Tag: commento al Vangelo

  • Sai dire quanto ami Gesù?

    Sai dire quanto ami Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,15-19)

    In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
    Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
    Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
    Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    E’ l’alba. Ci troviamo sul lago di Tiberiade. Gesù è già stato crocifisso, ma non è ancora asceso al cielo. Gli Apostoli sono intimoriti e smarriti. Non stanno neppure più tutti insieme…  Tutto sembra finito. La morte del Maestro ha “infranto” il loro sogno. Che fare? San Pietro decide di tornare all’occupazione di prima… riprende a pescare (o meglio, tenta di farlo). Sei apostoli sono con lui sulla barca, lo hanno seguito. Degli altri non si sa nulla.

    In tutta la notte però… i discepoli non sono riusciti a prendere neppure un pesciolino. Si sono affaticati inutilmente. Gesù li aveva avvisati: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Ed ecco Gesù, che compare sulla riva del lago: “«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci” (Gv 21,6).

    Senza Gesù non possiamo nulla. Con Lui accanto anche le difficoltà apparentemente più insormontabili si riescono a superare. Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,20). Grazie Gesù! Lo diciamo tutti insieme? Grazie Gesù!

    Ma entriamo nel cuore della parabola. Avete notato che ho sottolineato “è l’alba“. “Se uno cammina di giorno, non inciampa […] ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce” (Gv 11,9). L’evangelista Giovanni non lascia nulla al caso e, si può dire che scriva con la luce. Ricordate il passo che riguarda Giuda nel Cenacolo? “Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte” (Gv 13,30). La notte più buia della storia dell’uomo. Quella in cui Gesù fu tradito.

    Là era notte, qui è l’alba. L’alba di una nuova era. La nascita della Chiesa. Pasci le mie pecore”. Gesù sta per ascendere al cielo. San Pietro sarà il suo vicario in terra.

    Sì, proprio San Pietro, che per tre volte ha rinnegato Gesù. Ora per tre volte dovrà confermarne l’amore. Tre negazioni, tre dichiarazioni d’amore. (E’ tardi… ma mi preme ancora di farvi notare una cosa, prometto che non mi dilungherò…). Mettiamo a confronto le tre domande con le tre risposte:

    mi ami più di costoro?”  “lo sai che ti voglio bene” (v. 15)
    mi ami davvero?”  “tu sai che ti voglio bene” (v. 16)
    mi vuoi bene?”  “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene” (v. 17)

    Pietro, Pietro… non riesci proprio a dire a Gesù che lo ami, vero? Ma non importa! Guardate cosa fa Gesù: comprende che San Pietro non è in grado di amarlo, almeno non così tanto come Lui lo ama… non così tanto come Lui ci ama. Noi non riusciamo a ricambiare appieno l’infinto amore di Gesù, nonostante Lui abbia dato la sua vita per noi. E allora Gesù “si abbassa”. Scende al nostro livello e la terza volta dirà: “mi vuoi bene?“. Non più “mi ami” ma “mi vuoi bene!”.

    Amici, la domanda di oggi è: io, amo Gesù? Sono in grado di dirgli “ti amo”? Oppure mi limito a dirgli “ti voglio bene”? E ancora, sono pronto a fidarmi ciecamente di Gesù? Sono pronto a tornare al largo e gettare le reti dall’altra parte, oppure mi ostino a voler fare “senza di Lui”? La mia fede è grande almeno come un granellino di polvere?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco, amali come sai fare solo Tu!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Sai dire quanto ami Gesù?

    Il dipinto di oggi è “La Pesca Miracolosa”, del pittore fiammingo David Teniers, detto il Giovane, 1650 circa, olio su tela,  76,5×110 cm, Old Masters Gallery, Mosca (Russia).

    Alessandro Ginotta

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  • Un solo Spirito, un solo corpo: come potremo diventare una cosa sola con Dio.

    Un solo Spirito, un solo corpo: come potremo diventare una cosa sola con Dio.

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,20-26)

    In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
    «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
    E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
    Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
    Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ieri abbiamo visto, in una pagina piena di amore e poesia, l’inzio della preghiera che Gesù rivolge al Padre, prima di uscire dal Cenacolo. Il Vangelo di Giovanni ci presenta qui il seguito:

    Lo sguardo di Gesù si allarga, ora non prega più solo per gli Apostoli, ma “ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola” (v. 20). Dunque la Parola e la parola: Voi stessi mi sarete testimoni, perché siete con me fin da principio” (Gv 15, 27). I discepoli proclameranno il Vangelo e la loro parola potrà salvare gli uomini.

    La nostra salvezza è il fine ultimo di Gesù. Salvare tutti gli uomini: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto” (Gv 17,12). Il Figlio di Dio, fattosi uomo, ha dato la sua vita per noi, per farci come Lui: “perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi” (v. 21).

    Una cosa sola con Gesù, una cosa sola con il Padre.  Come diceva San Paolo: “Un solo Spirito, un solo corpo” (cfr. 1Cor 12,13). L’uomo, la creatura, nata dall’amore di Dio, al termine dei suoi giorni si potrà riunire con lo stesso Dio. Tornare al Padre, ma, in un certo senso, anche tornare nel Padre.

    Lo abbiamo visto nei giorni scorsi: Dio è amore. Un amore immenso, incommensurabile e incontenibile. Amava così tanto che questo amore è fuoriuscito da Lui ed ha creato il mondo e tutte le cose. Ha creato l’uomo, a Sua immagine e somiglianza. Dio ci ha amati così tanto da mandare in mezzo a noi Suo Figlio, Gesù, che ha dato la vita per noi uomini e per la nostra salvezza.

    Ci ha amati così tanto che non ci ha voluto dare limitazioni. Non ci costringe a nulla. Se vogliamo possiamo anche sbagliare. Se vogliamo possiamo anche commettere il male. Il libero arbitrio. Se sceglieremo il male, ci perderemo. Ma se sceglieremo la via del bene, se seguiremo la Parola di Dio, se seguiremo la parola degli Apostoli, se seguiremo la Chiesa – che oggi ci guida e ci tiene uniti sulla terra – alla fine dei giorni potremo riunirci a Lui. Riunirci a Gesù. Riunirci al Padre. Lo Spirito Santo ci permetterà di diventare una cosa sola con Dio. Immersi nell’infinito amore di Dio: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo” (v. 24).

    Amici, la domanda di questa sera è: dove sono oggi? Sono con Gesù, vivo in Gesù, oppure… mi perdo “nel mondo”? Sono aperto allo Spirito Santo che mi renderà una cosa sola con i miei fratelli, oppure covo rancori, rivalità, gelosie… e mi perdo nel mio individualismo? Ascolto e metto in pratica la Parola di Dio?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco, custodiscili nel tuo infinito amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Un solo Spirito, un solo corpo: come potremo diventare una cosa sola con Dio.

    Il dipinto di oggi è “La Madonna della Misericordia”, di Fra Bartolomeo (Bartolommeo di Pagholo), olio su tela, 1515,
    Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca

    Alessandro Ginotta

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  • Potremo mai essere una sola cosa con Dio?

    Potremo mai essere una sola cosa con Dio?

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,11-19)

    In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
    «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
    Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
    Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Una cosa sola con Dio, una cosa sola con Gesù. Sembra impossibile, vero? Eppure è proprio questo che ci dice Gesù. Per capirlo meglio facciamo un piccolo passo indietro. Ricordate la parabola della vite e dei tralci?Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). L’amore di Dio scorre come linfa attraverso Gesù-vite e nutre tutti noi, uomini-tralci. E’ l’amore di Dio che vivifica. E’ Lui la sorgente di tutto.

    Dio cosa fa? Dio Ama.

    Una risposta breve solo apparentemente, perchè concentra “tutto”. Noi esistiamo grazie all’amore di Dio. Lo ha spiegato con parole semplici, ma molto efficaci, Papa Francesco nel suo discorso alla Festa delle Famiglie di Philadelphia (26 settembre 2015): “Una volta, un bambino mi ha chiesto – voi sapete che i bambini chiedono cose difficili – mi ha chiesto: «Padre, che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?». Vi assicuro che ho fatto fatica a rispondere. E gli ho detto quello che dico adesso a voi: prima di creare il mondo Dio amava, perché Dio è amore; ma era tale l’amore che aveva in sé stesso, l’amore tra il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo, era così grande, così traboccante – questo non so se è molto teologico, ma potete capirlo – era così grande che non poteva essere egoista; doveva uscire da sé stesso per avere qualcuno da amare fuori di sé. E allora Dio ha creato il mondo”.

    La creazione è un’emanazione dell’amore di Dio. Un sentimento talmente forte che si concretizza e si materializza. Tutto si muove grazie a questo amore. Il nostro cuore pulsa per l’amore di Dio, il sole sorge per l’amore di Dio… la natura sboccia rigogliosa per l’amore di Dio. Il grano che cresce nei campi, la rondine che si alza in cielo, un bambino che nasce… tutto è espressione di quell’incontenibile sentimento che è l’amore di Dio!

    Noi uomini siamo davvero piccini confronto a Lui. Possiamo forse provare a spiegare la vita con la scienza, ma… risalendo all’origine ci scontreremo sempre con una domanda: perchè? Perchè la materia si è formata? Perchè è nato l’universo, perchè c’è stato il big bang? Perchè… gli atomi che compongono l’uomo gli permettono di amare? Di provare sentimenti? Perchè, perchè…

    Non so se riusciremo mai a rispondere a tutte queste domande con i limiti della ragione. Ma se ci dimenticheremo per un istante di pensare con la mente, ed inizieremo a contemplare lo straordinario miracolo della creazione con il cuore… scopriremo che non c’è bisogno di spiegare nulla! E’ tutto così chiaro! Tutto è amore! Questa “energia” uscita da Dio – che “amava troppo” – ci permette di esistere.

    E… al termine dei giorni torneremo a riunirci e partecipare pienamente di questo straordinario amore di Dio: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi” (v. 11).

    Allora amici, eccoci giunti alle domande di oggi: voglio sempre spiegare tutto con la ragione, perdendomi in mille pensieri e domande, oppure qualche volta “penso con il cuore” come vorrebbe Gesù? Sento questo flusso di amore, questa forza dello Spirito Santo, che attraverso il Padre ed il Figlio si riversano su di me? O sono “impermeabile” a questi sentimenti? E ancora… sono capace di riversare questo amore che proviene da Dio sui miei fratelli, o cerco di tenerlo tutto per me?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco, custodiscili nel tuo infinito amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Potremo mai essere una sola cosa con Dio?

    Il dipinto di oggi è “Cristo trionfa sulla morte e sul peccato”, del pittore fiammingo Peter Paul Rubens, olio su pannello, 1615-1616, Museo delle Belle Arti, Strasburgo

    Alessandro Ginotta

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  • Vuoi la Vita Eterna? Inizia a viverla così!

    Vuoi la Vita Eterna? Inizia a viverla così!

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,1-11)

    In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
    «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
    Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
    Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
    Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Dopo l’addio di Gesù ai dicepoli, che abbiamo visto nei brani che la Liturgia ci ha proposto in queste settimane, inizia qui la preghiera di Gesù, l’intenso dialogo con il Padre, che accompagnerà il Figlio nella sua Passione.

    Tutto è compiuto. Come dirà lo stesso Gesù sulla croce. (Gv 19,30). La missione di Cristo sulla terra è conclusa.  “E’ venuta l’ora” (v. 1). E’ il momento di dare al mondo ed ai discepoli l’estrema testimonianza del suo amore: li amò sino alla fine” (Gv 13, 1). “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Amate sino alla fine, fate questo in memoria di me…“.

    Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (v. 3). La Vita Eterna. Non solo vivere per sempre, ma anche vivere pienamente, una vita che è piena è una vita autentica e, per questo, è sottratta alla morte: la vera Vita Eterna è quella che sperimenteremo in Paradiso, ma in realtà possiamo già fare in modo che inizi qui, in questo mondo.

    Vivere, non vivacchiare. Lo diceva il beato Piergiorgio Frassati. Lo ha ripetuto più volte anche Papa Francesco.

    Vivere una vita autentica e piena, di amore per il prossimo, di relazioni, permette di avvicinarsi alla Vita Eterna, anzi, ne è l’inizio. Al contrario vivacchiare… tirare avanti… come qualche volta siamo tentati di fare… è l’anticamera della morte. Chi vive tanto per vivere, trascinandosi stancamente e in modo disattento, apatico, in realtà è come se fosse già morto. Costui non avrà la Vita Eterna!

    Ma Attenzione! Gesù ci dice che la Vita Eterna è anche (e soprattutto, oserei precisare io) conoscenza di Dio! Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (v. 3).  La conoscenza di Dio diventa vita eterna. Una conoscenza che non è solo quella “del sapere”, ma una conoscenza intesa nel senso della Sacra Scrittura, cioè un diventare “una cosa sola” con l’altro.

    “Conoscere Dio, conoscere Cristo significa sempre anche amarLo, diventare in qualche modo una cosa sola con Lui in virtù del conoscere e dell’amare”. (Benedetto XVI).

    Cercare Dio, fare l’esperienza della Sua Parola. Leggere il Vangelo e metterlo il pratica. Nella vita di tutti giorni. Nella vita vera. Una vita che è fatta di amore “fino alla fine“, fino a donarla per gli altri, come ha fatto Gesù. Così la nostra vita sarà “piena”. Così la nostra vita sarà vera. Così la nostra vita sarà eterna.

    Allora amici la domanda di oggi è: Com’è la mia vita? Così-così, oppure vigorosa, piena e autentica? Quanto Vangelo c’è nella mia vita? Conosco Gesù? Ascolto la Sua Parola?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Vuoi la Vita Eterna? Inizia a viverla così!

    Il dipinto di oggi è l’ “Agonia di Gesù nel Getsemani”, del pittore danese Frans Schwartz, olio su tela, 1898, Nørresundby Kirke, Nørresundby, Danimarca

    Alessandro Ginotta

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  • Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!

    Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,29-33)

    In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
    Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
    Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Adesso credete?” (v. 31) Credere è difficile. Gli Apostoli in questo momento “credono di credere”… Simon Pietro di lì a poco non esiterà ad estrarre la spada per difendere Gesù. Ma… prima che il gallo canti… lo rinnegherà per tre volte (cfr. Gv 18,12-27). Tommaso, invece, crederà soltanto quando vedrà con i propri occhi il Cristo Risorto “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò” (Gv 20,25).

    Gli Apostoli non riescono, per ora, a credere pienamente perchè non hanno ancora ricevuto lo Spirito Santo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea che La fede è un dono di Dio: “Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità” (CCC 153).

    Dunque serve lo Spirito Santo. Ma noi lo abbiamo! Lo abbiamo ricevuto con il Battesimo. Riconfermato con la Cresima! Dobbiamo però saperlo ascoltare. Un cuore chiuso all’azione dello Spirito Santo… non è in grado di rivolgersi a Dio. Non può aprire gli occhi della mente…

    Gesù lo sa bene: “Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me” (v. 31). E Gesù rimarrà solo nell’Orto degli Ulivi. Gli Apostoli lo abbandoneranno da solo a sudare sangue (cfr. Lc 22,43-44). Tre volte Gesù tornò vicino a quelli che lo accompagnavano, e tutte e tre le volte li trovò addormentati, finché fu ormai troppo tardi…

    La fedeltà è facile da proclamare a voce… e spesso viene meno alle prime difficoltà. La nostra fede può sembrare solida, ma… solo la pioggia battente ci dirà se le fondamenta della nostra casa poggiano davvero sulla dura roccia, oppure sulla sabbia scivolosa… Può capitare che posti davanti alla prova ci si disperda: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). Fare la volontà del Signore vuol dire saper andare contro corrente, restare fedeli al Vangelo anche nelle circostanze più difficili. Saper portare la nostra croce. Rinunciare al troppo io e pensare di più a Dio.

    Può capitare anche a noi, nelle difficoltà, di lasciare solo Gesù come fecero gli Apostoli.

    Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (v. 33). Se avremo la costanza, la forza ed il coraggio di restare accanto a Gesù supereremo qualunque tribolazione. Lo Spirito Santo ci darà la capacità di riemergere anche dal baratro più profondo. L’amore di Dio ci solleverà dall’abisso: “io non sono solo, perché il Padre è con me” (v. 32). Questa è la strada che ci offre Gesù. La strada del cristiano passa attraverso la croce, ma la croce conduce alla pace: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me” (v. 32).

    Gesù è sempre accanto a noi, qualunque cosa accada. L’amore di Dio è così grande che Lui è sempre lì, pronto a perdonarci qualunque errore, pronto ad abbracciarci come il padre buono, pronto ad accoglierci tra le sue braccia e tirarci fuori dal pozzo della nostra pochezza per farci salire con Lui nell’alto dei cieli.

    La domanda di oggi, cari amici, è: io ho paura della mia croce? Mi lascio vincere dalle difficoltà del mondo, oppure le affronto con la forza della fede? Resto accanto a Gesù, oppure al primo ostacolo lo lascio solo? Gesù ha vinto il mondo, vogliamo vincere anche noi con Lui?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco, resta sempre accanto a loro e fa’ che lo Spirito Santo illumini sempre i loro cuori ed apra le loro menti.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!

    Il dipinto di oggi è l’ “Agonia di Gesù nel Getsemani”, del pittore olandese Matthias Stomer, olio su tela, 1630, Staatliche Museen, Berlino

    Alessandro Ginotta

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  • Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo

    Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,46-53)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
    Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ed ecco che siamo giunti all’Ascensione. E’ lunga la strada che ha portato Gesù al Cielo: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51). Questo versetto l’evangelista Luca lo mette dopo la discesa dal Monte Tabor, dove è avvenuta la Trasfigurazione di Gesù.

    Il Tabor. Lo spartiacque. Salendo sul monte, Cristo si trasfigura e lascia intravvedere per un istante ad alcuni dei suoi discepoli il suo vero Volto: “mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante” (Lc 9,20).  L’aspetto divino di Gesù: candide vesti e volto splendente, raggiante. Sul Tabor Gesù ha portato Pietro, Giacomo e Giovanni a… toccare il cielo con un dito: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Lc 9,33). Era bello. Quei tre Apostoli hanno visto un anticipo del Paradiso. Uno scorcio di quello che accadrà quando noi tutti saremo al cospetto di Dio. Disceso dal monte, Gesù prende la decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme, dove vivrà la sua Passione.

    Ma la vera “porta” che conduce al cielo Gesù… è la Croce. Camminando verso Gerusalemme, Gesù vede già la meta, il Cielo. Ma Gesù sa bene che la via che lo riporta alla gloria del Padre passa attraverso la Croce, attraverso l’obbedienza al disegno divino di amore per l’umanità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “l’elevazione sulla Croce significa e annuncia l’elevazione dell’Ascensione al cielo” (n. 661). Anche noi dobbiamo avere chiaro, nella nostra vita cristiana, che l’entrare nella gloria di Dio esige la fedeltà quotidiana alla sua volontà, anche quando richiede sacrificio, anche quando richiede di cambiare i nostri programmi.

    La Croce è la porta per Cristo. Cristo stesso è la porta per noi, è lui la Via, la Verità e la Vita:  L’Ascensione di Gesù al Cielo ci fa conoscere allora questa realtà così consolante per il nostro cammino: “la nostra umanità è stata portata presso Dio; Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio(Papa Francesco, Udienza Generale del 17 aprile 2013).

    E’ bello il Paradiso. Lo testimoniano Pietro, Giacomo e Giovanni, che ne hanno visto uno scorcio. Ma, conclusa l’esperienza sul Tabor, Gesú si alza, li scuote e dice loro: “Alzatevi!” e, senza fiatare, anche se a malincuore, si avviano al piano, dove li attendono la folla e gli altri apostoli. Tornano ai problemi di ogni giorno.

    Trasfigurazione e Ascensione: un parallelo. Dopo l’Ascensione giungono due angeli a richiamare i discepoli: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,11).

    Abbiamo un compito, e lo abbiamo qui sulla terra. Gesù ci ha avvicinati a Dio e, con l’Ascensione, ci ha aperto la porta che conduce al Paradiso. Ma anche noi abbiamo la nostra Croce. Non ci possiamo fermare sul monte, a contemplare quella sublime bellezza, no, non ancora. Dobbiamo proseguire nel compito che Gesù ci ha affidato: annunciare la Buona Novella, testimoniare il Vangelo, aiutare l’umanità a non arrendersi al male e spingerla a cercare sempre il bene, nutrire gli affamati, vestire gli ignudi, visitare gli infermi… Vivere come ci ha insegnato Gesù, in mezzo al mondo, portando la nostra croce. Se avremo fatto con cura tutte queste cose, solo allora, al termine della nostra vita, sazi di giorni, potremo anche noi salire in Paradiso.

    Amici, la domanda di oggi è: vogliamo salire anche noi in Paradiso? O forse ci accontentiamo di vivacchiare qui sulla terra, cercando una scorciatoia… che non farà altro che farci scivolare lontano da Dio?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo

    Il dipinto di oggi è “L’Ascensione di Cristo” del pittore italiano Giovanni Bernardino Azzolino, 1610 circa, olio su tela, 242 x 159 cm, collezione privata (Sotheby’s), New York

    Alessandro Ginotta

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  • Ma… Dio non è un jukebox

    Ma… Dio non è un jukebox

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,23-28)

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
    «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
    Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
    Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    E’ notte. Gesù sta per uscire dal Cenacolo e recarsi a pregare nell’Orto degli Ulivi. La preghiera più intensa, quella più dolorosa. Ma prima di farlo ci spiega ancora una volta come dobbiamo pregare.

    Gli Evangelisti Luca (Lc. 11,1-4) e Matteo (Mt. 6,9-13) ci raccontano il momento in cui Gesù insegnò ai discepoli il Padre Nostro. Il modo corretto di rivolgersi a Dio. Nel brano che esaminiamo oggi ci dice: “se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (v. 23).

    Chiedere nel suo nome. Cosa significa? Noi uomini siamo tutti peccatori e portiamo, chi più, chi meno, un grosso fardello di colpe, ma Gesù no. Chiedere qualcosa nel nome di Gesù significa non far valere i nostri meriti, ma quelli del Figlio di Dio E’ un po’ come se noi dicessimo: “Padre, ho bisogogno di questa grazia, so di non meritarmela, ma Te la chiedo ugualmente per tutto il bene che ha fatto Gesù, per i suoi meriti, per la forza del suo comando, per la sua autorità, per i dolori della sua passione e la morte in croce”.

    Fammi conoscere le tue vie, Signore;
    insegnami il cammino da seguire.
    Guidami con la tua verità, istruiscimi:
    sei tu il Dio che mi salva,
    ogni giorno sei la mia speranza.
    Dimentica i peccati della mia gioventù,
    non guardare tutte le mie colpe.
    (cfr. salmo 25,4-7)

    Pregare nel nome di Gesù significa anche pregare come farebbe Lui: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc. 22,42). Vedete? “Se vuoi“. E poi ancora: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà“. Se quello che chiediamo nella preghiera è conforme con la volontà di Dio, allora la otterremo sicuramente.

    Eh no, come ho scritto nel titolo: Dio non è un jukebox, e neppure un distributore di snack! Non basta inserire una monetina… Quante volte preghiamo solo per soddisfare un nostro capriccio. Chiediamo, chiediamo, magari beni materiali, che non fanno altro che corrompere il nostro spirito. In quel caso… il Padre non esaudisce le nostre preghiere. Una madre darà forse al proprio figlio un cibo pur sapendo che gli farà male?  Certo che no!

    La nostra preghiera, per essere esaudita, deve essere conforme alla volontà di Dio.

    Ma qual’è la volontà di Dio? Egli desidera solo la nostra salvezza: “Vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Tim 2,4). Come diceva Santa Teresa d’Avila: “Mi promise che avrebbe esaudita ogni mia preghiera, perché sapeva che non gli avrei chiesto se non cose conformi alla sua gloria“. Non possiamo chiedere ciò che è male per noi in preghiera. Dio ci lascia liberi di operare il male e scegliere la via cattiva, questo è vero, ma non ci concederà mai di sua volontà qualcosa che non ci faccia bene:Perchè il Padre ci ama” (cfr v. 27).

    Allora amici, la domanda di oggi è: Quando prego, faccio attenzione a chiedere cose buone per me, per la mia anima, oppure prego soltanto per soddisfare il mio egoismo, la mia avidità e la mia cupidigia?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che per i tuoi meriti il Padre esaudisca le loro preghiere più pure!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Ma... Dio non è un jukebox

    Il dipinto di oggi è “L’Orazione nell’Orto degli Ulivi” del pittore italiano Pietro Perugino, 1492 circa, olio su tavola, 166 x 171 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.

    Alessandro Ginotta

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  • Nessuno potrà togliervi la vostra gioia

    Nessuno potrà togliervi la vostra gioia

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,20-23)

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
    «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
    La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ieri le lacrime, oggi la gioia. Gesù ce lo spiega bene: la nostra vita su questa terra, le nostre difficoltà, i dispiaceri… sono passeggeri. Non dureranno per sempre. Dio non ci ha creati per la sofferenza, ma desidera che l’uomo, sua immagine e somiglianza, partecipi alla Sua infinita felicità.

    Ma allora perchè esiste il male? Una spiegazione un po’ semplicistica, ma sempre valida, è che il dolore, la sofferenza, derivano dalla libertà che Dio ci ha donato. Egli rispetta fino in fondo il nostro libero arbitrio. Noi siamo continuamente posti davanti ad una scelta, da una parte il bene, dall’altra il male. Quanti bivi nella nostra vita! Siamo liberi di fare e di non fare. E qualche volta il male consiste proprio nel non fare (pensiamo ai peccati di omissione, al levita e al sacerdote nel buon samaritano)…

    Eva ascoltò la voce suadente del serpente.  Noi siamo figli ribelli. Ma come un buon padre continua ad amare il proprio figlio anche se fugge di casa, anche se finisce in carcere, anche se commette gli errori più gravi, così Dio ha continuato e continua ad amarci, custodirci e rispettare le nostre scelte: Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i Cherubini e la fiamma della spada sfolgorante, per custodire la via all’albero della vita” (Gen. 3,24). L’uso errato della nostra libertà ci ha portati a commettere il peccato originale. Come conseguenza ci siamo staccati da Dio e la terra è divenuta “corrotta e piena di violenza” (Gen 6,7).

    E Dio che ha fatto? E’ rimasto a guardare? NO! Pur rispettando la nostra volontà ci ha affidato l’Angelo custode, affinchè ci stia vicino, ci consigli e ci protegga in ogni istante. L’uomo, peccando, ha perso la sua luce spirituale. “Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì” (Gn 3,2). Il Padre, con tenerezza materna, ha rivestito la nuda umanità dell’uomo con un nuovo dono.

    Ma l’uomo ha continuato a peccare. E’ una lunga storia che passa per Caino e Abele, una storia di tradimenti, di omicidi, di rivolte, di allontanamento dal Padre. Il cuore dell’uomo si è indurito e si è sempre più allontanato da Dio. A causa di questo, è aumentata la sofferenza. Non è una punizione divina. E’ una conseguenza del nostro agire deliberato e sconsiderato. Dio, anche nel male, ci ama e ci protegge sempre.

    Ed ha mandato in mezzo a noi Gesù. Suo Figlio. Per soffrire con noi. Per soffrire per noi: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16); “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. 15,13). La sofferenza di Cristo, attraverso la Croce, ci apre la via per un mondo nuovo. Gesù ha amato l’umanità fino in fondo, fino a dare la propria vita per noi.

    La vostra tristezza si cambierà in gioia”  (v. 20). E’ la promessa di Gesù. E così sarà! La nostra esistenza qui sulla terra è un istante. Un passaggio. Il momento del parto. Ma come il dolore del parto finisce e si trasforma in gioia piena quando la mamma può finalmente abbracciare il suo bambino, così anche noi parteciperemo della gioia piena, vera e pura di Dio, quando saremo tra le Sue braccia amorevoli.

    Attenzione: questo non vuol dire che qui sulla terra dobbiamo essere per forza tristi! E neppure che non valga la pena di vivere la nostra vita! No, questo no! Anche qui possiamo assaporare istanti di amore e di felicità che ci ripagano di tanta sofferenza. Vale la pena di viverla la nostra vita e farlo fino in fondo! Chissà quali e quante sorprese ha in serbo Dio per noi! La piccola gioia di vedere sbocciare un fiore, un sorriso inaspettato, un amore che nasce… momenti che non possiamo perdere e che ci avvicinano alla beatitudine immensa che potremo guadagnarci in Paradiso, proprio se avremo al meglio vissuto le nostre esperienze di gioia e di dolore qui sulla terra:ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla” (v. 23).

    Amici, una domanda lunga (perdonatemi) per una meditazione un po’ più lunga del solito (ma spero ugualmente profonda): Quanto sono consapevole dell’infinito amore che ha Dio per me? Mi accorgo delle sue attenzioni? Lo ringrazio per la tunica che mi ha dato e che in qualche modo mi ripara, almeno un po’, dalle sofferenze del mondo? Ascolto i consigli amorevoli del mio Angelo custode? O piuttosto… mi chiudo in me stesso e mi faccio trafiggere passivamente dal dolore e permetto che la mia esistenza sia avvelenata, a poco a poco, dal male?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco, conservali nel tuo Amore e dona loro almeno un po’ di felicità!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Nessuno potrà togliervi la vostra gioia

    Il dipinto di oggi è “Dio rimprovera Adamo ed Eva” del pittore italiano Domenico Zampieri detto il Domenichino, 1626, olio su tela, 122 x 172 cm, National Gallery of Art, Washington D.C., USA.

    Alessandro Ginotta

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  • La vostra tristezza si cambierà in gioia

    La vostra tristezza si cambierà in gioia

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,16-20)

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
    Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
    Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    La tristezza. E’ il momento dell’addio di Gesù ai discepoli. La tristezza e la nostalgia si stanno facendo strada nel cuore dei dodici, che ancora non hanno ben capito cosa sta per succedere: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?» (v. 17).

    Le due risposte di Gesù. “Voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà” (v. 20). Sì, i discepoli piangeranno. Piangerà San Pietro, quando si renderà conto di avere rinnegato Gesù: “«Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. […] E, uscito fuori, pianse amaramente” (Mt. 26,74-75). Piangerà la Vergine, ai piedi della croce. Ma piangeranno anche gli altri Apostoli. Piangeranno i primi cristiani colpiti dalle persecuzioni.

    Il mondo si rallegrerà: Gesù ci aveva avvisati: “Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio“. (Gv. 16,3). Il Principe del Mondo è il demonio, e il male… vuole la sconfitta dei cristiani, la sconfitta dell’intera umanità. I cristiani soffrono, il Mondo si rallegrerà nella sua perversa condizione.

    Ma ride bene chi ride ultimo. La seconda risposta: “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia” (v. 20). Gesù lo spiegherà meglio nei prossimi due versetti, non inclusi nel brano di oggi: “La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv. 16,21-22). Le madri capiscono bene questo paragone. Il dolore del parto è terribile, ma la gioia immensa di tenere il loro bambino tra le braccia le ripaga di tanto dolore. Piangono, piangono anche le madri, ma il loro pianto si tramuta in gioia. 

    E quando proveremo questa gioia? La gioia piena, quella vera, l’avremo in Paradiso, ma anche sulla terra, vivere pienamente il Vangelo ci potrà aiutare. San Tommaso d’Aquino scrisse:”La gioia è causata dall’amore“. Gioia e amore camminano insieme. Chi non ama non può essere gioioso. Non c’è gioia dove ci sono egoismo e odio. La disperazione nasce dall’assenza dell’amore.

    Gli uomini cercano la gioia… e non la trovano. Perchè? La gioia nasce dall’amore, e la sorgente dell’amore è Dio: “Dio è amore” (1Gv 4,8). E allora, crediamo in Dio e troveremo l’amore. Crediamo in Dio e troveremo la gioia.

    Amici, la domanda di oggi è: c’è gioia nel mio cuore? Oppure io mi lascio prendere dagli affanni del mondo? Covo invidia e gelosia (e allora condurrò una vita triste e depressa), oppure sono capace di dare e ricevere amore?

    Sì…dare e ricevere… è importante amare a doppio senso!

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco, conservali nel tuo Amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    La vostra tristezza si cambierà in gioia

    Il dipinto di oggi è la “Mater Dolorosa” del pittore Dieric Bouts, 1470–75 circa, olio e tempera all’uovo, 36.8 x 27.8 cm, National Gallery, Londra

    Alessandro Ginotta

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