Tag: fiducia

  • Sì, la speranza può riaccendere il buio!

    Sì, la speranza può riaccendere il buio!

    Dio ancora una volta ci sorprende. Una prolungata siccità causa una terribile carestia. Una vedova straniera, che aveva perso tutto, viene scelta da Dio per nutrire (senza provviste) un profeta affamato. Due disperati, privi di tutto fuorché di fede, sono i protagonisti di una eclatante catena di miracoli.

    Il mio in(solito) commento a:
    Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei (Luca 4,24-30)

    Moltiplicazioni, risurrezioni e sfide apparentemente impossibili. Un po’ rocambolesche, mirabili e sorprendenti sono le imprese di questi due profeti legati da profonda amicizia (e da un mantello): Elia ed Eliseo. Perché due uomini vissuti quasi nove secoli prima di Gesù dovrebbero essere importanti per noi? Scopriamolo insieme:

    Sapevi che Elia ed Eliseo (IX-VIII secolo a.C.) compirono entrambi miracoli e prodigi eclatanti? Elia, prima ancora di Gesù, moltiplicò olio e farina (cfr. 1Re 17,14) e risuscitò il figlio della vedova di Sarepta (cfr. 1Re 17,22). Entrambi divisero le acque del Giordano (cfr. 2R 2:1-8 e 2Re 2,14), Eliseo guarì Naaman il siro dalla lebbra (2 Re 5:14–15). Ma per farti capire quanto le loro storie siano ancora più ricche di eventi eclatanti ed inconsueti posso aggiungere che Elia non morì mai! Sì, è proprio così: venne assunto in cielo in un turbine di vento, trasportato su un carro di fuoco trainato da cavalli anch’essi di fuoco (2 Re 2,11), mentre lasciava cadere il suo mantello sulle spalle di Eliseo, un po’ come se avesse voluto certificarne la successione. Sappiamo che Elia tornerà sulla terra, poco prima del Giorno del Giudizio: verrà inviato per preparare i cuori degli uomini ad affrontare questo giorno. Di lui il profeta Malachia scrive: «Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e terribileEgli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri, perché io non debba venire a colpire il paese di stermini» (Malachia 4,4-5). In virtù di questa profezia molti ebrei, nei loro rituali, lasciano una sedia vuota a tavola in anticipazione del ritorno di Elia per annunciare quello del Messia. Il rabbino Moses ben Jacob Cordovero (1522-1570), uno degli sviluppatori della Cabala, sostiene che Elia, dopo essere stato trasportato in cielo, si sarebbe addirittura trasformato in un Arcangelo.

    I Vangeli ci presentano Elia sul monte Tabor, nel giorno della Trasfigurazione del Signore (cfr. Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36), ma in altri passi, come quello che commentiamo oggi, incontriamo la sua presenza discreta e molti ed affascinanti sono i racconti delle imprese di Elia e del suo discepolo Eliseo che possiamo trovare nell’Antico Testamento. In alcuni dei miei commenti nei mesi scorsi ti ho già anticipato parecchi episodi, come la sfida ai 450 profeti di Baal, vinta con un fuoco mistico da un solitario Elia, che dimostrò anche di possedere un acuto senso dell’umorismo, che gli permise di prendersi gioco di avversari numericamente soverchianti. O il poetico incontro con Dio sul monte Oreb (cfr. 1Re 19,9.11-16).

    Oggi troviamo Gesù intento a predicare nella sinagoga di Nàzaret. È questo uno dei primi racconti di eventi che riguardano la vita pubblica di Gesù narrati nei Vangeli ed avviene subito dopo le tentazioni nel deserto: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro» (vv. 24-27).

    Dio ancora una volta ci sorprende. Una prolungata siccità causa una terribile carestia. Una vedova straniera, che aveva perso tutto, viene scelta da Dio per nutrire (senza provviste) un profeta affamato. Due disperati, privi di tutto fuorché di fede, sono i protagonisti di una eclatante catena di miracoli. Il Signore ancora una volta sconvolge gli schemi perché a Sarepta, nonostante la siccità, vivevano molte persone benestanti che avrebbero potuto accogliere Elia, eppure Dio sceglie per lui una mamma disperata che sta per perdere il figlio ed ha appena dato fondo alle sue ultime provviste. Lucida nella sua disperazione, la donna accetta la richiesta del profeta di cuocere per lui una frittella. Una scelta dolorosa, perché in cuor suo aveva deciso di consumare la sua ultima porzione di farina per cucinare sé e per il figlio, consapevole che dopo sarebbero entrambi morti, non avendo altro di cui cibarsi. Ma Elia ha in serbo un miracolo, se solo la donna gli crederà può fare in modo che olio e farina non finiscano mai. Poiché dice il Signore: «La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra» (1Re 17,14). E così fu. La fede della donna e l’intercessione del profeta sono gli ingredienti del primo miracolo che Dio realizza per questa famiglia. La donna, straniera, povera, ma generosa, insegna a tutti noi come avere fede in Dio.

    Così come un altro straniero, Naamàn il siro, ci insegna ad avere fede nel secondo racconto che coinvolge Eliseo (se ti interessa puoi trovare la sua storia qui: https://www.labuonaparola.it/perche-ci-ammaliamo/).

    Solo Dio sa scrivere così bene sulle righe storte. E oggi ci insegna a non perdere fiducia e fede, anche quando tutto sembra andare al contrario. Perché perfino quando il buio sembra impenetrabile una scintilla di speranza può riscrivere per noi un futuro di luce: non è mai troppo tardi! #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Gesù Bambino distribuisce il pane ai pellegrini”, di Bartolomé Esteban Murillo, 1678, olio su tela, 219 x 182 cm, Museo delle Belle Arti di Budapest

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Perché si dice che nessuno è profeta in patria?

    Perché si dice che nessuno è profeta in patria?

    Fiducia e fede sono parenti stretti. Se non credi in qualcuno, gli togli il vento dalle vele. Al contrario, quando ti fidi, diventi parte del suo successo

    Il mio in(solito) commento a:
    Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria (Marco 6,1-6)

    Ci pensi mai a quante volte sei caduto? Quando eri un bimbo barcollante ai tuoi primi passi, o quando hai inciampato nei primi errori a scuola. E magari ti sei sentito a terra pure con quei primi, teneri disastri chiamati amori.

    Sai, chi ci conosce da sempre – quelli che ci hanno visto crescere – spesso si ferma proprio lì, ai nostri passi falsi. È come se davanti agli occhi avessero il replay dei nostri errori, dimenticandosi di tutto ciò che abbiamo imparato nel frattempo. Forse è per questo che “nessuno è profeta in patria”.

    Immagina Gesù. Ha guarito persone dalle rive del Giordano ai monti della Galilea. Ha calmato tempeste, ridato vita… Ma quando torna a Nazareth, la sua città, si trova davanti sguardi increduli. “Ma non è il falegname, il figlio di Maria?” si chiedono sorpresi (vv. 2-3).

    Chissà quanti tra loro ricordavano l’infanzia di Gesù. Magari anche episodi come quello narrato nel Vangelo di Tommaso, che è pura poesia: “Giuseppe, il suo papà terreno, aveva un problema. Doveva costruire un letto, ma un asse era troppo corta. Gesù, ancora ragazzo, gli disse di metterla giù. Poi la afferrò e la tirò, fino a farla della misura giusta. Giuseppe lo guardò stupito, poi lo abbracciò e lo baciò esclamando: «Me beato, perché ho avuto da Dio un tale figlio!»

    Un episodio tenerissimo. Eppure, nonostante questa dolcezza, a Nazareth nessuno riesce a riconoscerlo come Messia. Non è come se lo aspettavano. Troppo “normale”.

    E allora Gesù lo dice chiaramente: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (v. 4). Quante volte capita anche a te? Proprio chi ti sta più vicino non riesce a vedere le tue capacità. È come se spegnesse la luce prima ancora che tu possa brillare. Ma c’è un insegnamento potente qui: fiducia e fede sono parenti stretti. Se non credi in qualcuno, gli togli il vento dalle vele. Al contrario, quando ti fidi, diventi parte del suo successo.

    Anche Gesù, a Nazareth, non compie grandi miracoli. Non perché non potesse, ma perché la fede di chi lo circondava mancava. E Lui, i miracoli, preferisce farli insieme a noi, non “a senso unico”.

    Ecco perché sta alla porta e bussa (Apocalisse 3,20). Aspetta che tu apra, che tu gli dica: «Sì, entra!» Perché la tua fede è la chiave che apre le porte impossibili #Santanotte

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “San Giuseppe con Gesù Bambino”, di Ricardo Balaca y Orejas-Canseco, 1861, olio su tela, Universidad Pontificia de Salamanca, Spagna

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Cosa fare per non aver paura?

    Cosa fare per non aver paura?

    È normale avere paura. Provarla serve a riconoscere i pericoli e tenersene lontani. Ma Gesù ci insegna che…

    Il mio in(solito) commento a:
    Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati (Luca 12,1-7)

    Perfino Gesù ha conosciuto questo sentimento: pensiamo, ad esempio, alla notte trascorsa nell’Orto degli Ulivi, aspettando che maturasse il tempo della sua cattura. Scrive San Paolo nella Lettera agli Ebrei (2, 18): “proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”.

    Sapete, amici, la differenza sta nel fatto che mentre noi ci lasciamo fermare dalla paura, Gesù non si è mai lasciato vincere dal timore. Anche di fronte al pericolo più grave, quello della morte sulla croce, Egli ha sempre conservato la fede, perché “non dobbiamo avere paura di quelli che possono uccidere il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima” (cfr. v. 28). Il Figlio di Dio non ha mai perso di vista quello che conta davvero: la nostra anima.

    Fin dai primissimi giorni della Creazione, Adamo ha perduto l’equilibrio tra la dimensione spirituale e quella materiale. Adamo fu irrimediabilmente attratto da quella terra dalla quale era stato tratto: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7). Lo stesso nome Adamo deriva infatti, dal termine ebraico adāmā, che significa: “terra”, “suolo”.

    Il Peccato Originale ha di fatto messo in contrapposizione la carne e lo spirito: due realtà che prima vivevano, o meglio, convivevano, nella perfetta armonia desiderata da Dio, hanno preso strade divergenti. Così, per conseguenza dello sconsiderato gesto dei nostri progenitori, Eva e Adamo, noi tutti esseri umani, nati per essere immortali, abbiamo conosciuto la morte: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Romani 5,12).

    E, con la morte, abbiamo sperimentato la paura di morire. Ed anche la paura di vivere lontani da Dio.

    Ma Gesù ci insegna un fatto importante: la paura della morte, quella fisica, non ha senso. Siamo polvere, e polvere ritorneremo. Questo è il destino della materia che compone il nostro corpo. Ma non è così per la nostra anima! La nostra anima, amici cari, è nata per l’eternità! Dio ci ama. E, anche se la nostra parte materiale ha rinunciato a Lui, Lui non rinuncerà a noi. Dio non rinuncia alla nostra anima, ma ci resta sempre accanto. Pronto ad accoglierci, ad abbracciarci, a perdonarci, a consolarci, ogni volta che ne abbiamo bisogno.

    Ed è così che Gesù non esita a lasciare novantanove pecore nel recinto per inoltrarsi nel deserto alla ricerca di quell’unica che si è smarrita. Perché se è vero che noi stiamo male quando ci allontaniamo da Lui, Lui soffre quando noi ci separiamo da Lui. E quando avrà ritrovato la pecorella smarrita, Gesù non la castigherà né la ricondurrà all’ovile con violenza, ma se la caricherà sulle spalle e, con amore e con delicatezza, si accerterà che la pecorella rientri nel gregge. Perché: “vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (cfr. Luca 15,1-32).

    La prossima volta che ci spaventeremo per qualche spauracchio materiale, ripetiamo queste parole di Gesù: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!” (Matteo, 10,29-31).

    #Santanotte amici, noi valiamo più di molti passeri! E Dio camminerà sempre ad un passo dalla nostra anima, pronto a sorreggerla ogni volta che ce ne sarà bisogno!

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Cristo piange su Gerusalemme” di Ary Sheffer, 1851, olio su tessuto, 107,6×73,5 cm, The Walters Art Museum, Baltimora, USA

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Usciamo a gridare sui tetti?

    Usciamo a gridare sui tetti?

    Passeri che non cadono, capelli da contare e cose da gridare sui tetti. Dio ci sprona ad essere cristiani veri, dentro e fuori. Non dobbiamo temere chi ci ostacola, chi ci minaccia, perché il nemico peggiore è dentro di noi!

    Il mio decisamente in(solito) commento a:
    Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo (Mt 10,24-33)

    Il Vangelo ci parla. E la Parola è così forte che porta con sé tanti messaggi. Proviamo a lasciarci sorprendere, qua e là, da qualche lampo. Il primo riguarda la nostra missione: «Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze» (v. 27). Gridare dalle terrazze, salire sui tetti e parlare ad alta voce. Era questo il social-network della Palestina! Non c’era altro modo per farsi sentire dal maggior numero di persone possibili. Scrive San Paolo: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). Ma la senti la Parola che Dio ha messo dentro al tuo cuore? Percepisci come scalpita per uscire dalla tua bocca? Perché la Parola è fatta per essere trasmessa. A nulla vale se viene nascosta, seppellita, chiusa in un forziere. No. La Parola deve venire condivisa con il maggior numero di persone. Perché è mio dovere, è tuo dovere, far sapere a tutti quanto è bello vivere nell’amore, nella gioia, nella pienezza della vita cristiana! Che aspetti dunque? Trova il tetto più alto da cui gridare e spargi anche tu i buoni semi di Gesù!

    Poi scopriamo una dimensione coraggiosa del cristiano: «E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo» (v. 28). Che cosa vuol dire? Abbiamo già visto che la Geènna è l’inferno. Dio ci sprona ad essere cristiani veri, dentro e fuori. Non dobbiamo temere chi ci ostacola, chi ci minaccia, perché il nemico peggiore è dentro di noi! La tentazione, il male, il peccato, sono minacce ben più gravi di violenza e persecuzione. Quella che dobbiamo combattere, amici cari, è una battaglia spirituale, che non si vince con le armi, né tantomeno con la forza, ma che si combatte con la perseveranza e la coerenza. Con l’amore e la bontà! Perché il bene vince sempre, anche se, in qualche momento, può apparire più debole e nascosto.

    Salire sui tetti e gridare, annunciare il Vangelo, è qualcosa che facciamo noi, ma non viene da noi. Viene da Dio. E’ Lui che ha posto dentro di noi i semi che noi spargiamo dalle terrazze per evangelizzare il mondo intero: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). La forza di gridare, il messaggio che viene gridato, non viene da noi, ma da Dio. L’unica cosa che Lui ci chiede è superare la paura. La paura che ci blocca. La paura che ci costringe a diventare cristiani tiepidi.

    No, non dobbiamo aver paura: «non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19). Perché neppure un passero cade dall’albero senza che Dio si getti a raccoglierlo. Ecco: la Provvidenza, un altro concetto che San Matteo ci consegna nelle sue parole di oggi. Saperci mettere nelle sue mani. Perché quando riusciamo ad affidarci completamente a Dio, quando siamo capaci di abbandonarci a Lui, è lì che avvengono veramente i miracoli! Sì, perché quando la nostra fede non è limitata dalla paura, allora Dio agisce attraverso di noi, permettendoci di realizzare anche l’impossibile.

    Un Salmo ci offre una bella immagine della Divina Provvidenza: «Io sono tranquillo e sereno. Come un bimbo in braccio a sua madre è quieto il mio cuore dentro di me» (Salmo 131,2). A Giacobbe in viaggio verso una terra ignota Dio garantirà: «Io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai, non ti abbandonerò» (Gn 28,15). Al popolo di Israele, deportato in Babilonia, Dio dirà: «Tu sei prezioso ai miei occhi e io ti amo. Non temere perché io sono con te» (Is 43,4-5). A San Paolo che affronta le difficoltà a Corinto dirà: «Non aver paura, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male» (Atti 18,9-10).

    Sì, perché: «Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!» (vv. 29-31)

    Non dobbiamo temere, la paura scoraggia dal prendere iniziative, induce a rifugiarsi in soluzioni sicure e garantite, e così si finisce per non realizzare niente di buono. Non saliremo mai sui tetti, se avremo paura. Non presteremo mai la nostra voce a Dio, se avremo paura.

    E’ giunta l’ora del coraggio. L’ora di dire al mondo quello che è maturato nella nostra anima. Di offrire a tutti quel Verbo che Dio ha posto dentro di noi! #Santanotte amici.

    Alessandro Ginotta

    L’immagine di oggi ritrae la cupola del della cappella Aldobrandini (del SS. Sacramento), 1620, affresco di Guido Reni, Duomo di Ravenna
    Il dipinto di oggi è:: “Cristo Risorto in Gloria”, di Guido Reni, 1614, affresco, cupola del Santissimo Sacramento, Duomo di Ravenna

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Come trovare il coraggio di affrontare la vita?

    Come trovare il coraggio di affrontare la vita?

    Dobbiamo credere che è possibile uscire dal quotidiano, che lo si può cambiare, che si può vivere una vita nuova avendo il coraggio di lasciarci alle spalle quella vecchia

    Il mio in(solito) commento a:

    Comandami di venire verso di te sulle acque (Mt 14,22-36)

    Il dubbio. La poca fede. Sono questi i limiti del cristiano. Se noi fossimo capaci di abbandonarci completamente a Gesù, di credere pienamente in Lui, davvero potremmo tutto! Ricordate la parabola del granello di senape? E’ il più piccolo dei semi, ma quando cresce sviluppa un albero forte e rigoglioso che a sua volta da sostegno e riparo agli uccelli del cielo. Così è la fede. Così è l’intervento di Gesù. Egli fa tutto, fa la differenza tra il pieno ed il vuoto, tra il fallimento e la riuscita. A noi spetta solo avere fede, fidarci della Parola di Gesù, della sua promessa di salvezza. Fidarci e lasciare fare a Lui. Perché è la volontà a farci trovare una soluzione, a permetterci di andare oltre le difficoltà. Qualche volta, oltre alla fede, occorre avere pazienza e saper aspettare i tempi senza mollare, andare sempre avanti.

    San Pietro ha cominciato bene, con fede: “Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù” (v. 29). Tutto sembrava andare per il meglio: anche lui riusciva a camminare sulle acque, proprio come Gesù! Ma poi, nella mente di Pietro, si è insinuata la paura. Probabilmente è arrivata da sola. O, forse, è stato il demonio a seminarla nel cuore dell’apostolo.

    Sì, perché come ci insegna Sant’Ignazio di Loyola negli Esercizi Spirituali: “è proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false ragioni, per impedire di andare avanti; invece è proprio dello spirito buono dare coraggio ed energie, consolazioni e lacrime, ispirazioni e serenità, diminuendo e rimovendo ogni difficoltà, per andare avanti nella via del bene”. E, quando nella nostra mente si fa strada lo spirito cattivo, anche i nostri migliori propositi ci trascineranno al fallimento.

    Quando qualcosa non va, quando un nostro progetto sembra naufragare, può darsi che il maligno ci abbia “rubato la fede”, o la voglia di “andare avanti”, o forse, tutte e due. Ma, senza per forza dover coinvolgere il demonio, può darsi che la nostra fede fosse troppo debole già in partenza. In ogni caso non dobbiamo dimenticare che Lui, Gesù, è lì, ad un passo da noi, con la mano tesa pronta ad afferrare il nostro braccio per aiutarci a restare a galla. A non affondare. Nella nostra vita di tutti i giorni, come in questa parabola di Pietro.

    Dio è con noi, sempre, comunque e ovunque. Egli perdona i nostri errori e ci salva dalle prepotenze del maligno. Così, se lo vorremo, anche noi potremo camminare sulle acque inquiete della nostra esistenza, anche noi potremo galleggiare sui flutti dei nostri problemi. Purché lo facciamo con fede. Purché non venga mai meno la fiducia in Dio e nel prossimo.

    Ecco che il santo può vivere i miracoli grazie alla propria fede ed all’intervento divino. La fede è quella certezza interiore che ci dona una forza straordinaria, lo slancio che ci spinge a fare cose grandi, cose che sembrerebbero impossibili. Per ottenere questi risultati dobbiamo credere e superare i “non è possibile” e i “non funzionerà mai” perché si crede in Dio. Con Dio tutto è possibile!

    Dobbiamo credere che è possibile uscire dal quotidiano, che lo si può cambiare, che si può vivere una vita nuova avendo il coraggio di lasciarci alle spalle quella vecchia.

    No, non permettiamo al maligno (od alla paura) di trascinarci sott’acqua, ma affidiamoci alle braccia forti ed amorevoli di Gesù, Colui che ci sostiene, perdona e protegge. Quel Dio che mai permetterebbe neppure ad una sola delle sue pecorelle di smarrirsi.

    #Santanotte amici! con l’aiuto di Dio – e la nostra fede – possiamo spostare anche le montagne! (cfr. Mc 11,22-24). Dio vi e ci benedica amici cari (ed abbiate coraggio!).

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Gesù salva San Pietro dalle acque”, di Ippolito Scarsella, 1585, olio su tela, 69,2 × 116,2 cm, Fogg Art Museum, Cambridge

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Come affidarsi alla Provvidenza?

    Come affidarsi alla Provvidenza?

    Sapevi che più Dio ti ispira a fare una cosa che da solo non potresti fare, più ci mette mano Lui?

    Il mio (in)solito commento a:
    Tutti mangiarono a sazietà (Luca 9,11-17)

    Il nostro limite più grande, quello che ci paralizza e non ci permette di agire, è la mancanza di fiducia in Dio. Gli crediamo. Pensiamo che esista. Ricorriamo a Lui nelle preghiere. Ma poi, quando davvero serve affidarsi ad un miracolo, non riusciamo a lasciarci andare. Non riusciamo a liberare la nostra anima dai lacci che la legano a questo mondo materiale, incapace di librarsi verso quell’infinito che ci promette Dio. Così restiamo limitati, fermi, bloccati, tristi e delusi.

    Oh, se solo avessimo fede, potremmo spostare perfino le montagne! “Allora Gesù, rispondendo, disse loro: «Abbiate la fede di Dio! Perché in verità vi dico che se alcuno dirà a questo monte: ‘Spostati e gettati nel mare’, e non dubiterà in cuor suo, ma crederà che quanto dice avverrà, qualunque cosa dirà, gli sarà concesso. Perciò vi dico: Tutte le cose che domandate pregando, credete di riceverle e le otterrete” (Mc 11,22-24).

    Ma quando riusciamo ad affidarci completamente a Dio, quando siamo capaci di abbandonarci a Lui, è lì che avvengono veramente i miracoli! Sì, perché quando la nostra fede non è limitata dalla paura, allora Dio agisce attraverso di noi, permettendoci di realizzare anche l’impossibile.

    Non c’è limite alla Provvidenza. E’ una frase fatta, ma è anche una realtà. Non c’è limite perché la Provvidenza opera nella sproporzione. Più qualcosa è difficile da ottenere, più Dio interviene per aiutarci a realizzarla. Non meravigliarti, no, non meravigliarti affatto se con cinque pani e due pesci si potranno sfamare cinquemila persone e ricavare ceste di avanzi. Perché è così che agisce Dio.

    Perché la fede che Dio ci chiede è una forza rivoluzionaria che agisce dentro e fuori di noi. È la fede che non si piega al ricatto della realtà, ma che la trasforma, permettendo, anche all’impossibile, di accadere. E’ una fede coraggiosa, che non si ferma davanti a nulla e nessuno. E’ una speranza contro ogni speranza.

    Perché la risposta di Gesù, alla nostra fede, è sempre di una generosità sovrabbondante. Sì, Lui non si ferma a pensare se pochi pani e pochi pesci potranno bastare. Lui è sicuro che basteranno. Ed avanzeranno. Chi possiede questa fede, anche se solo un pizzico, come un granellino di senape, potrà fare cose che, ai più, sembrano impossibili.

    A tutti noi, che vogliamo credere, che vogliamo avere fede, Gesù chiede di non rinchiuderci nei nostri schemi asfittici e riduttivi, di non affidarci al calcolo ed alla ragione, ma di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte e contemplare la vastità del cielo. La vastità di Dio. E lasciare che, i nostri pensieri, vengano trasportati dall’alito dello Spirito Santo “che soffia dove vuole e quando vuole” (cfr. Giovanni 3,8).

    E tu, hai fiducia nella Divina Provvidenza?

    #Santanotte. La nostra fede sia, prima di tutto, fantasia e coraggio. E, se avremo Dio nel cuore, nessun ostacolo ci fermerà!

    Alessandro Ginotta

    Ferdinando Palmerio – Guardiagrele (1824-1916) 1872. Olio su tela, cm. 250 x 145

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Quando sperare oltre ogni speranza

    Quando sperare oltre ogni speranza

    I miracoli migliori? Sono quelli che nascono dalla speranza che ci resta quando non ci rimane più nulla.

    Il mio in(solito) commento a:
    Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei (Lc 4,24-30)

    Elìa ed Elisèo, un maestro ed il suo discepolo, due amici. Il racconto delle loro gesta spazia in molti libri della Bibbia. Nei Vangeli abbiamo già incontrato Elìa sul monte Tabor, quando apparve, insieme a Mosè, durante la Trasfigurazione di Cristo (Matteo 17,1-8). Elia, vissuto nove secoli prima di Gesù, compì miracoli eclatanti, come la risurrezione del figlio della vedova di Sarepta (cfr. 1Re 17,22). Affrontò, da solo, 450 profeti del dio Baal (cfr. 1Re 18). E fu protagonista di un poetico incontro con Dio, in cima al monte Oreb (cfr. 1Re 19)… se non avete mai letto questi episodi correte ad aprire la Bibbia, perché ne vale davvero la pena!

    E poi ci fu la moltiplicazione: “C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone” (vv. 25-26). Circa tremila anni fa, una siccità, eccezionalmente lunga, provocò una durissima carestia. Il profeta Elìa si rifugiò lungo un corso d’acqua e venne nutrito miracolosamente: “I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente” (1Re 17,7). Ma la siccità era impietosa e così anche il torrente, dopo alcuni giorni, si seccò. “Fu rivolta a lui la parola del Signore: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò e andò a Sarepta” (1Re 17,8-9). La chiamata del Signore è sempre imprevedibile e Dio sa compiere i miracoli migliori proprio quando noi ci affidiamo pienamente a Lui, mettendo la nostra vita nelle sue mani:

    Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo»” (1Re 17, 10-12). La vedova, poverissima, aveva terminato ogni scorta ed ogni speranza.

    Ma Dio conosce i nostri bisogni ed ascolta sempre le nostre preghiere. Non si volta dall’altra parte davanti alle nostre necessità e, se a volte sembra insensibile alle richieste di aiuto, Egli non è lontano, ma soffre insieme a noi. Così, anche quando in noi si fa spazio l’idea che tutto vada male e pensiamo che al peggio non ci sia fine, Dio ci chiede di appellarci alla speranza. Quella speranza che cammina di pari passo con la fede. Anche quando tutto si fa buio, quando abbiamo smarrito la bussola del nostro cammino, quando la strada non appare più pianeggiante ma aspra e ardua, Dio può aiutarci a ritrovare la via. E la fede è la nostra ancora per non perderci nel vuoto della disperazione.

    Così Dio mandò il suo uomo da questa vedova disperata: “Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: «La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra»». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia” (1Re 17,13-16).

    Dio è così, produce miracoli che si nutrono della nostra speranza. Miracoli eclatanti, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Anche in questo evento, avvenuto quasi mille anni più tardi, Gesù si è appellato alla fiducia cieca di un povero che donò tutto quanto aveva: cinque pani e pochi pesciolini. E’ il grande mistero di Dio che trasforma la nostra fede nel centuplo.

    E’ per questo che non dobbiamo mai perdere la speranza, neppure quando ci restano soltanto più pochi grammi di farina nella giara, perché é lì, e con l’ingrediente della nostra fede, che Dio opera i prodigi più grandi.

    #Santanotte amici. Gesù ci aiuti a capire che tutto è possibile in questo mondo, se ci lasceremo condurre dalla divina provvidenza in ogni cosa. Dio vi e ci benedica, amici cari! 🙂 🙂 🙂

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Cristo piange su Gerusalemme”, di Ary Scheffer, 1851, 107×73.5 cm, Walters Art Museum, Baltimora, USA

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Perchè aver paura? Ecco come Gesù ti salverà dalla tempesta.

    Perchè aver paura? Ecco come Gesù ti salverà dalla tempesta.

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,23-27)

    In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Qualche volta anche nella nostra vita avviene un “grande sconvolgimento” (cfr. v. 24). La perdita del lavoro, una malattia improvvisa, sono tanti gli sconvolgimenti che possono colpire la nostra esistenza. E qualche volta può anche sembrare che Dio dorma: Ma egli dormiva” (v. 24). Noi lo invochiamo, e Lui non risponde:

    “Dal profondo a te grido, o Signore;
    Signore, ascolta la mia voce.
    Se consideri le colpe, Signore,
    Signore, chi potrà sussistere?
    L’anima mia attende il Signore
    più che le sentinelle l’aurora” (cfr. Salmo 129, 1-6).

    Arriva la tempesta e Gesù dorme! I discepoli sono terrorizzati. Doppiamente terrorizzati: proprio il Signore, che li dovrebbe aiutare, non risponde alla pressante richiesta di aiuto. Poveri apostoli! Ad un problema si aggiunge un altro problema!

    Ma che sonno profondo ha Gesù?! E’ possibile che, in mezzo alla tempesta, sotto lo sferzare del vento, sballottato da onde così alte da “ricoprire la barca” (cfr v. 24) possa dormire così profondamente e non accorgersi di nulla?

    Quante volte accade anche a noi? Quante volte ci sentiamo naufragare nelle nostre paure? Quante volte ci troviamo in pericolo, soffocati dal vento dei nostri affanni, nella tempesta del nostro dolore? E ci sentiamo impotenti? Soli e spaventati di fronte al dolore? Paralizzati dal terrore davanti alle difficoltà inattese?

    Gesù in questo episodio ci sta dando una grande lezione: può sembrare che Dio stia dormendo. Ma non è così!

    Oh, no! Dio non dorme mai! Ascolta sempre le nostre preghiere e le nostre invocazioni. E’ il nostro cuore che talvolta si assopisce e non se ne rende conto. Gesù, in questo brano, ci sta insegnando a tenere viva la nostra fede anche in mezzo alla tempesta!

    Anche noi, in mezzo alle difficoltà, possiamo pregare, come i discepoli: “Salvaci, Signore, siamo perduti!” (v. 25) e il Signore risponderà! Dobbiamo pregare con fede però, senza lasciarci andare allo scoraggiamento. Dobbiamo chiedere le cose come se fossimo già certi che le otterremmo: con fiducia. Così Dio ci esaudirà!

    Sì, bisogna fare così, confidare anche quando tutto sembra muoversi contro di noi, sperare sempre, affidare la nostra salvezza a quel Gesù che dirà anche a noi: “Perché avete paura, gente di poca fede?” (v. 26).

    Perchè aver paura? Dio è accanto a noi, sempre. Ci protegge e ci aiuta, se noi glielo lasciamo fare. Sì, perchè Dio non si impone. Se noi lo rifiutiamo, lui lascia che noi ci “aiutiamo” con le nostre sole forze. Ma qualche volta le nostre forze non bastano. Non bastavano agli apostoli nella tempesta. Qualche volta non bastano neppure a noi, e dobbiamo riconoscere che ci serve l’aiuto di Gesù: abbiamo bisogno che Lui venga, minacci i venti e faccia calare la bonaccia sull’oceano in tempesta della nostra vita.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto in mezzo alla tempesta? Mi dispero e mi deprimo, paralizzato dalla paura, oppure prego e confido in Dio, certo che mi aiuterà? Sono cristiano solo quando le acque sono placide, oppure riesco a mantenere la fede anche in mezzo alla tempesta?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che sentano sempre vicina la Tua presenza e che sappiano abbandonarsi fiduciosi al Tuo aiuto!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Perchè aver paura? Lascia che Gesù ti salvi, anche nella tempesta!

    Il dipinto di oggi è “La tempesta nel mare della Galilea” di Rembrandt, 1633, olio su tela, 160×128 cm., non si conosce l’attuale collocazione di quest’opera che risulta rubata dall’ “Isabella Stewart Gardner Museum” di Boston. Notate Gesù che dorme in basso, accanto al timoniere?

    Alessandro Ginotta

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!

  • Esame di Maturità? Niente paura! (Seminario gratuito: dall’ansia alla fiducia)

    Esame di Maturità? Niente paura! (Seminario gratuito: dall’ansia alla fiducia)

    Esame di Maturità? Niente paura!
    L’Università Europea di Roma organizza un seminario gratuito per aiutare gli studenti: dall’ansia alla fiducia

    Mercoledì 4 maggio 2016, dalle ore 15:00, all’Università Europea di Roma (via degli Aldobrandeschi 190), si terrà il seminario gratuitoObiettivo Maturità“, per aiutare i ragazzi a superare con profitto l’esame di Maturità. Sarà un “allenamento” per prepararsi bene a questo appuntamento importante.

    L’incontro, che durerà due ore, è aperto a tutti gli studenti delle scuole superiori.
    I docenti dell’Università Europea di Roma spiegheranno, con esempi pratici, i passi fondamentali per superare con profitto l’esame di Maturità:

     

    • Scrivere la tesina di maturità: consigli pratici – Prof. Luigi Russo
      Come integrare gli argomenti in modo fluido? Come scrivere la bibliografia? Neanche il titolo va trascurato…piccola guida di sopravvivenza nella corsa alla maturità!

       

    • Affronta lo stress e supera la prova orale – Prof. Massimo Marchisio
      Non lasciarti frenare dall’ansia dell’esame orale: Obiettivo Maturità ti aiuta a superare le tue paure e a rimuovere gli ostacoli che ti frenano nello studio, per esprimere al massimo le tue capacità.

     

    Per ulteriori informazioni: Tel. 0666543850.
    E-mail: orientamento@unier.it

    Esame di Maturità? Niente paura! L’Università Europea di Roma organizza un seminario gratuito per aiutare gli studenti: dall’ansia alla fiducia

     

    Sostieni labuonaparola.it


    Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

    Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!