Tag: commento al Vangelo

  • Carichi di luce, scendiamo dal monte: abbiamo un compito!

    Carichi di luce, scendiamo dal monte: abbiamo un compito!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,31-35)

    In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

    Parola del Signore

    Spesso i passaggi importanti della Bibbia e dei Vangeli avvengono sul monte:  il luogo più elevato, lontano dal frastuono del mondo, il luogo più vicino a Dio. Il luogo dove lo stesso Dio si rivela e fa udire la sua voce. Pensiamo al monte Moira, dove l’Angelo fermò la mano di Abramo che stava per sacrificare il figlio Isacco (Gen 22,1-19). All’Oreb, dove Mosè (cfr. Es 19,1) ed Elia (1Re 19,11-13) incontrarono il Signore. Pensiamo all’episodio del Roveto Ardente (cfr. Es 3,1). I Dieci Comanadamenti (Es 34,1-35). E via via nel Nuovo Testamento:  il Garizim della samaritana (Gv 4,20),  il monte delle Tentazioni (Lc 4,1-13),  il monte degli Ulivi (Lc 22,39-46), il monte delle Beatitudini (Mt 5,1-12), e qui il monte Tabor (Mt 13,31-35).

    Su questo monte possiamo salire anche noi, ora, come i discepoli chiamati da Gesù. Nel silenzio e nella preghiera, con gli occhi della fede possiamo vedere il vero aspetto di Cristo: «Il suo volto brilla come il sole», le sue vesti sono «candide come la luce», splendenti, «bianchissime come la neve». Il bianco è il colore del mondo celeste (cf. Dn 7,9), del cielo aperto, e niente sulla terra gli si avvicina. Anche gli angeli (cf. Mc 16,5 e par.; Gv 20,12) sono vestiti di bianco. Luminosità straordinaria! Dal corpo di Gesù emana luce, l’energia della creazione, una parte di quell’amore così intenso da diventare incontenibile. Amore per noi, per le sue creature, talmente immenso, da fuoriuscire da Dio. Da illuminare il mondo intero.

    E allora lasciamoci anche noi investire da questo candore rigenerante, laviamo i nostri peccati immergendoci in questa luce, purifichiamo il nostro cuore ed assorbiamo un po’ di questo amore. Diciamo anche noi, come balbettò Pietro davanti a tanto splendore: «Signore, è bello per noi essere qui!» (Mt 17,4).

    Suvvia, prendiamo “un pezzetto di Gesù” nel nostro cuore e scendiamo dal monte. Sì, scendiamo perchè abbiamo un compito: andare «in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).  Senza Cristo nel cuore l’uomo è un naufrago su una zattera carica di incertezze in balia delle onde di un mare in tempesta. E noi, che lo abbiamo incontrato, abbiamo il dovere di portarlo a chi più è lontano. Perchè quando nella vita si incontra Gesù, non lo si può tenere per sè. Si viene travolti da una gioia incontenibile, da condividere con tutti.

    #Santagiornata amici! La luce di Dio sfolgori nel vostro cuore!

    Carichi di luce, scendiamo dal monte: abbiamo un compito!

    L’immagine di oggi è “La Trasfigurzione sul monte Tabor”, affresco del pittore italiano Antonio Bellucci, 1722, chiesa di Saint Lawrence, Stanmore, Inghilterra

     

    Alessandro Ginotta
    (tratto da “Altri cento giorni con Gesù”, un libro che sta iniziando a prendere forma)

     

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  • Come si fa a separare la zizzania dal buon grano?

    Come si fa a separare la zizzania dal buon grano?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,24-30)

    In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».

    Parola del Signore

    Gesù è un seminatore è generoso  (cfr. Mt 13,1-23): sparge i semi senza risparmiarli. Non importa se ci sono sassi, non importa se ci sono spine. Lui semina. Sì, perchè anche un piccolo germoglio può fare la differenza. Anche una pianticina minuta può salvare un cuore arido e pietroso. Cristo non decide a priori dove crescerà il grano. Così ogni giorno sparge il buon seme della sua Parola.

    Ma poi arriva un nemico che semina zizzania, di nascosto, nel buio della notte. E il grano e la zizzania si assomigliano. Ma la zizzania (lolium temulentum), che è una pianta infestante, a sua volta viene spesso attaccata da un fungo estremamente tossico che provoca allucinazioni ed altri disturbi piuttosto gravi.  Il maligno è così: si muove nell’ombra, senza farsi riconoscere. E nascondendosi nel buio mischia l’erba cattiva al buon grano.

    Prima lezione di Gesù: il male non viene da Dio! C’è un Nemico astuto che semina il male in mezzo al bene, così che risulti impossibile per noi uomini separarli nettamente. Ma Dio è più forte del suo avversario:  “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). Al momento della mietitura Dio separerà il bene dal male! Sì, perchè “Egli ha il suo ventilabro in mano, ripulirà interamente la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con fuoco inestinguibile” (Mt 3:12).

    Seconda lezione di Gesù: non sta a noi ergerci a giudici e separare il male dal bene. Talvolta noi abbiamo una gran fretta di giudicare, classificare, separare da una parte i buoni, dall’altra i cattivi…  Ma ricordiamo la parabola del fariseo e del pubblicano: “O Dio, ti ringrazio perché io sono buono, non sono come gli altri uomini, cattivi…”. (cfr Lc 18,11-12).  Da soli corriamo il rischio di sbagliare. Accecati dal nostro orgoglio rischiamo di confondere il grano con l’erba cattiva e… il rischio è che con essa “sradichiamo anche il grano”.

    Terza lezione di Gesù: “la tua preoccupazione non sia la zizzania, ma la cura del buon grano”. La gramigna è secondaria, viene dopo, è solo un parassita. Tu pensa al buon seme. Gesù ci insegna che il bene e il male crescono insieme, in un intreccio che non sta all’uomo districare. Il Signore, invece, sa aspettare: Egli guarda nel “campo” della vita di ogni persona con pazienza e misericordia: vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino.

    L’atteggiamento del padrone è quello della speranza fondata sulla certezza che il male non ha né la prima né l’ultima parola. Ed è grazie a questa paziente speranza di Dio che la stessa zizzania, cioè il cuore cattivo con tanti peccati, alla fine può diventare buon grano. Che bello questo Dio! E’ un padre paziente, che ci attende sempre con il cuore in mano per accoglierci e per perdonarci. Egli spera fino all’ultimo che noi ci convertiamo.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Qual è il mio atteggiamento di fronte al male? Mi “arrabbio” con Dio, perchè penso che sia Lui ad avermelo inviato? Oppure prego il Signore di aiutarmi a superarlo?  E ancora: riesco a scorgere anche la zizzania che si annida nel mio cuore oppure vedo solo quella che cresce nel cuore degli altri?

    In mezzo alle tenebre, quando la nostra coscienza è assopita, cresce la zizzania… crescono le divisioni che si annidano dentro e fuori di noi. Ma durante il giorno, quando il meraviglioso campo di Dio è illuminato dalla luce della fede, ci accorgiamo che insieme alla zizzania è cresciuto anche il grano. Ed è bello, rigoglioso e lucente. Non cerchiamo soltanto il “male” del mondo; ce n’è tanto, e’ vero. Ma guardiamo anche al bene, volgiamo l’occhio a quella foresta che cresce rigogliosa, senza farci distrarre dal rumore dell’albero che cade.

    #Santanotte amici, Dio semini nel vostro cuore i semi buoni, sul vostro campo splenda sempre la luce!

    Come si fa a separare la zizzania dal buon grano?

    Il Trittico di Danzica o del Giudizio Universale è un dipinto a olio su tavola (221×161 cm il pannello centrale e 223,5×72,5 ciascuno scomparto laterale) di Hans Memling, databile al 1467-1473 circa e conservato nel Museo Nazionale di Danzica.

    Alessandro Ginotta
    (tratto da “Altri cento giorni con Gesù”, un libro che sta iniziando a prendere forma)

     

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  • Sai che Gesù sta aspettando anche te? Sì, proprio adesso!

    Sai che Gesù sta aspettando anche te? Sì, proprio adesso!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)

    In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Cari amici, voi sapete che io cerco sempre di abbinare un dipinto ad ogni brano di Vangelo e, in un certo modo, mi aiuto con l’immagine ad immergermi, e farvi entrare, nell’episodio che commentiamo. Oggi più che mai il dipinto ha un ruolo fondamentale… vediamo perchè:

    Anzitutto vi presento un giovane “diciassettenne”. Forse lo conoscerete anche voi… Il suo nome è: Jorge Mario Bergoglio. Ah… dimenticavo… abbiamo fatto un passo indietro nella storia: siamo al 21 settembre 1953 (il 21 settembre è il giorno in cui la Liturgia propone il brano della Chiamata di Matteo): quel giorno Gesù stava sussurrando anche al cuore di questo giovane…

    Ma lasciamo che sia proprio il diretto interessato a raccontarcelo:

    “C’è un giorno per me molto importante: il 21 settembre del ‘53. Avevo quasi 17 anni. Era il “Giorno dello studente”, per noi il giorno della Primavera – da voi è il giorno dell’Autunno. Prima di andare alla festa, sono passato nella parrocchia dove andavo, ho trovato un prete, che non conoscevo, e ho sentito la necessità di confessarmi.

    Questa è stata per me un’esperienza di incontro: ho trovato che qualcuno mi aspettava. Ma non so cosa sia successo, non ricordo, non so proprio perché fosse quel prete là, che non conoscevo, perché avessi sentito questa voglia di confessarmi, ma la verità è che qualcuno m’aspettava. Mi stava aspettando da tempo. Dopo la Confessione ho sentito che qualcosa era cambiato. Io non ero lo stesso. Avevo sentito proprio come una voce, una chiamata: ero convinto che dovessi diventare sacerdote. Questa esperienza nella fede è importante.

    Noi diciamo che dobbiamo cercare Dio, andare da Lui a chiedere perdono, ma quando noi andiamo, Lui ci aspetta, Lui è prima! Noi, in spagnolo, abbiamo una parola che spiega bene questo:  – Il Signore sempre ci primerea – , è primo, ci sta aspettando! E questa è proprio una grazia grande: trovare uno che ti sta aspettando. Tu vai peccatore, ma Lui ti sta aspettando per perdonarti. Questa è l’esperienza che i Profeti di Israele descrivevano dicendo che il Signore è come il fiore di mandorlo, il primo fiore della Primavera (cfr Ger 1,11-12). Prima che vengano gli altri fiori, c’è lui: lui che aspetta.

    Il Signore ci aspetta. E quando noi Lo cerchiamo, troviamo questa realtà: che è Lui ad aspettarci per accoglierci, per darci il suo amore. E questo ti porta nel cuore uno stupore tale che non lo credi, e così va crescendo la fede! Con l’incontro con una persona, con l’incontro con il Signore” (Dal discorso di Papa Francesco di sabato 18 maggio 2013, Veglia di Pentecoste).

    Ma veniamo al quadro: La Chiamata di Matteo, opera di Caravaggio, si trova nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Papa Francesco, anche prima della sua elezione a Pontefice, si recava spesso proprio in questa chiesa a contemplarlo: “Quel dito di Gesù così… verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo”. “È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: ‘no, non me! No, questi soldi sono miei!’. Ecco, questo sono io: ‘un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi’. E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice”.

    “Io sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”, “sono uno che è guardato dal Signore. Il mio motto ‘Miserando atque eligendo’ l’ho sentito sempre come molto vero per me” (dall’Intervista di Papa Francesco a Civiltà Cattolica).

    Miserando atque eligendo“: guardando con misericordia e scegliendo. Le parole che hanno colpito il Papa le troviamo in  un’omelia di San Beda il Venerabile, sacerdote dell’ottavo secolo che descrive lo sguardo amorevole di Gesù mentre si posa sul pubblicano che sceglierà come suo apostolo.

    Dunque stiamo contemplando il dipinto che ha ispirato il motto scritto sullo stemma di Papa Francesco. Stiamo leggendo la pagina di Vangelo che ha fatto nascere la sua vocazione. Cosa aggiungere?

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (v. 12). Noi tutti siamo figli di Dio. Siamo fatti a sua immagine e somiglianza (cfr. Genesi 1,26). In tutti noi, buoni o “cattivi”, santi o peccatori, c’è il germe della bontà, c’è il seme di Dio. Anche nel cuore dell’uomo più malvagio c’è sempre almeno una piccola, piccolissima parte di amore. Nessun uomo è totalmente “un mostro”, nessun peccatore è “senza speranza”.

    Ma il seme che abbiamo ricevuto ha bisogno di incontrare Gesù per germogliare. Matteo è stato trasformato da Cristo. L’incontro con Gesù ci redime, ci purifica, ci riconcilia con Dio. Pensiamo a Zaccheo (Lc 19,1-10). Pensiamo a San Paolo (Atti 9). Pensiamo a noi: se siamo qui, a leggere questa pagina, cari amici, non siamo forse stati convertiti in qualche misura anche noi? (Oh… non per queste modeste righe… certo no, ma ci sarà stato un momento in cui abbiamo sentito la nostra chiamata nel cuore… un istante in cui abbiamo maturato la nostra volontà di amare il Signore, di leggere la sua Parola, di cercare la sua via!). Gesù ci incontra, magari attraverso una pagina di Vangelo, ci guarda e… ci sceglie. E allora anche noi veniamo guariti. La nostra anima non è più ammalata, ma da quel momento, dopo quello sguardo, è libera di seguire Dio.

    Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (v. 13). Allora amici, rispondiamo alla sua chiamata! Sì, chiamaci Signore, guardaci, purificaci, prendici con Te, alla Tua sequela!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Sono consapevole che Gesù è lì che mi aspetta? Sta aspettando proprio me in questo momento? Cosa rispondo a Gesù che sussurra “Seguimi!” al mio cuore: “Lasciami stare”, oppure: “Eccomi!”?  E ancora: Perchè ho paura (se ce l’ho) di seguire Gesù?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Guardali, purificali con il Tuo sguardo, sceglili e trattieniti a tavola anche con loro. Entra nella loro vita e fai germogliare il seme nel loro cuore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    La vocazione di San Matteo

    Il dipinto di oggi è “La vocazione di San Matteo” del pittore italiano Michelangelo Merisi detto Caravaggio, 1599-1600, olio su tela, 322×340 cm., Cappella Contarelli, chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma

    Alessandro Ginotta

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  • Stanchezza, depressione, ansia? Hai mai provato il giogo di Gesù?

    Stanchezza, depressione, ansia? Hai mai provato il giogo di Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)

    In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Un grosso dispiacere, una brutta notizia, una malattia, stress, ansia… chi di noi non si è trovato almeno una volta a combattere con una di queste situazioni? Dove trovare conforto? 

    Non importa quanti anni abbiamo, sia che siamo giovani o anziani, quando ci troviamo in difficoltà ci sentiamo “indifesi” come bambini. E cosa fa un bambino impaurito? Cerca la mamma, cerca il papà. Quando soffriamo non ci rivolgiamo forse a Dio, nostro Padre, ed alla Madonna, nostra Madre?

    E’ la cosa più naturale del mondo. Pregare: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (v. 28). E’ l’invito che ci rivolge Gesù. Anche quando tutto ci sembra perduto, anche in mezzo ai problemi più difficili, noi abbiamo sempre una certezza: sappiamo di poterci affidare a Lui, che con le braccia aperte, non attende altro che accoglierci, abbracciarci, consolarci, asciugare le nostre lacrime e darci la forza di ripartire, con lo spirito rinnovato, con l’animo più leggero, per affrontare quell’ostacolo sul quale ci eravamo arenati. E con la preghiera ripartire sarà più semplice.

    La vita è così: si nasce, si cresce, si matura. E alla fine si muore. Capita a tutti, nessuno escluso. E’ proprio davanti alla morte che l’ateo si smarrisce…

    Vedete la differenza?

    • Il cristiano ha una certezza: Gesù. E questa certezza è vita, è risurrezione.
    • l’ateo ha una certezza: la morte. E di fronte a questa è inerme, perchè per lui rappresenta la fine di tutto.

    Il cristiano sa che la morte non è il termine della vita, ma è una trasformazione: una metamorfosi che cambia la “vita terrena” in “vita eterna”. Il cristiano guarda la morte come un evento di passaggio. Il suo sguardo è proiettato avanti, verso quell’incontro con Gesù che lo attende fin dal suo primo respiro, fin dal primo battito del suo cuore, e ancor prima, fin dall’istante del concepimento. Gesù ha un appuntamento con ciascuno di noi…

    Ma Gesùha vinto la morte” ed “ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo” (cfr 2Timoteo 1,10). Ed ecco che questo appuntamento non è di dolore, ma di gioia.

    La paura, gli affanni, le ingiustizie di questo mondo corrotto, ll disagio sociale, la mancanza di lavoro… sono un giogo pesante. Il giogo che questo mondo ci impone. Il giogo che ogni ateo porta sul proprio collo.

    Gesù ci propone di liberarci da questo giogo: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (v. 29). Togliamoci di dosso il giogo delle iniquità che ci impone il mondo e mettiamo al suo posto il giogo “dolce e leggero” (cfr. v. 30) che ci propone Gesù!

    Avete notato? Impone/propone. Sì perchè i mali del mondo non li scegliamo noi, ma li subiamo. Gesù invece non ci obbliga a nulla. In virtù del libero arbitrio possiamo scegliere se accettare o meno i suoi consigli.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto di fronte alle difficoltà: mi lascio sopraffare dall’ansia e dallo sconforto, oppure sono capace di affidarmi serenamente a Dio? Confido nella preghiera per risolvere i miei problemi? E ancora, un bell’esercizio: come immagino che sarà il mio incontro con Gesù: doloroso, sereno, gioioso…?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’, Ti prego, che sappiano liberarsi dal giogo del male per prendere sulle proprie spalle il Tuo, lieve e dolce.

    Stanchezza, depressione, ansia? Hai mai provato il giogo di Gesù?
    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “Cristo e la donna Cananea”, del pittore italiano Rocco Marconi, 1520 circa, olio su tela, 120 x 155 cm., Los Angeles County Museum of Art, USA

    Alessandro Ginotta

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  • Cerchi Gesù? Allora… prova laggiù in fondo… no… più in là…

    Cerchi Gesù? Allora… prova laggiù in fondo… no… più in là…

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)

    Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
    Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
    Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Cerchi Gesù? Allora non guardare vicino al padrone di casa… ma laggiù in fondo… tra gli ultimi. Lo vedi vicino a quell’anziano tutto intirizzito nel mantello?

    Eccolo il posto di Gesù: l’ultimo. In fondo alla fila. E’ il posto di chi ama di più e lascia lo spazio per gli altri. E’ il punto più vicino alla porta che è uscita… ma è anche ingresso… è più vicino alla strada. Da laggiù potrà invitare altri ad entrare e sedersi al riparo, perchè: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire” (Mc 10,45).

    A chi si mette in fondo, a chi avrà lasciato la propria seggiola per fare accomodare altri, l’ospite dirà: “Amico, vieni più avanti!” (v. 10). Amico.  Fuor di parabola potremmo dire che quest’uomo sarà chiamato “amico” anche da Dio.

    In questo mondo dove tutti noi guardiamo più all’apparire che all’essere; in questa società dove non conta vivere, ma solo vincere; dove non importa partecipare, ma solo primeggiare… in questa realtà in cui l’uomo, in preda al più folle delirio narcisistico, vorrebbe sostituire all’immagine di Dio l’idolatria di sè… (solo “io” e niente Dio)… arriva Gesù e ci spiazza completamente: il posto migliore – ci dice – non è quello “d’onore”, ma è l’ultimo, il più distante da tutti riflettori: Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (v. 11).

    E non dimenticare: Gesù è tra gli ultimi, con gli ultimi, per gli ultimi! Se la prossima volta a cena inviterai un povero… allora anche Gesù potrebbe venire a  casa tua, perchè: “quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” (v. 14).

    Accusato, torturato, vilipeso, crocifisso, Gesù ha accettato con umiltà la condanna più atroce. Con un estremo atto d’amore Cristo ha donato la propria vita per noi. L’ “ultimo posto” di Gesù ci ha spalancato le porte della Vita Eterna. O Gesù, rendici umili! Rendici capaci di riconoscere, ammettere e confessare i nostri peccati, purifica i nostri cuori dall’orgoglio, dalla superbia, dalla vanagloria… fai spazio per Te, per la Tua Parola, per l’amore!

    Sant’Agostino scrisse: “Ogni fortezza trovasi nell’umiltà, mentre ogni superbia è fragile“. Sì, è fragile la superbia, ce lo ricorda anche San Paolo: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3). Termino proprio con questi versi dell’Apostolo delle genti:

    Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
    egli, pur essendo nella condizione di Dio,
    non ritenne un privilegio
    l’essere come Dio,
    ma svuotò se stesso
    assumendo una condizione di servo,
    diventando simile agli uomini” (Fil 2, 5-7).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come sta il mio orgoglio? Cerco sempre di mettermi in mostra, di richiamare l’attenzione, oppure porto avanti con umiltà il mio compito? E… quando sono io ad offrire “un banchetto” cerco sempre di circondarmi di amici e persone influenti, oppure… accolgo l’invito di Gesù e chiamo con me poveri, storpi, zoppi e ciechi?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che loro sappiano sempre essere umili e buoni di cuore. Riserva, Ti prego, per noi un posticino nel Regno dei Cieli. Accoglici tutti quando sarà l’ora!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Sei capace a fare festa con Gesù? Ecco due consigli per te...
    Il dipinto di oggi è “Cristo lava i piedi ai discepoli”, del pittore italiano Paolo Veronese, 1580 circa, olio su tela, 139×283 cm, Galleria nazionale di Praga

    Alessandro Ginotta

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  • Cosa accomuna te (sì, proprio te!) a Giona e a Gesù? Puoi scoprirlo qui…

    Cosa accomuna te (sì, proprio te!) a Giona e a Gesù? Puoi scoprirlo qui…

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,38-42)

    In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Un segno. Siamo al capitolo 12 di Matteo. Basta scorrere all’indietro poche pagine dello stesso Vangelo per trovare il racconto di un numero incalcolabile di guarigioni miracolose, demoni scacciati, miracoli eclatanti…

    I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia” (Lc 7,22) eppure… questi scribi e farisei continuano a non sentire e non vedere, non si rendono conto di trovarsi al cospetto del Figlio di Dio.

    Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta” (v. 39). E qual’è il segno di Giona? Nella Bibbia troviamo il libro di Giona che narra le vicende dell’omonimo profeta. E’ un libro molto breve, ma intenso e piacevole da leggere, lo consiglio a tutti. Giona venne chiamato da Dio per andare a profetare nella città assira di Ninive.

    I niniviti erano noti per il loro carattere violento e sanguinario , così Giona, preso dalla paura, pensò di sfuggire al suo destino (ed anche allo stesso Dio) e si imbarcò su una nave diretta dalla parte opposta, per mettere quanta più strada possibile tra sè e la città dove avrebbe dovuto prevedere sventura e distruzione. La nave fu colta da una terribile tempesta; Giona, pentito, capì di esserne la causa, e chiese ai marinai di venire gettato in mare: “Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia” (Giona 1,12). Dunque Giona non esitò a sacrificare sè stesso per salvare l’equipaggio. E la tempesta si placò.

    Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio e disse: Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce” (Giona 2,1-3).

    Questo Giona… non è un po’ il negativo di Gesù? Ha una missione da compiere, ma anzichè affrontarla con coraggio, come fece Gesù, cercò di fuggire. Però da Dio non si scappa! Così, pentito, decise di sacrificare sè stesso per salvare l’equipaggio della nave. Cristo morì in Croce, Giona fu gettato dalla nave. E… “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (v. 40). Nel ventre della balena Giona “risusciterà”.

    Non era morto il suo corpo, ma lo era il suo spirito. Si credeva debole ed incapace di affrontare il proprio destino di profeta, ma poi capì: “Quelli che onorano vane nullità abbandonano il loro amore. Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore” (Giona 2,9-10). Nell’Orto degli Ulivi Gesù pregherà così:”Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42).

    La salvezza viene dal Signore e qualche volta dobbiamo morire a noi stessi per risuscitare a vita nuova, per trasformarci in un essere migliore: “E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull’asciutto” (Giona 2,11). Come scrisse San Paolo: “Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato…” (Romani 8,10). E ancora: “Anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù… Il peccato non regni più nel vostro corpo mortale” (Romani 6,11-12).

    Se noi avremo il coraggio di morire al peccato, di non ascoltare i desideri della carne, di non correre dietro al denaro, di non ascoltare il sussurrare del serpente… allora anche noi “risusciteremo”, anche noi ci trasformeremo in individui migliori, e il Signore ci starà accanto e ci darà la forza di riuscire anche in quelle imprese che credevamo impossibili. Giona, uscito dal ventre del pesce, andò a Ninive e convertì la città. Quale sarà la nostra Ninive? Quale sarà il compito che Dio ha affidato a ciascuno di noi? Convertiamoci, moriamo al peccato e lo scopriremo.

    Come fare? Giona si gettò dalla nave… a noi non è richiesto un simile sforzo, oh no! Dio è estremamente più tenero con noi. Basterà che decideremo di avvicinarci ad un confessionale, ci sarà sufficiente aprire il nostro cuore, riconoscere il nostro peccato, mostrarci pentiti e… Gesù trarrà fuori anche noi dal ventre della balena per donarci una vita nuova, migliore, più intensa, più piena d’amore, più autentica, più piena di fede!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Quando Gesù mi affida un compito io… lo porto avanti con coraggio, oppure, come Giona, tento di nascondermi? Entro spesso nel “ventre della Balena” del mio confessionale? Apro il mio cuore a Gesù come fece Giona con Dio? E quando ne esco, mi sento pronto ad affrontare la missione che mi aspetta?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che anche loro, come Giona, trovino la forza di seguire la Tua Parola. Fà che anche loro, come Giona, risuscitino e possano convertire la loro Ninive!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “Giona e la balena”, del pittore olandese Pieter Lastman, 1621, olio su tavola, 36×52 cm, Museum Kunstpalast, Düsseldorf, Germania
    Il dipinto di oggi è “Giona e la balena”, del pittore olandese Pieter Lastman, 1621, olio su tavola, 36×52 cm, Museum Kunstpalast, Düsseldorf, Germania

    Alessandro Ginotta

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  • Ma… questo samaritano non è forse Gesù?

    Ma… questo samaritano non è forse Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,25-37)

    In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?».

    Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”.

    Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

    Parola del Signore

    “La teoria è quando si sa tutto e niente funziona” è una delle frasi attribuite al celebre scienziato Albert Einstein. Ed è proprio così: spesso la teoria è più facile della pratica… 

    Questo dottore della Legge è un esperto in Scritture. Probabilmente ne conosceva a memoria tutti i versetti… dall’alto (o basso?) della sua conoscenza teorica pretende di mettere alla prova Gesù con una domanda: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (v. 25). Vorrebbe metterlo in difficoltà… crede di saperne più di Lui.

    E noi? Qualche volta forse non pretendiamo anche noi di correggere le decisioni di Dio suggerendogli nella preghiera quello che pensiamo sia meglio per noi?

    Nella “pratica” questo samaritano, che “vide e ne ebbe compassione” (v. 33) ha saputo interpretare il volere di Dio meglio del sacerdote e del levita che “videro e passarono oltre” (cfr. vv. 31-32).

    Al tempo di Gesù c’era molta ostilità tra giudei e samaritani, al punto che questi ultimi erano accusati di essere scismatici ed addirittura venivano considerati pagani ed impuri. Eppure… per spiegarci “chi è il nostro prossimo” (cfr. v. 29) Gesù si è servito proprio di unsenza Dio“…

    strada per Gerico
    Un tratto della strada che da Gerusalemme conduce a Gerico

    Cara amica, caro amico… vorresti fare con me un esperimento? Puoi provare ad immedesimarti nel viandante ferito? Solo un istante, non temere, sii forte… è importante:

    Eccoti, stai camminando sulla strada che porta da Gerusalemme a Gerico. La strada è tutta a curve, ed è molto polverosa. Un’interminabile discesa che si snoda le due città e colma un dislivello di oltre 1000 metri. Dietro ad una svolta sono nascosti alcuni malintenzionati. Hanno un coltello. Si avvicinano! Che fare?! Ti circondano e ti minacciano. Paura! Vogliono la borsa con il denaro, la bisaccia con i viveri. Tutto. Anche il mantello di lana. Cerchi di resistere, di nascondere almeno quelle quattro monete che hai in tasca, invece ti strappano anche quelle.

    Ora sei sul ciglio della strada. Hai perso i sensi per qualche minuto. Le ferite ed i lividi ti fanno male e non riesci a rialzarti. Arriva qualcuno! Meno male! Allunghi una mano e chiedi aiuto. Ma che fa? Non si ferma!? “Aiuto signore, la prego!”. Nulla. Non si è fermato. Svieni di nuovo. Troppo caldo. Troppo dolore.

    Altri passi! “Chi è?” un secondo passante. Questo si fermerà di certo! “Mi aiuti, la prego!”. Nulla… anche questo passa senza fermarsi. Non ha neppure rallentato… La gola ti brucia per la polvere. E’ difficile anche solo respirare.

    Infine arriva un terzo viandante. Ma… guarda che abiti, è uno straniero. Non si fermerà neppure lui… Ma no! Si avvicina! “Grazie, grazie signore! Non so come ringraziarla!”.

    Eccolo: si prende cura di te, non sei più solo! Egli ti salva, mette tutto quello che ha con sè a tua disposizione: il vino per disinfettare le tue ferite, l’olio per lenire la tua pelle (cfr. v. 34). Alcune bende per medicarti.

    Fin qui… cari amici, probabilmente anche noi ci saremmo fermati a soccorrere un ferito lungo la strada… ma il samaritano fa di più, non si limita a “tamponare” le ferite. Fatte le fasciature ti solleva, ti prende sulle sue spalle e ti trasporta all’albergo, dove potrai riposare e guarire completamente. Paga per te il conto all’albergatore e promette altri soldi perchè anche lui ti assista. 

    Bene. Ora mi chiederai: “perchè mi hai fatto soffrire nei panni del viaggiatore aggredito?”. Io spero di non averti causato troppo dolore, ma vorrei ancora chiederti una cosa:

    Quale sensazione hai provato quando il samaritano si è fermato ad aiutarti? Gratitudine, suppongo. Molto sollievo, credo. Forse un po’ di stupore. Ebbene: proprio il samaritano, il “senza Dio”, lo straniero, è quello che ci è stato più vicino.

    Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?” (v. 36) chiede Gesù. “Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così»” (v. 37).

    Qualche volta, cari amici, l’aiuto arriva da dove meno ce lo aspettiamo.

    Questo buon samaritano non assomiglia un po’ a Gesù? Egli ha avuto compassione (cfr. v. 33 e Mt 20,34) di noi; ci ha unti con l’olio, segno del perdono che sana le nostre ferite (cfr. v. 34 e Isaia 1,6); le ha medicate con il vino (cfr. v. 34 e Mt 26,27; Romani 5,9); ci ha caricati sulle sue spalle portando le nostre infermità (cfr. v. 34 e Isaia 53:4-6); si è preso cura di noi (cfr. v. 34 e Gv 17,9); infine ci ha condotti al sicuro all’albergo, alla Chiesa perchè ci accolga (cfr. v. 34 e Gv 21,17); e infine ci ha promesso il suo ritorno (cfr. v. 34 e Mt 25,31).

    E’ proprio Gesù questo samaritano! Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36). Se Gesù si traveste da “samaritano”, quindi da straniero… meditiamo, amici, prima di scacciarlo; perchè potrebbe essere proprio uno straniero colui che ci salverà la vita nel momento del bisogno.

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Soccorrili! Sana le loro ferite con l’olio della consolazione, con il vino della salvezza! Custodiscili sempre nel tuo albergo!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Ma... questo samaritano non è forse proprio Gesù?
    Il dipinto di oggi è “Il Buon Samaritano” opera del pittore olandese noto come “Maestro del Buon Samaritano”, 1537, olio su pannello di legno, 73 x 85 cm., Centraal Museum di Utrecht. Olanda

    Alessandro Ginotta

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  • E’ meglio la cassaforte del demonio, o un tesoro nei cieli?

    E’ meglio la cassaforte del demonio, o un tesoro nei cieli?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-13)

    IIn quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
    «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
    Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
    Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Eh sì… corruzioni e tangenti… accompagnano l’uomo da sempre. La parabola che ci viene presentata dal Vangelo di questa domenica è piuttosto complessa e, per certi versi, sconcertante: ma come? Gesù loda l’amministratore disonesto? Dobbiamo scendere in profondità per capire bene il significato di questo passo.

    Il protagonista della parabola è un amministratore. La sua figura è molto simile a quella del mezzadro. Probabilmente non aveva uno stipendio fisso, ma tratteneva per sè “legalmente” (come si usava in quel tempo) una provvigione sugli affari del suo padrone.

    La cupidigia però  sempre in agguato e, oggi come allora, dove c’è molto denaro, c’è il rischio di cadere in tentazione: “il diavolo prende sempre questa strada di tentazioni: la ricchezza, per sentirti sufficiente; la vanità, per sentirti importante; e, alla fine, l’orgoglio, la superbia: è proprio il suo linguaggio la superbia” (Papa Francesco, omelia del mattino a Casa Santa Marta, 20/09/2013).

    Così, con il passare del tempo, questo amministratore decise di trattenere per sè più di quanto non gli fosse dovuto… finchè il padrone non lo scoprì e minacciò di togliergli l’incarico. Qui incontriamo il passaggio più “difficile”: “Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?» . Quello rispose: «Cento barili d’olio» . Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta» . Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?» . Rispose:  «Cento misure di grano» . Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta».(vv. 5-7).

    Non sappiamo se “ci mise del suo”… rinunciando alla sua provvigione, oppure se truffò ancora una volta il padrone facendo questi grossi sconti ai vari debitori. Ma… una cosa è certa: fu molto astuto! Temendo di venire cacciato dal padrone, tentò di accaparrarsi la benevolenza dei debitori, sperando che uno di essi lo avrebbe poi accolto. Ed è proprio questa “astuzia” che il padrone ammira. Non certo la disonestà: “Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza” (v. 8). L’amministratore… corrotto era e corrotto rimase, a maggior ragione dopo avere architettato e messo in pratica questo macchinoso piano.

    Eh, sì… il demonio è “furbo: I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (v. 8). Ma attenzione, perchè la ricchezza disonesta alla fine, “non paga”.  Perché ricordate bene: “il diavolo è un cattivo pagatore, non paga mai bene! Sempre ti truffa, è un truffatore! Ti fa vedere le cose truccate, e tu credi che quella cosa sia buona, che ti dia la pace, vai di là e alla fine non trovi non trovi la felicità. Cercare sempre la pace di Gesù: questa è una sfida, una sfida che ho avuto io e che avete tutti voi. E qual è il segno della pace di Gesù? Come so che questa pace la dà Gesù? Il – circo – , ti fa felice un attimo, ma mai ti dà quella gioia. Quella gioia può darla soltanto Gesù dandoti lo Spirito Santo. E la sfida di tutti noi – anche la mia – è cercare sempre la pace di Gesù; anche nei brutti momenti, ma la pace di Gesù. E saperla distinguere da quell’altra pace truccata, che alla fine è una truffa: finisci male e non ti pagano bene. E Gesù è un buon pagatore, paga bene: paga molto bene!” (Papa Francesco,  discorso al Movimento Eucaristico Giovanile, 7 agosto 2015).

    La ricchezza, quella vera, non è il denaro, ma il tesoro che ci costruiamo nei cieli: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12,33-34). E’ questo il vero significato della parabola: la ricchezza materiale non ha valore… deperisce, in un attimo la possiamo perdere, possiamo venire derubati o truffati, e soprattutto non ci compra la salvezza… anzi… è più probabile che ci trascini alla perdizione, appesantiti dall’orgoglio, dalla vanità, dall’avarizia, dalla cupidigia…

    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro” (v. 13). Quando nel nostro cuore la brama di ricchezza ruba lo spazio a Dio… la nostra anima inaridisce, il nostro spirito avvizzisce e noi perdiamo la possibilità di dissetarci a quella fonte di acqua viva che zampilla eternità e Paradiso. Dobbiamo scegliere se essere figli del mondo, o figli della luceperchè: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (v. 13). No. Non possiamo servire due padroni.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi sento io: “padrone” della mia ricchezza, o solo “amministratore” dei beni che ci ha temporaneamente affidato Dio? La mia felicità dipende dal denaro, o forse dalla gioia dell’amicizia, della fratellanza, della condivisione?  E ancora: Quanto spazio c’è davvero per Dio, nel mio cuore?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco. Fa’ che tutti comprendano che i beni materiali sono un Tuo dono, e che noi siamo tenuti ad utilizzarli per il bene comune, nostro e dei nostri fratelli; non per accumularli nella cassaforte del demonio; e che… il vero tesoro si costruisce nei cieli!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    E' meglio la cassaforte del demonio, o un tesoro nei cieli?
    Il dipinto di oggi è: “La moneta del tributo” del pittore statunitense John Singleton Copley, 1782, olio su tela, 128.27 x 153.67 cm, Royal Academy of Arts, Londra

    Alessandro Ginotta

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  • L’ufficio “oggetti smarriti di Gesù” nel Vangelo di domenica 11 settembre

    L’ufficio “oggetti smarriti di Gesù” nel Vangelo di domenica 11 settembre

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15, 1-32)

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Lost and found. L’ufficio oggetti smarriti di Gesù: chissà quante volte, nella vita, ci sarà capitato di perdere qualcosa a cui teniamo molto. Non è forse vero che in quel momento non pensiamo ad altro se non a cercare l’oggetto scomparso? Mettiamo sotto sopra tutta la casa, spostiamo divani e poltrone, esploriamo cassetti e ripostigli… e quale gioia quando lo recuperiamo!

    Ecco, anche per Dio è così: oh, Lui non “perde” nulla, certo che no… ma qualche volta a “perderci” siamo noi, perchè ci allontaniamo troppo dalla sua Parola, perchè non la mettiamo in pratica, o perchè, come fece il “figliol prodigo” (cfr. Lc 15,11-32), decidiamo di “prenderci una vacanza” dal Vangelo e… magari vivere un po’ la nostra vita materiale, finchè essa non divora tutte le nostre sostanze e si mostra quale essa davvero è quando viene vissuta “senza Dio”: gretta, vuota, priva di significato, arida ed ingrata.

    Ma Dio, proprio come il padre buono della parabola, scruta l’orizzonte ed appena ci vede imboccare il suo sentiero esce di casa e ci corre incontro, allarga le braccia e ci stringe forte forte: “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15,20). Noi iniziamo a chiedergli perdono e Lui… non ci lascia neppure finire di parlare, ci riaccoglie, ci riveste, ci mette l’anello al dito, i calzari ai piedi scalzi, e prepara un gran banchetto: “Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,23-24).

    Vedete? L’amore di Dio è più forte del nostro peccato; è luce che va oltre le tenebre; è bene che vince anche il peggiore dei mali e lo cancella; è musica celestiale che avvolge, accarezza e consola; è tenerezza che accoglie e perdona; è grazia che si irradia sul nostro cuore stanco e lo rinfranca, lo apre, lo spalanca all’amore verso gli altri. Ecco: quando nel nostro cuore lasciamo spazio all’amore di Dio, anche noi diventiamo più simili a Lui.

    Sì, perchè l’uomo è stato creato ad “immagine e somiglianza di Dio” (cfr. Genesi 1,26-27) ed è quel riflesso di Dio che c’è in ciascuno di noi che ci permette di sperare, sperare che il male non vinca, sperare che l’uomo si ravveda:

    “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna,  gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Salmo 8, 4-10).

    Ebbene, questo Dio al quale noi assomigliamo, un po’ (lo scrivo con tutta umiltà) ci assomiglia… ed ecco che come la donna che ritrova la moneta: “chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto»” (v. 9) così “vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (v. 10). Dio è felice quando un peccatore si converte. Dio è contento quando ci riavviciniamo a Lui. Vogliamo rendere lieto Dio? Convertiamoci e chiediamogli perdono!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Com’è il mio rapporto con Dio? Lo sento vicino nel mio cuore, come un padre amorevole, oppure lo percepisco come un giudice severo? Sono pronto a “restituire” l’amore che Dio riversa nel mio cuore, donandolo a mia volta al mio prossimo?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco. Fa’, ti prego, che i semi d’amore che Tu poni nei nostri cuori possano germogliare e crescere rigogliosi. Accoglici fra le Tue braccia e stringici forte! Ti vogliamo bene Gesù!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    L'ufficio
    L’affresco ritrae Gesù nell’atto di salvare Adamo ed Eva dagli inferi, affresco dell’”Anastasis”, XIV secolo, chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul

    Alessandro Ginotta

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