Tag: Betlemme

  • Qual è il punto d’incontro tra Dio e l’uomo?

    Qual è il punto d’incontro tra Dio e l’uomo?

    Un Dio che vede il mondo al contrario e si fa luce, proprio quando tutto attorno a noi è buio

    Il mio in(solito) commento a:
    Il Cristo viene forse dalla Galilea? (Giovanni 7,40-53)

    Le prospettive di Dio sono completamente diverse dalle nostre: è Altissimo, incommensurabile, onnipotente, grandissimo, eppure si fa così piccolo e fragile per noi: «Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia» (Luca 2,7). Ma com’è “strano” questo Dio!? Il suo modo di agire è così diverso dal nostro che ci risulta difficile comprenderlo. Ci chiediamo perché un Dio che poteva restare a godersi le sue comodità nei cieli, abbia deciso di scendere sulla terra. Di incarnarsi e vivere un’esistenza difficile. Una vita in mezzo agli ultimi, nascendo in una mangiatoia, al freddo ed al gelo. Rischiando ripetutamente la propria vita, fino a perderla per noi. Un Dio che fa questo per amore, non può non amare le proprie creature. E così Gesù si è fatto carne per camminare in mezzo a noi. Si è fatto uomo per vivere in mezzo a noi. Per salvarci. Per guarirci. Per liberarci dal male. Per portarci a vivere insieme a Lui. 

    Ma Gesù, potevi almeno scegliere una culla al posto della mangiatoia! Non sai che nella greppia si tiene il foraggio per il bestiame? Sì. Lo sai, perché tu conosci e vedi ogni cosa. Anche le più nascoste. Allora quale messaggio ci volevi trasmettere, quando hai scelto di compiere un gesto così eclatante? Ci sono: Tu ci stavi invitando a cambiare prospettiva!

    Sì, sono i poveri ad essere beati (cfr. Luca 6,20). Il mondo è di chi ha fame e sete (cfr. Luca 6,21). Di chi viene odiato, accusato, insultato e disprezzato (cfr. Luca 6,22). Non è Dio ad essere sbagliato, siamo noi ad aver guardato, fino ad ora, il mondo dalla parte sbagliata.

    No. Gesù non è sceso sulla terra per dare una pacca sulle spalle ai migliori, ma per restare più vicino a chi ne ha bisogno, a chi soffre e si lamenta, a chi cerca luce lontano da Lui. Per farsi prossimo a chi, nella vita, cerca quel surrogato di Dio che è la finta felicità, quella che sorride, ma non scalda il cuore. Quella che fa star male e stordisce. Quella che ci porta sulla cattiva strada. 

    Ma Dio non lo può permettere. Egli è il buon Pastore che non esita a lasciare il gregge di novantanove pecore per inoltrarsi nel deserto a cercare l’unica che si è smarrita. Per questo, Gesù lo troviamo a pranzo con Zaccheo, a cena con una peccatrice, al pozzo con la samaritana… perché Dio è così. Non sa stare lontano da noi. E quando siamo noi ad allontanarci, perché non lo riconosciamo, o perché desideriamo la libertà di sbagliare con le nostre stesse mani, allora Gesù si fa ancora più vicino. Ci tende la mano. Ci cinge con il suo braccio. Ci risolleva e ci conforta. Perché Dio camminerà sempre con noi, anche – e soprattutto – nei momenti più dolorosi, anche – e soprattutto – nei momenti più brutti, anche quando nella nostra gola assaporeremo il sapore amaro della sconfitta. È lì che il Signore ci starà più vicino!

    È venuto ad abitare in mezzo a noi. E, per farlo, non solo ha scelto una mangiatoia qualsiasi, ma una mangiatoia a Betlemme, la città, il cui nome in ebraico significa: “Casa del Pane”. Dio, venuto per farsi pane, viene deposto in una greppia usata per sfamare gli animali. L’Altissimo diventa piccolissimo. Il povero diventa beato. “Chiunque si esalta sarà umiliatoe chi si umilia sarà esaltato” (Luca 14,11).

    C’è tutto il Vangelo, in questa scelta: ci sono le beatitudini, che invertono le prospettive. Ci sono la povertà ed il servizio, che troveremo dalla prima all’ultima pagina del libro che narra la storia d’amore tra il Figlio di Dio e l’uomo: “Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto” (Giovanni 13,4-5). C’è l’incontro del Creatore con le sue creature, la discesa di Dio in mezzo agli uomini, la sua vicinanza, la sua premura, la sua misericordia. Dio lascia i cieli per venire verso l’uomo. Per visitarlo. Non per giudicarlo. Per risollevarlo dalla sua condizione di miseria e peccato. Non per condannarlo.

    C’è il rifiuto, il ripudiare, il rinnegare Gesù, che non viene accolto proprio dalla gente che Lui è venuto a salvare. Non c’era posto per Maria e Giuseppe a Betlemme: non un albergo che li ospitasse, non una famiglia che li accogliesse. Lui, che non avrà neppure un posto dove posare il capo (cfr Luca 9,58) e a cui perfino il sepolcro verrà dato in prestito (Mt 27,60).

    Solo una povera mangiatoia, tra freddo e sporcizia, per venire nel mondo. Quel mondo che Lui avrebbe salvato. Quello stesso mondo che Lui aveva creato: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Giovanni 1,9-11). Verrà rinnegato dai suoi stessi compagni, perfino dal primo degli apostoli. Verrà tradito da uno di loro. Verrà incarcerato, frustato, schernito, torturato ed ingiustamente assassinato.

    E qui abbiamo un altro annuncio: quello della Croce. Perché l’amore più alto di Dio lo si scopre nel punto più basso dell’uomo: la Croce, a cui le creature hanno impietosamente inchiodato il Creatore. Un altro ribaltare della prospettiva: il piccolo che diventa grande, l’umile che viene esaltato, il potente che viene rimandato indietro a mani vuote.

    È la Croce il punto di contatto: il luogo in cui il re dei re, destinato a regnare senza fine, diventerà servo, è lo stesso luogo in cui il servo acquisterà la dignità di amico: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Giovanni 15,15).

    Tutto un Vangelo condensato in queste poche righe. No, Dio non ha bisogno di occhiali nuovi, siamo noi a dover cambiare il punto di vista. Dio non è un vendicatore od un giustiziere. Dio non viene a giudicare, ma per amare. E quando si fa buio nel nostro cuore, pensiamo a Gesù. Perché Lui è qui, a soffrire con noi. A sostenerci con le sue braccia forti. Perché é proprio nei momenti più bui che Egli si fa luce! #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Cristo di San Giovanni della Croce” di Salvador Dalì, 1951, olio su tela, cm 205×116, Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow, in Scozia.
    Il dipinto di oggi è: “Cristo di San Giovanni della Croce” di Salvador Dalì, 1951, olio su tela, cm 205×116, Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow, in Scozia.

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  • Questa è la storia di un Re, di pastori e di un viandante ramingo

    Questa è la storia di un Re, di pastori e di un viandante ramingo

    Scricchiolano i passi. Timidi cristalli di ghiaccio fanno capolino tra i fili d’erba e luccicano al bagliore della luna. Come stelle del cielo, sotto piedi stanchi, brillano in mezzo alla polvere del tempo. Come sussurri d’infinito accarezzano le orecchie bramose di ascoltare la Novella.

    Tra le braccia un fardello: qualche straccio e un po’ di pane. Sono tutte le ricchezze di questo viandante ramingo. Anche lui ha seguito la stella.

    Ma cos’è quella luce? Brace che arde? Fuoco che scalda? Che strano! E’ più luminoso di un incendio che divampa, ma non lo teme il pastore. Non fugge, anzi, si avvicina. Una musica soave, un coro di letizia, paiono angeli quelle figure laggiù!

    “C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 8-12).

    Il cuore balza nel petto, forse è la meta: “sono arrivato finalmente!” gioisce all’istante.

    Si avvicina svelto alla stalla gioiosa
    guidato da quella voce melodiosa
    a lunghi passi raggiunge
    quella capanna radiosa.

    Laggiù van tutti, da ogni parte le genti stanno accorrendo per vedere il mistero del Dio che si è fatto uomo.

    Eccolo! La notte, non è più buia: risplende d’un astro divino. E’ un Re. Ma non ha corona. Gliela faranno di spine. Per scettro ha un vincastro, perchè guiderà le genti. Non è adagiato su morbidi tappeti, ma su un letto di paglia.

    Un povero viandante vestito di stracci è accorso a vedere un Re Bambino avvolto in fasce ricavate dal mantello di suo padre Giuseppe, il falegname.

    Che fai lì pastore? Avanti sorridi! «Il mio regno non è di questo mondo». No, «il mio regno non è di quaggiù» (Gv 18,36). «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno» (Lc 12,32). Non c’è denaro nei miei forzieri, ma c’è «un tesoro inesauribile nei cieli», «Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,33-34).

    Ed ecco che poso la penna. Mi par d’essere entrato nel racconto che scorgo attraverso gli occhi di quel viandante. Un passo, due, mi avvicino alla mangiatoia. Mi inginocchio e chino il capo.

    Questa è la storia di un Re, di pastori e di un viandante ramingo

    O Gesù, in questa notte Ti vedo, Ti parlo, Ti adoro, Ti prego.

    Attingi da quel tesoro inesauribile che è nei cieli e dona la pace a questo mondo martoriato. Dona la salute del corpo e dell’anima a questi pellegrini, che come me, raminghi, accorrono da ogni dove per guardarti. Siamo in tanti ad affollare le chiese del mondo questa sera. Ma elargisci anche i tuoi doni a chi è lontano, perchè stanco… oppresso… ammalato… prenditi cura di chi non Ti ascolta e non Ti segue. Stai vicino a chi Ti rinnega. Così che il Tuo splendore li contagi. Sì, fa’ che anche loro si ammalino d’amore!

    Sta’ vicino ai poveri, a chi come te non ha «dove posare il capo» (Lc 9,58).
    Sta’ vicino ai nostri fratelli terremotati.
    Sta’ vicino ai diseredati, ai senzatetto, ai profughi,
    a chi fugge dalle guerre e dalla tortura.

    Sta’ vicino ai bambini ed alle donne sfruttate.
    Sta’ vicino agli anziani soli ed abbandonati.
    Sta’ vicino ai giovani che non trovano lavoro.
    Sta’ vicino anche a chi ha la responsabilità di prendere decisioni importanti, perchè illuminati dalla Tua luce scelgano sempre per il bene dell’uomo, senza guardare a sè.

    Sta’ vicino anche a questa anima inquieta, che Ti cerca e Ti brama.

    Chiedo troppo? Tu sei Re, o Signore! Tu puoi tutto!

    Il nostro Dio è nei cieli,
    egli opera tutto ciò che vuole.
    Gli idoli delle genti sono argento e oro,

    opera delle mani dell’uomo.
    Hanno bocca e non parlano,
    hanno occhi e non vedono,
    hanno orecchi e non odono,
    hanno narici e non odorano.
    Hanno mani e non palpano,
    hanno piedi e non camminano;
    dalla gola non emettono suoni.
    (Salmo 115,2-8).

    Sì, Tu sei Re. E sei nato per noi, per salvarci. Cammina con noi, o Signore, e conducici tutti incolumi alla salvezza!

    Buon Natale!

    Alessandro Ginotta
    “viandante ramingo”

    Il dipinto è “L’adorazione dei pastori” del pittore olandese Matthias Stomer, 1635 circa, olio su tela, 172×163 cm, Palazzo Madama, Torino

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  • Novena di Natale, nono giorno: La Natività di Gesù

    Novena di Natale, nono giorno: La Natività di Gesù

    In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. (Lc. 2,1-20)

    In questa santa notte, mentre contempliamo il Bambino Gesù appena nato e deposto in una mangiatoia, siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? “Ma io cerco il Signore” – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a cercarmi, a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?

    E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio.

    La risposta del cristiano non può essere diversa da quella che Dio dà alla nostra piccolezza. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine. Quando ci rendiamo conto che Dio è innamorato della nostra piccolezza, che Egli stesso si fa piccolo per incontrarci meglio, non possiamo non aprirgli il nostro cuore, e supplicarlo: “Signore, aiutami ad essere come te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita, donami la grazia della prossimità di fronte ad ogni necessità, della mitezza in qualsiasi conflitto”.

    Gloria a te, o Padre,
    che manifesti la tua grandezza
    in un piccolo Bambino
    e inviti gli umili e i poveri
    a vedere e udire le cose meravigliose
    che tu compi nel silenzio della notte,
    lontano dal tumulto dei superbi
    e dalle loro opere.
    Gloria a te, o Padre,
    che per nutrire di vera manna
    gli affamati
    poni il Figlio tuo, l’Unigenito,
    come fieno in una mangiatoia
    e lo doni quale cibo di vita eterna:
    Sacramento di salvezza e di pace. Amen.

    O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

    Novena di Natale, nono giorno: La Natività di Gesù
    Il dipinto di oggi è: “Adorazione dei pastori”, opera del pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo, 1650 circa, olio su tela, 187 x 228 cm, Museo del Prado, Madrid

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  • Novena di Natale, ottavo giorno: Figlio di Maria e Giuseppe

    Novena di Natale, ottavo giorno: Figlio di Maria e Giuseppe

    I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo l’usanza; ma, trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Non avendolo trovato tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua Madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo angosciati”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua Madre custodiva tutti questi fatti nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. (Lc. 2,41-52)

    Gesù tornò a Nazareth ed era sottomesso ai suoi genitori (cfr Lc 2,51). Anche questa immagine contiene un bell’insegnamento per le nostre famiglie. Il pellegrinaggio, infatti, non finisce quando si è raggiunta la meta del santuario, ma quando si torna a casa e si riprende la vita di tutti i giorni, mettendo in atto i frutti spirituali dell’esperienza vissuta. Conosciamo che cosa Gesù aveva fatto quella volta. Invece di tornare a casa con i suoi, si era fermato a Gerusalemme nel Tempio, provocando una grande pena a Maria e Giuseppe che non lo trovavano più. Per questa sua “scappatella”, probabilmente anche Gesù dovette chiedere scusa ai suoi genitori. Il Vangelo non lo dice, ma credo che possiamo supporlo. La domanda di Maria, d’altronde, manifesta un certo rimprovero, rendendo evidente la preoccupazione e l’angoscia sua e di Giuseppe. Tornando a casa, Gesù si è stretto certamente a loro, per dimostrare tutto il suo affetto e la sua obbedienza. Fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche questi momenti che con il Signore si trasformano in opportunità di crescita, in occasione di chiedere perdono e di riceverlo, di dimostrare l’amore e l’obbedienza.

    Vergine e Madre Maria,
    tu che, mossa dallo Spirito,
    hai accolto il Verbo della vita
    nella profondità della tua umile fede,
    totalmente donata all’Eterno,
    aiutaci a dire il nostro “sì”
    nell’urgenza, più imperiosa che mai,
    di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.

    Tu, ricolma della presenza di Cristo,
    hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
    facendolo esultare nel seno di sua madre.
    Tu, trasalendo di giubilo,
    hai cantato le meraviglie del Signore.
    Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
    con una fede incrollabile,
    e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
    hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
    perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

    Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
    per portare a tutti il Vangelo della vita
    che vince la morte.
    Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
    perché giunga a tutti
    il dono della bellezza che non si spegne.

    Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
    madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
    intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
    perché mai si rinchiuda e mai si fermi
    nella sua passione per instaurare il Regno.

    Stella della nuova evangelizzazione,
    aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
    del servizio, della fede ardente e generosa,
    della giustizia e dell’amore verso i poveri,
    perché la gioia del Vangelo
    giunga sino ai confini della terra
    e nessuna periferia sia priva della sua luce.

    Madre del Vangelo vivente,
    sorgente di gioia per i piccoli,
    prega per noi. Amen.

    O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

    Novena di Natale, ottavo giorno: Gesù Bambino
    Il dipinto di oggi è: “Adorazione dei pastori”, opera del pittore olandese Pieter Fransz. de Grebber, 1633, olio su pannello, 154 x 153 cm, Museo Catharijneconvent, Utrecht

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  • Novena di Natale, settimo giorno: Gesù Salvatore

    Novena di Natale, settimo giorno: Gesù Salvatore

    Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno». (Lc. 9,18-22)

    Gesù, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, è nato per noi. E’ nato a Betlemme da una vergine, realizzando le antiche profezie. La vergine si chiama Maria, il suo sposo Giuseppe.

    Sono le persone umili, piene di speranza nella bontà di Dio, che accolgono Gesù e lo riconoscono. Così lo Spirito Santo ha illuminato i pastori di Betlemme, che sono accorsi alla grotta e hanno adorato il Bambino. E poi lo Spirito ha guidato gli anziani Simeone e Anna, umili, nel tempio di Gerusalemme, e loro hanno riconosciuto in Gesù il Messia. «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» – esclama Simeone – «salvezza preparata da [Dio] davanti a tutti i popoli» (Lc 2,30).

    Sì, Gesù è la salvezza per ogni persona e per ogni popolo!

    Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.

    Tu sei il Cristo, il mio padre santo, il mio Dio misericordioso, il mio grande re.
    Sei il mio buon pastore, il mio unico maestro, il mio migliore aiuto.
    Sei il mio amore bellissimo, il mio pane vivo, il mio sacerdote per sempre.
    Sei la mia guida alla patria, la mia luce vera, la mia dolcezza santa.
    Sei la mia strada diritta, la mia fulgida sapienza, la mia limpida semplicità.
    Sei la mia concordia pacifica, la mia sicura protezione, la mia preziosa eredità, la mia salvezza eterna…
    Cristo Gesù, amabile Signore!
    Perché ho amato, perché ho bramato in tutta la mia vita altra cosa fuori di te, Gesù mio Dio?
    Dov’ero quando non pensavo a te? O voi tutti miei desideri, da questo momento ardete e confluite nel Signore Gesù. Correte, già troppo indugiaste!
    Affrettatevi verso il traguardo cui tendete, cercate davvero colui che cercate!
    O Gesù! Chi non ti ama sia anàtema!
    Chi non ti ama sia saziato di amarezze… Gesù dolce, ogni cuore buono e incline alle tue lodi ti ami, in te si diletti, di te si stupisca!
    Dio del mio cuore e mia eredità, Cristo Gesù!
    Venga meno il mio cuore dentro di me e sii tu a vivere in me.
    Si accenda nel mio spirito la brace viva del tuo amore, e divampi in un incendio!
    Arda sempre sull’altare del mio cuore, bruci nel mio intimo, avvampi le fibre più nascoste della mia anima.
    Nel giorno della mia morte sia trovato consumato dall’amore presso di te.Amen.

    O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

    Novena di Natale, settimo giorno: Gesù Salvatore
    Il dipinto di oggi è: “Natività Mistica”, opera del pittore italiano Sandro Botticelli, 1500 circa, olio su tela, 108 x 75 cm, National Gallery, Londra

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  • Novena di Natale, sesto giorno: Gesù Redentore

    Novena di Natale, sesto giorno: Gesù Redentore

    Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima». (Lc. 2,33-35)

    Gesù è il “giorno” luminoso che è sorto all’orizzonte dell’umanità. Giorno di misericordia, nel quale Dio Padre ha rivelato all’umanità la sua immensa tenerezza. Giorno di luce che disperde le tenebre della paura e dell’angoscia. Giorno di pace, in cui diventa possibile incontrarsi, dialogare, e soprattutto riconciliarsi. Giorno di gioia: una «gioia grande» per i piccoli e gli umili, e per tutto il popolo (cfr Lc 2,10).

    Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.

    Signore Gesù, siamo qui raccolti davanti a te:
    il successore del tuo apostolo Pietro e la Chiesa
    Tu sei il Figlio di Dio fatto uomo,
    da noi crocifisso e dal Padre risuscitato.
    Tu, il vivente, realmente presente in mezzo a noi.
    Tu, la via, la verità e la vita.
    Tu, che solo hai parole di vita eterna.
    Tu, l’unico fondamento della nostra salvezza
    e l’unico nome da invocare per avere speranza.
    Tu, l’immagine del Padre e il donatore dello Spirito.
    Tu, l’amore: l’amore non amato!
    Signore Gesù, noi crediamo in te,
    ti adoriamo, ti amiamo con tutto il nostro cuore,
    e proclamiamo il tuo nome al di sopra di ogni altro nome.
    Signore Gesù, donaci la pace,
    tu che sei la pace
    e nella tua croce hai vinto ogni divisione.
    E fa’ di noi veri operatori di pace e di giustizia:
    uomini e donne che si impegnano a costruire
    un mondo più giusto, più solidale e più fraterno.
    Signore Gesù, ritorna in mezzo a noi
    e rendici vigilanti nell’attesa della tua venuta. Amen.

    O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

    Novena di Natale, sesto giorno: Gesù Redentore
    Il dipinto di oggi è: “L’Adorazione dei Pastori”, opera del pittore italiano Agnolo Bronzino, 1540 circa, olio su pannello di pioppo, 65.3 x 46.7 cm, Museo delle Belle Arti di Budapest

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  • Novena di Natale, quinto giorno: Gesù Messia

    Novena di Natale, quinto giorno: Gesù Messia

    Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?” Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?” Rispose: “No”. Gli dissero dunque; “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?” Rispose: “Io sono ‘‘voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore’’, come disse il profeta Isaia”. Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?” Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. (Gv. 1,19-28)

    Faccio mio il canto degli angeli, che apparvero ai pastori di Betlemme nella notte in cui nacque Gesù. Un canto che unisce cielo e terra, rivolgendo al cielo la lode e la gloria, e alla terra degli uomini l’augurio di pace. Invito tutti ad unirsi a questo canto: questo canto è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere.

    Gloria a Dio!

    A questo prima di tutto ci chiama il Natale: a dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso. In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo.

    E ognuno di noi possa dare gloria a Dio soprattutto con la vita, con una vita spesa per amore suo e dei fratelli.

    Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.

    Vieni di notte,
    ma nel nostro cuore è sempre notte:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni in silenzio,
    noi non sappiamo più cosa dirci:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni in solitudine,
    ma ognuno di noi è sempre più solo:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni, Figlio della pace,
    noi ignoriamo cosa sia la pace:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni a liberarci,
    noi siamo sempre più schiavi:
    E dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni a consolarci,
    noi siamo sempre più tristi:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni a cercarci,
    noi siamo sempre più perduti,:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni, tu che ci ami:
    nessuno è in comunione col fratello
    se prima non è con te, o Signore.
    Noi siamo tutti lontani, smarriti,
    né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
    Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

    O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

    Novena di Natale, quinto giorno: Gesù Messia
    Il dipinto di oggi è: “L’Adorazione dei Pastori”, opera del pittore italiano Agnolo Bronzino, 1540 circa, olio su pannello di pioppo, 65.3 x 46.7 cm, Museo delle Belle Arti di Budapest

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  • Novena di Natale, quarto giorno: Gesù, l’Emmanuele

    Novena di Natale, quarto giorno: Gesù, l’Emmanuele

    Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. (Mt. 1,18-24)

    In questo giorno, dalla Vergine Maria, è nato Gesù, il Salvatore. Il presepe ci fa vedere il «segno» che Dio ci ha dato: «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12). Come i pastori di Betlemme, anche noi andiamo a vedere questo segno, questo avvenimento che ogni anno si rinnova nella Chiesa. Il Natale è un avvenimento che si rinnova in ogni famiglia, in ogni parrocchia, in ogni comunità che accoglie l’amore di Dio incarnato in Gesù Cristo. Come Maria, la Chiesa mostra a tutti il «segno» di Dio: il Bambino che Lei ha portato in grembo e ha dato alla luce, ma che è Figlio dell’Altissimo, perché «viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20). Per questo Lui è il Salvatore, perché è l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo (cfr Gv 1,29). Insieme ai pastori, prostriamoci davanti all’Agnello, adoriamo la Bontà di Dio fatta carne, e lasciamo che lacrime di pentimento riempiano i nostri occhi e lavino il nostro cuore. Tutti ne abbiamo bisogno!

    Solo Lui, solo Lui ci può salvare. Solo la Misericordia di Dio può liberare l’umanità da tante forme di male, a volte mostruose, che l’egoismo genera in essa. La grazia di Dio può convertire i cuori e aprire vie di uscita da situazioni umanamente insolubili.

    Dove nasce Dio, nasce la speranza: Lui porta la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra.

    Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.

    «Vieni, o Emmanuele, Dio con noi. Vieni!».
    Lo gridano con voce unanime, lo Spirito e la Chiesa.
    Vieni, o germoglio dell’alleanza eterna di Dio con il suo popolo!
    Vieni! Lo grida, con una sola voce,
    tutta la creazione e con essa tutta l’umanità.
    Vieni, Signore Gesù, il tempo è carico di speranza,
    lo spazio della nostra tenda è ormai pronto ad accoglierti.
    Vieni, te lo chiediamo a nome di tutta l’umanità.
    Vieni, Signore, e abita la nostra vita,
    entra in ogni spazio del nostro cuore e riempilo della tua luce,
    facci rinascere con te: rendici in te una nuova creazione.
    Con Maria entriamo con gioia
    nel mistero di una attesa totalmente abitata dalla grazia di Dio,
    dal suo amore per noi, dal suo farsi carne per la nostra salvezza.
    Con Maria, madre e sorella nel credere,
    contempliamo l’entrare sconvolgente di Dio nella vita,
    nella semplice quotidianità, nelle tante speranze di popoli, storie e culture,
    nella storia di un mondo che ancora non ha compreso pienamente l’amore.

    O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

    Novena di Natale, quarto giorno: Gesù, l'Emmanuele
    Il dipinto di oggi è: “La Natività”, affrescata da Giotto tra il 1304 ed il 1306, 200 x 185 cm, Cappella degli Scrovegni, Padova

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  • Novena di Natale, terzo giorno: Gesù Figlio di Dio

    Novena di Natale, terzo giorno: Gesù Figlio di Dio

    E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». Ma egli rispose: Sta scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: “Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra». (Mt. 4,3-6)

    Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra natura umana, non siamo più soli e abbandonati. La Vergine ci offre il suo Figlio come principio di vita nuova. La luce vera viene a rischiarare la nostra esistenza, spesso rinchiusa nell’ombra del peccato. Oggi scopriamo nuovamente chi siamo! In questa notte ci viene reso manifesto il cammino da percorrere per raggiungere la meta. Ora, deve cessare ogni paura e spavento, perché la luce ci indica la strada verso Betlemme. Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è «nato per noi», è «dato a noi», come annuncia Isaia (cfr 9,5). A un popolo che da duemila anni percorre tutte le strade del mondo per rendere partecipe ogni uomo di questa gioia, viene affidata la missione di far conoscere il “Principe della pace” e diventare suo efficace strumento in mezzo alle nazioni.

    Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.

    Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
    accarezza il malato e l’anziano!
    Spingi gli uomini a deporre le armi
    e a stringersi in un
    universale abbraccio di pace!
    Invita i popoli, misericordioso Gesù,
    ad abbattere i muri creati
    dalla miseria e dalla disoccupazione,
    dall’ignoranza e dall’indifferenza,
    dalla discriminazione e dall’intolleranza.
    Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,
    che ci salvi liberandoci dal peccato.
    Sei Tu il vero e unico Salvatore,
    che l’umanità spesso cerca a tentoni.
    Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità,
    vieni a vivere nel cuore di ogni uomo
    e di ogni famiglia.
    Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.

    O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

    Novena di Natale, terzo giorno: Gesù Figlio di Dio
    Il dipinto di oggi è: “La Natività”, opera del pittore italiano Alessandro Tiarini, 1630 circa, olio su rame, 97 x 76 cm , Galleria degli Uffizi, Firenze.

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