Tag: fariseo

  • Quel peccato da evitare…

    Quel peccato da evitare…

    Tieniti forte, perché stiamo per fare un salto nel tempo. Duemila anni all’indietro. Destinazione? Un tempio. Lì ci aspetta Gesù. Vieni con me?

    Il mio decisamente in(solito) commento a:
    “Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo” (Luca 18,9-14)

    C’è odore d’incenso nell’aria. Fenditure di luce filtrano dagli alti finestroni, insinuandosi nella penombra del tempio. Guarda lì, alla tua sinistra… Lo vedi? Quell’uomo sembra un faraone! Il copricapo scintilla di gemme preziose, le sue vesti sono ampie, sgargianti, esagerate. Frange vistose gli scivolano dalle ginocchia fino ai piedi. Il braccio sinistro è avvolto da un lungo nastro di cuoio, alla cui estremità è legato l’astuccio con le Scritture. Sta ritto, impettito. Parla con voce alta, come un attore su un palco:

    «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini: ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo» (vv. 11-12).

    Perfetto, impeccabile… O almeno così crede. Snocciola i peccati degli altri con una sicurezza disarmante: ladri, ingiusti, adulteri… Ma chi vuole convincere? Gli altri, o se stesso? Parla forte, così forte da coprire la voce della sua coscienza. E intanto disprezza l’altro uomo. Quale uomo? Te lo stai chiedendo, vero? È laggiù, nell’ombra, rannicchiato dietro una colonna. La testa bassa, il petto che si solleva e si abbassa con il ritmo della sua mano che lo percuote. «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (v. 13).

    Ed eccolo, il momento. Gesù entra in scena.

    Un brivido. Lui avanza a passi decisi. Lo vedi? Sta arrivando proprio qui, accanto a noi! I suoi capelli danzano a ogni falcata. Gli occhi… oh, i suoi occhi! Luminosi, tagliano l’aria come una lama affilata. E vanno dritti verso il fariseo. La sua mascella si serra. I pugni si stringono. È come se lo sentissimo pronunciare: «Guai a voi!» (cfr. Mt 23). Il tono è duro, non lascia scampo: ipocrisie, simulazioni, arroganza… «Sepolcri imbiancati», così li chiama (cfr. Mt 23,27).

    Ma poi… poi lo sguardo di Gesù cambia. Si addolcisce. La mano destra si apre in un gesto pacato, indicando il pubblicano. E la sentenza cade, netta, definitiva:

    «Questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (v. 14).

    E di nuovo i suoi occhi tornano al fariseo. Li immagini i suoi pensieri? Quelli che fanno l’elemosina solo per essere ammirati. Quelli che pregano a voce alta non per parlare con Dio, ma per farsi sentire dagli uomini. Quelli che digiunano solo per mettersi in mostra. Quelli che cercano i primi posti. Quelli pieni di sé, gonfi d’orgoglio, convinti di essere gli unici custodi della verità.

    Ma non vedono nulla. Non vedono Dio.

    Giustificano il loro lusso, le loro ricchezze, con il pretesto di dare gloria al Signore. Ma dentro sono aridi, vuoti. Ciechi. La loro religiosità è solo apparenza. E quando un uomo è convinto di possedere la verità assoluta, non ascolta più, non vede più, non comprende più. Diventa sordo. Diventa cieco.

    Ed è allora che l’umanità si paralizza. La verità, quando viene strumentalizzata, si trasforma in sopruso. E i farisei, che avrebbero dovuto essere uomini di fede, diventano mostri. Mostri capaci di condannare perfino il Figlio di Dio.

    Chi si sente giusto, chi si crede senza peccato, finisce per giudicare tutto e tutti. Invece di guardarsi dentro, punta il dito contro gli altri. Si crede migliore. Più capace di un esperto, più colto di uno studioso, più veloce di un atleta… Più giusto di Dio.

    E così la sua lingua si muove più veloce della testa. E troppo più veloce del cuore.

    Ci sono peccati evidenti, facili da riconoscere. Il ladro sa di rubare. L’assassino sa di uccidere. Il bugiardo sa di mentire. E in fondo, il seme di Dio che è dentro di loro continua a gridare. Può essere soffocato per un po’, ma non tace per sempre. E quando viene ascoltato, quando quel seme riesce a farsi sentire, può accadere il miracolo: il pentimento.

    Ed ecco perché i peccatori ci passeranno avanti nel Regno di Dio.

    Ma c’è un altro tipo di peccatore. Quello che non si riconosce tale. Quello che si sente perfetto. Che giudica, condanna, deride. Che vede la pagliuzza nell’occhio degli altri ma ignora la trave nel proprio (cfr. Luca 6,41).

    E proprio perché non ammette il suo peccato, non chiede perdono. E proprio perché non chiede perdono, non potrà mai riceverlo. Resta cieco. Non vede quando Gesù passa per invitarlo alla conversione. Non lo riconosce quando passa per offrirgli la salvezza.

    Ma tu… tu tieni gli occhi aperti. Tienili sempre spalancati, perché Gesù passa. E io prego che tu sappia riconoscerlo #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Sacro Cuore di Gesù”, di pittore di scuola italiana, 27×18 cm, Abbotsford House, Melrose, Regno Unito

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  • È così che il mondo cambierà!

    È così che il mondo cambierà!

    Portiamo Dio dove non c’è, con le nostre azioni, con il nostro esempio. Perché è così che diventeremo pagine viventi di Vangelo. Ed è così che il mondo cambierà!

    Il mio in(solito) commento a:
    “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” (Mc 2,23-28)

    Chi è il nostro nemico più insidioso? Potresti pensare: il demonio. E sì, lui è un bel problema. Ma oggi parliamo di un avversario molto più terreno, che cammina tra di noi. Un tipo d’uomo…

    Lo troviamo nei Vangeli e – ahimè – anche nelle nostre città. È il fariseo. Ma attenzione: non mi riferisco a quello vissuti duemila anni fa, perché il fariseo non è solo una figura storica: è un modo di vivere, una mentalità.

    Chi sono, davvero, i farisei? In greco, pharisaioi richiama l’aramaico perišayê, “separati”. Una setta, sì, ma anche molto di più: “colui che si distingue”. Distinto dal popolo per la conoscenza delle Scritture, un fariseo aveva il compito di spiegare la Parola di Dio. Un ruolo nobile, direte. Eppure, qualcosa è andato storto. Perché chi si sente “superiore” rischia di montarsi la testa. Così, invece di avvicinare il popolo, i farisei scavavano fossati. Tenevano per sé il tesoro della conoscenza, offrendo al popolo solo le briciole. E alcuni, peggio ancora, piegavano la Parola di Dio al proprio tornaconto. Sai qual è il peccato più grave? Rubare Dio. Gesù non ha usato mezzi termini: “Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito” (Lc 11,52).

    E oggi? Questi atteggiamenti esistono ancora. Ci sono persone che centellinano il sapere per mantenere il potere. Ma il sapere non è fatto per essere rinchiuso in cassaforte. È un dono da condividere, per costruire ponti, non barriere. E noi? Non illudiamoci. Anche in noi vive un piccolo fariseo. Quante volte ci sentiamo migliori degli altri? Più colti, più giusti, più… perfetti? Quante volte giudichiamo senza conoscere la storia di chi abbiamo davanti? Ogni critica non necessaria è un mattone che aggiungiamo alla trincea.

    La fede? C’è chi la usa come un’arma, chi difende posizioni di comodo, chi vuole Dio chiuso in un tabernacolo, lontano, controllato. Ma Dio non si lascia imprigionare. Santa Teresa di Lisieux lo dice chiaramente: “Nostro Signore non scende dal cielo per stare in una pisside d’oro. Il Suo cielo preferito è il cuore dell’uomo, il tempio vivo della Trinità.” Dio è pane spezzato, acqua che disseta, vita da vivere. È un dono per tutti, non un privilegio per pochi.

    Ma noi, cosa facciamo? Gesù non ha esitato a spezzarsi per noi, a donarsi senza distinzione. Che direbbe a chi ancora oggi nega Dio ai peccatori, ai lontani, agli ultimi? Le sue ultime parole ci insegnano tutto: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Ogni creatura. Non solo chi si inginocchia in chiesa, ma anche chi non sa nemmeno cosa sia una preghiera. E allora, amici miei, usciamo!

    Portiamo Dio dove non c’è, con le nostre azioni, con il nostro esempio. Perché è così che diventeremo pagine viventi di Vangelo. Ed è così che il mondo cambierà. #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “L’adorazione dei santi”, di Lorenzo Monaco, 1407, tempera all’uovo su pannello, 194.5 × 104.8 cm, National Gallery, Londra

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  • Che peccato la presunzione!

    Che peccato la presunzione!

    Reggiti forte perché stiamo per fare un salto di 2000 anni nel passato per incontrare Gesù in un tempio. Vieni con me?

    Il mio decisamente in(solito) commento a:
    Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo (Luca 18,9-14)

    Attorno a noi profumo d’incenso. Lame di luce penetrano attraverso gli alti finestroni e si fanno strada nella penombra del tempio. Vedi? Lì sulla sinistra un uomo pare proprio un faraone! Il copricapo tempestato di gemme preziose, le vesti ampie e sgargianti, frange vistose e lunghissime gli scendono dalle ginocchia fino ai piedi. Il braccio sinistro fasciato da un lungo nastro di cuoio, alla cui estremità è legato l’astuccio che nasconde le Scritture. Ritto ed impettito, parla con voce alta e stentorea, come un attore di teatro: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo» (vv. 11-12). Un uomo “perfetto” che snocciola i peccati degli altri: ladri, ingiusti, adulteri… ma chi vuole convincere? Più se stesso, o forse gli altri? Grida forte per non sentire la voce della sua coscienza che lo rimprovera. E disprezza l’altro uomo. Quale altro uomo, ti stai chiedendo? È quello che sta ricurvo in penombra laggiù, dietro a quella colonna, quasi a volersi nascondere, mentre si batte il petto mormorando con gli occhi bassi: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (v. 13).

    Ecco, entra in scena Gesù. Che emozione! Avanza a passi decisi. Lo vedi? Sta arrivando proprio qui, accanto a noi! Ad ogni possente falcata, le ciocche dei suoi capelli danzano sul suo capo. Gli occhi sono così luminosi che il suo sguardo sembra fendere l’aria come una spada, fino a colpire il fariseo che sta ritto in piedi. La mascella si serra ed i suoi pugni si stringono. Ci pare di udirlo pronunciare:  «Guai a voi!» (cfr. Mt 23) e denunciare tutti i vizi, le ipocrisie, le simulazioni, che rendono quell’uomo un «sepolcro imbiancato» (cfr. Mt 23,27). Poi il suo sguardo si tinge di un colore nuovo. La sua mano destra si apre ed indica con un gesto ampio e pacato il pubblicano, mentre osserva: «questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (v. 14).

    Di nuovo gli occhi di Gesù tornano a posarsi sul fariseo. Ci pare di udire la voce dei suoi pensieri: “fanno l’elemosina davanti a tutti perché cercano l’ammirazione degli uomini e non gli interessa nulla di Dio. Pregano a voce alta, ma invece di preoccuparsi di fare arrivare la loro voce a Dio, desiderano soltanto venire ascoltati dagli uomini. Per farsi grandi moltiplicano le parole nelle loro preghiere e simulano una fede che, in realtà, non hanno. Arrivano perfino al punto di digiunare pur di mettersi in mostra (cfr. Mt 6). Amano la vanità, sono pieni di sé, cercano sempre i primi posti nelle sinagoghe e sono gonfi d’orgoglio e presunzione. Si credono perfetti. E pensano di essere gli unici detentori della verità.

    Amano farsi vedere, ma è come se fossero ciechi, perché riescono a guardare solo la propria immagine rispecchiata negli occhi degli altri. Sono selettivamente ciechi, perché non si accorgono di nulla e di nessuno tranne che di loro (cfr. Mt 23,16).

    Giustificano il loro abbigliamento sfarzoso, l’oro e le gemme che ricoprono i loro abiti, con l’intenzione di dare gloria a Dio. Ma in realtà sono le persone più lontane dal Signore e, al centro dei loro desideri, c’è solo il loro straripante egoismo”.

    L’illusione di possedere la verità talvolta attribuisce all’uomo un’arroganza illimitata, gli sottrae la lucidità di valutare le situazioni e la capacità di comprendere. Davanti alla verità esaltata l’umanità si paralizza, diventa sorda e cieca. E i prodotti di questo simulacro di verità sono la violenza ed il sopruso. 

    Ecco che i farisei, che dovrebbero essere uomini di fede, si trasformano nei peggiori mostri della terra, capaci addirittura di condannare a morte perfino il Figlio di Dio. Detentori di un sapere che in realtà è fatto per la maggior parte di ignoranza, i farisei si arrogano il diritto di dare ordini a Gesù. Non solo. Addirittura pretendono di decidere che cosa sia lecito che il Figlio di Dio faccia e quando. Quale uomo, nella storia, ha mai osato comandare il proprio Dio?

    Dobbiamo fare attenzione, perché al giorno d’oggi è facile scivolare al livello dei farisei. Quante volte ci sentiamo così sicuri di noi stessi, tutti pieni del nostro “io”, a tal punto da non renderci conto di essere “vuoti di Dio”? Il “fariseo che c’è in noi” viene fuori ogni volta che apriamo la bocca per criticare qualcuno, senza neppure domandarci quali e quante difficoltà possa aver superato. Quante volte ci sentiamo più abili di un esperto? Più colti di uno studioso? Più scattanti di un atleta? E purtroppo… quante volte ci sentiamo addirittura più “giusti” di Dio? In tutte queste situazioni la nostra lingua si muove più velocemente della nostra testa e troppo più veloce rispetto al nostro cuore.

    Ci sono peccati così evidenti che si riconoscono subito: è facile capire che un ladro è un ladro. Rubare è un grave peccato, ma chi ruba è consapevole di delinquere e la sua “etichetta” è molto chiara. Come quella di un assassino, di un truffatore, di un bugiardo… e di tutte le persone che commettono deliberatamente azioni sbagliate, sapendo di sbagliare. Sono individui che nascondono il proprio peccato agli altri, ma lo hanno ben presente a se stessi. Il seme di Dio, che cresce dentro al cuore di ciascuno di noi, vibra e trema nel petto di questi peccatori e grida forte invitandoli alla conversione. Molti di loro, se saranno capaci di ascoltare questa voce, potranno davvero pentirsi e cambiare. Ecco quali sono i peccatori che “ci passeranno avanti nel Regno di Dio”. Persone che sapranno pulirsi il cuore e l’anima, dopo essersi riconosciuti peccatori.

    Accanto ai tanti peccatori, consapevoli dei propri errori e delle proprie fragilità, ci sono individui che non ammetteranno mai di sbagliare. Sono i farisei di ieri e di oggi: persone che si ritengono perfette e specchiate e che si sentono autorizzate a giudicare e condannare chiunque passi loro davanti. Gente abilissima ad individuare la pagliuzza nell’occhio altrui, ma completamente cieca di fronte alla trave che sta nel proprio (cfr. Luca 6,41).  

    Nel loro delirio si ritengono giusti e non si riconoscono bisognosi del perdono di Dio. Così facendo soffocano perfino quel seme che Dio ha posto dentro al loro cuore. Non gli permettono di parlare. Non gli consentono di crescere. Aridi dentro, si comportano come impostori perfino con se stessi: senza essere capaci di riconoscere il loro peccato. Così facendo, rischiano di non sentire Gesù che passa prima per invitarli alla conversione e poi per donare loro la salvezza.

    Io prego che gli occhi della tua anima non siano mai ciechi, ma sempre pronti a riconoscere Gesù! #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è:
    Il dipinto di oggi è: “Cristo il Salvatore con l’Eucarestia”, di Juan de Juanes,1545, olio su tela,  73×40 cm, Museo del Prado, Madrid

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  • Qual è la tradizione degli uomini?

    Qual è la tradizione degli uomini?

    L’Amore inarrestabile, incontenibile, incondizionato che Dio prova nei nostri confronti fa sì che chiunque di noi abbia la possibilità di salvarsi. Anche il peggiore dei peccatori, redimendosi, può aspirare al Paradiso, proprio come accadde a San Disma, il buon ladrone. Non c’è peccato troppo grave che Dio non possa perdonare, purché il nostro pentimento sia sincero!

    Il mio in(solito) commento a:
    Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini (Marco 7,1-13)

    Ecco un esempio di ipocrisia dell’igiene. O meglio, di inutile impiego di regole utili: è fuori di discussione che, per evitare intossicazioni alimentari e trasmissione di malattie contagiose, sia buona norma pulire accuratamente stoviglie e bicchieri, ma si tratta di una abitudine dettata dal buon senso e non di un comandamento trasmesso da Dio. Farisei, scribi e dottori della legge spacciavano come provenienti da Dio tutta una serie di norme, che in realtà dipendevano soltanto dal calcolo della ragione dell’uomo.

    Non c’è mai limite al peggio: oltre a formulare leggi e precetti (se ne contavano ben 613 per regolamentare ogni aspetto della vita: dal cibo all’abbigliamento, fino a cosa sia lecito o meno fare), farisei, scribi e dottori della Legge, smarrirono completamente ogni legame con le ragioni che portarono, originariamente, alla formulazione di tutte queste regole. Si giunse al punto in cui le regole stesse divennero più importanti delle persone che dovevano salvaguardare. Tutto questo era finalizzato a difendere i privilegi di qualche casta!

    È questa la peggiore ipocrisia che Gesù proprio non accetta:

    “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (vv. 6,7).

    No. Dio non ci vuole rigidi e bacchettoni, non desidera che noi viviamo con l’assillo di rispettare alla lettera centinaia di precetti severi. Dio non cerca farisei che continuamente si battano il petto e non vuole neppure automi che obbediscano ciecamente a leggi che non comprendono. Se fosse così non ci avrebbe creati liberi… e perfino un po’ testardi. Un po’ come Lui, che si intestardisce ad amarci, anche quando lo respingiamo, anche quando lo rinneghiamo, anche quando facciamo di tutto per allontanarci da Lui. D’altra parte, noi siamo stati creati a sua immagine (cfr. Genesi 1,26).

    Questo Dio che ci ama oltre ogni ragione, desidera una cosa sola: salvarci. “La volontà del Padre che mi ha mandato è questa: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato, ma li risusciti nell’ultimo giorno” (Giovanni 6,39). Sono chiare le parole di Gesù: il Padre cerca la nostra salvezza e desidera donarci la Vita Eterna. E quale moneta ci comprerà il Paradiso? L’Amore!

    L’Amore inarrestabile, incontenibile, incondizionato che Dio prova nei nostri confronti fa sì che chiunque di noi abbia la possibilità di salvarsi. Anche il peggiore dei peccatori, redimendosi, può aspirare al Paradiso, proprio come accadde a San Disma, il buon ladrone. Non c’è peccato troppo grave che Dio non possa perdonare, purché il nostro pentimento sia sincero!

    Dio non lega neppure la sua benevolenza alla nostra conversione: “Cristo è morto per noi” (Romani 5,8) mentre ancora eravamo peccatori. Dio ci ha voluto bene anche quando eravamo sbagliati. Dio, infatti, ci ama per primo. Egli non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che susciti il suo Amore, ma lo fa perché Egli stesso è Amore, e l’Amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Ecce Homo” di Juan de Juanes, 1570, olio su tela, 83×62 cm, Museo del Prado, Madrid

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  • Quelle lacrime sincere… che profumano d’amore

    Quelle lacrime sincere… che profumano d’amore

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,36-8,3)

    In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
    Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
    Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
    E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
    Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
    In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca…” (v. 39). Quante volte agiamo anche noi così? Quante volte cataloghiamo la gente al primo sguardo? “Quella donna è una peccatrice! Sta toccando Gesù, e lui? La lascia fare!?” sarà più o meno questo il pensiero che è passato nella mente di Simone il fariseo. Il perbenismo lo ha reso cieco. Chiuso nei suoi elenchi di rigidi precetti ha incasellato la donna e l’ha giudicata, nel suo cuore l’ha già addirittura condannata: “E’ una peccatrice, non è degna di stare qui, nè di toccare il Maestro”.

    Simone si spinge addirittura oltre: “Se costui fosse un profeta…” arriva a mettere in dubbio la figura di Gesù.

    Dall’altra parte abbiamo la donna, forse una peccatrice, di sicuro una donna che ha molto sofferto e che sta soffrendo. Le sue lacrime bagnano i piedi di Gesù. Li asciuga con i capelli e li cosparge di profumo.

    Simone “il giusto”, o almeno così lui è convinto di essere, non ha neppure offerto a Gesù l’acqua (cfr. v. 44). Al tempo di Cristo, sapete, le strade erano piuttosto polverose. Così una bacinella con acqua per lavarsi i piedi, magari un goccio di profumo, facevano parte del rituale di benvenuto riservato agli ospiti. La mancanza del fariseo è stata colmata dalla donna.

    Vedi questa donna?” (v. 44) Con questa domanda, Gesù costringe Simone il fariseo a guardare la donna. Fino ad ora lui ha solo visto una peccatrice, ed ha ritratto gli occhi scandalizzato. Gesù invece lo invita a guardare una persona in carne ed ossa: non un corpo che incarna il peccato, ma un’anima da salvare, un’anima che grida la sua richiesa d’aiuto a Gesù con la voce delle lacrime.

    Questo è l’atteggiamento che dobbiamo avere con i nostri fratelli. Non giudicare, ma amare. Dentro alla peccatrice pulsa un’anima, quell’anima che Simone, prigioniero del suo zelo, non riesce a vedere. Simone ha deciso a priori che la peccatrice sia da condannare. Ma anche il fariseo è tutt’altro che perfetto: egli ha sì ricevuto in casa propria il Figlio di Dio, ma ha dubitato di lui e non gli ha riservato neppure le attenzioni che si prestano agli ospiti comuni. Simone si riteneva superiore. Ma era incapace di vedere. Incapace di amare.

    Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco” (v. 47). E’ l’amore che comanda. L’amore ha liberato questa donna dal peccato.

    Questa donna mi ricorda un po’ Zaccheo, anche lui desiderava incontrare Gesù (cfr. Lc 19,1-10). Anche lui ha compiuto un gesto insolito ed audace: Zaccheo si è arrampicato su un albero, La donna si è buttata ai piedi di Gesù. Entrambi hanno ottenuto la salvezza.

    Incontrare Gesù è davvero importante. Anche noi lo possiamo cercare nel nostro cuore e, quando lo avremo trovato, non ci resterà che buttarci ai suoi piedi, abbracciarli, baciarli e rigarli con le nostre lacrime. Lacrime che scendono sincere. Lacrime che portano via il nostro dolore. Lacrime che ci purificano dal peccato. Lacrime che profumano d’amore.

    Già, perchè… come ci ricorda San Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore“.

    Cari amici le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Quando guardo un fratello che ha sbagliato, vedo solo l’errore, il peccato, oppure, guardando in profondità, riesco a scorgere il suo cuore? Sono disposto a fare un gesto d’amore per ottenere il perdono? E per perdonare?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Entra nei loro cuori e porta loro l’amore che purifica dal peccato.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Quelle lacrime sincere... che profumano d'amore
    Il dipinto di oggi è “Maria Maddalena lava i piedi di Cristo” del pittore fiammingo Jacob Andries Beschey, 1735, olio su pannello, 42.6 x 51.9 cm, collezione privata, Amsterdam

    Alessandro Ginotta

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