Una lama di luce taglia l’aria, irrompendo dalla finestra. Maria, sorpresa, lascia cadere il fuso con cui stava filando una lana candida e morbida. Un soffio di vento fa danzare le pagine di un libro, e in quell’istante tutto cambia: il trascendente e l’immanente si intrecciano, e appare l’Arcangelo Gabriele.
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce (Luca 1,26-38)
Quali sensazioni avrà provato la giovane Maria all’arrivo dell’Arcangelo Gabriele? Timore? Sorpresa? Consapevolezza? Trepidazione? Non ci è dato di entrare così in intimità con il pensiero della Vergine per scrutarlo. Ma, mentre nel caso dell’annuncio a Zaccaria appare evidente la paura, leggendo queste righe sembra quasi che Maria sia rimasta calma senza scomporsi. Stava ascoltando un essere sovrumano parlarle di un evento irripetibile nella storia dell’umanità. Eppure lei è fiduciosa, serena, come se avesse sempre conosciuto il suo futuro. L’impresa sorprendente alla quale veniva chiamata a collaborare.
Pensa alle ragioni e al coraggio del sì. Come l’ha potuto pronunciare con tanta pacatezza? Prova ad immaginare: che cosa sarebbe accaduto se quel sì non fosse arrivato!? Invece Maria ha dato il suo assenso a cambiare per sempre la storia di tutta l’umanità.
È poco più che una ragazza, e in un attimo un essere di luce le stravolge l’esistenza. O forse no. Perché, in fondo, Maria lo sapeva già. Era nata con una missione, la più alta e misteriosa: diventare la madre del Signore. Senza macchia, la Vergine Maria cresce accanto a Dio, così vicina che diventa Lei stessa l’Arca dell’Alleanza, la custode della Parola fatta carne. Un mistero che solo gli occhi dell’anima possono afferrare, perché la nostra mente sarebbe incapace di concepire un destino simile: un essere umano, genitore di Dio. Il finito che accoglie l’infinito. Come può essere? Solo Dio sa. Solo Dio può.
Chiunque di noi, di fronte a un tale annuncio, sarebbe rimasto paralizzato, spaventato, forse avrebbe cercato di fuggire. Ma non Maria. Lei accetta, con una serenità che disarma. Senza esitazioni.
Ed è così che dovremmo imparare ad affrontare la vita: con quella fiducia assoluta, quella resa totale al volere di Dio. Non c’è malizia nei Suoi disegni, solo un amore sconfinato, capace di perdonare anche il peggiore dei peccati. Se avessimo fede cieca, accoglieremmo ogni evento come il meglio che potesse capitarci, anche se non lo comprendiamo subito. Perché se viene da Dio, non può che essere il meglio per noi.
Allora smettiamola di arrovellarci su ogni piccolo intoppo quotidiano. Mettiamo da parte il pessimismo e armiamoci solo di fede. Nient’altro serve. #Santanotte
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “L’Annunciazione”, di Paolo Uccello, 1425, tempera e oro su tavola, 64.6×47.5 cm, Ashmolean Museum, Oxford.
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Quando la meraviglia incontra lo stupore… a piccoli passi verso un abbraccio tra due incredibili miracoli
Il mio in(solito) commento a: Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili(Luca 1,39-45)
Prova a immaginare i passi di Maria, giovane e umile, mentre si dirige verso Elisabetta. Come saranno stati? Leggeri, quasi danzanti, perché la gioia di portare dentro di sé il Salvatore le dava ali ai piedi? O forse più pesanti, sotto il peso della responsabilità che sentiva sulle spalle? O ancora incerti, come quelli di chi sta cercando di capire un mistero troppo grande per essere spiegato?
E poi, perché così in fretta? (cfr. v. 39) Cosa l’ha spinta a lasciare tutto e salire su quelle strade di montagna? Era il desiderio di condividere la sua incredibile notizia con la cugina? Oppure il bisogno di confrontarsi, di trovare conforto e comprensione?
Sai, credo che Maria avesse già più certezze che dubbi. Fiduciosa nell’Angelo, certa di Dio. La Parola che cresceva in lei le dava forza, passo sicuro e cuore in pace.
Quando Elisabetta sente il bambino esultare nel grembo, Maria risponde con un canto che ha attraversato i secoli: il Magnificat. La gioia esplode, segno che il Vangelo è arrivato, ha toccato cuori, ha già iniziato a trasformare. È una gioia che chiama all’esodo, al dono, a uscire da sé stessi per camminare incontro agli altri. Come dice Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”.
E Maria, incinta e con ogni diritto di pensare a sé stessa, che fa? Si mette in viaggio, per servire Elisabetta. Un esempio luminoso di servizio umile e amore concreto. Non è forse questa la Chiesa che siamo chiamati a essere? Una Chiesa in uscita, pronta a portare aiuto e speranza. Maria ci mostra che amare significa muoversi, agire, donarsi.
Eppure, lei che è stata scelta per il più grande dei doni, non si esalta. Risponde con umiltà, riconoscendo tutto come opera di Dio: “Ha guardato l’umiltà della sua serva”. È questo lo spirito che ci insegna: vivere con gratitudine, accogliere con umiltà, amare senza misura.
Non dimentichiamo poi chi sono le protagoniste di questo racconto. Maria ed Elisabetta, due donne. Donne in un tempo che le relegava ai margini, ma che nel Vangelo diventano centro di un evento che cambia la storia. Dio innalza gli umili e ribalta i valori del mondo.
Maria cammina. Maria porta la gioia. Maria agisce. Ed è qui che dobbiamo imparare da lei. Non fermiamoci a pensare, rimuginare, pianificare senza mai partire. Anche noi possiamo muoverci “in fretta”, come lei, per portare agli altri ciò che abbiamo di più prezioso: Gesù e il suo Vangelo. Non solo con le parole, ma con una testimonianza viva, concreta, che parli di amore e dono.
Diventiamo anche noi pagine viventi del Vangelo. Perché il mondo ha bisogno di gioia e cammini condivisi.
#Santanotte
Alessandro Ginotta
I dipinto di oggi è: “La Visitazione della Vergine Maria”, di Domenico Ghirlandaio, 1491, tempera su pannello, 172×165 cm, Museo del Louvre, Parigi
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Dio non è un Robin-Hood che toglie le ricchezze ai potenti per darle ai poveri, ma un inguaribile innamorato attento ad ogni sua creatura ed il Magnificat è il suo poema rivoluzionario!
Il mio in(solito) commento a: Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente (Lc 1,46-55)
Che dire davanti ad una tale affermazione? Il Magnificat è un canto tanto sublime da uscire dagli schemi. Profuma di quella grandezza che è propria di Dio, di quella immensità che non può essere contenuta tra le pagine di un libro, né tra i pensieri di un essere umano. Perché va oltre. Perché ci parla di Dio.
Il Magnificat è un poema rivoluzionario che canta il riscatto di un’umanità non più sottomessa: il popolo non deve più sottostare ai soprusi dei potenti, perché Dio ha cambiato le cose. Maria canta la lode del Dio che manda gli angeli a dire che l’impossibile è diventato possibile. Amici cari, avete notato che rivoluzione? Le parole dell’Arcangelo Gabriele non sono ordini: non dice fa’ questo, fa’ quello, pentiti e prega… no! L’Angelo esordisce con un “rallegrati”, “sii felice”!
Ecco che cosa sta davvero a cuore a Dio: la nostra gioia, la nostra felicità, la nostra pienezza, la nostra voglia di vivere e di fare, la nostra volontà di metterci in gioco. Rivoluzione nella rivoluzione, Maria ci dice anche che è finito il tempo dei prepotenti: Dio guarda alla piccolezza, va in cerca di chi è invisibile. Un Dio con le periferie nel cuore, che comincia dagli ultimi della fila.
Dio non solo ribalta la storia, ma capovolge anche il nostro modo di pensare: dobbiamo accantonare l’idea di un Dio-Robin-Hood, che toglie le ricchezze ai potenti per darle ai poveri. Non è questo il suo modo di agire. Dio non dispensa prestigio e ricchezza ai poveri ed agli umili, ma porta la gioia dentro la povertà.
Lo so, è difficile da comprendere, ma la rivoluzione sta proprio qui: nelle Beatitudini. Non è una questione di denaro, ma una questione d’amore: conta quanto amo e non quanto posseggo. Sì, perché possiamo essere poveri di tutto, ma non d’amore. Se c’è qualcosa sulla terra che apre la via all’assoluto, questa cosa è proprio l’amore, luogo privilegiato dove arrivano angeli. Il cuore è la porta di Dio. E ogni evento d’amore è sempre decretato dal cielo per aprire quella porta. L’amore ti fa uscire da te, ti apre all’altro e solo se hai fatto questa esperienza puoi capire che cosa Dio ti chieda: dare e ricevere amore è ciò su cui si posa la beatitudine della vita.
Maria lo ha compreso molto bene. Lei, che era povera ed umile, ha trovato la felicità nella semplicità. E questo ha fatto di lei la donna più speciale del mondo. Maria ha accolto la rivoluzione dell’amore, ha ricevuto in sé la Parola e ha permesso che, attraverso di lei, venisse trasformata in carne. La Vergine è il simbolo della dolcezza che si fa dono. È una donna che esulta, perché ha capito Dio. Esultare è il verbo della danza, del salto di gioia del bambino raggiunto da una bella notizia e non sta più nella pelle.
Noi talvolta percepiamo Dio, come se avesse un dito puntato contro di noi, un po’ come se dovessimo superare un esame. Maria invece sente Dio venire come un tuffo al cuore, come un passo di danza a due, una stanchezza finita per sempre, un vento che fa fremere la vela della vita: l’anima che danza, piena d’amore. Da dove viene la gioia di Maria? È incinta e ha capito; corre da Elisabetta ed ha capito. Ha capito Dio. #Santanotte
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “L’Immacolata Concezione”, di Anton Raphael Mengs, 1774, olio su tela, 63.4 x 58.2 cm, Palacio Real de Aranjuez, Spagna
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La storia di Zaccaria ed Elisabetta ci insegna che non bisogna mai perdere la speranza perché “nulla è impossibile a Dio. Perché ci sono momenti particolari in cui Dio sospende il corso delle leggi fisiche per introdurre delle eccezioni: i miracoli
Il mio in(solito) commento a: Nascita di Giovanni Battista (Lc 1,57-66)
La storia di Zaccaria ed Elisabetta ci insegna che non bisogna mai perdere la speranza perché “nulla è impossibile a Dio”. Ma quale speranza stavano perdendo? Dobbiamo ricordare che, presso il popolo di Israele, così come accade per molte altre popolazioni dello stesso periodo storico, per una coppia sposata, non avere figli era considerata una disgrazia. Il Vangelo ci dice che entrambi i coniugi erano avanti negli anni ed Elisabetta era sterile. La sterilità veniva additata come causa di vergogna e disonore (cfr. Genesi 30,23 ; 1Samuele 1,5-8) perché non permette di tramandare il proprio nome. Una condizione che veniva considerata un castigo (cfr. 2Samuele 6,23 ; Osea 9,11) ed equivaleva a essere maledetti da Dio.
Nell’Antico Testamento troviamo altre situazioni simili: quella di Anna, la madre del profeta Samuele, colui che unse Davide re di Israele; quella di Sara, moglie di Abramo e madre di Isacco; quella di Rachele, moglie di Isacco e madre di Giacobbe. La Bibbia tace poi su un’altra sterilità di cui ci parla ampiamente la letteratura apocrifa: quella di Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine Maria. Anche a loro l’Arcangelo Gabriele annuncerà separatamente la nascita di una bambina che avrebbe cambiato i destini del mondo. A Samuele, Isacco, Giacobbe, Maria, Giovanni Battista, figli di genitori sterili, spetteranno ruoli fondamentali per lo sviluppo della fede. Ciascuno di loro ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità. Eppure, nessuno di loro, stando alle leggi di natura, sarebbe dovuto nascere.
Ci sono momenti particolari in cui Dio sospende il corso delle leggi fisiche per introdurre delle eccezioni: i miracoli, interruzioni momentanee di quel flusso costante di equazioni e variabili che descrive la normalità della natura, sono istanti in cui l’amore di Dio sovverte ogni regola. Perché il sentimento che Dio prova per noi è incontenibile e straborda ben oltre la normalità. Quando l’amore è vero, questo cresce e nel tempo dà frutto. Zaccaria ama profondamente Elisabetta. San Luca apre la sua narrazione parlando di questa coppia toccata dalla grazia procreatrice di Dio, per mostrare come Egli operi meraviglie nelle vite di quanti confidano in Lui e sanno attendere e aspettare i tempi del Suo intervento. Questi due grandi Santi ci insegnano pure che un cuore che ama veramente sperimenta la potenza del Signore, non in base ai propri progetti, ma secondo la volontà di Lui che è sempre sovrana e alla quale ci si deve abbandonare con fede incondizionata.
Il ruolo di Elisabetta, dunque, contro ogni previsione, è quello di essere la madre di colui che sarà destinato a preparare la via a Gesù: Giovanni il Battista. Elisabetta sente dentro di sé questa grazia come sente la vita crescerle nel grembo, quella vita che le sussulta dentro alla visita inaspettata della cugina Maria. Anche lei ha ricevuto l’annuncio dell’angelo al quale ha immediatamente detto sì; anche lei è piena di grazia. È l’incontro tra due donne che portano in grembo la storia della salvezza.
Che cosa impariamo da questo brano di Vangelo? Prima di tutto che non dobbiamo disperare mai, ma dobbiamo conservare fede e fiducia in Dio che, al momento opportuno, per amore, è pronto anche a sconvolgere le leggi della natura e permettere i più impensati dei miracoli. Nulla e nessuno può fermare l’amore di Dio!
Non è sorprendente? Proprio quando tutto sembra perduto, la luce sfolgorante di Dio può scacciare anche le più profonde delle tenebre e riportare la luce nella vita degli uomini. Perché nulla è impossibile a Dio! #Santanotte
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “Madonna con Bambino e San Giovannino”, di Fra Bartolomeo (Bartolomeo di Paolo del Fattorino), 1497, olio e foglia d’oro su tavola, 58.4 x 43.8 cm, The Metropolitan Museum of Art, New York
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Immagina di avere con te uno scrittore e potergli fare tutte le domande che vuoi. Immagina che quello scrittore ti accompagni a scoprire uno dei luoghi più belli d’Italia, dove arte e fede si intrecciano e si ammantano di mistero. Affascinanti racconti, curiosità e anche tanta voglia di stare insieme.
Sabato22 ottobre 2022, Viaggio dell’anima: Alla scoperta della Sacra di San Michele
Partiamo insieme?
Sacra di San Michele, Sant’Ambrogio (TO) Visita guidata + incontro con lo scrittore + cena in una location suggestiva (facoltativa, menù alla carta)
Permettimi di catturare la tua fantasia con questo breve video della Sacra di San Michele:
“Ci vuole un’Abbazia che si slancia così in alto, sul monte: un luogo tanto vicino al cielo, che contemporaneamente, è anche il luogo in cui il cielo è più vicino alla terra, per aiutarci a capire che Dio è vicino al cuore di ciascuno di noi“
cit. Alessandro Ginotta
Tariffe:
L’evento è gratuito ad eccezione del prezzo del biglietto d’ingresso alla Sacra di San Michele (i cui proventi andranno alla Sacra) e la partecipazione alla cena (facoltativa) in una location suggestiva ai piedi della Sacra di San Michele.
Intero: € 10,00 Ridotto: € 8,00
ragazzi dai 6 ai 18 anni e oltre i 65 anni.
famiglia di 2 adulti e minimo 2 ragazzi 6-18 anni
disabili e accompagnatore previa presentazione della tessera di riconoscimento.
forze dell’ordine previa presentazione della tessera di riconoscimento.
Sabato 22 ottobre 2022: i segreti della Sacra di San Michele
Visita ad uno dei 7 santuariallineati sulla linea di San Michele Arcangelo: il monastero che ispirò il romanzo storico di Umberto Eco, “Il nome della rosa“.
Ritrovo alle ore 14.30 al parcheggio comunale Piazzale della Croce Nera, 10050, Chiusa San Michele (TO)
Passeggiata lungo la pedonale che sale alla Sacra di San Michele (circa 800 metri). Durante questo breve percorso avremo modo di iniziare a conoscerci meglio e verranno anticipate alcune informazioni che ci permetteranno di iniziare ad immergerci in quella che sarà una giornata molto suggestiva! Parola di scrittore!
ore 15.00 Visita guidata alla Sacra di San Michele. Una guida molto esperta ci racconterà aneddoti appassionanti e ci descriverà i luoghi e le magnifiche opere d’arte che la Sacra di San Michele conserva.
ore 16.00Il clou dell’evento:Comodamente seduti nella Foresteria Grande messa a disposizione dall’Abbazia, faremo un “viaggio nello spazio e nel tempo”. Attraverso la lettura di brani ed un racconto sorprendente, vivremo un’esperienza immersiva: avrai la possibilità di immaginarti tra i protagonisti del testo sacro e proverai la sensazione di “vivere”, per qualche istante, proprio dentro le pagine della Bibbia. Chi ha già partecipato a eventi di questo tipo si è detto entusiasta! In conclusione verrà presentato il libro: “Sorprendersi con Dio”, Alessandro Ginotta, Tau Editrice, in uscita ad ottobre 2022. Risposte semplici, tra scienza e fede, per domande complicate. Un libro che rivoluzionerà il rapporto tra scienza e fede! Ti stupirà! (Anche qui, parola di scrittore!).
(facoltativo) ore 19.30 cena in una location suggestiva. Sarà un tempo sereno durante il quale, in amicizia, assaggiando buon cibo e sorseggiando un calice di vino, potremo proseguire il dialogo, e magari approfondire con qualche riflessione più intima i contenuti già esplorati nel corso del pomeriggio. La partecipazione alla cena non è vincolante, ma… ti assicuro che l’incontro non sarà completo senza questo momento di condivisione, nel corso del quale si potranno scoprire altri particolari molto curiosi. Presso l’Osteria dal Merlo, Via Umberto I 67, 10057 Sant’Ambrogio di Torino. Ristorante con cucina tipica all’ombra della Sacra di San Michele. Sul sito si legge (a ragione): “Una piacevole sfida nella banalità quotidiana“.
Accompagnati da una guida esperta, scopriremo i segreti dell’imponente Scalone dei Morti, ammireremo il sorprendente Portale dello Zodiaco, visiteremo la Chiesa e le sue magnifiche opere d’arte, ci lasceremo rapire dalla bellezza dell’incredibile panorama offerto dalla terrazza panoramica e visiteremo le Rovine del Monastero Nuovo. Durata: 60′
La Sacra di San Michele evoca bellezza, fascino e mistero. Quel mistero che la avvolge fin dalla sua costruzione, avvenuta tra il 983 e il 987 d.C. Un’imponente abbazia che, sfidando i principi della fisica, domina la cima del Monte Pirchiriano. Un luogo meraviglioso e denso di spiritualità, custodito in origine dai monaci benedettini e che dal 1837 è affidato ai padri Rosminiani. La Sacra. Un racconto lungo oltre mille anni. Una storia tutta da scoprire.
Partiamo insieme per cercare Dio?
La Sacra di San Michele si trova alle porte di Torino, ed è facilmente raggiungibile in auto, in bus od in treno. Per chi viene in automobile è possibile parcheggiare al piazzale “Croce Nera”, facilmente individuabile dalla strada, perchè si trova in cima ad un colle, proprio sulla via che porta alla Sacra di San Michele. E’ l’unico piazzale che si incontra ed è impossibile sbagliare. Per la ricerca su navigatore satellitare e Google Maps è possibile digitare ABBAZIA SACRA DI SAN MICHELE oppure COLLE CROCE NERA, 10050, Chiusa San Michele. Il piazzale è un parcheggio comunale con molti posti per auto e bus.
Qui, dopo aver lasciato le auto, ci incontriamo, proprio all’imboccatura della strada che sale alla biglietteria della Sacra di San Michele. La visita inizia passeggiando lungo la via pedonale (distanza 800 metri): Un percorso nella natura che ci aiuta a conoscerci, ci insegna a camminare insieme verso una meta precisa e ci permette di entrare, poco alla volta, nel clima di meraviglia davanti alla bellezza della costruzione che, mentre ci avviciniamo, emerge dal bosco.
Per i disabili con ridotte capacità motorie è consentito l’accesso con la propria autovettura sino ai piedi della Sacra (Sepolcro dei Monaci) e l’utilizzo dei tre ascensori che conducono alla Chiesa.
Davanti alla biglietteria della Sacra di San Michele ci sarà un secondo punto di incontro, dove ci conteremo ed attenderemo che l’intero gruppo (max 30 persone, ad oggi siamo circa 15) si ricompatti. Poi la visita guidata al monastero, alla scoperta di opere d’arte, aneddoti curiosi e perfino qualche mistero.
All’atto della prenotazione chiediamo di fornirci un numero di cellulare. Non lo useremo, se non per necessità, ma potremmo inviare messaggi di WhatsApp al momento del ritrovo per darci la posizione dei vari appuntamenti lungo il percorso.
COME RAGGIUNGERE LA SACRA DI SAN MICHELE IN AUTO
Autostrada A32 Torino-Bardonecchia direzione Frejus. Uscita Avigliana Centro: Alla rotatoria, seguire le indicazioni per Giaveno – Sacra di San Michele e imboccare le gallerie. All’uscita dalle gallerie, alla rotatoria, prendere la prima uscita e proseguire per Laghi di Avigliana – Giaveno. Alla rotatoria prendere la seconda uscita per Giaveno, quindi seguire le indicazioni per Sacra di San Michele.
TRENO + BUS
Partenza in treno da Torino Porta Nuova: orari su Trenitalia.com Cambio su bus ad Avigliana FS (Piazzetta De André): ore 9.00, 10.00, 14.00, 16.00, 18.00. Partenza bus dalla Sacra di San Michele: ore 9.30, 10.30, 14.30, 16.30, 18.30.
Costo del biglietto combinato treno+bus: € 5,40 corsa singola. Il biglietto è acquistabile su Trenitalia.com inserendo come stazione di origine o destinazione “Sacra San Michele”. Presentando il biglietto combinato TRENO+BUS si ha diritto ad uno sconto del 25% sul biglietto d’ingresso alla Sacra (prezzo intero € 10,00).
Per prenotazioni o per qualsiasi altra domanda sarò a completa disposizione:
La Valsusa annuncia i Viaggi dell’Anima alla Sacra di San Michele di sabato 22 ottobre 2022
Cerchi Dio ma non sai come trovarlo? Ti piace visitare chiese e musei e hai la curiosità di esplorare stanze normalmente non aperte al pubblico? Vuoi scoprire i segreti che pittori, scultori e architetti hanno nascosto nelle loro opere d’arte? Ammirare o riscoprire edifici, sculture e dipinti guardandoli con occhi nuovi, in un clima di amicizia, raccolto e sereno, in compagnia di esperti preparati che sapranno emozionarti raccontandoti la storia dei luoghi che stai visitando e aneddoti curiosi sulla loro realizzazione? Entrare nelle cripte e perlustrare anche gli angoli più sconosciuti, toccando con mano l’arte e respirando la storia? (Tutto questo mentre cerchi Gesù…).
Che dire se poi uno scrittore ti guidasse in un’esperienza unica e originale, nella quale, partendo proprio dalla bellezza delle opere d’arte appena viste, ci si incammini attraverso racconti avvincenti che si snodano tra le pagine della Bibbia e dei Vangeli, per avvicinarsi sempre più a Dio?
E se, dopo questa visita suggestiva ed appassionante, ti venisse voglia di continuare l’esplorazione in un altro senso, assaporando i piatti tipici e degustando vini deliziosi in uno dei locali più caratteristici?
Immagina poi che, al tuo stesso tavolo, sia sieda lo scrittore e, cenando insieme a te, possa soddisfare le tue curiosità e rispondere alle tue domande, chiacchierando amabilmente in compagnia!
Lo scrittore sono io. E ti prometto che l’esperienza che faremo sarà indimenticabile: insiemepotremo cercare Dio, che si nasconde nel bello delle opere d’arte: tanto nelle più conosciute, quanto in quelle più misteriose. E insieme impareremo a conoscerlo meglio e ad avvicinarci un po’ di più a Lui: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Matteo 18,20).
Le altre mete? Eccole (sono più di 100!):
In Piemonte:
La Sacra di San Michele (nel video) che ispirò Umberto Eco nella scrittura del Nome della Rosa;
Abbazia di Staffarda, ricca di illusorie simmetrie e unica nel suo genere;
Abbazia di Vezzolano, con i suoi altorilievi e gli affreschi leggendari;
Il Santuario di Vicoforte di Mondovì, dove scoprire i segreti della cupola ellittica più grande del mondo.
In Lazio:
Santuario di Greccio, dove San Francesco d’Assisi inventò il Presepe;
Santuario del Sacro Speco di Subiaco, dove San Benedetto lottò con il demonio;
Santuario di Vallepietra, luogo da molti identificato come porta del Paradiso, che sorge nel punto in cui San Pietro e San Paolo si rifugiarono durante le persecuzioni e conserva il più antico affresco della Santissima Trinità;
Santuario della Mentorella, ricco di opere d’arte preziose e dove aleggia il ricordo di San Giovanni Paolo II.
Nelle Marche:
Basilica della Santa Casa di Loreto, dove sono conservate le mura in cui Maria, a Nazareth, ricevette la visita dell’Arcangelo Gabriele.
In Umbria:
Assisi, con i suoi inestimabili tesori e la Porziuncola.
E molti altri ancora.
Ciascun viaggio, una promessa. Ed un ricordo indimenticabile che si aggiungerà alla gioia di esserci avvicinati insieme qualche passo in più al grande Mistero di Dio.
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore
Oggi vorrei iniziare la riflessione contemplando la piccola immagine che abbiamo qui accanto: si tratta dell’Annunciazione, opera di padre Marko Ivan Rupnik SJ, l’artista gesuita autore, tra le altre cose, del logo del Giubileo della Divina Misericordia.
E’ un’Annunciazione… insolita, che mi ha sempre colpito molto. L’originale si trova nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Parigi, io però ne ho sempre ammirata una copia, conservata nella parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola a Torino.
Vedete l’Arcangelo Gabriele? Ha in mano un “rotolo” dove è scritta la Parola di Dio. I primi libri della Bibbia erano scritti proprio su rotoli di pergamena (o papiro). Anche Gesù, nella sinagoga di Nazaret, srotolò uno di questi testi: “Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto…” (Lc 4,17) e poi: “…Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette” (Lc 4,20).
Osserviamo bene il rotolo raffigurato nel mosaico: è come se “si fondesse” con il grembo della Beatissima Vergine Maria. La Parola che si fa carne! “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Maria, quando si mise in viaggio per recarsi a casa della cugina Elisabetta, era molto giovane, probabilmente non sapeva neppure leggere o scrivere, eppure, la “Parola” che è dentro di Lei, fa scaturire dalle sue labbra uno dei cantici più belli che possiamo trovare nella Bibbia: “il Magnificat”.
Non basterebbero cenitinaia di volumi per analizzare la poesia di questo bellissimo testo. Noi accontentiamoci di “gustarlo” e di gustarlo con gli occhi del cuore. E’ questo che vorrebbe la stessa Beatissima Vergine Maria. Assaporare la bellezza del cantico e lodare Dio! Il modo migliore per pregare questa sera.
Guardiamo insieme Maria alzare le braccia e gli occhi al cielo: “L’anima mia magnifica il Signore“(v. 46). Non sono splendide queste parole? Non mi stancherei mai di leggerle e ripeterle: “L’anima mia magnifica il Signore”. Non c’è Maria, non ci sono io che prego, no, il mio “io” è scomparso, è rimasta la parte migliore di lei, di te che leggi, di me: “l’anima”, l’anima di Maria, pura e casta, che magnifica il Signore.
Il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva. E qui Maria ci stupisce. Noi vorremmo sempre primeggiare (essere i più bravi, i più belli, i più simpatici…) non è così che ci vuole la società di oggi? Guardiamo soltanto all’apparenza, ci preoccupiamo dell’opinione che gli altri hanno di noi, corriamo dietro alla moda, vorremmo il successo ad ogni costo… Maria al contrario si abbassa! “Umile” deriva dal latino humus, terra… Ecco Maria che, a differenza di noi, non si affanna per dimostrarela sua bravura. Lei no. Maria si abbassa fino a terra, consapevole della piccolezza dell’uomo nei confronti di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). La serva del Signore. Umile.
Ma se la “serva” è umile, Dio è grande, e fa grandi cose! Oh quanto grandi! Il Signore ha scelto questa umile ragazza di Nazareth per essere Madre del Figlio di Dio. Maria, Madre nostra. Per mezzo di Lei Dio si è fatto carne.
Grandi cose. Grandi cose ha compiuto Dio in Maria, ma grandi cose ha compiuto Dio nel mondo: “ha rovesciato i potenti dai troni…” (v. 52). A Dio non piace vedere la superbia nel cuore dell’uomo, non è contento di vedere i soprusi dei potenti, il disprezzo dei ricchi per i più poveri. Ma Dio non “distrugge” i ricchi, i potenti, i superbi. Potrebbe! Ma non lo fa. Perchè ama anche loro, come ama ciascuno di noi. Li vuole soltanto convertire.
Il Magnificat è un canto di salvezza, non di distruzione. Dio confonde i superbi perché scendano dai loro troni e mettano la loro autorità a servizio degli umili. Il ricco torna a mani vuote perchè impari che i valori della vita non stanno nel denaro, ma negli affetti, nell’amore, nell’amicizia: “perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14).
Cari amici, le domande che vi propongo (e mi propongo) oggi sono: Qual’è il mio atteggiamento davanti alla Parola di Dio? La interiorizzo, facendola vivere in me, come Maria, o lascio che mi scorra addosso e scivoli via? Mi sforzo di essere, almeno un po’, umile come Maria, oppure mi perdo dietro all’apparenza ed alle tentazioni? Come mi pongo di fronte alle ricchezze?
Questa notte, Maria, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Custodiscili nel Tuo Cuore Immacolato, ascolta le loro preghiere e portale al Signore, affinchè tutti i desideri più puri e più umili possano venire esauditi! Che bella che sei Maria, prega per tutti noi!
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂
Il dipinto di oggi è “Madonna in Gloria”, opera del pittore italiano Carlo Dolci, 1670, olio su tela, 117×97 cm., Stanford Univeristy, Stanford (CA), Usa
Alessandro Ginotta
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In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore
Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la vita, la salvezza, la pace a tutti e per sempre. In Lui è possibile trovare la pace interiore e la forza per affrontare ogni giorno le diverse situazioni della vita, anche quelle più pesanti e difficili. Sì, perchè avere fede non significa non avere momenti difficili ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli. E questa è la pace che Dio dona ai suoi figli.
Eppure non tutti hanno accolto questo seme. Non tutti hanno permesso al germoglio di sbocciare: Lo scriba, il dottore della legge, il fariseo… proprio chi si riteneva più vicino a Dio è stato talmente “miope”, talmente acceccato dal proprio orgoglio, talmente paralizzato dalla propria superbia, talmente sordo a causa della propria ipocrisia… da non riuscire ad accogliere il grande dono che ci ha fatto Gesù. Il loro cuore è rimasto indurito. Hanno continuato a difendere una fede rigida, artefatta: un errore dell’uomo che pretende addirittura di ingabbiare il Figlio di Dio nelle proprie leggi cavillose. Una fede che non lascia spazio all’amore, alla misericordia, alla consolazione. Proprio quei doni che ci ha portato Gesù.
Ma Cristo ci stupisce ancora. Anzichè arrabbiarsi e lamentarsi prorompe in un inno di lode: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (vv. 25-26). Sapienti e dotti non lo hanno saputo accogliere? Lo accolgono i semplici, i piccoli!
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
(Lc 1,51-53)
E allora ascoltiamo l’invito di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (v. 28). La paura, gli affanni, le ingiustizie di questo mondo corrotto, ll disagio sociale, la mancanza di lavoro… sono un giogo pesante. Il giogo che questo mondo ci impone. Il giogo che chi è lontano da Dio porta sul proprio collo. Gesù ci offre di prendersi sulle sue spalle questo peso opprimente e in cambio ci propone un “giogo dolce” un “peso leggero“. Ma di cosa si tratta? Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il Comandamento che ha lasciato ai suoi discepoli (cfr Gv 13,34; 15,12). Perchè: “il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio” (Benedetto XVI, Angelus 3 luglio 2011).
Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto di fronte alle difficoltà: mi lascio sopraffare dall’ansia e dallo sconforto, oppure sono capace di affidarmi serenamente a Dio? Confido nella preghiera per risolvere i miei problemi? E ancora: il mio cuore è aperto a Gesù, accolgo la sua Parola, oppure sono anch’io un po’ sordo, muto e cieco come i farisei di un tempo?
Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’, Ti prego, che sappiano liberarsi dal giogo del male per prendere sulle proprie spalle il Tuo, lieve e dolce.
Alessandro Ginotta
(tratto da “Altri cento giorni con Gesù”, un libro che sta iniziando a prendere forma)
Il dipinto di oggi è “Gesù Cristo Consolatore”, del pittore danese Carl Heinrich Bloch, olio su tela, 1890, Cappella Frederiksborg Palace, Copenhagen
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“Ad Jesum per Mariam” scriveva san Luigi Grignion de Monfort: Maria ci porta a Gesù. Ed è proprio così: Maria ci prende per mano, ci rialza dal torpore di questo mondo così egoista e materialista, ci nutre con il suo amore di Mamma, ci protegge sotto al suo Manto dove il male non ci può colpire e, pian piano, ci fa crescere e ci avvicina a Gesù.
Maria è una Mamma. Ed oggi festeggiamo il suo Cuore Immacolato. Fu Papa Pio XII ad istituire la Festa nel 1944, a perenne ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, da lui fatta nel 1942. E proprio al 1942, 13 dicembre, risale questa immaginetta che porto sempre con me, tra le pagine del Vangelo di Luca, a “segnalibro” tra l’Annunciazione ed il Magnificat. Oggi ve la dono. Fatela vostra, pregatela anche voi ogni mattina. Vi porterà a Gesù!
CORONCINA AL CLEMENTISSIMO CUORE DI MARIA
Eterno divin Padre, noi ti offriamo, per mezzo del Cuore immacolato di Maria, le Piaghe di Gesù tuo divin Figlio, per la remissione dei nostri peccati, per la conversione dei peccatori e per placare la tua divina Giustizia. Degnati per i meriti di Gesù e per i dolori di Maria, di preservarci dai flagelli, che ben meritiamo. Grazie divin Padre.
Su i grani grossi della corona del rosario si recita: “Clementissimo Cuore di Maria rendici propizio il tuo divin Figlio”
Su i grani piccoli della corona:
“Purissimo Cuore di Maria, Cuore pieno di bontà, abbi pietà di noi tuoi figli”
Si termina la recita di questa coroncina con le seguenti invocazioni:
“Clementissimo Cuore di Maria, perdonaci, custodiscici, salvaci” “Addolorato Cuore di Maria, penetraci di amore e di dolore”
“Misericordiosissimo Cuore di Maria, intercedi per noi, e ottienici da Gesù grazia, perdono e misericordia”.
Si aggiungano tre gloria al Padre in ringraziamento alla SS. Trinità
“Dolce Cuore di Maria sii la salvezza dell’anima mia”.
Il dipinto di oggi è: “Il Cuore di Maria” opera del pittore austriaco Leopold Kupelwieser (1796,1862), cappella di Sant’Antonio, Peterskirche, Vienna, Austria
Alessandro Ginotta
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Con la solenne Processione tra le vie di Valdocco si conclude a Torino la Festa di Maria Ausiliatrice
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”. L’intervento di Mons. Nosiglia si apre con le parole del Magnificat. I fedeli affollano la piazza e le vie attorno alla Basilica di Maria Ausiliatrice. Sono le ore 23.00 quando la processione, iniziata alle 20.30, rientra nel Santuario.
“L’inno del Magnificat – ha proseguito l’Arcivescovo – è il cantico dei poveri che riconoscono in Dio la roccia su cui fondare la speranza del riscatto della propria esistenza dalla miseria, fisica o morale. È l’inno di chi crede che Dio sconfiggerà i potenti e farà giustizia a favore di quanti soffrono a causa dei soprusi e delle fatiche imposte sulle loro spalle da chi è più ricco, più furbo, più scaltro, o si ritiene padrone della loro sorte, umana e sociale. Ma ciò che questa sera voglio sottolineare è che il Magnificat è l’inno della speranza che si fonda su Dio e sulla sua opera di salvezza in atto nella storia”.
Maria riconosce ed esalta, infatti, l’onnipotenza di Dio che compie eventi meravigliosi con le persone umili e povere: “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e santo è il suo nome”.
Nell’annunciazione Maria ha accolto l’assicurazione dell’angelo: “nulla è impossibile a Dio”, ed ora testimonia che Dio è in grado di compiere anche ciò che è umanamente impossibile. Questa fede carica di speranza esalta nella storia l’opera di Dio che salva il suo popolo, ed usa verso gli umili la sua misericordia. Per questa fede Maria è proclamata beata da tutte le generazioni.
Maria è dunque per noi un segno di consolazione e di “speranza certa”, che nasce dalla fede inCristo e si compie giorno dopo giorno nel tessuto feriale della nostra vita di famiglia e di comunità.
Ai piedi di Maria “che, giovane fanciulla di Nazaret, ha avuto l’ardire di fidarsi di Dio ed il coraggio di scommettere l’esistenza sulla sua chiamata” Mons. Nosiglia ha voluto affidare “tutti i giovani della nostra terra torinese, perché sappiano vivere nella speranza e confermino anche tutti noi, adulti e anziani, nella speranza che nasce dalla fede in Cristo Signore”.
Essi, nelle nostre case, nelle parrocchie e nella comunità civile, interpellano educatori, sacerdoti e responsabili con messaggi e comportamenti che a volte stupiscono per la loro generosità, mentre altre volte, con atteggiamenti in aperto contrasto con le tradizioni e la cultura del passato, lasciano perplessi e disorientati. “Eppure – ha commentato Mons. Nosiglia – vi confesso che trovo sempre stupefacente il fatto che ancora oggi, in un contesto sociale e culturale complesso, nel quale si accentuano messaggi di disimpegno e di fuga dalle fatiche del vivere, ci siano giovani che sanno offrire esempi di scelte forti ed ammirevoli”. L’Arcivescovo pensa “ai giovani della Diocesi e del movimento salesiano, oltre 2000 che il prossimo luglio si recheranno a Cracovia per partecipare alla Giornata mondiale rispondendo all’invito di papa Francesco a vivere una esperienza di Chiesa universale ricca di fraternità e di gioia”. Ai giovani “che partiranno questa estate per i paesi di missione, per dare il loro fattivo aiuto alle popolazioni assistite da missionari o da organizzazioni non governative, spendendo le loro vacanze in modo alternativo”. Ma anche ai giovani “impegnati negli Oratori per l’estate ragazzi, nei campi estivi della Caritas, nelle innumerevoli cooperative, nei gruppi di servizio ai fratelli e alle sorelle diversamente abili, nell’assistenza alle persone in difficoltà”. Come pure “ai giovani che numerosi si recano a Taizé, o fanno il cammino di Santiago di Compostela, per sperimentare la bellezza della preghiera e del pellegrinaggio”.
Si tratta di segni di speranza, che si accendono nel mondo assieme a tanti altri, non reclamizzati, ma dei quali possiamo ogni giorno fare esperienza nelle nostre famiglie, nei nostri paesi e quartieri, nelle nostre parrocchie. “Mi direte – ha osservato Mons. Nosiglia – sì, ma si tratta di una piccola minoranza rispetto ai molti che non vengono raggiunti, vivono ai margini di queste proposte e percorrono strade ben diverse sul piano spirituale, morale e sociale”. “È vero anche se credo fermamente sull’esempio di don Bosco che in ogni giovane sia forte il desiderio di essere capito, accolto, amato e sostenuto, per dare un senso più pieno alla propria vita e al proprio futuro”. L’Arcivescovo ha poi citato la Beata Madre Teresa di Calcutta: a chi le faceva notare che le sue opere di carità erano una goccia nel grande mare delle povertà che assillano tanti poveri nel mondo. Lei rispondeva: “è vero ma se getto anche solo una piccola goccia nel mare,il mare non più quello di prima, è cambiato perché si è arricchito di una goccia in più che non aveva”.
“Maria Ausiliatrice – ha concluso Mons. Nosiglia – ci aiuti a credere come Lei nelle cose impossibili che possiamo compiere a favore degli altri con piccoli gesti di aiuto, che come una goccia di amore possono cambiare noi stessi e l’ambiente in cui viviamo”.
Alessandro Ginotta
Questo articolo è stato pubblicato anche su: DONBOSCOLAND
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