Tag: Bene

  • La dannazione? È un cuore senza più amore!

    La dannazione? È un cuore senza più amore!

    Il male, in fondo, non è altro che assenza di bene. Dove manca l’amore, avanza l’oscurità. È successo a Satana: il suo cuore si è riempito di orgoglio e invidia, fino a svuotarsi completamente di Dio. Ed è questa la vera dannazione: non il fuoco, non le fiamme, ma un cuore senza più amore.

    Il mio in(solito) commento a:
    Chi non è con me è contro di me (Luca 11,14-23)

    La battaglia tra il bene e il male non è iniziata con l’uomo. No, c’era già prima. Perché se la Genesi ci racconta del peccato originale, a tentare Adamo ed Eva fu il serpente. E in lui il male era già presente. Anzi, era lui il Male.

    Ma chi è il Male? Strano a dirsi, ma alla nascita era un angelo. Un angelo splendente… che ha fatto la scelta sbagliata.

    Gli angeli, fin dal primo giorno della Creazione, partecipano alla gloria di Dio. La Bibbia ne parla spesso: «Benedite il Signore, voi tutti, suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi» (Salmo 102). E ancora: «Egli ha dato ordine ai suoi angeli… di portarti sulle loro mani» (Salmo 90). Persino San Paolo scrive: «Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero?» (Ebrei 1,14).

    Gli angeli, proprio come noi, sono stati creati liberi. Liberi di scegliere. Liberi di sbagliare. Ma con una differenza: loro, che vivevano alla presenza di Dio, avevano una conoscenza molto più profonda del mistero divino. E per questo, quando alcuni di loro hanno scelto il male, lo hanno fatto con piena consapevolezza.

    E Dio? Dio è misericordioso, sì, ma proprio come un maestro non perdona l’allievo capace che non studia la lezione, mentre è indulgente con chi davvero non riesce a capire… così non ha risparmiato quegli angeli ribelli. «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi» (2 Pietro 2,4). E così, da creature luminose, divennero tenebre. Separati da Dio per sempre.

    Ma noi siamo diversi. Noi, spesso, sbagliamo senza renderci conto delle conseguenze. Cadiamo nei tranelli del male, inciampiamo nelle nostre fragilità. E Dio lo sa. Per questo ci tende sempre la mano. Per questo il Suo perdono è sempre pronto per chi lo accoglie.

    Il male, in fondo, non è altro che assenza di bene. Dove manca l’amore, avanza l’oscurità. È successo a Satana: il suo cuore si è riempito di orgoglio e invidia, fino a svuotarsi completamente di Dio. Ed è questa la vera dannazione: non il fuoco, non le fiamme, ma un cuore senza più amore.

    Eppure Dio non si rassegna. Quando ci allontaniamo, Lui ci insegue. Ci cerca. Ci aspetta. Perché il Suo sogno è salvarci tutti. È portarci con Sé. Lo ha detto chiaramente Gesù: «Quand’ero con loro, io conservavo coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto» (Giovanni 17,12). E allora non abbiate paura. Non importa quante volte cadiamo. L’importante è rialzarci e tornare a Lui. Perché le porte degli inferi non prevarranno! (Matteo 16,18). È la Sua promessa. E le promesse di Dio non falliscono mai #Santanotte!

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “La tentazione sulla montagna”, di Duccio di Buoninsegna, 1308, tempera e oro su tavola, 214 x 412 cm Museo dell’Opera del Duomo, Siena

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  • L’origine del male

    L’origine del male

    Oggi voglio invitarti a uno sguardo insolito, a una prospettiva che lascia senza fiato: dall’alto della croce. Da lassù, tutto si ridimensiona, e forse possiamo rispondere alla domanda più difficile di sempre: perché Dio permette il male?

    Il mio (in)solito commento a:

    “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Luca 13,1-9)

    Alcuni, quel giorno, raccontano a Gesù di certi Galilei, il cui sangue Pilato ha mescolato a quello dei loro sacrifici. Ed ecco Gesù che risponde: «Pensate che quei Galilei fossero più peccatori degli altri, per aver subìto una tale sorte? No! Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. E quelle diciotto persone, su cui è crollata la torre di Sìloe, credete che fossero più colpevoli? No, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

    Una torre che crolla, uomini innocenti massacrati… Gesù prende due tragedie e ce le mette davanti, come uno specchio. Perché il mondo è colpito da un male così subdolo? Perché crollano i ponti, perché i terremoti devastano tutto?

    Perché esiste il male?

    È la domanda che si è posto anche Giobbe, al culmine della disperazione. Ma che cos’è il male, e perché Dio lo permette? Fermiamoci un istante: può Dio, che ci ha creati a sua immagine, che ci ama al punto di donare Suo Figlio per noi, volere il male per le sue creature?

    No, non può. Ma allora, perché il male esiste? C’è un male che deriva da noi, dalla nostra cattiveria, dal nostro egoismo, dalla voglia di possedere e dominare. È un “male che fa male”, perché si potrebbe evitare, se solo ci fosse più amore e meno invidia. È il male di Pilato, di ogni assassino, di chiunque scelga deliberatamente di nuocere al prossimo.

    E poi ci sono le tragedie. La torre di Siloe, le pandemie, i disastri naturali… Un male che nasce da una scelta all’origine dei tempi: quella del demonio. Sotto le sembianze del serpente, il Male in persona ingannò Eva, spingendo l’umanità verso il peccato. Così si è creata una frattura tra materia e spirito, una ferita che ancora sanguina. L’universo intero vibra come una corda spezzata da quell’azione scellerata.

    Il male è assenza di bene. Dove non c’è amore, c’è il male. Anche Satana, un tempo angelo, ha scelto orgoglio e invidia, allontanandosi dall’amore. La libertà che Dio ci dà implica la possibilità di allontanarsi da Lui, e, purtroppo, alcune anime lo fanno.

    Ma Dio non ci ha lasciati soli. Ha mandato Suo Figlio per salvarci e dare un senso anche al dolore. Gesù stesso ha vissuto il dolore, l’ingiustizia, la persecuzione e la morte. Dio ha tanto amato il mondo da donare Suo Figlio affinché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

    La sofferenza ci spezza, ma non siamo soli: Dio soffre accanto a noi. Quando la nostra mente non riesce a comprendere, possiamo solo contemplare questo mistero.

    Saliamo anche noi su quella croce, accanto a Gesù. Dall’alto, vediamo il male che causiamo con le nostre azioni, o persino con la nostra indifferenza. E invochiamo il perdono, come fece il buon ladrone: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.” E sentiremo la dolce risposta di Gesù: “Oggi sarai con me in Paradiso.”

    Da lassù, comprenderemo che ciascuno di noi è amato, profondamente, fino alla fine #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Crocifisso in un cimitero ebraico”, di Giovanni Bellini, 1501-1503, 81×49 cm, olio su tavola, Prato – Galleria di Palazzo Alberti

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  • Il male esiste, ma il bene trionferà sempre

    Il male esiste, ma il bene trionferà sempre

    Fin dall’inizio dei tempi, da quel peccato originale che ha cambiato tutto, il maligno ci tormenta. Ci ostacola, ci sussurra dubbi e paure. Sai perché? Perché Dio ci ama, profondamente. E questo, il male, non lo sopporta.

    Il mio in(solito) commento a:
    Gesù insegnava come uno che ha autorità (Marco 1,21-28)

    Un tempo Lucifero era un angelo, splendente di luce. Ma l’orgoglio lo ha corrotto. Ha sfidato Dio, scegliendo liberamente di staccarsi da Lui. E quella scelta, consapevole e definitiva, non ha più rimedio.

    Ma tu ti sei mai chiesto perché Dio non ha perdonato gli angeli ribelli, mentre con noi è così paziente e misericordioso? La risposta è semplice e sconvolgente: loro sapevano. Conoscevano bene la differenza tra il bene e il male. E hanno scelto il male, senza esitazioni. Noi, invece, inciampiamo, sbagliamo, spesso senza piena consapevolezza. Perché il nostro cuore non riesce a cogliere tutta la grandezza di Dio. Ma Lui, nella sua infinita bontà, ci tende sempre la mano. Ci rialza. Ci perdona.

    E il Vangelo di oggi ci racconta qualcosa di straordinario: Gesù compie il primo esorcismo. Non ci sono racconti simili nell’Antico Testamento, se non quello di Tobia, dove è l’Arcangelo Raffaele a scacciare un demone. Ma con Gesù tutto cambia. Lui comanda agli spiriti impuri, e questi obbediscono. Non serve altro. Solo la sua Parola.

    I demoni conoscono bene chi è Gesù. Lo riconoscono prima di chiunque altro. Eppure non riescono ad amarlo. A loro manca proprio quello che ci rende più vicini a Dio: la carità, l’amore. Quel comandamento che ci invita ad amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi, i demoni lo rifiutano. Ecco perché, agli occhi di Dio, noi siamo più preziosi.

    Dio non smetterà mai di cercarci. Anche quando ci allontaniamo, Lui ci insegue. Come un pastore che lascia tutto per ritrovare la pecora smarrita. Come un innamorato che non si arrende. E Gesù prega per noi: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me” (Giovanni 17,24).

    Ti sarà utile, nei momenti difficili, recitare questa preghiera che la Chiesa raccomanda ad uso privato dei fedeli che si trovano a dover lottare contro il potere delle tenebre:

    Tu hai voluto, o Dio,
    rendermi figlio [figlia] della luce con l’adozione per grazia;
    non permettere al Maligno di avvolgermi con le sue tenebre,
    ma fa’ che io possa sempre rimanere
    nello splendido fulgore della libertà
    di cui mi hai fatto dono.
    Per Cristo nostro Signore.
    Amen.

    E ricorda, che le tenebre non prevarranno! (cfr Matteo 16, 18).

    Sant’Agostino diceva: “Tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio”. Un oceano in cui possiamo sempre tuffarci. E tu, sei pronto a lasciarti avvolgere da questo amore infinito?

    #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “La tentazione di Cristo sul monte”. di Duccio di Buoninsegna, 1308, tempera su legno, 43×46 cm, Museo dell’Opera del Duomo, Siena

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  • Si prepara una guerra tra luce e tenebre

    Si prepara una guerra tra luce e tenebre

    Sei pronto a scoprire l’Apocalisse come non l’hai mai immaginata?
    Il mio in(solito) commento a:
    Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti (Marco 13,24-32)

    Non spaventarti: non parliamo di catastrofi e distruzioni, ma di una rivelazione. Sì, perché è questo il vero significato del termine “apocalisse”: svelare un segreto, farci intravedere il disegno meraviglioso che ci attende.

    Pensaci: mentre ci prepariamo all’Avvento e al Natale, la Liturgia ci invita a riflettere su un’altra grande attesa, quella della fine dei tempi. Ma attenzione, qui non si tratta di temere la fine, bensì di guardare oltre, di intravedere un nuovo inizio. Perché anche nel dolore e nella distruzione si nasconde una promessa: come il travaglio di una madre che culmina in una nuova vita, così la fine non sarà altro che una trasformazione.

    E allora, cosa ci aspetta? Una vita in mezzo a Dio. Una vita illuminata dal Suo amore, senza notte, senza lacrime, senza morte. È una certezza che non deve farci paura, ma infonderci coraggio. Come dice l’Apocalisse: “Il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,5).

    E se ci fosse una connessione profonda tra l’attesa dell’Avvento e quella della Seconda Venuta?
    Dio che si è fatto carne duemila anni fa per abitare in mezzo a noi, tornerà per portarci a vivere in mezzo a Lui. Non è straordinario? Anche San Paolo lo spiegava ai primi cristiani, spaventati e confusi: “Non lasciatevi allarmare, il giorno del Signore verrà, ma nessuno sa quando” (2Ts 2,1-2).

    E qui sta il punto: non dobbiamo vivere con la paura nel cuore, ma con la speranza che ogni difficoltà è solo un passaggio. Il male che oggi ci circonda, i momenti bui che attraversiamo, sono un percorso. Ma un giorno saranno spazzati via. Saremo finalmente liberi dalle catene del peccato e ci innalzeremo fino al cuore di Dio, dove l’amore è puro e la gioia eterna.

    Fino ad allora?
    Continuiamo a camminare con Dio, a cercarlo nelle pieghe della nostra quotidianità. Anche se il peccato originale talvolta ci appesantisce, anche se il demonio ci insidia, abbiamo una certezza incrollabile: la nostra tristezza si trasformerà in gioia. E quella gioia, un giorno, sarà perfetta, perché “Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi” (Ap 21,4).

    Prepariamoci al momento in cui il Dio-con-noi tornerà per portarci con Sé. Non moriremo, vivremo. Perché Dio è il Dio dei viventi, ed Egli sarà la nostra luce. #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    GuidoReni_MichaelDefeatsSatan
    Il dipinto di oggi è: “San Michele Arcangelo sconfigge il demonio”, di Guido Reni, 1630, olio su tela, 293×202 cm, Santa Maria della Concezione, Roma

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  • Quel seme di bene che è nascosto in te

    Quel seme di bene che è nascosto in te

    Dio pone dentro ciascuno di noi un seme di bene. Un seme che conserviamo nella parte più recondita della nostra anima. Sta a noi farlo germogliare.

    Il mio in(solito) commento a:
    Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose? (Lc 9,7-9)

    “E cercava di vederlo” (v. 9). Quante volte ti ho parlato del potere straordinario del Vangelo? Anche la frase più semplice può sprigionare un vortice di emozioni e riflessioni. Leggendo il brano di oggi, queste parole finali mi hanno colpito: “E cercava di vederlo”. Erode Antipa, l’uomo che aveva fatto decapitare Giovanni Battista, si ritrova a cercare proprio Gesù.

    Proprio lui, macchiato dei peggiori peccati, cerca il Messia. Prima di lui, suo padre, Erode il Grande, aveva tentato di trovare e uccidere Gesù con la strage degli innocenti. Ma il desiderio di Erode Antipa non è quello di un assassino, sembra piuttosto una curiosità morbosa, il bisogno di confrontarsi con l’ignoto, con il divino.

    Ed è qui che mi sono fermato a riflettere: anche nei cuori più lontani, perfino in quelli che si dicono atei o agnostici, esiste un impulso che ci spinge a cercare Dio. Ricordo sempre San Disma, il buon ladrone: dopo una vita di errori, sulla croce accanto a Gesù, lo riconosce e si converte. In quel momento, il suo cuore si apre, e bastano pochi istanti d’amore per annullare i peccati più neri e avvicinarlo a Cristo. Diventa il primo santo, canonizzato da Gesù stesso: “Oggi sarai con me in Paradiso” (Lc 23,43).

    La differenza tra San Disma ed Erode Antipa? Disma si è lasciato guidare dall’amore. Erode no. Sentiva il bisogno di cercare Gesù, ma non riusciva ad accoglierlo, a lasciarsi amare da Lui.

    Lo stesso si può dire tra San Pietro e Giuda. Entrambi tradirono Gesù. Ma Pietro, dopo il tradimento, si lasciò amare e perdonare: “Simone, mi vuoi bene?”. “Signore, tu sai che ti voglio bene” (Gv 21,17). Giuda, invece, non solo non ha saputo amare, ma non ha perdonato neanche se stesso, condannandosi alla disperazione.

    Allora mi sono detto: Dio ha posto dentro di noi un seme di bene. Starà a noi farlo germogliare o soffocarlo. Chi sceglie di coltivarlo darà frutti d’amore; chi lo ignora, non solo vivrà nel male, ma finirà per condannarsi da solo.

    Non chiudiamoci all’amore. Lasciamo che la rugiada di Dio irrori il nostro cuore.

    #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Lasciate che i piccoli vengano a me” di Melchior Paul Von Deschwanden, 1871, olio su tela, 102 x 113 cm, Hargesheimer Kunstauktionen, Germania

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  • Che sapore hanno i tuoi frutti?

    Che sapore hanno i tuoi frutti?

    Quante volte ti è capitato di guardare un albero senza saperlo riconoscere? Se non si tratta di un albero comune, probabilmente spesso. Tuttavia, c’è un momento dell’anno in cui distinguere una pianta diventa molto più semplice: quando dai rami pendono i frutti maturi.

    Questo è il mio in(solito) commento a:
    “Dai loro frutti li riconoscerete” (Matteo 7,15-20).

    In autunno, limoni, arance, meli, peri, pruni, noci e castagni diventano inconfondibili grazie ai loro frutti. La stessa cosa vale per le persone: a prima vista, può essere difficile capire se qualcuno sia affidabile, sincero, collaborativo o se stia solo cercando di approfittarsi della situazione. Talvolta bisogna aspettare e osservare le azioni di una persona per comprenderne la vera natura.

    I frutti, quelli che “cogli” nel lungo periodo, non mentono mai. Qualcuno può ingannarti per un’ora, un giorno o anche un mese, ma difficilmente potrà farlo a lungo. Prima o poi, qualche segnale della vera natura emergerà, sempre attraverso le azioni. Così il generoso produrrà frutti di bene, mentre quelli del misantropo saranno inevitabilmente negativi. Quel che lasci dietro di te parla di te, racconta chi sei veramente più e meglio di quanto possano fare le parole, per quanto ci si sforzi.

    Donne e uomini sono come gli alberi: se le nostre radici affondano nel nutrimento dell’amore di Dio, la linfa scorrerà attraverso il tronco, fino alle gemme e alle foglie. E il frutto che produrremo sarà buono. Ma se le nostre radici crescono su un terreno arido e sassoso, lontano da Dio, o peggio ancora, se tra le nostre radici cresce la gramigna seminata dal maligno, non potremo che produrre frutti acerbi o velenosi.

    Attenzione però: non dobbiamo trasformarci in giudici severi, pronti a classificare e giudicare le persone osservando solo i loro frutti. Ricordiamo che Dio può trasformare il peggiore dei mali nel più santo dei beni. Pensiamo a San Paolo, che da accanito persecutore dei cristiani divenne l’apostolo che più frutti di bene ha lasciato con le sue numerose lettere sulle quali ancora oggi riflettiamo e preghiamo. Pensiamo a Zaccheo, al buon ladrone, alla samaritana e a tutti coloro che si sono convertiti, sradicando le loro radici dal terreno del maligno per riavvicinarsi al nutrimento di Dio.

    Mi piace ricordare l’esperienza di Sant’Agostino, che nella sua gioventù qualcuno avrebbe potuto definire un po’ “scapestrato”. Parliamo di Sant’Agostino ai giovani: potrà aiutarli a trovare (o ritrovare) quella bellezza che a volte manca nei loro cuori. Leggiamo direttamente dalla penna del santo:

    “Dove dunque ti trovai, per conoscerti? Certo non eri già nella mia memoria prima che ti conoscessi. Dove dunque ti trovai, per conoscerti, se non in te, sopra di me? […] Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” (Sant’Agostino, Le Confessioni, X, 26-27).

    A differenza degli alberi, noi possiamo trasformarci nel corso della nostra vita. E, dimenticando i frutti del male commesso, con l’aiuto di Dio, potremo arrivare a produrre i migliori e più succosi frutti di bene. In fondo, come ci ricorda san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”.

    Tu ami? Allora preparati a gustare frutti prelibati! #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    “La Madonna della melagrana” è un dipinto a tempera su tavola (diametro 143,5 cm) di Sandro Botticelli, datato 1487 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

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  • Da dove viene il male?

    Da dove viene il male?

    Da dove viene il male? È una domanda che spesso ritorna: non è facile capire perché una persona soffre, perché si ammala? O perché un bambino nasce in una famiglia disagiata? Che cosa ha fatto di male? Perché proprio lui? Nelle righe che seguono proverò a darti la mia risposta

    Il mio in(solito) commento a:
    Vi do la mia pace (Giovanni 14,27-31)

    Lo scorso anno registrai questo podcast. L’ho un po’ riadattato alla luce di una domanda che mi è stata rivolta dal pubblico durante un incontro al quale ho partecipato ieri:

    Dio è talmente perfetto che ha creato l’imperfezione. Ha creato noi. Fin dalle prime parole del Libro della Genesi:  “Dio disse: «Sia . . .»” (Genesi 1,3) incontriamo l’onnipotente Parola di Dio: “Egli parla e tutto è fatto …” (Sal 33, 9). Tutto inizia con un atto d’amore: la Creazione, da cui scaturisce l’intero universo:  l’essere dal non-essere, la pienezza del bene che riempie il vuoto del nulla. Nel primo giorno Dio creò gli angeli (Giubilei II, 1, 1-3), narra il Libro dei Giubilei, un testo del II secolo a.C. che troviamo nella Bibbia cristiana copta (e anche la cristiana cattolica copta) che lo ammette tra i canonici, mentre per noi cattolici romani lo riteniamo apocrifo. Ma ecco che, allontanandosi man mano le creature da Dio, crebbe l’imperfezione.

    Dio amò così tanto le proprie creature dal concedere loro il libero arbitrio: la facoltà di sbagliare. La possibilità di scegliere tra il bene ed il male. Ecco che, se anche Dio ha creato il bene, da un “eccesso di bene” è nato il male. Nato, ma non creato. Nato da una libera scelta. Leggiamo nella Genesi: “Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona” (Genesi 1,3-4). La terra e l’acqua del mare: “cosa buona” (cfr. Genesi 1,10). I germogli e le piante: “cosa buona” (cfr. Genesi 1,12). Sole, luna e stelle: “cosa buona” (cfr. Genesi 1,16-18). Pesci ed uccelli: “cosa buona” (cfr. Genesi 1,21). Animali: “cosa buona” (cfr. Genesi 1,25). E poi giunse l’uomo, creato ad immagine di Dio: “cosa molto buona” (cfr. Genesi 1, 27-31). L’uomo: una cosa molto buona che Dio amava troppo. 

    All’uomo, come alle creature celesti, fu data la possibilità di sbagliare: Dio lasciò l’uomo «in balia del suo proprio volere» (Siracide 15,14). E l’uomo sbagliò. Sbagliò nell’ascoltare il serpente (cfr. Genesi 3,1-24). Sbagliò nel versare il sangue del proprio fratello (cfr. Genesi 4,1-15.25). Ed iniziò una lunga catena di errori che attraversò guerre, stragi ed i peggiori soprusi. Passando anche per il peggior peccato compiuto nella storia dell’umanità: l’assassinio del Figlio di Dio.

    Spesso sbagliamo perché cadiamo preda dei demoni dell’orgoglio, dell’invidia, dell’odio. O semplicemente perché non siamo in grado di valutare con precisione le conseguenze delle nostre azioni. Siamo esseri imperfetti. E per questo fallibili. Ecco perché Dio ci offre sempre il suo perdono. 

    Ed è da lassù, dalla Croce sulla quale lo avevamo inchiodato con le nostre stesse mani, dalla Croce sulla quale finì perché tradito da quella creatura che Lui aveva tanto amato, che arriverà l’estremo perdono di Cristo: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). 

    Il Dio onnipotente che ci ha creati, il Dio onnipresente che sta sempre accanto a noi, il Dio onnisciente che conosce ogni nostro pensiero, prima ancora che questo si formuli nella nostra testa, non interviene mai per condannarci, ma sempre per perdonarci. Non condannò neppure Giuda, il suo traditore, che pure mangiò nello stesso piatto. Non condannò Pietro, che gli promise eterna fedeltà per poi rinnegarlo prima ancora che il gallo cantasse. Non condannò Caino, che assassinò suo fratello, ma “mise un segno su Caino in modo che nessuno lo trovasse lo avrebbe ucciso” (Genesi 4,15). Così come, prima di cacciare Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, ne ebbe compassione e cucì loro due tuniche (cfr. Genesi 3,21).

    Dio ci ama troppo per impedirci di fare le nostre scelte. Per imporci la sua volontà.  Egli ci ha creati con amore, ma noi non lo abbiamo ricambiato. Dio si è incarnato, ma noi non lo abbiamo accolto. Egli è morto per noi, ma siamo noi ad averlo assassinato. Ecco da dove nasce il male: da noi che scegliamo male. Da noi che ascoltiamo il sibilo di quel serpente che altri non è che un angelo caduto, essere celeste che per primo scelse male. Non lamentiamoci per qualcosa che nasce da noi, da un nostro gesto, da una nostra libera scelta. #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “San Michele Arcangelo sconfigge il demonio” di Guido Reni, 1630, olio su tela, 293x202cm, Santa Maria della Concezione, Roma

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  • L’eterna lotta tra il bene ed il male

    L’eterna lotta tra il bene ed il male

    Nessuno di noi è destinato all’inferno, purché non si costruisca la condanna con le sue proprie mani, non tanto compiendo il male, ma piuttosto rinunciando al perdono di Dio.

    Il mio in(solito) commento a:
    Chi non è con me è contro di me (Luca 11,14-23)

    Una battaglia che è iniziata addirittura prima che comparisse l’uomo. Sì, perché se la Genesi ci racconta il primo di una lunga serie di peccati commessi dagli esseri umani, il peccato originale, ad istigarlo fu il serpente. In lui c’era già il male. Era lui il Male. Eccolo lì, più antico dell’uomo.

    Ma chi è il Male? Alla nascita era un angelo. Un angelo che ha sbagliato, e di grosso!

    Gli angeli sono creature celesti presenti fin dal primo giorno della Creazione: l’Antico Testamento sottolinea la partecipazione degli angeli alle cose di Dio: «Benedite il Signore, voi tutti, suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola» (cfr. Salmo 102); oppure «Egli ha dato ordine ai suoi angeli… di portarti sulle loro mani perché non inciampi nella pietra il tuo piede» (cfr. Salmo 90). Ed anche San Paolo scrive: «A quale degli angeli ha mai detto: “Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?” Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?» (Ebrei 1,14).

    Proprio come gli esseri umani, anche gli angeli vennero creati liberi. Liberi di scegliere. Liberi di sbagliare. Ma, mentre Dio è sempre disposto a perdonare l’errore dell’uomo, qualunque sia il peccato commesso, non è altrettanto ben disposto nei confronti degli angeli. Perché? Proprio perché gli angeli, essendo più vicini a Dio, hanno una conoscenza maggiore del grande mistero di Dio, vedendo anche gran parte di quanto a noi resta precluso.

    Ebbene, un po’ come un maestro rimprovera severamente l’allievo capace che, non studiando a fondo, si dimostra impreparato, mentre, lo stesso maestro, è sempre pronto a giustificare l’allievo meno dotato che proprio quel capitolo non riesce a comprenderlo… così Dio non risparmiò questi angeli, tanto vicini a Dio, quando scelsero deliberatamente di compiere il male, ben conoscendo la differenza tra bene e male: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio» (2 Pietro 2,4). Ed anche: «Il Signore tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del grande giorno, gli angeli che non conservarono il loro grado ma abbandonarono la propria dimora» (San Giuda Taddeo 6).

    Una certezza, quella della condanna degli angeli ribelli, che troviamo anche nell’Apocalisse, quando si concluderà l’eterna lotta tra bene e male, con la definitiva vittoria di Dio sugli angeli ribelli: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Apocalisse 12,7-9).

    La consapevolezza della loro scelta, piena e nitida, li ha marchiati definitivamente. Essi non possono essere perdonati perché sapevano bene quello che stavano facendo. 

    Non è così per noi. Spesso sbagliamo proprio perché cadiamo nei tranelli dei demoni. O perché non siamo in grado di valutare con precisione le conseguenze delle nostre azioni. Siamo esseri imperfetti. E per questo fallibili. Ecco perché Dio ci offre sempre il suo perdono. I demoni, invece, che sono scaltri, furbi ed hanno una conoscenza molto più completa della nostra, non “sbagliano” ma agiscono nella pienezza della loro coscienza. Ed in questa consapevolezza scelgono volutamente il male. 

    Il male esiste come “vuoto di bene”. Dove non c’è l’amore c’è il male. Nel cuore di Satana, orgoglio ed invidia sono cresciuti a dismisura, ed hanno allontanato l’amore. Ecco che, chi un tempo era un angelo, è diventato il principe dei demoni. Creature angeliche che hanno scelto di allontanarsi da Dio.

    In qualche misura questi angeli caduti, divenuti demoni, anticipano la scelta di quelle anime che, decidendo di separarsi da Dio e di non accogliere la sua offerta di perdono, si autoinfliggono la condanna all’inferno. In questo senso, possiamo dire che all’inferno finisca chi rifiuta Dio. E i primi a cadervi furono proprio i demoni, rinunciando alla loro natura angelica, rinnegando la scelta di bene. Ecco l’origine del male che imperversa in questo mondo: la decisione scellerata di una creatura celeste che decise di spogliarsi della propria divinità perché troppo orgoglioso, troppo pieno di sé per lasciarsi riempire da Dio.

    Ma Dio, che ci ama e non vuole il nostro male, non si rassegna. Così, anche quando noi ci allontaniamo da Lui, Lui ci insegue. Come un innamorato segue la propria innamorata. Come un buon Pastore che non esita ad inoltrarsi nel deserto per cercare l’unica delle sue pecorelle che si è smarrita. Questo è Dio: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Giovanni 17,12). Nessuno di noi è condannato alla perdizione. Dio desidera salvarci tutti, se soltanto glielo permetteremo. Perché “le porte degli inferi“, cioè le forze del male non potranno avere il sopravvento, “non praevalebunt!” (cfr. Matteo 16,18). È la promessa di Gesù! #Santanotte!

    Alessandro Ginotta

    L'eterna lotta tra il bene ed il male
    Il dipinto di oggi è: “La tentazione di Cristo” di Ary Scheffer, 1854, olio su tela, 75.5 × 55.0 cm, National Gallery of Victoria, Melbourne

     

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  • Angeli e demoni, prima di Gesù

    Angeli e demoni, prima di Gesù

    Fin dal peccato originale, il maligno vessa ed infastidisce l’uomo. Proprio non lo può sopportare. Perché l’uomo viene amato da Dio, mentre lui, il male, è stato scacciato dai cieli. Un tempo, infatti, Lucifero ed i demoni erano…

    Il mio in(solito) commento a:
    Insegnava loro come uno che ha autorità (Mc 1,21-28)

    Quello che leggiamo oggi è il racconto del primo esorcismo di cui si abbia traccia nella Bibbia. Già, perché la pratica degli esorcismi nasce con Gesù: “Guarite gli ammalati, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni” (cfr. Matteo 10,8) sono le istruzioni che Gesù affida ai propri apostoli mandandoli in missione. Demoni muti (cfr. Matteo 12,22-32), pazzi posseduti (cfr. Luca 8, 26-39), donne liberate da sette esseri malvagi (cfr. Luca 8,2) e perfino indemoniati nella sinagoga (il brano di oggi) sono molti i racconti di liberazione dagli spiriti impuri. E prima di Gesù? Il demonio appare fin dalle primissime righe della Genesi, ma, nell’Antico Testamento, non troviamo traccia di altri esorcismi. Tranne uno. Quello raccontato nel libro di Tobia. In quel caso, però, a praticare l’esorcismo fu l’Arcangelo Raffaele in persona (cfr. Tobia 8,1-18).

    Fin dal peccato originale, il maligno vessa ed infastidisce l’uomo. Proprio non lo può sopportare. Perché l’uomo viene amato da Dio, mentre lui, il male, è stato scacciato dai cieli. Un tempo, infatti, Lucifero ed i demoni erano angeli. Creature celesti che stavano al cospetto di Dio. Ma l’orgoglio si fece strada in loro. Non accettarono l’autorità di Dio e si ribellarono. La loro fu una libera scelta, perché Dio, nella sua infinità bontà, concesse alle creature celesti, così come a noi uomini, sue creature terrestri, il libero arbitrio. La facoltà di decidere in autonomia, la possibilità di scegliere tra il bene ed il male. E, quella di trasformarsi in demoni rinunciando a Dio, fu la scelta di questi angeli corrotti. Una scelta che non si può proprio perdonare.

    Ma perché Dio, che con noi è tanto generoso e paziente, tant’è che è pronto a perdonare ogni nostro errore, ed anche il più grave dei nostri peccati, non perdonò gli angeli ribelli? Proprio per via della loro conoscenza. Essi avevano ben chiara la differenza tra il bene ed il male. Ed hanno scelto il male. La consapevolezza della loro scelta, piena e nitida, li ha marchiati definitivamente: gli angeli ribelli non potranno venire perdonati, perché sapevano bene quello che stavano facendo. 

    Non è così per noi. Nel nostro piccolo, noi esseri umani non abbiamo la piena conoscenza del bene e del male che hanno gli angeli. Non capiamo completamente il bene, né comprendiamo il male. Perché Dio è più grande di noi, è più grande del nostro pensiero ed è più grande della nostra capacità di comprenderlo. Accontentiamoci di capire che il male rientra nel grande mistero di Dio. Forse serve addirittura per migliorarci, confrontandoci con esso. Forse è solo il vuoto che resta dopo che ci siamo allontanati da Dio.

    Spesso sbagliamo proprio perché cadiamo nei tranelli dei demoni. O perché non siamo in grado di valutare con precisione le conseguenze delle nostre azioni. Siamo esseri imperfetti. E per questo fallibili. Ecco perché Dio ci offre sempre il suo perdono. I demoni, invece, che sono scaltri, furbi ed hanno una conoscenza molto più completa della nostra, non “sbagliano” ma agiscono nella pienezza della loro coscienza. Ed in questa consapevolezza scelgono volutamente il male. 

    Siamo chiamati tutti a fare un bell’esame di coscienza: Dobbiamo capire, quando sbagliamo, se compiamo il male consapevolmente (ed in tal caso facciamo una gran brutta azione), oppure se il nostro errore è causato più dall’ignoranza (allora la nostra colpa è molto meno grave). Che cosa manca allora ai demoni, che pur hanno chiara l’identità di Gesù Cristo più di tutti gli altri? A loro mancano la carità e l’amore. I sentimenti che più ci avvicinano a Dio, che è amore. Il più alto di tutti i comandamenti dice: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, e il prossimo tuo come te stesso”. Questo, i demoni non lo vogliono fare. Ecco perché noi, agli occhi di Dio, valiamo di più!

    Dio ci ama, proprio come un padre ama un figlio ed è pronto a perdonare ogni cosa. Egli non vuole il nostro male. Così, anche quando noi ci allontaniamo da Lui, Lui ci insegue. Come un innamorato segue la propria innamorata. Come un buon Pastore che non esita ad inoltrarsi nel deserto per cercare l’unica delle sue pecorelle che si è smarrita. Questo è Dio: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Giovanni 17,12). L’amore di Dio per noi è così forte, che Egli proverà in tutti i modi a strapparci dall’inferno. Perché Gesù stesso ci desidera con Lui: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno” (Giovanni 17,15). E ancora: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo” (Giovanni 17,24).

    Così, come scrive Sant’Agostino: “tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio”. Perché il suo amore per noi è incontenibile. #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “San Michele Arcangelo sconfigge il demonio, opera di Guido Reni, realizzato tra il 1635 e il 1636, olio su seta, cm 295×202, chiesa di Santa Maria della Concezione, Roma

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