Tag: comandamento dell’amore

  • La ricetta dell’amore

    La ricetta dell’amore

    Se esiste un passo del Vangelo capace di svelare il segreto dell’universo, è proprio questo: l’amore, incontenibile e sconcertante, capace di ribaltare ogni logica umana! Sei pronto a lasciarti travolgere? Scopriamolo insieme nel mio in(solito) commento a:

    Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo (Marco 12,28-34)

    L’amore… ah, l’amore! Chi lo ha provato sa bene che è una forza travolgente, capace di sollevarti da terra e farti sfidare l’impossibile. Per chi ami davvero, non c’è distanza che tenga, non c’è notte troppo buia, non c’è ostacolo insormontabile. Se a chiamarti è quella voce speciale, salti giù dal letto, attraversi la città e fai il possibile – e l’impossibile – per essere lì. L’amore vero mette l’altro prima di te stesso. Rinunceresti a tutto pur di salvare chi ami da un dolore, una malattia, una caduta nel buio.

    Se queste parole ti risuonano nel cuore, allora vieni con me: facciamo un salto ancora più in alto e pensiamo a Gesù. Lui ha guarito, sfamato, liberato. Ha donato se stesso senza riserve, pur sapendo che ogni suo atto d’amore lo avvicinava sempre più alla croce. Scribi e farisei stringevano il cerchio, l’invidia cresceva, la condanna si faceva sempre più vicina. Eppure, Gesù non si è mai tirato indietro. Mi tornano in mente le parole di quel canto:

    “Non esiste amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici…”

    Non è una frase da canzonetta. È Vangelo puro: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

    E fin qui, forse, riusciamo a capirlo. Dopo tutto, ci sono eroi che danno la vita per chi amano. Ci sono storie di uomini e donne che si sacrificano per salvare gli altri. Ma Gesù è andato oltre. Ha dato la sua vita anche per chi lo odiava, per chi lo ha tradito, per chi lo ha condannato. Per i suoi amici? Certo. Ma soprattutto per i suoi nemici.

    Pensaci un attimo: l’abbiamo lasciato solo. Gli abbiamo preferito Barabba. Ci siamo lavati le mani. Lo abbiamo rinnegato, tradito, abbandonato. Pietro è fuggito. Giuda l’ha venduto. Gli altri apostoli si sono dileguati. Eppure, Gesù ci ha guardati e ha detto:

    “Non vi chiamo più servi, […] ma vi ho chiamato amici” (Gv 15,15).

    Perfino Pilato, Erode, i farisei, coloro che lo hanno condannato e inchiodato alla croce… anche loro erano nel suo cuore. Anche loro erano amati. Anche noi, con le nostre debolezze, i nostri tradimenti, le nostre distanze.

    Ed ecco il punto in cui tutto si ribalta: anche noi siamo chiamati ad amare così. Facile? Per niente. Possibile? Sembrerebbe di no. Perché come si fa ad amare chi ci ha feriti? Come si può perdonare chi ha distrutto vite, chi ha seminato dolore? Come si può amare un nemico? Eppure, Gesù lo ha fatto. E sulla croce ha pregato per chi lo stava uccidendo:

    “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

    Sant’Agostino ci svela il segreto: “Essi infierivano, ed egli pregava. Essi gridavano ‘Crocifiggilo!’, ed egli supplicava: ‘Padre, perdonali’.” L’amore di Gesù è senza misura, senza confini, senza limiti. Lui ha scelto di vincere il male con il bene, non con la spada, ma con la croce.

    E noi? Possiamo provare a seguirlo? Possiamo imparare ad amare così? Se ci sembra impossibile, ascoltiamo ancora Agostino:

    “Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. Non rimarrà in te nulla con cui potrai amare te stesso. Solo allora sarai capace di amare davvero.”

    Gesù ci sfida a un amore che rivoluziona il mondo. E tu, sei pronto ad accettare la sfida? #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Christus Consolator” di Carl Heinrich Bloch, 1875, olio su tela, Brigham Young University Museum of Art

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  • Amare i nemici: missione impossibile? Forse no

    Amare i nemici: missione impossibile? Forse no

    Ammettiamolo: questo comandamento è uno dei più difficili da mandare giù. Gesù, ma come si fa ad amare chi ci ha ferito? A volere il bene di chi ci ha fatto del male? Suona assurdo, vero? Eppure, una via d’uscita c’è. E ti assicuro che non è un vicolo cieco.

    Ecco il mio (in)solito commento a:
    “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Luca 6,27-38)

    «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite chi vi maledice, pregate per chi vi maltratta. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede e a chi prende le tue cose, non chiederle indietro».

    Diciamoci la verità: queste parole suonano impossibili. Pregare per chi ci fa del male? Ok, magari possiamo farcela. Ma amare chi ci avvelena l’esistenza? Addirittura fargli del bene? Qui siamo fuori scala. E allora perché Dio ci chiede una cosa del genere?

    Semplice: perché Dio è amore (1 Giovanni 4,16). E il Suo amore non ha confini. Ama tutti, senza eccezioni, anche chi ha sbagliato di più. Dio non si fa frenare dal nostro peccato, non tiene il conto delle nostre cadute. Lui è come il padre del figliol prodigo: ci aspetta, ci accoglie, ci abbraccia senza fare domande.

    E noi?

    Noi misuriamo tutto con il metro della giustizia umana: “mi hai ferito, e io ti ripago con la stessa moneta”. Ma Dio ragiona in modo diverso. Lui non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe (Salmo 103,9-10). Se lo facesse, chi si salverebbe?

    Ecco la chiave: l’amore di Dio è più forte del male. Ha perfino perdonato chi ha ucciso Suo Figlio! Se Dio è capace di trarre il bene dal più grande dei mali, allora perché non possiamo provare a fare lo stesso, almeno un po’?

    Amare i nemici non significa essere deboli. Non vuol dire farsi calpestare o accettare l’ingiustizia senza reagire. Al contrario! Gesù ci invita a rispondere al male in un modo così inaspettato da spiazzare chi ci ha ferito. Vuole che il nostro amore diventi una scossa, un pugno nello stomaco per la coscienza di chi ci ha fatto del male.

    San Paolo lo dice chiaramente: “Vinci il male con il bene” (Romani 12,21). Non con la vendetta, non con l’odio. Con il bene. Perché l’odio genera solo altro odio, mentre l’amore può spezzare questa catena infernale.

    E allora, quando Gesù dice di porgere l’altra guancia, non ci sta chiedendo di subire passivamente. Ci sta invitando a rompere il ciclo della violenza con un gesto che disarma, che lascia senza parole. Ci sta chiedendo di essere rivoluzionari dell’amore.

    Lo so, non è facile. Anzi, è difficilissimo. Ma alla fine, “Amerai il prossimo tuo come te stesso” significa proprio questo: amare sempre. Anche quando non ricevi nulla in cambio. Anche quando fa male. Anche quando tutto dentro di te vorrebbe urlare vendetta.

    E se non ci riesci?

    Tranquillo. Dio ti ama lo stesso. Non ti chiede la perfezione, ti chiede solo di provarci. Anche un piccolo passo, anche solo il tentativo di perdonare, fa la differenza. Apri uno spiraglio nel cuore, lascia entrare il Suo amore.

    E poi, qualcosa accadrà. Scoprirai che puoi fare cose che mai avresti immaginato. A volte, il miracolo più grande è proprio il perdono.

    Perdona, e sarai perdonato.
    Fai il primo passo, e il resto verrà.

    #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Il Sacro Cuore di Gesù”, di Carl Dietrich, 1842, olio su tela, 84 x 68.7 cm, Collezione privata

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  • Di cosa è fatto di Dio?

    Di cosa è fatto di Dio?

    Se ti stai chiedendo di cosa sia fatto Dio, ecco la risposta: amore puro. Non un amore qualunque, ma quello che non si ferma davanti al peccato, che perdona. Un amore che non si ridimensiona davanti alle nostre debolezze, anzi, cresce. Un amore che non smette di esistere nemmeno se siamo noi a respingerlo.

    Ecco il mio in(solito) commento su: Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso (Matteo 22,34-40).

    San Giovanni, nella sua prima lettera, ci ricorda: “Dio è amore, e chi vive nell’amore è unito a Dio, e Dio è presente in lui” (1 Giovanni 4,16). Il messaggio è semplice e travolgente: Dio ti ama. Punto. Così come sei, senza pretendere di cambiarti. Ti ama per il solo fatto che esisti. Non importa se sei un santo o un peccatore: l’amore di Dio non fa distinzioni.

    Questo è lo stesso amore che spinge Gesù a lasciare novantanove pecore nel recinto per cercare quella smarrita. Quando ci allontaniamo da Lui, soffriamo, ma Lui soffre ancora di più. E quando ci ritrova, non ci rimprovera né ci obbliga a tornare a forza. Ci prende sulle spalle con delicatezza e amore. Perché, come ci insegna il Vangelo di Luca: “Vi sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,1-32).

    Ma attenzione: l’amore di Dio non significa giustificare tutto quello che facciamo. No. Vuol dire che, anche nel nostro errore, quell’amore ci può trasformare e farci migliorare. Non siamo chiamati a cambiare Dio, ma a lasciarci cambiare da Lui. Gesù, il Figlio di Dio, è venuto sulla Terra proprio per questo: per ampliare i nostri orizzonti, per mostrarci che l’amore verso Dio e il prossimo è la base di tutta la Legge e i Profeti. “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il primo e grande comandamento. E il secondo è simile al primo: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22,34-40).

    Questo è il “vino nuovo” di Gesù, un amore che rompe gli schemi e ci invita a guardare oltre, a comprendere che davanti alla grandezza di Dio, molte delle nostre convinzioni perdono significato. Dio non cancella la Legge, ma la porta alla sua pienezza. Eppure, amare il prossimo non è sempre facile. Quando siamo feriti, amare chi ci ha fatto del male sembra impossibile. È qui che interviene la grazia, un dono divino che ci spinge dove non riusciamo da soli. Gesù stesso ha incarnato fino in fondo questo amore, perdonando i suoi carnefici sulla croce (Luca 23,34).

    Dio, compassionevole e misericordioso (Esodo 34,6), ci offre un amore viscerale e gratuito. Questo amore diventa il modello da seguire nel nostro rapporto quotidiano con gli altri: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Giovanni 13,34). Se ci sembra un compito troppo difficile, Sant’Agostino ci offre un suggerimento pratico: “Se amerai Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, non rimarrà in te nulla con cui amare te stesso. Ama, dunque, il Signore!”.

    Il segreto è svuotare il cuore dall’egoismo per riempirlo d’amore per Dio. Solo allora, liberi dai pesi che ci appesantiscono, potremo davvero amare. #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Il Sacro Cuore di Gesù”, di Jonas Rustemas, 1817, olio su tela, Lithuanian Art Fund, Vilnius, Lituania

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  • Quanto è forte l’amore?

    Quanto è forte l’amore?

    Di fronte ai tanti drammi che segnano l’umanità è difficile fare questa scelta: come si può amare un assassino, o peggio ancora chi ha commesso una strage, o chi una strage l’ha permessa…?

    Il mio in(solito) commento a:
    Non c’è altro comandamento più grande di questi (Marco 12,28-34)

    Non sempre il nostro concetto di amore corrisponde a quello di Dio. Io stesso, che scrivo queste righe, confesso di non essere sempre capace ad amare in quel modo, ampio ed incondizionato, che ci chiede Gesù. Questo non vuole affatto dire che l’amore che proviamo per la persona che sta al nostro fianco o per i nostri figli sia sbagliato. Anzi! Amare ci avvicina a Dio, perché l’amore è l’essenza stessa di Dio (cfr. 1Giovanni 4,8). Ma Dio vede l’amore in modo molto più ampio di come lo intendiamo noi.

    Ci viene facile spostare le montagne per chi condivide con noi un tetto, una vita, affetti e progetti, ma troppo spesso non riusciamo proprio ad amare chi ci ha fatto del male, i nostri nemici, quelli che ci perseguitano e ci fanno soffrire. Eppure è questa la strada indicata e percorsa da Gesù per la nostra salvezza: “Amerai il Signore tuo Dio […] e amerai il tuo prossimo come te stesso” (cfr. vv. 30-31). E ancora: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5,44-45).

    Di fronte ai tanti drammi che segnano l’umanità è difficile fare questa scelta: come si può amare un assassino, o peggio ancora chi ha commesso una strage, o chi una strage l’ha permessa, magari perché non ha adottato tutte le precauzioni atte ad evitare un grave incidente… Come si possono amare le persone che cercano solo il proprio tornaconto? Per quanto ci potremo impegnare quasi mai (oserei dire mai) ci riusciremo. Ciascuno di noi sa quanto sia davvero difficile lottare contro la tentazione di ripagare con altro male il male che riceviamo. Sappiamo anche quanto sia complicato provare amore verso chi, con noi, si comporta come un nemico. Eppure Gesù ce lo chiede. Ma, prima ancora di chiedercelo, lo ha fatto Egli stesso: tradito, abbandonato, sbeffeggiato, torturato, Gesù disse dalla croce: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (cfr. Luca 23, 34).

    Scrive Sant’Agostino: “Quando dunque egli pregava dalla croce, vedeva e prevedeva; vedeva tutti i suoi nemici, ma prevedeva che molti di essi sarebbero diventati suoi amici, e perciò pregava per loro il perdono. Essi infierivano, ed egli pregava. Essi dicevano a Pilato: Crocifiggilo! ed egli supplicava: Padre, perdonali. Pur trafitto crudamente dai chiodi, egli non perdeva la sua dolcezza”. L’amore di Gesù non conosce confini, la misura di Gesù è l’amore senza misura. Gesù ci ha amati fino alla fine: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15,13).

    Dio sa che il male si vince solo col bene. Ed è in questo modo che ci ha salvati: non con la spada, ma attraverso la croce. Il Signore ripeterebbe anche a noi le parole che rivolse a San Pietro nel Getsemani, quando il primo degli apostoli tentò di salvare Gesù dall’arresto ferendo ad un orecchio Malco, servo del sommo sacerdote: «Rimetti la spada nel fodero» (Gv 18,11). Dunque l’amore viscerale e gratuito che Dio, “compassionevole e misericordioso” (Es 34,6), prova per tutti noi, diventa il “prototipo” di quel sentimento che a nostra volta noi dovremmo provare nella quotidianità verso il prossimo: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (cfr. Gv 13,34). 

    Se ancora questo comandamento ci sembrerà distante proviamo a leggerlo con l’aiuto di Sant’Agostino, che ci propone una ricetta semplice da seguire:  “Se amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, non rimarrà in te nulla con cui tu potrai amare te stesso. Ama dunque, ama il tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente!”. Dobbiamo svuotarci di egoismo e narcisismo per riempire il nostro cuore con l’amore per Dio. Solo allora, dopo aver abbandonato i sentimenti che deturpano la nostra natura umana, saremo capaci di amare davvero #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Il Sacro Cuore di Gesù” della Basilica di San Crisogono in Trastevere, Roma

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  • Ma davvero Gesù ci sta chiedendo una cosa impossibile?

    Ma davvero Gesù ci sta chiedendo una cosa impossibile?

    Se ora vi state preoccupando e vi state chiedendo come potrete essere simili a Dio se proprio non riuscite a perdonare, o ad amare il vostro nemico… ebbene… confidate in questo:

    Il mio in(solito) commento a:
    Amate i vostri nemici (Mt 5,43-48)

    Certo Siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. E allora Gesù ci chiede di lasciarci alle spalle odio, invidia e tutti gli altri sentimenti negativi. Allontanarci dalle tenebre per abbracciare la luce. E la luce è la Parola ed il pensiero di Dio. Ma è anche quel sole che lo stesso Dio “fa nascere sui cattivi e sui buoni” (v. 45). 

    Eh sì, è già difficile mettere da parte i sentimenti negativi, ma… non basta: Gesù ci chiede di non giudicare. Perché perfino Dio, nella sua grande magnanimità, premette che il sole sorga sui buoni e sui cattivi, che piova tanto sui giusti quanto sugli ingiusti. Anche se peccatori, amici cari, anche se sbagliamo, tutti, ma davvero tutti, siamo figli dello stesso Dio. E, soprattutto, tutti siamo amati ugualmente da Dio

    No, non dobbiamo giudicare, perché anche quello che noi riteniamo essere il peggiore degli uomini, potrebbe in realtà passare davanti a noi nel Regno dei cieli: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio» (Matteo 21,31). 

    E che dire di San Disma, il buon ladrone? Una vita a rubare e truffare, si guadagnerà il Paradiso sulla croce. Sì, perché, amici cari, Dio è più grande anche del nostro peccato. E dunque, fino all’ultimo istante, fino all’ultimo anelito di vita, ci lascia la possibilità di riconoscere i nostri errori, convertirci e guadagnare la salvezza. Ecco l’amore di Dio: generoso, sconfinato, inarrestabile, inesauribile ed impetuoso. Un amore che scende da Dio sulla terra, per toccare ciascuno di noi, indipendentemente da età, sesso, condizione sociale, istruzione, abitudine a peccare od a comportarci in modo virutoso. 

    Tutti noi veniamo accarezzati dall’amore di Dio. Quando parliamo di “nemici” non dobbiamo pensare a chissà quali persone diverse e lontane da noi; parliamo anche di noi stessi, che possiamo entrare in conflitto con il nostro prossimo, con i nostri amici. Ecco che anche noi sbagliamo. Anche noi pecchiamo. Non riteniamoci immuni! 

    Se ora vi state preoccupando e vi state chiedendo come potrete essere simili a Dio se proprio non riuscite a perdonare, o ad amare il vostro nemico… ebbene… confidate in questo: abbiate fiducia nel fatto che Dio ci ama anche se noi non siamo capaci ad amare nello stesso modo. Ci vuol bene per il semplice fatto che esistiamo.

    #Santanotte amici! Amati da Dio, impariamo a nostra volta ad amare e il nostro cuore si riempirà di Dio! 🙂 🙂 🙂

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Il Sacro Cuore di Gesù”, di Luigi Guglielmino, 1960, olio su tela, Chiesa della Consolata, Torino

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  • Ecco la ricetta dell’amore!

    Ecco la ricetta dell’amore!

    Un racconto affascinante, contenuto in un manoscritto del II sec. d.C. ci parla di un episodio che non troviamo nei quattro Vangeli canonici.

    Il mio in(solito) commento a:
    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Giovanni 15,9-17)

    Quando tutto sembra finito, è lì che inizia. Il tempo del Figlio dell’Uomo sulla terra è agli sgoccioli, ma il tempo del Figlio di Dio con l’uomo è l’eternità: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20), ha promesso. 1250 anni prima di Gesù, Dio disse a Mosè: “Io sarò con te” (Esodo 3,12). 740 anni prima della nascita di Cristo Isaia profetò: “Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un Figlio, che chiamerà Emmanuele” (Isaia 7,14). Ed il nome Emmanuele, ha spiegato san Matteo: “Significa Dio con noi” (Mt 1,23). La promessa di Dio fatto Uomo la troviamo già nel nome. Siamo all’Ultima Cena, nel discorso d’addio. Tra poche ore Gesù verrà tradito, catturato, rinnegato, torturato e messo a morte.

    Tutto è finito. Si chiude il sipario. Si spengono le luci. il pubblico in sala esce: “Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio”. (Marco 15, 33). Gli stessi discepoli, uno ad uno, abbandoneranno la città: i pescatori, dimenticando per un attimo di essere diventati “pescatori di uomini” (cfr. Matteo 4,19), si rifugeranno sul mare di Galilea e riprenderanno ad occuparsi della cosa che viene loro più naturale: pescare pesci, o almeno tentare di farlo, salvo poi rendersi conto che senza di Lui non potranno far nulla (cfr. Giovanni 15,4). Gli abitanti delle campagne torneranno ai loro paesi, come fecero i discepoli di Emmaus (cfr. Luca 24,13-35).

    Invece no, non è finito niente! Laddove il buio aveva oscurato il sole apparirà una luce sfolgorante: quella della Risurrezione. Gesù, Dio-con-noi, continua a camminare insieme a noi. Cammina sulle strade di Emmaus, insieme ai discepoli scoraggiati che si rincuorano vedendolo spezzare il pane.

    Cammina insieme agli apostoli rifugiatisi sul mare della Galilea e li incoraggia a riprendere a pescare, prima pesci, poi di nuovo uomini.

    Continua a camminare insieme a noi, anche oggi, anche ora. Lui è qui, nascosto in queste lettere che si spezzano come Pane. E’ qui, che entra nel nostro cuore mentre leggiamo e ci nutre. E’ qui e ci dice: non ti preoccupare, lo so che è difficile affrontare la vita, il lavoro, i problemi di salute… ma io sono qui. Con te. Gesù dice anche a noi: suvvia! Non ti scoraggiare, getta le reti dall’altro lato della barca e le rialzerai piene di pesce!

    Perché: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (v. 13). E Gesù l’ha data per noi! Sapete, amici cari, io sono persuaso che Gesù dovesse morire per salvarci davvero, per liberare le anime dei defunti che attendevano, a causa del peccato originale, sospese nel limbo.

    Per aprirci la strada che ci permetterà di ritrovarci insieme a Lui in Paradiso: “Gesù patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte”, lo recitiamo nel Simbolo degli Apostoli. Scrive San Pietro nella sua prima lettera: “Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione” (1Pietro 3:18-20).

    E’ affascinante il racconto che leggiamo in un manoscritto risalente al II secolo d.C., che fa parte del cosiddetto Ciclo di Pilato e che narra i dettagli della discesa agli inferi di Gesù: “Giunse negli inferi il Signore in forma umana: illuminò le tenebre eterne, sciolse i vincoli indissolubili e visitò noi che sedevamo nelle tenebre profonde dei nostri delitti e nell’ombra di morte dei nostri peccati. […] Allora Gesù, calpestando la morte, afferrò il principe Satana e lo consegnò in potere dell’Infero, e attrasse Adamo al suo splendore. […] Voi che siete stati dannati a causa dell’albero, del diavolo e della morte, vedete ora il diavolo e la morte dannati a causa dell’albero” (Vangelo di Nicodemo, 5-1,8-1).

    Eccola la salvezza! Eccola la morte, vinta da Gesù! Il tempo degli inferi, il luogo che non era nè Inferno nè Paradiso, dove i defunti soggiornarono nell’ombra, dal giorno del Peccato Originale alla Risurrezione di Gesù, è finito! Da questo momento si aprono le porte del Paradiso per tutti quelli che vorranno camminare con Gesù!

    #Santanotte amici! Gesù è morto – e Risorto – per noi, per condurci con sè in Paradiso. Come fece con Adamo. 🙂 🙂 🙂

    Alessandro Ginotta

    L’immagine di oggi è: “La discesa agli inferi di Gesù”, affresco di Andrea di Bonaiuto, 1366-67,
    Capellone degli Spagnoli, Chiostro Verde di Santa Maria Novella

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  • Vuoi essere felice, o preferisci avere sempre ragione?

    Vuoi essere felice, o preferisci avere sempre ragione?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,1-8)

    In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
    Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ecco l’uomo saccente che vuole addirittura insegnare a Dio come rispettare la Legge. Sono 10 i Comandamenti che Dio consegnò a Mosè sul Monte Sinai, ma, con il tempo, scribi e farisei hanno aggiunto precetti nel tentativo di codificare ogni cosa, ogni comportamento, ogni occasione. Così, ai tempi di Cristo, la Legge era diventata un labirinto di codici, difficili da rispettare tutti insieme: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13). Sulla Legge, tra Gesù e farisei c’è scontro aperto.

    Tuttavia Gesù ha anche detto: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17). Ma allora questa Legge vale o non vale? Il sabato si possono raccogliere le spighe per mangiarle? Si può guarire un paralitico il sabato? 

    San Paolo scrive: “In lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio […] Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e […], perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla Croce” (cfr. Colossesi 2,12-15). E ancora: “Ora però siamo stati liberati dalla legge” (Romani 7,6). “Non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia” (Romani 6,14).

    Gesù è venuto per portare a compimenoto la legge: il verbo greco che troviamo in questo passo è: “pleròo” che possiamo rendere anche come “valorizzare”. E questo ha fatto Gesù! Ha valorizzato la Legge Mosaica traducendo le centinaia di precetti nell’essenziale, il comandamento nuovo, più importante di tutti, quello che tutti li riassume: il comandamento dell’amore!

    Al dottore della legge che gli chiese quale fosse il più grande comandamento Gesù rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,36-40). Rispettare tutti i precetti è difficile? Eccolo il comandamento che “porta a compimento” la Legge: l’amore!

    L’amore è più forte della Legge. Il perdono è più forte dell’odio. La vita è più forte della morte.

    Misericordia io voglio e non sacrifici” (v. 7). Dobbiamo pensare alla nostra trave e non cercare la pagliuzza nell’occhio del vicino. Dobbiamo perdonare i nostri nemici e non accusarli. Dobbiamo aprire le porte del Regno dei Cieli e non richiuderle davanti agli uomini. “Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato” (v. 8).

    Concludo con le parole di Papa Francesco: “Misericordia io voglio”, cioè la lealtà di un cuore che riconosce i propri peccati, che si ravvede e torna ad essere fedele all’alleanza con Dio. “E non sacrificio”: senza un cuore pentito ogni azione religiosa è inefficace! Gesù applica questa frase profetica anche alle relazioni umane: quei farisei erano molto religiosi nella forma, ma non erano disposti a condividere la tavola con i pubblicani e i peccatori; non riconoscevano la possibilità di un ravvedimento e perciò di una guarigione; non mettevano al primo posto la misericordia: pur essendo fedeli custodi della Legge, dimostravano di non conoscere il cuore di Dio! È come se a te regalassero un pacchetto con dentro un dono e tu, invece di andare a cercare il dono, guardi soltanto la carta nel quale è incartato: soltanto le apparenze, la forma, e non il nocciolo della grazia, del dono che viene dato! (Papa Francesco, Udienza Generale 13 aprile 2016).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto: guardo anch’io solo la forma, oppure ci metto dentro il cuore? Ho sempre ragione io… (e basta) oppure sono disposto ad ascoltare, capire e perdonare? E ancora (questa è di attualità “pungente”): Sono forse anch’io un po’ fariseo? Mi interessa di più da che parte dell’Altare si celebra la Messa, oppure lodare e dimostrare il mio amore a Dio?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!  Non permettere che si paralizzino di fronte a norme e consuetudini senza senso… Fa’ che il loro cuore sia sempre aperto e che siano sempre in grado di compiere scelte di misericordia e di amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    L'immagine di oggi è “La Trasfigurazione”, affresco di Beato Angelico, 1440 circa, 189×159 cm, Museo nazionale di San Marco, Firenze
    L’immagine di oggi è “La Trasfigurazione”, affresco di Beato Angelico, 1440 circa, 189×159 cm, Museo nazionale di San Marco, Firenze

    Alessandro Ginotta

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  • Che c’entra il dono con il perdono?

    Che c’entra il dono con il perdono?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
    Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
    Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
    Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ieri abbiamo visto Gesù tradurre nel “linguaggio di Dio” (che è l’amore) le centinaia di precetti che i farisei avevano codificato cercando di interpretare la Parola di Dio (ed abbiamo constatato che ci sono riusciti particolarmente male…).

    Il discorso prosegue oggi e Gesù ci fa questo esempio:

    Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio” (v. 21). Eh sì! cosa dice il comandamento dell’amore? : “Ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso“. Se amo perdono e non mi adiro con il mio fratello. Se non mi adiro non offendo. Se non offendo non odio (e lui non mi odierà). Senza odio non c’è neppure la violenza. Se non c’è violenza non c’è l’assasinio. Se amo non uccido.

    Dunque è davvero così: il comandamento dell’amore è superiore a tutti gli altri. E’ la sintesi perfetta. E’ l’amore, quello vero, puro e disinteressato, che può rendere la nostra giustizia superiore a quella dei farisei (cfr. v. 20).

    Ma attenzione: “La lingua uccide più della spada”. Spesso usiamo questo detto senza ricordare che lo troviamo proprio nella Bibbia. Il libro del Siracide riporta: “La spada uccide tante persone, ma ne uccide più la lingua che la spada. Fortunato chi è al riparo dei suoi colpi e chi non ha provato il suo furore, chi non ha dovuto portare il giogo della lingua e non è mai stato legato con le sue catene” (Sir 28, 18-19).

    Oggi Gesù ci mette in guardia dalle ferite che può provocare la nostra lingua: “Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: Pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna” (v. 22). Il giudizio avventato, la critica malvagia, il pettegolezzo velenoso, l’indifferenza… ci sono mille modi per “uccidere”. Le ferite dell’anima sono le peggiori da rimarginare e, se trascurate, possono trasformarsi in lacerazioni profonde.

    E come possiamo fare per non trascurare queste ferite? Ci viene in soccorso il perdono!

    Il perdono è il maggiore dei doni. La stessa parola perdono deriva dal latino: “per-“, che è una particella “intensiva” che indica compimento; e “dono”, che è appunto il “dono”. Quindi il perdono è un dono completo. Perdonare significa letteralmente: “donare completamente“. Donarsi completamente agli altri, donare il proprio cuore. C’è bisogno di amore per questo! Devo proprio amare per per-donare.

    Chi non sa perdonare non ha ancora conosciuto la pienezza dell’amore“, ha detto Papa Francesco aprendo la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore: la forza del perdono è il vero antidoto alla tristezza provocata dal rancore e dalla vendetta. Il perdono apre alla gioia e alla serenità perché libera l’anima dai pensieri di morte, mentre il rancore e la vendetta sobillano la mente e lacerano il cuore togliendogli il riposo e la pace.

    Dunque l’amore verso Dio e verso il prossimo è il più grande di tutti i comandamenti. Dobbiamo amare Dio ed amarlo pienamente, ma… non lo possiamo amare pienamente se il nostro cuore non sarà libero dal rancore. Ecco che, se ci stiamo avvicinando all’altare, ma il nostro cuore è pesante… Gesù ci dice: “lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (v. 24). Siamo chiamati prima a riconciliarci con i nostri fratelli che ci hanno offeso o che sono stati offesi da noi, perchè: “Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello” (Mt 18,35).

    Chissà quante volte, magari un po’ distrattamente, abbiamo recitato queste parole: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12). Dio ci perdonerà solo se noi, a nostra volta, avremo perdonato i nostri debitori.

    Eccola, la legge dell’amore: se avremo perdonato, il nostro cuore sarà leggero e libero di accogliere quell’intenso, sconfinato, sublime, incommensurabile, indescrivibile Amore che il nostro Dio riverserà in noi. E sarà gioia piena.

    Cari amici le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Sono capace di perdonare mio fratello? E se il male l’ho commesso io, sono capace di chiedergli perdono? Quanto veramente sono consapevole dell’amore che Dio prova per me? Anche quando sbaglio Dio mi ama, mi perdona, mi accoglie; lo ringrazio per questo?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Aiutali a fare spazio nel loro cuore, liberarlo dal rancore, ed accogliere il tuo infinito Amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Che c'entra il dono con il perdono?
    Il dipinto di oggi è “La visione di San Francesco alla Porziuncola – il Perdono” del pittore spagnolo Bartolome Esteban Murillo, 1667, olio su tela, 206 x 146 cm, Museo del Prado, Madrid, Spagna

    Alessandro Ginotta

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  • Quanto amore c’è nel mio cuore?

    Quanto amore c’è nel mio cuore?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,17-19)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Se al tempo di Gesù fossero esistiti i bignami… probabilmente si sarebbe potuta scegliere questa frase come estrema sintesi del Vangelo: “Ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso“. Sono le parole che Gesù ci ha indicato come il primo di tutti i comandamenti.

    Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli” (Esodo 24,12). Dio consegnò a Mosè le tavole della legge. Dieci comandamenti. Ma l’uomo è complicato. Il serpente poi sussurra sempre al suo orecchio, cavilla, divide, confonde… così l’uomo, incapace di mettere in pratica i Dieci Comandamenti, pretese di sostituirsi a Dio e tentò di interpretarli. Gli uomini di Dio fecero del loro meglio, ma nella confusione generale nacquero oltre 600 precetti, difficili da ricordare, complicati da rispettare.

    Gesù  non cancella questi precetti, ma è critico verso scribi e farisei che li hanno codificati: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei” (Mt 23,2) dirà riferendosi proprio a coloro che hanno interpretato i Comandamenti ricevuti da Mosè: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23,3). Più avanti aggiungerà: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13). Moltiplicando i precetti, scribi e farisei hanno reso di fatto così difficile conoscerli tutti e rispettarli che… è come se avessero creato una barriera: hanno chiuso le porte del Regno dei Cieli.

    I precetti di per sè sono buoni, se presi singolarmente, tantè che Gesù stesso mette in guardia: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (v. 17). Ed ecco che si compie il miracolo: i precetti, troppi e difficili da ricordare, vengono “portati a compimento”. Gesù li sublimerà: non vengono abrogati, come una legge, ma perfezionati con una lettura più alta, più completa, più… divina, come solo il Figlio di Dio poteva fare: Dio, che è Amore (cfr. 1Gv 4,8) ama le sue creature, che devono amare Lui e amarsi a vicenda. Così tutti i comandamenti e tutti i precetti, possono essere ricondotti ad uno solo: L’amore.

    Gesù era pratico, parlava sempre con gli esempi per farsi capire.  A costo di sembrare ovvio, farò un esercizio per applicare questa “sublimazione” ai Dieci Comandamenti (ma si potrebbe fare con ciascuno dei precetti):

    1. Io sono il Signore, tuo Dio… Non avere altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine… Non ti prostrerai davanti a quelle cose…
      Amare Dio.
    2. Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio… Amare Dio.
    3. Ricorda di santificare le feste… Amare Dio.
    4. Onora tuo padre e tua madre… Amare il prossimo.
    5. Non uccidere. Amare il prossimo. Se amo mio fratello, non lo ucciderò.
    6. Non commettere adulterio. Amare il prossimo. Se lo amo, non causerò dolore al coniuge tradito.
    7. Non rubare.  Amare il prossimo. Non danneggerò il fratello che amo.
    8. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Amare il prossimo. Non farò del male a mio fratello.
    9. Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Amare il prossimo. Causerei inutilmente dolore.
    10. Non desiderare la casa del tuo prossimo… né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo. Amare il prossimo. L’invidia causa litigi che possono sfociare in prepotenze e violenze. Se amo mio fratello che possiede queste cose, voglio il suo bene, non gli porterò via nulla.

    Visto? Tutto si può tradurre con la legge dell’amore, la legge di Dio.

    Concludo con le parole di Papa Francesco: “Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all’elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento”. E ancora: “In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti: non sono precetti e formule; ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio“.

    Cari amici le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Sono capace di riconoscere il volto di Dio nel fratello che mi sta accanto? Quanto amo Dio? E quanto amo mio fratello? Davanti ad una persona che ha bisogno di aiuto, mi perdo, come scribi e farisei, in mille distinguo… oppure la aiuto incondizionatamente e indipendentemente dal colore della sua pelle, dal suo status sociale, dal suo credo?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Aiutali ad amare Te, e tutti i fratelli, come Tu ci hai insegnato!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Quanto amore c'è nel mio cuore?

    Il dipinto di oggi è “Cristo Risorto appare a Maria Maddalena” del pittore russo Alexander Andreyevich Ivanov, 1835, olio su tela, 240 × 321 cm, State Russian Museum, San Pietroburgo

    Alessandro Ginotta

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