Tag: Miracoli di Gesù

  • E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?

    E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,20-24)

    In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
    «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
    E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Oggi faremo un po’ di geografia… biblica… e scopriremo alcune città, che hanno conosciuto Dio ed altre che lo hanno respinto… ma attenzione… perchè le cose non sono sempre così…  come potrebbe sembrare

    Nella Bibbia troviamo il (bel) racconto della conversione di Ninive avvenuta ben 800 anni prima di Cristo. Ninive era una città assira, quindi pagana, nota per il carattere sanguinario dei suoi abitanti. Là, dove ira e odio abbondavano, Dio inviò il profeta Giona ad annunciare: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta” (Giona 3,4).

    Ecco il miracolo: contro tutte le previsioni, la sanguinaria città ascoltò il grido del profeta e si convertì: “Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere […] «ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?». Dio vide le loro opere […] si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece” (cfr. Giona 3,6-10). Dio fu misericordioso con Ninive.

    Spostandoci più indietro nel tempo, potremo incontrare altre due città: Sodoma e Gomorra. Il libro della Genesi ci racconta che “Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave” (Genesi 18,20). La malvagità dei loro abitanti era giunta al culmine, tanto da rendere necessario un intervento di Dio per compiere un atto di giustizia e per fermare il male. In un dialogo (bellissimo) Abramo pregherà Dio di trattare con misericordia anche queste città: “«Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? […] Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione” (Genesi 18, 23-33).

    Ma di giusti il Signore non ne trovò neppure dieci… così: “il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo” (Genesi 19,24-25). Si salvò soltanto una parte della famiglia di Lot, nipote di Abramo.

    Ed ora arriviamo a Corazìn, Betsàida e Cafarnao, tre città che si affacciano sul mare della Galilea e che ebbero il privilegio di ospitare Gesù e di dare i natali a molti degli apostoli. Pietro, Andrea e Filippo nacquero proprio a Betsàida, nella stessa città Gesù fece riacquistare la vista ad un cieco (cfr. Mc 8,22-26); a Cafarnao Gesù guarì la suocera di Pietro (cfr. Lc 4,31-44); nella sinagoga liberò un uomo posseduto da uno spirito impuro (cfr. Lc 4,31-44), sempre a Cafarnao avvennero il miracolo del servo del centurione (cfr. Mt 8,5-13), la guarigione del paralitico calato dal tetto (cfr. Gv 10,31-42) e molti altri prodigi.

    Poi abbiamo Tiro e Sidone, due città dove Gesù fece una breve tappa e dove incontrò la donna Cananèa (cfr. Mt 15,21-28).

    E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?
    Bene! Vediamo di fare un po’ di ordine:

    • Ninive, la città lontana che non ha conosciuto Gesù, ma che si è convertita dopo l’annuncio della Parola di Dio.
    • Sodoma e Gomorra a sud di Gerusalemme, in una valle ora occupata dal Mar Morto. Distrutte verso il 1900 a.C.
    • Corazìn, Betsàida e Cafarnao, città dove Gesù ha vissuto per anni ed ha operato molti miracoli.
    • Tiro e Sidone, città dove Gesù è solo passato.

    Ma cosa sono tutti questi nomi? solo città? Certo che no! Corazìn, Betsàida e Cafarnao rappresentano l’uomo “incredulo”: chi, pur avendo visto da molto vicino i miracoli di Gesù, continua a rifiutarlo. Non accoglie Gesù come Messia, come Figlio di Dio. Persone dal cuore indurito che, ahimè, anche oggi pur avendo davanti la prospettiva della Vita Eterna, preferiscono un istante di piacere terreno alla beatitudine eterna. Persone che, rinunciando a Dio, rinunciano alla Vita.

    Non c’è peccato peggiore che vedere Dio e negarlo.

    Ah che privilegio! Poter vivere in compagnia di Gesù, poterlo sentire parlare, vederlo mentre guarisce gli infermi, magari mentre moltiplica i pani! Eppure… anche tra costoro che hanno respirato la stessa aria di Gesù, bevuto la stessa acqua, calpestato lo stesso terreno… c’è chi si è ostinato a non credere. Costoro, nel giorno del Giudizio, saranno trattati duramente!

    Più duramente di chi ha commesso forse peccati gravissimi, ma non ha conosciuto Gesù (Sodoma e Gomorra cfr. v. 24).

    Più duramente di chi Gesù lo ha visto fugacemente (Tiro e Sidone cfr. v. 22).

    Leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla Legge divina e al fine ultimo dell’uomo è commettere un peccato mortale. Esso distrugge in noi la carità, senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci si pente, conduce alla morte eterna“.

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’, Ti prego, che come a Ninive, l’annuncio della Tua Parola converta tutti i loro cuori, che si rivolgano a Te, sorgente inesauribile di amore, che vivano ed operino il bene. Così, quando saremo sazi di giorni, tutti ci riuniremo a Te, che hai detto:

    Non soltanto per questi io prego ma anche per quelli che, attraverso la loro parola, crederanno in me, che tutti siano una cosa sola (ut omnes unum sint), e come tu, Padre, sei in me e io sono in te, così anch’essi siano in noi una cosa sola (ut et ipsi in nobis unum sint), affinché il mondo creda che tu mi hai mandato, e io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, perché essi siano una cosa sola, come una cosa sola siamo noi, io in loro e tu in me … affinché il mondo sappia che tu mi ha mandato e hai amato loro come hai amato me” (cfr.  Gv 17, 20-23).

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?
    Il dipinto di oggi è “Cristo nel deserto” del pittore russo Ivan Nikolaevich Kramskoi, 1872, olio su tela, 180 x 210 cm., Tretyakov Gallery, Mosca.

    Alessandro Ginotta

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  • Vuoi saziarti anche tu, con la Parola di Gesù?

    Vuoi saziarti anche tu, con la Parola di Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,11-17)

    In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
    Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
    Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Quanto siamo piccini, amici miei! L’uomo è proprio nulla di fronte a Dio! Anche l’Apostolo che cammina sui passi di Gesù, è sempre troppo “piccolo” rispetto a Lui:

    Le folle hanno seguito Gesù, la gente ha sfidato il caldo e la sete camminando nel deserto pur di ascoltare la Sua Parola (e questo è bene!). Si fa sera e nei discepoli inizia a farsi strada una certa preoccupazione: chiedono a Gesù di congedare la folla perché vada nei paesi vicini a trovare cibo e alloggio (cfr Lc 9,12). Di fronte alla necessità della folla, la soluzione proposta dai discepoli è troppo comoda: “bene, grazie fratelli, è stato bello, ma ora… togliete il disturbo… ciascuno pensi per sè e vada a procurarsi un pezzo di pane nei paesi vicini… andiamo! Via!”. “Buona vita”. “Arrivederci”. Nulla di più lontano dalle idee di Gesù!

    Non è questa la volontà di Dio. Quella folla, senza mezzi e senza cibo, è la sua famiglia. Siamo noi quella folla! Dispersi nelle difficoltà della nostra vita, vaghiamo nei deserti delle nostre città, cercando qualcuno che ci tolga la fame causata dai nostri bisogni, delle nostre preoccupazioni. I nostri affanni quotidiani. E Gesù è qui, in mezzo a noi! Egli stesso ci offre ogni giorno il nutrimento della sua Parola! La Parola che ci rende liberi, la Parola che ci sfama e che ci disseta in eterno: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,37-38). “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51).

    Noi. La famiglia di Dio. E in famiglia cosa si fa? In famiglia si condivide il cibo insieme: “Voi stessi date loro da mangiare” (v. 13).

    I discepoli, però, proprio non sanno come fare: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente” (v. 13). Cinque pani d’orzo e due pesci… basterebbero a malapena per sfamare i dodici… appena appena! “Gesù! Non vorrai mica che ci priviamo di questo poco cibo che abbiamo per noi!”. Non hanno ancora capito.  Però si fidano…

    Ed ecco che, con la fiducia in Gesù, il Miracolo si compie! La condivisione. Il poco che – per mezzo della fede – diventa molto, anzi, sovrabbondante:  Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla” (v.16). Una bellissima anticipazione dell’Eucaristia! Quei cinque pani e quei due pesci, nelle mani di Gesù, bastano per sfamare tutta la folla. Cinquemila persone. Anzi, avanzano: “Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste” (v. 17).

    Sono proprio i discepoli, loro, come noi, piccini e smarriti di fronte all’incapacità ed alla scarsità dei pochi mezzi a disposizione, a far accomodare la gente e a distribuire – fidandosi della Parola di Gesù – i pani e pesci che sfamano la folla.

    Vedete, amici, quando manca Dio, la solidarietà (che pure è buona cosa…), da sola, può fare ben poco… Quante onlus, ong, arrancano e faticano ogni giorno per portare avanti scarsi risultati. Ma quando c’è fede! Oh, quando c’è la fede, anche una piccola cosa, come il sacrificio di cinque pani e due pesci, si può trasformare in una benedizione in grado di sfamare tutti! Bisogna avere fede nella Parola di Gesù.  Dio mai ci lascia soli, ma sempre cammina con noi. E premia i nostri sforzi. Il Signore coglie il nostro impegno, lo trasforma e lo moltiplica, rendendolo sufficiente per tutti. Anzi, sovrabbondante!

    Concludo con le parole di Papa Francesco: “Questa sera, ancora una volta, il Signore distribuisce per noi il pane che è il suo Corpo, Lui si fa dono. E anche noi sperimentiamo la “solidarietà di Dio” con l’uomo, una solidarietà che mai si esaurisce, una solidarietà che non finisce di stupirci: Dio si fa vicino a noi, nel sacrificio della Croce si abbassa entrando nel buio della morte per darci la sua vita, che vince il male, l’egoismo e la morte. Gesù anche questa sera si dona a noi nell’Eucaristia, condivide il nostro stesso cammino, anzi si fa cibo, il vero cibo che sostiene la nostra vita anche nei momenti in cui la strada si fa dura, gli ostacoli rallentano i nostri passi. E nell’Eucaristia il Signore ci fa percorrere la sua strada, quella del servizio, della condivisione, del dono, e quel poco che abbiamo, quel poco che siamo, se condiviso, diventa ricchezza, perché la potenza di Dio, che è quella dell’amore, scende nella nostra povertà per trasformarla”.

    Cari amici, le domande che vi propongo (e mi propongo) oggi sono: Come mi comporto davanti a un fratello in difficoltà? Lo congedo, affinchè vada presto lontano dalla mia vista, oppure condivido con lui il mio tempo, le mie risorse? E ancora: Credo nei miracoli? Nella necessità mia e dei fratelli mi affido alla Divina Provvidenza, oppure mi dispero e mi sconforto?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Saziali con la Tua Parola e dissetali alla Tua sorgente di Vita che zampilla per l’eternità!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Vuoi saziarti anche tu, con la Parola di Gesù?

    Il dipinto di oggi è “La Moltiplicazione dei pani e dei pesci”, opera del pittore italiano Bartolomeo Litterini,  olio su tela, 1621, Chiesa di San Pietro Martire a Murano, Venezia

    Alessandro Ginotta

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  • Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!

    Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,60-69)

    In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
    Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
    Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
    Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

    Parola del Signore

    Gv 6,60-69Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (vv. 68,69) E’ San Pietro a mettere il sigillo finale al lungo discorso del Pane di Vita. Lo abbiamo visto e commentato nel corso di tutta la settimana: Gesù, ha appena compiuto due dei suoi più eclatanti miracoli: la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la camminata sulle acque. Rientrato a Cafarnao parla alle folle che lo hanno seguito nella sinagoga: “Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (cfr. Gv 6,35-40). La promessa della Vita Eterna. Gesù, ci indica la strada per ottenere il Paradiso: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (cfr. Gv 6,44-51). E’ un’anticipazione dell’Eucarestia! Ma i cuori dei giudei (come spesso anche i nostri) sono induriti… loro non capiscono… molti di loro non accettano le parole di Gesù e mormorano: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (cfr. Gv 6,52-59).

    Arriviamo così al passo di oggi: “molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?»” (v. 60). La folla si disperde. Alcuni apostoli vanno via. Ma non i dodici! “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»” (vv. 67-69).

    Finchè Gesù ha sfamato la folla, tutto andava bene. Purchè ci si riempia la pancia… Gesù però, dopo aver nutrito il corpo, dopo aver risolto il problema contingente della fame, è passato a dare il cibo allo spirito: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6, 26-27). Ma questo passaggio… non è stato gradito dai giudei. E noi? Come lo avremmo recepito?

    La pancia piena. Il portafogli pieno. E’ questo che cerchiamo. E’ questo che chiediamo fin troppo spesso anche nelle nostre preghiere. Non sempre però siamo capaci di andare oltre… E così, quando il Vangelo si fa duro, quando Gesù diventa esigente… ci smarriamo… e qualche volta anche noi ci allontaniamo, come questa folla. Ancorati duramente al mondo, restiamo nel mondo e, moriamo con il mondo.

    “Un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore pieno di questa brama di possedere, ma vuoto di Dio” sono parole pronunciate da Papa Francesco, ormai qualche anno fa, all’Angelus del 2 marzo 2014: “In un cuore posseduto dalle ricchezze, non c’è più molto posto per la fede”. Tutto è occupato dalle ricchezze. Non c’è spazio per la fede. Se continuiamo ad accumulare solo per noi stessi, se ci preoccupiamo sempre e soltanto del saldo della banca… non siamo un po’ vuoti? “Cosa gli succederà quando qull’uomo sarà chiamato da Dio? – si è domandato il Papa – Non potrà portare le ricchezze con sé, perché, sapete, il sudario non ha tasche!”.

    Già, il sudario non ha tasche. Ma quando ce ne accorgeremo non sarà troppo tardi? “Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 40). Non aspettiamo che sia troppo tardi! Convertiamoci subito! Facciamolo ora! Crediamo a Gesù, mettiamo in pratica la Sua Parola e vivremo in eterno.

    Dio ci lascia sempre liberi. Gesù ci ha lasciato la Sua Parola. Noi siamo liberi di seguirla od andarcene. Nessuno ci obbliga a mettere in pratica i principi del Vangelo, ma… solo se lo faremo avremo la Vita Eterna. Solo se rimarremo con Gesù vivremo davvero in pienezza, assaporeremo le gioie dell’amicizia vera e della condivisione qui sulla terra. E poi, vivremo per sempre con Lui in Paradiso! Già, perchè il Paradiso, sapete (?) comincia qui sulla terra! Proprio qui.

    Avete notato come chi si allontana da Cristo è sempre cupo e triste? Quanta rabbia c’è nel mondo oggi! Quanta violenza, quanti delitti… quanto poco rispetto per gli altri. E’ perchè ci siamo allontanati da Lui. Non è una punizione! Dio non ci punisce, ma aspetta paziente fino all’ultimo che ci convertiamo e torniamo a Lui. No, è solo la lontananza da Dio che crea tutto questo. L’assenza del bene. Il vuoto viene presto riempito dal male.

    E allora, amici, anche se tutto il mondo sembra allontanarsi, anche se tutti sembrano voltare le spalle ed andarsene… noi restiamo, come i dodici apostoli, con Gesù, attorno a Lui. Diciamo anche noi, come San Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” (v. 68).

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!

    Il dipinto di oggi si intitola “Domine quo vadis?” ed è del pittore bolognese Annibale Carracci, risale al 1601, olio su tela 77 x 56 cm, è conservato alla National Gallery di Londra. La scena non descrive questo passo del Vangelo, ma l’apparizione a San Pietro a Roma: il santo sta allontanandosi dalla città per sfuggire alle persecuzioni di Nerone, quando, sulla via Appia, incontra Gesù che porta la croce. San Pietro gli domanda: “Domine, quo vadis?” (Signore, dove vai?) e Gesù gli risponde: “Venio Romam iterum crucifigi” (Vengo a Roma per farmi crocifiggere un’altra volta). La leggenda narra che, in seguito alla visione, San Pietro decise di rientrare nella capitale e di accettare il proprio martirio. Mi sembrava appropriato inserirlo qui, in fondo è proprio San Pietro a dire: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” alla guida degli apostoli che decidono di rimanere con Cristo.

    Alessandro Ginotta

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  • La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

    La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,52-59)

    In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
    Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

    Parola del Signore

    Gesù si trova ancora nella Sinagoga di Cafarnao. Il passo di oggi è “il culmine” del discorso del “Pane di Vita”. In questi giorni abbiamo assistito ad un “crescendo”: Gesù è sempre più determinato ed assertivo. Il suo messaggio è molto chiaro: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (v. 53). Mangiare la carne ed il sangue di Cristo è una condizione necessaria per ottenere la vita eterna. Come non vedere qui un riferimento all’Eucarestia?

    Gesù si è sacrificato per noi accettando la morte sulla croce. Ma il suo sacrificio è vano se noi non lo riconosciamo: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (v. 51) questa affermazione presuppone la fede in Gesù, dobbiamo credere in Lui. E ancora: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me” (v. 57) qui Gesù ci chiede di riconoscere che Lui è il Figlio di Dio. Se crediamo in Lui saremo salvi. Ma attenzione: “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (v. 53). Se non avremo fede in Lui, moriremo (o meglio, non avremo parte nella Vita Eterna).

    Facciamo un piccolo passo indietro. Vi va? Alcuni versi prima del brano di oggi troviamo queste parole di Gesù: “In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv 5, 24). Per avere la Vita Eterna, il Paradiso, dobbiamo ascoltare la Parola di Gesù e credere nel Padre (due condizioni).

    Dice Gesù: “Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5, 28-29). Questo è uno dei riferimenti più espliciti di tutte le Sacre Scritture. Il “manuale” per la Vita Eterna. La “chiave” del Paradiso: “quanti fecero il bene” risorgeranno per la vita. Ma queste parole contengono anche la “porta” dell’inferno: “quanti fecero il male per una risurrezione di condanna“.

    La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

    La #Santanotte di oggi è piuttosto lunga… vi regalo due dipinti. Qui vediamo il Giudizio Universale di Beato Angelico. Sulla sinistra abbiamo i salvati, coloro che sono risorti per la vita, mentre sulla destra… chi è destinato alla condanna. Al centro, a dividere i due gruppi, le tombe vuote. Tempera su legno, 1431 circa, 105 × 210 cm., Museo Nazionale di San Marco (Firenze).

    La condanna in realtà la scriviamo con le nostre mani. Commettendo il male ci allontaniamo da Dio. Siamo noi che ci condanniamo ad un’esistenza lontana da Lui, lontana da Gesù, lontana dal Padre. Questo è l’inferno. Ah! quale sorte in serbo per gli avari, per gli egoisti, per gli invidiosi, per coloro che non si pentiranno neppure nell’ultima ora. Vedere la gioia infinita di chi sarà risorto per la Vita Eterna e sarà per sempre illuminato dalla luce e dalla gioia del bene e non potervi prendere parte.

    Questo è l’inferno. La separazione da Dio, senza rimedio, senza possibilità di scampo: “Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi” (Lc 16, 26) dice Abramo al ricco epulone che in vita aveva rifiutato di aiutare il povero Lazzaro. “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma” (Lc 16,24). La risposta di Abramo non lascia adito a dubbi: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti” (Lc 16,25).

    Mangiare la carne di Cristo vuole anche dire fare la Sua volontà, riconoscere Gesù nei poveri, negli ammalati, nei meno fortunati di noi…

    Dunque, ricordiamoci di questo quando faremo le nostre scelte di vita. Lo Spirito Santo, amici, ci illumini tutti, cosicchè possiamo scegliere sempre il bene. Ascoltiamo la Parola di Gesù, crediamo in Colui che lo ha mandato, e cibiamoci del corpo e del sangue di Cristo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (v. 54).

    Attenzione però: non facciamo come i giudei che obbiettarono: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (v. 52). Noi sappiamo come fare: l’Eucarestia è il più grande dono che ci ha lasciato Gesù. Partecipare all’Eucarestia ci permette di avvicinarci a Lui, di guarire le ferite del nostro spirito e di quadagnare la Vita Eterna! Non dimentichiamoci di andare alla Messa! Accettiamo sempre l’invito di Gesù, ci ritroveremo insieme a Lui nell’Ultimo Giorno e per sempre. Una Vita Eterna. Con Lui accanto al Padre, ripieni di Spirito Santo.

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è

    Il secondo dipinto di oggi è “L’Ultima Cena” del pittore francese Pascal-Adolphe-Jean Dagnan-Bouveret, 1896, è un’opera enorme: misura 10×18 metri ed è stata esposta all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Guardandola ci si sente trasportati dentro alla scena…

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  • Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,44-51)

    In quel tempo, disse Gesù alla folla:
    «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

    Parola del Signore

    Da tre giorni la Liturgia ci sta proponendo Gesù, Pane di vita eterna. Se avete seguito le mie meditazioni avrete notato che nel brano di oggi Gesù appare più “severo”. Ha un tono quasi di rimprovero. Perchè? Perchè quando ha iniziato il discorso (cfr. Gv 6,22-29 e Gv 6,30-35) si rivolgeva a tutta la folla, ora invece sta parlando a quei Giudei che stanno mormorando: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: «Sono disceso dal cielo»?” (v. 42) a costoro Gesù risponde: “Smettetela di protestare tra di voi.” (v. 43).

    Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.” (v. 44-45) La fede è un dono di Dio. Non è una nostra conquista. Senza Dio non possiamo fare nulla. E’ il Padre che ha messo nei nostri cuori i germogli della fede. Nel cuore di ciascuno di noi.

    Gli israeliti nel deserto hanno mangiato la manna, e sono morti. Non sono morti perchè hanno mangiato la manna, ma perchè si sono allontanati da Dio. Il Signore disse a Mosè: “Io perdono come tu hai chiesto; ma […] tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce, certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà” (Nm 14,20-23). Nessuno di loro è entrato nella terra promessa. Neppure Mosè. Nei 40 anni in cui hanno vagato nel deserto sono morti tutti. Solo i loro figli ci sono riusciti.

    Con Gesù, tutto è diverso: “questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia” (v. 50). Non è la manna. E’ un pane nuovo. Chi ne mangia vivrà in eterno. Gesù si dona a noi con l’Eucarestia: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (v. 51).  Partecipando con fede all’Eucarestia ci avviciniamo a Dio. Veniamo attratti da Lui e permettiamo a Gesù di risuscitarci nell’ultimo giorno. Se ci allontaniamo da Lui resteremo umani… e al termine dei nostri giorni… moriremo, come sono deceduti gli israeliti nel deserto.

    Allora, amici miei, scegliamo la vita! Chiudo questa meditazione con le parole di San Giovanni Paolo II: “Nell’umile segno del pane e del vino, transustanziati nel suo corpo e nel suo sangue, Cristo cammina con noi, quale nostra forza e nostro viatico, e ci rende per tutti testimoni di speranza. Se di fronte a questo Mistero la ragione sperimenta i suoi limiti, il cuore illuminato dalla grazia dello Spirito Santo intuisce bene come atteggiarsi, inabissandosi nell’adorazione e in un amore senza limiti”. (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 17 aprile 2003)

    « Bone pastor, panis vere, 
    Iesu, nostri miserere… ». 

    “Buon pastore, vero pane,
    o Gesù, pietà di noi:
    nutrici e difendici,
    portaci ai beni eterni
    nella terra dei viventi. 

    Tu che tutto sai e puoi,
    che ci nutri sulla terra,
    conduci i tuoi fratelli
    alla tavola del cielo
    nella gioia dei tuoi santi”. 

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

    Il dipinto di oggi è “L’Ultima Cena” del pittore fiammingo Frans Pourbus “il giovane”, 1618, olio su tela 287 x 370 cm. L’opera, realizzata per l’Altare maggiore della Chiesa di Saint-Leu-Saint-Gervais a Parigi, è ora conservata al Museo del Louvre.

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  • Questa è la volontà del Padre…

    Questa è la volontà del Padre…

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,35-40)

    In quel tempo, disse Gesù alla folla:
    «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
    E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

    Parola del Signore

    E io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Com’è bella questa promessa! Gesù lo dice qui a chiare lettere. Chiunque crede in Lui avrà la vita eterna. E’ la volontà del Padre.

    Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (Gv 6,35). Non solo la vita eterna, ma anche la promessa che, se crederemo in Lui, non avremo più nè fame nè sete. Dio si è sempre preso cura dei suoi figli. Nel deserto ci ha dato la manna: “…al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Man hu: che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo.” (Es 16,13-15). La manna serviva per soddisfare un bisogno primario. L’alimentazione. Dio l’ha garantita agli israeliti per tutti i 40 anni in cui hanno vagato nel deserto. Però “l’uomo non vive soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3). Mosè ha messo in guardia gli israeliti. Le stesse parole le ha ripetute Gesù, tentato nel deserto: “L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Oltre a nutrire il corpo, è importante anche dare il nutrimento allo spirito.

    Chi si nutrirà della Parola di Dio, di Gesù, non avrà mai fame: “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo“. (Gv 6,33). E Gesù si offre a noi continuamente! In tutte le chiese del mondo. Così come ogni giorno scendeva dal cielo la manna per gli israeliti, Gesù, presente nell’Eucaristia, scende ogni giorno dal cielo per farsi pane per noi. Pane di vita eterna.

    Come diceva Sant’Ambrogio: “Se sei aggravato dall’iniquità, Gesù in Sacramento è la giustizia; se abbisogni di aiuto, Egli è la forza; se temi la morte, Egli è la vita; se desideri il Cielo, Egli e la via; se vuoi fuggire le tenebre, Egli è la luce; se cerchi il cibo, Egli è l’alimento”.

    Il dono dell’Eucaristia è il dono più bello che Gesù ci potesse fare. Mangiare Gesù “pane” significa fin d’ora possedere la vita eterna. E’ la volontà del Padre. Facciamo allora la Sua volontà, partecipiamo più spesso all’Eucarestia per trarre giovamento di questo dono che scende per noi dal cielo! Rafforzaci o Signore, rafforza la nostra fede, nutrici con il Tuo Pane!

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è

    Il dipinto di oggi è “L’Ultima Cena” di Joos van Cleve, prima metà del XVI sec., olio su tavola 206×45 cm, Museo del Louvre, Parigi

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  • Signore, dacci sempre questo pane

    Signore, dacci sempre questo pane

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,30-35)

    In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
    Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

    Parola del Signore

    Qualche volta per capire bene un’opera d’arte occorre fare un passo indietro. Allontanarsi un po’ permette uno sguardo d’insieme più completo. E allora… proviamoci anche noi.

    Dov’è ambientata questa scena? A Cafarnao, la città della Galilea dove abitava San Pietro, la stessa città che Gesù aveva adottato come sua. Cosa stava facendo Gesù in quel tempo? Se torniamo indietro di soli 11 versetti lo troviamo camminare sulle acque del lago di Tiberiade: “A un tratto videro Gesù che camminava sul lago e si avvicinava alla barca, e si spaventarono“. (Gv 6,19). Altri 8 versetti e vediamo Gesù moltiplicare i pani ed i pesci: “Gesù prese il pane, fece una preghiera di ringraziamento, poi cominciò a distribuire a tutti pane e pesce a volontà“. (v. 11).

    Eppure… a Cafarnao la gente rivolge a Gesù questa domanda: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? “. (v. 32). Ma come?! Quale segno?! Non basta avere sfamato una moltitudine con cinque pani d’orzo e due pesci arrostiti? Non basta avere sfidato le leggi della fisica camminando sulla superficie dell’acqua? Eh, no! La folla è insaziabile.

    Gesù qui ci dà la “risposta delle risposte”. Spiega tutto. In una frase sola: “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo“. (v. 33). E… per chi non è stato attento, dopo chiarisce:”Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!“. (v. 35).

    Anche noi siamo un po’ come quegli abitanti di Cafarnao. La nostra fede spesso è fragile, come la loro. Anche noi corriamo sempre dietro allo straordinario: “un segno”. Cerchiamo l’emozione che ci scuota dal nostro torpore.  Ma cerchiamo male. Rincorriamo la risposta sbagliata. A testa bassa continuiamo a lamentarci della multa che abbiamo preso per aver parcheggiato male, o del brutto voto perchè ci siamo impegnati poco nello studio, o perchè quel collega ha svolto il lavoro meglio di noi… siamo perennemente insoddisfatti. Insaziabili. Sordi, ciechi, tristi e pessimisti, continuiamo a vedere solo le cose negative. Continuiamo ad avere fame e sete. E non ci accorgiamo di quella sorgente di acqua viva che zampilla per noi.

    Gesù è qui, accanto a noi, anche ora. Non aspetta altro che noi gli apriamo le porte del nostro cuore. Aprire la Bibbia, meditare su un versetto del Vangelo. Dare una carezza ai nostri figli. Un po’ di compagnia a quel vicino anziano che è sempre solo. Gioire per la margherita spuntata nel prato. Per l’azzurro del cielo. Per quella rondine che vola. Apprezzare i doni del Signore e ringraziarlo. Anche per le piccole cose.

    Allora, anche a noi, questa sera, non rimane che dire: “Signore, dacci sempre questo pane!”. (cfr. v. 34).

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Signore, dacci sempre questo pane

    Il dipinto di oggi è “La Comunione degli Apostoli” di Beato Angelico, 1440-1442, affresco 200×248 cm, Convento di San Marco, Firenze

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  • Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.

    Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,22-29)

    Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

    Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

    Parola del Signore

    La Parola di Dio. E’ questo il Pane di vita eterna che ci offre Gesù. Il cibo che dura per sempre.

    Cosa disse Gesù alla donna samaritana al pozzo di Sicar? «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,13-14). Una sorgente che zampilla per sempre. Dentro di noi. Se ci nutriremo della Parola di Dio non patiremo più nè la fame, nè la sete. La Parola di Dio sazia. E’ pienezza. E’ sovrabbondanza, come sovrabbondanza produce ogni Miracolo di Gesù. Lui stesso ce lo ha ribadito:

    «E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?». (Mc 8,18-21).

    Eppure ancora non capiamo: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?». (Mc 8,17-18). Per seguire Gesù non servono due tuniche, nè bisacce, nè denaro, nè bastone… Basta la Fede. Certo, è difficile… ma se seguiremo Gesù, tutto il resto arriverà in abbondanza. «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?». (Mt 6,26). E ancora… «perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro». (Mt 6,28-29).

    O Signore, fai che non ci ostiniamo a pensare solo e soltanto alle nostre necessità materiali. Fai, ti prego, che si aprano i nostri occhi, che sentano le nostre orecchie. Ma soprattutto… fai che senta il nostro cuore!

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.

    Il dipinto di oggi è “La Comunione degli Apostoli” di Luca Signorelli, 1512, pannello 232×220 cm, Museo Diocesano di Cortona

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  • Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.

    Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-14)

    In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

    Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

    Parola del Signore

    San Pietro… chissà quali emozioni ha provato in questo momento. Si è gettato dalla barca per raggiungere a nuoto il Signore. Poi… le domande di Gesù. Tre negazioni… tre domande… “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Non ci sono galli che cantano, non c’è pianto, ma San Pietro si addolora lo stesso. Si sente in colpa per aver rinnegato Gesù. Lui che poche ore prima si era dichiarato pronto a morire per il Salvatore… davanti al fuoco lo ha disconosciuto: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Ma egli negò: «Non so e non capi­sco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. Là una storia di tradimento, qui una storia di amore. Gesù ribalta tutto. La morte diventa vita, le reti vuote si riempiono di pesce, l’abbandono si tramuta in amore. Grazie Gesù!

    Gesù trasforma i nostri sentimenti più oscuri, con la luce del perdono. Perdona anche noi o Signore, lava via le nostre colpe. Sì, ti amiamo Gesù! Ti amiamo anche noi!

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.

    Il dipinto di oggi, che in realtà si riferisce alla prima pesca miracolosa, è del pittore Iacopo da Bassano, olio su tela, 1545 circa, National Gallery of Art, Washington

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