E ti posso assicurare che San Giuda Taddeo ha ascoltato più di una volta non solo me, ma tante persone alle quali ho suggerito di rivolgersi a questo Santo e non mi risulta che mai nessuno sia rimasto deluso dopo avergli chiesto qualcosa di davvero importante. Quando tutto sembra mettersi contro di te e quando il tuo bisogno sembra essere senza speranza, rivolgiti con fiducia a San Giuda Taddeo!

    Ma non finisce qui, perché ho ancora un paio di sorprese per te: San Giuda Taddeo era cugino di Gesù sia da parte di padre (putativo) che di madre, infatti San Giuda Taddeo è figlio di Alfeo, fratello di San Giuseppe, mentre la madre di San Giuda era cugina di Maria Santissima.

    Lo storico Eusebio di Cesarea, nella sua opera “Storia Ecclesiastica” identifica in San Giuda Taddeo niente meno che lo sposo di Cana.

    Di San Giuda Taddeo è conservata una lettera pubblicata nella Bibbia. Una lettura in qualche modo profetica, capace di ricucire insieme le primissime pagine dell’Antico Testamento (riscoprendo la figura del patriarca Enoc), con le ultime pagine del Nuovo Testamento. Nel suo scritto San Giuda Taddeo ci raccomanda di lasciarci guidare (e riempire) dallo Spirito Santo, perché “Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni. Tali sono quelli che provocano divisioni, gente che vive di istinti, ma non ha lo Spirito” (vv. 18-19). Mentre a noi raccomanda: “Voi invece, carissimi, costruite voi stessi sopra la vostra santissima fede, pregate nello Spirito Santo […] Siate misericordiosi verso quelli che sono indecisi e salvateli strappandoli dal fuoco; di altri infine abbiate compassione con timore, stando lontani perfino dai vestiti, contaminati dal loro corpo. A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e colmi di gioia, all’unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e per sempre. Amen” (cfr. vv. 20-25).

    San Giuda Taddeo prega per noi e per il mondo intero! #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “San Giuda Taddeo mostra il Volto di Cristo e guarisce il re Abgar di Edessa”, di E. Ballerini, 1940, olio su tela, 1940, abside, chiesa San Giuda Taddeo, Roma, Italia.

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  • Dio ha bisogno di te!

    Dio ha bisogno di te!

    Dio ha bisogno di te. “Ma come? – risponderai tu – Dio che è onnipotente ed onnipresente, Lui che ha creato il mondo e con uno schiocco delle sue dita lo può distruggere, ha bisogno proprio di me?”. Sì, Dio ha davvero bisogno di te!

    Il mio in(solito) commento a:
    La vostra pace scenderà su di lui (Luca 10,1-12)

    Potrei ribadire che la messe è abbondante e sono pochi gli operai (cfr. Luca 10,2). Potrei aggiungere che il raccolto è talmente consistente da costringere a cercare perfino gli operai dell’ultima ora (cfr. Matteo, 20, 1-16). Poi potrei ricordare che dopo i dodici apostoli Gesù inviò anche i settantadue discepoli (è il brano di oggi) eppure non basta ancora. O forse sì? Davvero Dio ha bisogno di tutti questi uomini, esseri imperfetti e spesso peccatori, per diffondere la sua Parola? Non basterebbe un suo cenno perché all’improvviso tutti gli esseri umani del mondo si convertano e credano al Vangelo? Certo che basterebbe! C’è qualcosa forse nell’intero universo che va oltre le capacità di Dio che lo ha creato?

    Allora perché Dio ha bisogno di te? vuoi che te lo sveli? Perché ti ama. Ti ama così tanto che non può sopportare la tua distanza. Ti ama così intensamente che ti desidererebbe sempre con Lui. Ma il suo amore è così autentico che, per prima cosa, ti lascia la tua libertà. Anche se questo lo fa soffrire, anche se il suo cuore si stringe ogni volta che uno qualsiasi di noi devia dalla propria strada e compie il male. Egli sta lì, accanto a te, anche quando sbagli. Ad un tuo cenno è pronto a sostenerti, rialzarti, riaccompagnarti al sicuro. Ma se tu non lo cerchi, se tu non lo vuoi, se tu non desideri stare con Lui, Dio accoglie e rispetta la tua decisione e si mette in attesa che tu cambi idea. Ma anche questo non gli può impedire di amarti. Perfino il più grave dei peccati che tu potresti commettere non lo allontanerebbe da te. Lui ti sta accanto e ti ama, giusto o sbagliato che tu sia. Come un padre non può non amare i propri figli, perfino quando sbagliano, Dio che ci ama ancora di più, non può non continuare ad amarci. Ed a cercarci. Ed a volerci con Lui. Anche se fosse l’ultima ora.

    Non allontanarti da Dio, perché Lui ha bisogno di te. Che tu sia saggio e buono o stolto e peccatore, Dio ti ama, non per quello che fai, ma per quello che sei: una sua creatura.  #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “La crocifissione di Mond”, di Raffaello Sanzio, 1502, olio su tavola, 279×166 cm, The National Gallery, Londra

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  • Chi sono gli apostoli?

    Chi sono gli apostoli?

    Dalle reti da pesca agli alberi di fico, per non parlare dello scranno di un gabelliere, sembrano davvero improbabili i luoghi in cui Gesù incontra gli apostoli…

    Il mio in(solito) commento a:
    Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità (Giovanni 1,43-51)

    Uomini che, fino a pochi istanti prima, conducevano vite normali, dopo aver incrociato lo sguardo di Gesù, sperimentano l’irrefrenabile desiderio di seguirlo. All’improvviso, nulla di quello che contava prima, è più importante. Dopo aver conosciuto Dio, ci rendiamo conto di quanto, tutto il resto, sia davvero incompleto senza di Lui. Perché Dio riempie il vuoto delle nostre esistenze. Ed è Dio che dà un senso ad ogni cosa, Egli rimette a posto tutti i tasselli mancanti e fa funzionare quegli ingranaggi, che prima giravano soltanto a vuoto. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.

    L’incontro con Gesù è un evento che ci trasforma sempre. Pensiamo a San Paolo, folgorato sulla via per Damasco, che da persecutore dei cristiani si trasforma in uno tra gli apostoli più fedeli. Pensiamo a Zaccheo, che non esita ad arrampicarsi su un albero per vedere da vicino Gesù. Pensiamo alla samaritana al pozzo, alla donna di facili costumi incontrata durante la cena in casa di Simone. E pensiamo al buon ladrone: san Disma. Proprio colui che rubò per tutta la vita diventerà l’unico santo canonizzato direttamente da Gesù: “oggi sarai con me nel Paradiso” (Luca 23,43).

    Il momento della conversione è sempre un tempo di festa. Un istante in cui Dio ritrova qualcosa di prezioso che si era perduto: noi. E noi ritroviamo tutto il tesoro della grandezza di Dio. Del suo amore sconfinato. Due ricchezze che si compenetrano, due seti che si placano a vicenda, due gioie che si fondono in un’unica luce: quella del Risorto che, in quell’istante, brilla anche della luce della nostra risurrezione. Non la risurrezione della carne, ma quella dell’uomo che torna alla vita, dopo la morte del peccato. Che torna alla luce, dopo essere uscito dalle tenebre del male. Eccola la conversione.

    Non importa quanti peccati possiamo aver commesso, né quanto grandi e pesanti questi peccati possano essere. Gesù lo dice chiaramente: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati. Ed è proprio tra i peccatori che Cristo recluta i suoi amici migliori. «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Luca 19,5). Così come fece con Zaccheo, Cristo bussa ogni giorno alla nostra porta. Egli ci guarisce fermandosi con noi: la sua vicinanza è la medicina, un flusso di vita che ci trasforma, per sempre! Gesù cerca il peccatore che è in noi. Non per assolvere un lungo elenco di peccati, ma per impadronirsi della nostra debolezza più profonda. Dopo l’incontro con Gesù usciamo trasformati, più forti, più sereni, più determinati. L’uomo vecchio non c’è più, Gesù ci riempie!

    E come un sicomoro fu l’occasione per convertire Zaccheo, oggi sarà un albero di fichi a facilitare l’incontro con Natanaele. Certo non possiamo dire che questo giovane abbia troppi peli sulla lingua. Quando l’amico Filippo accorre tutto entusiasta dicendo: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth!» Natanaele risponde con scetticismo: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?» (cfr. vv. 45-46). Perchè questa risposta? Perché Natanaele sedeva sotto al fico! “Ma Alessandro!? – esclamerete voi- che stai dicendo?”. Dovete sapere, amici cari, che meditare la Scrittura all’ombra di un albero di fico era una delle caratteristiche che contraddistinguevano gli scribi. E, anche se il Vangelo non ce lo dice espressamente, Gesù riconosce in Bartolomeo uno scriba. Secondo l’insegnamento ufficiale del tempo, il Messia sarebbe venuto da Betlemme, in Giudea. Ecco perché Natanaele è certo che non possa venire da Nazaret in Galilea (Giovanni 7,41-42). Ma poi avviene l’incontro con Gesù. Natanaele resta “folgorato” come Saulo ed è subito pronto a ricredersi: «Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele» (v. 49). Gli è bastato incrociare per un attimo Gesù per lasciarsi dietro le spalle tutto quel bagaglio di false convinzioni che paralizzavano lo spirito di scribi e farisei di un tempo. Natanaele ha avuto il coraggio di abbandonare le credenze inculcate da secoli di settarismo per credere in Gesù in un istante solo.

    Sì, perché Gesù è così: sembra arrivare “quasi per caso” nelle nostre vite. Ad un certo punto in cui noi forse neppure pensiamo a Lui. Egli entra di sorpresa ma non si impone. Non sgomita perché gli venga aperta la porta: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Apocalisse 3,20). E, se gli apriremo, questo incontro ci trasformerà completamente la vita! Perché non ci vuole tempo per convertirci. Basta la volontà. Un istante. Spesso è sufficiente che Gesù incroci i nostri occhi, per farci cambiare, all’improvviso.

    E, quando succede, noi non “cambiamo” solo un po’! Oh no! Quella che avviene per opera di Gesù si chiama “conversione”: un mutamento radicale, netto, deciso, forte, immediato. La conversione ci porta forze nuove per affrontare i nostri problemi. Luce nuova nei nostri occhi per vedere le cose da un’altra prospettiva. Voglia nuova di fare, di agire, di mettersi in discussione, di adoperarsi per qualcosa di utile e importante. E nuova vita. Sì, la vita intensa. La vita vera. Quella che si assapora un battito dopo l’altro, con pienezza, con gioia, con determinazione, con soddisfazione.

    #Santanotte amici. Dio accenda nel vostro cuore quella scintilla che farà divampare il fuoco del cambiamento, del miglioramento, della trasformazione, della conversione. Cambiate. Non ve ne pentirete! Dio vi benedica amici cari!

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “L’Ultima Cena” di Leopold Kupelwieser, 1889, Chiesa Parrocchiale di Altlerchenfeld in Vienna, Austria

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  • Se non riesci a capire perchè stai soffrendo, questo ti potrebbe aiutare…

    Se non riesci a capire perchè stai soffrendo, questo ti potrebbe aiutare…

     + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,1-13)

    Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
    “Padre,
    sia santificato il tuo Nome,
    venga il tuo Regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdona a noi i nostri peccati,
    anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
    e non abbandonarci alla tentazione”».
    Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

    Parola del Signore

    Sant’Agostino scriveva: “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rendere i figli degli uomini figli di Dio” (Dolbeau 6, 23/B). Ed ecco che Gesù ci insegna a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno” (v. 2). Il desiderio di Gesù è quello di farci sentire Dio più vicino: “Padre Nostro” che bello! Non ci dà forse un senso di sicurezza? Non ci fa forse sentire davvero di essere amati?

    Fate così – ci dice Gesù, mentre ci prende per mano – rivolgetevi con fiducia al Padre, che vi vuole bene. Apritegli il vostro cuore, esponetegli le vostre difficoltà, parlategli delle vostre paure e Lui, come un buon Padre, vi abbraccerà e vi dirà: non temere. Lo so“. Sì, “lo so”, perché “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Mt 6,8). Si, “lo so”, perché, come dice il Salmo 139: “Signore, tu mi scruti e mi conosci“. Non servono tante parole. Un solo desiderio sincero, espresso con il cuore, vale più di mille preghiere!

    Papa Francesco, in una delle sue omelie del mattino, a Casa Santa Marta, ha detto che: “pregare è come parlare con un amico” (giovedì 3 aprile 2014). Io trovo che sia molto bello questo messaggio: ci fa sentire ancora più vicini a Dio, ci permette di parlare con coraggio e schiettezza, ad aprire ancora di più il nostro cuore.

    Ma perchè la mia preghiera non viene esaudita?

    Qualche volta ci capita di pregare, pregare e pregare… chiedere più volte le stesse cose, senza ricevere risposta. Cosa succede? Forse Dio non ci ascolta? No, amici miei, Dio ascolta sempre e… ci esaudisce sempre. Magari non nel tempo che vorremmo noi, magari non nel modo in cui vorremmo noi (quante volte pretendiamo di insegnare perfino a Dio come comportarsi?). Lui vede tutto. Lui sa tutto. E sa anche cosa è meglio per noi.

    Molto spesso la malattia, una brutta notizia, un problema magari sul lavoro o in famiglia, vengono da noi interpretati come “castighi” divini. Ma non è così. Dio ci fa crescere anche in questo modo.

    Amici, quando ci capiterà di non capire il perchè di una sofferenza, ci farà bene guardare il Crocifisso. Contemplarlo. Pregare così, silenziosamente. Guardando il Figlio di Dio sulla Croce ricorderemo che Gesù ha sopportato dolori infiniti per noi, che è stato colpito da centinaia di frustate, che è stato inchiodato a quella Croce, coronato di spine, trafitto da una lancia… Ebbene, proprio quel Gesù oggi dalla Croce guarda noi che guardiamo Lui, guarda noi che soffriamo e ci invita a comprendere il mistero della Croce. Capire che dalla sofferenza può nascere la redenzione, la trasformazione, la Risurrezione.

    La Risurrezione di Gesù è avvenuta proprio nel momento più buio della storia dell’uomo, quando tutto sembrava perduto, quando non pareva più esserci via d’uscita. Lì è intervenuto Dio, e lo ha fatto con la luce sfolgorante della Risurrezione.

    Anche noi risorgeremo. Perché Dio ci ama, ed interverrà anche per noi nel momento del bisogno. Dobbiamo avere fiducia in questo. Dobbiamo ricordarlo sempre! Dio ci ama: “Se vostro figlio vi chiede un pesce, voi gli dareste un serpente? Oppure se vi chiede un uovo, voi gli dareste uno scorpione? Dunque, voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli. A maggior ragione il Padre, che è in cielo, darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (vv. 11-13).

    Gesù ci insegna che la preghiera deve essere anche “insistente” non dobbiamo temere di sembrare importuni. Non dobbiamo avere paura di bussare alla porta di Dio, anche a mezzanotte: “Perciò io vi dico: Chiedete e riceverete! Cercate e troverete! Bussate e la porta vi sarà aperta” (v. 9). Perché, chiunque chiede riceve; chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto. Sì, Dio ci vuole bene e, nel momento del bisogno, statene certi, ci farà sentire tutto il suo amore! Ci abbraccerà, ci consolerà, medicherà le nostre ferite e rinnoverà il nostro cuore.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Ho fiducia in Dio: quando prego nel cuore ho il dubbio, oppure la certezza che il Padre ascolterà la mia preghiera? Se la mia preghiera non viene esaudita subito, mi “offendo” e faccio “i capricci” oppure persevero con fermezza, come ci suggerisce Gesù? E ancora: quando mi sento stanco e sfiduciato, riesco a trovare conforto fissando Gesù sulla Croce?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Esaudisci le loro preghiere, confortali nel momento del dolore, cingili con il Tuo braccio e fa’ sentire loro tutto il Tuo amore.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “La preghiera nell'Orto degli Ulivi”, del pittore italiano Giandomenico Tiepolo, 1772, olio su tela, 125x142 cm, Museo del Prado, Madrid
    Il dipinto di oggi è “La preghiera nell’Orto degli Ulivi”, del pittore italiano Giandomenico Tiepolo, 1772, olio su tela, 125×142 cm, Museo del Prado, Madrid

    Alessandro Ginotta

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  • Se Gesù fosse un allenatore… faresti il tifo per la sua squadra?

    Se Gesù fosse un allenatore… faresti il tifo per la sua squadra?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,1-7)

    In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
    I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
    Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Oh, se Gesù fosse un allenatore… non avrebbe potuto scegliere una squadra più difficile da tenere insieme!

    Come far andare d’accordo i pescatori della Galilea con Matteo il pubblicano, colui che proprio a loro esigeva le imposte per conto dei romani? E come far andare d’accordo questo collaboratore dei romani con uno zelota, che i romani li combatteva (gli zeloti erano infatti un gruppo armato di resistenza anti-romana)? E che dire dell’Iscariota,  ish-qarja, “uomo falso”, il traditore?

    Eppure sarà proprio questo gruppo eterogeneo – e solo apparentemente raccogliticcio –  a portare la Parola del Signore prima in tutto Israele e poi in tutto il mondo.

    Avete notato l’ordine di Gesù? “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (v. 5). Ma come?! La Parola del Signore non è forse rivolta a tutti gli uomini della terra?  E’ così! Infatti dopo la sua Risurrezione, Gesù ordinerà ai discepoli: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Tutto il mondo deve conoscere Dio: “Io ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10,16). San Paolo a questo proposito scriverà: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28).

    Ma allora perchè questa limitazione? Perchè nel momento in cui Gesù dice queste cose, lo Spirito Santo non è ancora disceso e gli Apostoli non sono ancora pronti.

    Scrive San Paolo nella lettera ai Corinzi: “Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato” (1Corinzi 13). Anche l’Apostolo deve crescere e “farsi le ossa”, prima di affrontare gli impegni più difficili.

    L’invito a “non andare fra i pagani“, che troviamo anche nel libro del profeta Geremia: “Non imparate la via delle genti” (Ger 10,2) è in realtà una raccomandazione a non prendere le abitudini dei pagani, idolatri dai costumi dissoluti dediti fin anche ai riti più raccapriccianti (cfr. Ger 32,35). La lotta all’idolatria Cananea che contamina i due regni di Israele e di Giuda è ben descritta nei libri dei Re. Anche i profeti Isaia, Geremia ed Osea descrivono il culto vano degli idoli.

    l nostro Dio è nei cieli: tutto ciò che vuole, egli lo compie. I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano; dalla loro gola non escono suoni!” (Salmo 115,3-7).

    Oh, ma l’idolatria, amici miei, non è tramontata! Forse, al tempo di Gesù le popolazioni vicine adoravano divinità “opera delle mani dell’uomo”, ma… al giorno d’oggi… Oh… al giorno d’oggi: denaro, piacere, egoismo, droga, alcool, fin anche i piaceri più perversi della carne, non son questi forse dei ai cui altari sacrifichiamo le nostre vite?

    Ma non dobbiamo temere, perchè Cristo è Risorto per noi, e ci indica la via: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra […] Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità” (cfr. Colossesi 3,1-24).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Servo Dio o mammona? Sono cristiano, o forse sono un po’ pagano anch’io?  E ancora: Come rispondo all’invito di portare per il mondo la Parola di Dio?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Custodiscili, Ti prego, al riparo dalle influenze degli idoli del mondo d’oggi!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Se Gesù fosse un allenatore... faresti il tifo per la sua squadra?

    Il dipinto di oggi è “L’Apparizione di Cristo sul monte della Galilea” del pittore italiano Duccio di Buoninsegna , 1308 circa, tempera su tavola, 36,5 x 47,5 cm., Museo dell’Opera del duomo, Siena.

    Alessandro Ginotta

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  • Sai cosa vuole Gesù dalla tua vita?

    Sai cosa vuole Gesù dalla tua vita?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-12.17-20)

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
    I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Non basta nutrirsi della Parola, bisogna anche donarla. Ricordate la parabola del seminatore? Una parte del seme cadde sulla strada, vennero gli uccelli e la divorarono; un’altra parte in un luogo sassoso; una parte sulle spine; ma… “Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda” (cfr Mt 13,1-9).

    Tu, proprio tu, cara lettrice, caro lettore, che stai sfogliando adesso queste pagine… tu sei quel terreno fertile. La Parola in te ha attecchito, sta germogliando, crescerà, si fortificherà, e ti renderà forte. Tu hai un dono. Un dono che hai ricevuto dal Signore. E questo dono acquisterà tanto valore, quanto più tu riuscirai a farlo fruttare.

    E’ prezioso il dono che abbiamo ricevuto. Lo dobbiamo conservare con cura, ma non basta… per non commettere l’errore del terzo servo, al quale il padrone affidò un talento. Egli, per paura, non lo fece fruttare, ma lo nascose sotto terra (cfr. Mt 25,14-30). Noi invece dobbiamo “investire” il dono che abbiamo ricevuto.

    Siamo chiamati ad uscire, andare per le nostre città, anche noi come i 12 apostoli (cfr. Mc 6,7-13), anche noi come questi 72 discepoli (cfr. Lc 10,1-12). Dobbiamo testimoniare, con la nostra vita, con le nostre azioni, con i nostri pensieri, ma soprattutto… con i nostri cuori, la Parola del Signore! Dobbiamo farci anche noi missionari del Vangelo.

    Inutile restare seduti e lamentarci l’un l’altro della mancanza di valori che osserviamo nel mondo di oggi. Gesù non ci chiede di osservare, ma di agire! C’è un senso di “malessere” in questo mondo, troppo incline alla violenza, troppo pieno di egoismo e troppo vuoto di sentimenti: “solo io e niente Dio” sembra essere la filosofia dominante. Ebbene, a noi, cari amici, sì, proprio a noi, è chiesto di prestare la voce alla Parola. Siamo noi gli operai della messe! (cfr. v. 2)

    Questo cosa vuol dire? Dobbiamo metterci agli angoli delle strade e leggere le  pagine del Vangelo?  No, questo no! (almeno non è richiesto a tutti). Noi dobbiamo invece fare sì che il Vangelo entri nella nostra vita, così da porterlo trasmettere agli altri con le nostre azioni: Le nostre città sprofondano nell’indifferenza? Riempiamole di buoni samaritani!

    “Non basta guardare, bisogna seguire! Gesù non è venuto nel mondo a fare una sfilata, per farsi vedere. Non è venuto per questo. Gesù è la via, e una via serve per camminare, per percorrerla. Dunque: seguire Gesù sulla via della carità, andare con Lui alle periferie esistenziali. La carità di Gesù è un’urgenza, diceva Paolo (cfr 2 Cor 5,14).  E seguendo Cristo sulla via della carità, noi seminiamo speranza. Come Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, sempre cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze”.  (Papa Francesco)

    Il mondo sarà migliore se riusciremo a portare un po’ di Gesù in ogni cuore. L’uomo è smarrito. Non è “cattivo”, ma è… disorientato: l’uomo sta perdendo Dio. E senza Dio non c’è un punto fermo, un orizzonte, un luogo verso cui tendere. Senza Dio l’uomo vaga nel deserto della desolazione, in preda all’ansia ed alla paura.

    Questa pagina di Vangelo, cari amici, parla a tutti noi, e ci invita a riportare Dio all’uomo. A rimettere l’umanità sulla via della pace, della fraternità, dell’amore: sulla Via del Signore.

    Dopo che avremo fatto questo, dopo che avremo testimoniato il Vangelo con le nostre opere, allora anche noi potremo tornare “pieni di gioia” (v. 17) e ci potremo rallegrare perchè anche i nostri nomi “saranno scritti nei cieli” (cfr. v. 20).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Che cristiano sono io? Quello che si lamenta sempre di tutto… o quello che si rimbocca le maniche e agisce per il bene di tutti? Sono pronto a mettermi in gioco e scendere in strada a testimoniare il Vangelo? Oppure mi vergogno… od ho paura? Ed ancora: la mia bussola punta in una direzione ben precisa, oppure anche il suo ago oscilla continuamente tra il bene ed il male?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che siano tutti pronti a scendere in strada, forti della Tua Parola. Serviti di me e di loro, o Signore, per rendere il mondo un luogo migliore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Cosa vuole Gesù dalla tua vita?
    L’immagine di oggi è “Missione degli Apostoli” dei pittori italiani Tommaso Minardi e Luigi Fontana, affresco, 1864, Sala degli ambasciatori, Palazzo del Quirinale, Roma

    Alessandro Ginotta

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  • Perchè aver paura? Ecco come Gesù ti salverà dalla tempesta.

    Perchè aver paura? Ecco come Gesù ti salverà dalla tempesta.

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,23-27)

    In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Qualche volta anche nella nostra vita avviene un “grande sconvolgimento” (cfr. v. 24). La perdita del lavoro, una malattia improvvisa, sono tanti gli sconvolgimenti che possono colpire la nostra esistenza. E qualche volta può anche sembrare che Dio dorma: Ma egli dormiva” (v. 24). Noi lo invochiamo, e Lui non risponde:

    “Dal profondo a te grido, o Signore;
    Signore, ascolta la mia voce.
    Se consideri le colpe, Signore,
    Signore, chi potrà sussistere?
    L’anima mia attende il Signore
    più che le sentinelle l’aurora” (cfr. Salmo 129, 1-6).

    Arriva la tempesta e Gesù dorme! I discepoli sono terrorizzati. Doppiamente terrorizzati: proprio il Signore, che li dovrebbe aiutare, non risponde alla pressante richiesta di aiuto. Poveri apostoli! Ad un problema si aggiunge un altro problema!

    Ma che sonno profondo ha Gesù?! E’ possibile che, in mezzo alla tempesta, sotto lo sferzare del vento, sballottato da onde così alte da “ricoprire la barca” (cfr v. 24) possa dormire così profondamente e non accorgersi di nulla?

    Quante volte accade anche a noi? Quante volte ci sentiamo naufragare nelle nostre paure? Quante volte ci troviamo in pericolo, soffocati dal vento dei nostri affanni, nella tempesta del nostro dolore? E ci sentiamo impotenti? Soli e spaventati di fronte al dolore? Paralizzati dal terrore davanti alle difficoltà inattese?

    Gesù in questo episodio ci sta dando una grande lezione: può sembrare che Dio stia dormendo. Ma non è così!

    Oh, no! Dio non dorme mai! Ascolta sempre le nostre preghiere e le nostre invocazioni. E’ il nostro cuore che talvolta si assopisce e non se ne rende conto. Gesù, in questo brano, ci sta insegnando a tenere viva la nostra fede anche in mezzo alla tempesta!

    Anche noi, in mezzo alle difficoltà, possiamo pregare, come i discepoli: “Salvaci, Signore, siamo perduti!” (v. 25) e il Signore risponderà! Dobbiamo pregare con fede però, senza lasciarci andare allo scoraggiamento. Dobbiamo chiedere le cose come se fossimo già certi che le otterremmo: con fiducia. Così Dio ci esaudirà!

    Sì, bisogna fare così, confidare anche quando tutto sembra muoversi contro di noi, sperare sempre, affidare la nostra salvezza a quel Gesù che dirà anche a noi: “Perché avete paura, gente di poca fede?” (v. 26).

    Perchè aver paura? Dio è accanto a noi, sempre. Ci protegge e ci aiuta, se noi glielo lasciamo fare. Sì, perchè Dio non si impone. Se noi lo rifiutiamo, lui lascia che noi ci “aiutiamo” con le nostre sole forze. Ma qualche volta le nostre forze non bastano. Non bastavano agli apostoli nella tempesta. Qualche volta non bastano neppure a noi, e dobbiamo riconoscere che ci serve l’aiuto di Gesù: abbiamo bisogno che Lui venga, minacci i venti e faccia calare la bonaccia sull’oceano in tempesta della nostra vita.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto in mezzo alla tempesta? Mi dispero e mi deprimo, paralizzato dalla paura, oppure prego e confido in Dio, certo che mi aiuterà? Sono cristiano solo quando le acque sono placide, oppure riesco a mantenere la fede anche in mezzo alla tempesta?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che sentano sempre vicina la Tua presenza e che sappiano abbandonarsi fiduciosi al Tuo aiuto!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Perchè aver paura? Lascia che Gesù ti salvi, anche nella tempesta!

    Il dipinto di oggi è “La tempesta nel mare della Galilea” di Rembrandt, 1633, olio su tela, 160×128 cm., non si conosce l’attuale collocazione di quest’opera che risulta rubata dall’ “Isabella Stewart Gardner Museum” di Boston. Notate Gesù che dorme in basso, accanto al timoniere?

    Alessandro Ginotta

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