Tag: santanotte

  • Se non riesci a capire perchè stai soffrendo, questo ti potrebbe aiutare…

    Se non riesci a capire perchè stai soffrendo, questo ti potrebbe aiutare…

     + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,1-13)

    Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
    “Padre,
    sia santificato il tuo Nome,
    venga il tuo Regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdona a noi i nostri peccati,
    anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
    e non abbandonarci alla tentazione”».
    Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

    Parola del Signore

    Sant’Agostino scriveva: “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rendere i figli degli uomini figli di Dio” (Dolbeau 6, 23/B). Ed ecco che Gesù ci insegna a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno” (v. 2). Il desiderio di Gesù è quello di farci sentire Dio più vicino: “Padre Nostro” che bello! Non ci dà forse un senso di sicurezza? Non ci fa forse sentire davvero di essere amati?

    Fate così – ci dice Gesù, mentre ci prende per mano – rivolgetevi con fiducia al Padre, che vi vuole bene. Apritegli il vostro cuore, esponetegli le vostre difficoltà, parlategli delle vostre paure e Lui, come un buon Padre, vi abbraccerà e vi dirà: non temere. Lo so“. Sì, “lo so”, perché “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Mt 6,8). Si, “lo so”, perché, come dice il Salmo 139: “Signore, tu mi scruti e mi conosci“. Non servono tante parole. Un solo desiderio sincero, espresso con il cuore, vale più di mille preghiere!

    Papa Francesco, in una delle sue omelie del mattino, a Casa Santa Marta, ha detto che: “pregare è come parlare con un amico” (giovedì 3 aprile 2014). Io trovo che sia molto bello questo messaggio: ci fa sentire ancora più vicini a Dio, ci permette di parlare con coraggio e schiettezza, ad aprire ancora di più il nostro cuore.

    Ma perchè la mia preghiera non viene esaudita?

    Qualche volta ci capita di pregare, pregare e pregare… chiedere più volte le stesse cose, senza ricevere risposta. Cosa succede? Forse Dio non ci ascolta? No, amici miei, Dio ascolta sempre e… ci esaudisce sempre. Magari non nel tempo che vorremmo noi, magari non nel modo in cui vorremmo noi (quante volte pretendiamo di insegnare perfino a Dio come comportarsi?). Lui vede tutto. Lui sa tutto. E sa anche cosa è meglio per noi.

    Molto spesso la malattia, una brutta notizia, un problema magari sul lavoro o in famiglia, vengono da noi interpretati come “castighi” divini. Ma non è così. Dio ci fa crescere anche in questo modo.

    Amici, quando ci capiterà di non capire il perchè di una sofferenza, ci farà bene guardare il Crocifisso. Contemplarlo. Pregare così, silenziosamente. Guardando il Figlio di Dio sulla Croce ricorderemo che Gesù ha sopportato dolori infiniti per noi, che è stato colpito da centinaia di frustate, che è stato inchiodato a quella Croce, coronato di spine, trafitto da una lancia… Ebbene, proprio quel Gesù oggi dalla Croce guarda noi che guardiamo Lui, guarda noi che soffriamo e ci invita a comprendere il mistero della Croce. Capire che dalla sofferenza può nascere la redenzione, la trasformazione, la Risurrezione.

    La Risurrezione di Gesù è avvenuta proprio nel momento più buio della storia dell’uomo, quando tutto sembrava perduto, quando non pareva più esserci via d’uscita. Lì è intervenuto Dio, e lo ha fatto con la luce sfolgorante della Risurrezione.

    Anche noi risorgeremo. Perché Dio ci ama, ed interverrà anche per noi nel momento del bisogno. Dobbiamo avere fiducia in questo. Dobbiamo ricordarlo sempre! Dio ci ama: “Se vostro figlio vi chiede un pesce, voi gli dareste un serpente? Oppure se vi chiede un uovo, voi gli dareste uno scorpione? Dunque, voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli. A maggior ragione il Padre, che è in cielo, darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (vv. 11-13).

    Gesù ci insegna che la preghiera deve essere anche “insistente” non dobbiamo temere di sembrare importuni. Non dobbiamo avere paura di bussare alla porta di Dio, anche a mezzanotte: “Perciò io vi dico: Chiedete e riceverete! Cercate e troverete! Bussate e la porta vi sarà aperta” (v. 9). Perché, chiunque chiede riceve; chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto. Sì, Dio ci vuole bene e, nel momento del bisogno, statene certi, ci farà sentire tutto il suo amore! Ci abbraccerà, ci consolerà, medicherà le nostre ferite e rinnoverà il nostro cuore.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Ho fiducia in Dio: quando prego nel cuore ho il dubbio, oppure la certezza che il Padre ascolterà la mia preghiera? Se la mia preghiera non viene esaudita subito, mi “offendo” e faccio “i capricci” oppure persevero con fermezza, come ci suggerisce Gesù? E ancora: quando mi sento stanco e sfiduciato, riesco a trovare conforto fissando Gesù sulla Croce?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Esaudisci le loro preghiere, confortali nel momento del dolore, cingili con il Tuo braccio e fa’ sentire loro tutto il Tuo amore.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “La preghiera nell'Orto degli Ulivi”, del pittore italiano Giandomenico Tiepolo, 1772, olio su tela, 125x142 cm, Museo del Prado, Madrid
    Il dipinto di oggi è “La preghiera nell’Orto degli Ulivi”, del pittore italiano Giandomenico Tiepolo, 1772, olio su tela, 125×142 cm, Museo del Prado, Madrid

    Alessandro Ginotta

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  • Sai che Dio vive in te? Vorresti sapere come cercarlo?

    Sai che Dio vive in te? Vorresti sapere come cercarlo?

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Noi siamo i tralci: Io sono la vite, voi i tralci” (v. 5). Vedete, amici, il percorso dell’amore? Parte da Dio, il Padre Creatore che ama il proprio Figlio e tutte le sue creature. Attraverso lo Spirito Santo questo amore si riversa sulla terra ed arriva a Gesù: vero Dio e vero uomo (CCC 464).

    Gesù è Dio, perchè è amore: “Dio è amore” (1Giovanni 4,8). Ma Gesù è anche uomo, e come Adamo è “tratto dalla terra” (abbiamo visto adamah, in ebraico vuol dire “terra”, “suolo”), la vite-Gesù nasce dalla terra: il suo amore passa attraverso le radici, la linfa lo fa risalire attraverso il tronco, fino ai tralci. Ed ecco qui: l’uomo. I tralci, irrorati dall’amore di Dio attraverso la linfa di Gesù, crescono, germogliano, fioriscono e producono frutto. “Rimanete in me e io in voi” (v. 4).

    Una sola pianta: Gesù è la vite, noi i tralci. La radice assorbe l’amore di Dio. E’ l’Amore di Dio che nutre le nostre foglie. E’ l’Amore di Dio che si trasforma nel nostro amore. Noi ci nutriamo di Dio: in Lui siamo, ci muoviamo e respiriamo” (Atti 17,28).

    Dio è in noi: “Rimanete in me e io in voi” (v. 4). E’ in noi Gesù! Lo sentiamo? Sentiamo il suo calore? I sentimenti buoni che ci ispira? La sua mitezza? La sua generosità? Il suo amore? Sì? Allora i nostri tralci sono bene collegati alla vite: Rimanete in me e io in voi!

    Attenzione che non si venga mai ad interrompere questo collegamento: se vogliamo fiorire, essere rigogliosi, dobbiamo restare con Gesù, nutrirci della Sua Parola, perchè “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (v. 5). Invece: “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca” (v. 6). Un fiore reciso, per quanto possa essere bello e colorato, perde presto vigore e rinsecchisce. Senza Gesù ci viene a mancare la linfa vitale che scorre dalla vite al tralcio. Senza Gesù non siamo nulla. Se nel nostro cuore non c’è Gesù, se nelle nostre orecchie non risuona la Sua Parola… siamo come ramoscelli seccati dal sole e portati via dal vento. “Poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (v. 6).

    Madre Teresa di Calcutta diceva: “Se trascuriamo la preghiera e se il tralcio non resta unito alla vite, seccherà. Questa unione del tralcio con la vite è la preghiera. Se quest’aggancio c’è, allora c’è amore, e gioia; allora soltanto saremo l’irradiazione dell’Amore di Dio, la speranza dell’eterna felicità, la fiamma di amore ardente. Perché? Perché siamo una cosa sola con Gesù. Se tu vuoi sinceramente imparare a pregare osserva il silenzio” (La mia regola, Piemme, 1995).

    Se uno è intimamente unito a Gesù, gode dei doni dello Spirito Santo, che – come ci dice san Paolo – sono “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati 5,22).  Da questi atteggiamenti si riconosce se uno è un vero cristiano, come dai frutti si riconosce l’albero. I frutti di questa unione profonda con Gesù sono meravigliosi: tutta la nostra persona viene trasformata dalla grazia dello Spirito: anima, intelligenza, volontà, affetti, e anche il corpo, perché noi siamo unità di spirito e corpo. Riceviamo un nuovo modo di essere, la vita di Cristo diventa nostra: possiamo pensare come Lui, agire come Lui, vedere il mondo e le cose con gli occhi di Gesù. Di conseguenza, possiamo amare i nostri fratelli, a partire dai più poveri e sofferenti, come ha fatto Lui, e amarli con il suo cuore e portare così nel mondo frutti di bontà, di carità e di pace (Papa Francesco, Regina Coeli 3 maggio 2015).

    Tutto inizia nel cuore di Dio, sorgente di questo infinito amore che tramite Gesù ci nutre e ci mantiene vivi: “Il cuore di Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,20), scrive l’evangelista Giovanni, colui che ha appoggiato il suo orecchio al petto di Gesù, colui che ha udito il pulsare del cuore di Dio. Entriamo anche noi, attraverso la Parola di oggi, nel cuore di Dio, facciamo scorrere la linfa del suo amore nelle nostre vene: “affinché tutti siano una cosa sola come tu, Padre, sei in me ed io in te, affinché anch’essi siano una cosa sola in noi” (Gv 17, 21). Una cosa sola con Dio, Padre agricoltore, Figlio vite, uomo tralci. Restiamo in Lui.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Com’è collegato il mio tralcio alla vite: è ben saldo, unito dalla preghiera, dalla contemplazione, oppure… è un po’… staccato? E quale frutto traggo da questa unione: riesco a mia volta a distribuire agli altri l’amore che Dio mette in me attraverso Gesù? E ancora: sento il cuore di Gesù battere dentro al mio: i suoi sentimenti sono davvero anche i miei, o ne ho altri che mi “distraggono”?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che siano tutti strettamente legati a Te; nutrili con la Tua linfa, fai scorrere il Tuo amore nelle loro vene, così che siano una cosa sola con Te. Una cosa sola con Dio.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “L'adorazione della Trinità”, del pittore tedesco Albrecht Dürer, 1511, olio su tavola, 135x123 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna
    Il dipinto di oggi è “L’adorazione della Trinità”, del pittore tedesco Albrecht Dürer, 1511, olio su tavola, 135×123 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna

    Alessandro Ginotta

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  • Sai che il tuo cuore ha una porticina? Dischiudila, tutto cambierà!

    Sai che il tuo cuore ha una porticina? Dischiudila, tutto cambierà!

    + Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-2.11-18)

    Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
    Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
    Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
    Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Incontrare Gesù senza riconoscerlo. Quante volte succede anche a noi? “Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato” (Mt 25,42-43). Ogni volta che fingiamo di non vedere un povero, ogni volta che chiudiamo la porta davanti ad uno straniero, ogni volta che non ci curiamo dell’anziano, solo, in ospedale, ogni volta che dimentichiamo che anche nel petto del carcerato batte un cuore… tutti noi, io per primo, chiudiamo gli occhi davanti a Gesù. Lo abbiamo davanti e non lo troviamo… non ce ne rendiamo conto.

    Ma allo stesso tempo quante volte capita anche a noi, come a Santa Maria Maddalena, che pure lo amava, di andare a cercare Gesù dove Lui non c’è. Pensiamo di trovalo in un sepolcro vuoto… mentre Lui è già nel nostro cuore che ci aspetta. Ma il nostro cuore è chiuso e non sa dove guardare… così continuiamo a vagare nel buio, senza vedere Gesù, mentre la luce è lì, che brilla proprio al centro del nostro petto. Basterebbe socchiudere un piccolo spiraglio per vederla. Basterebbe aprire un po’ il nostro cuore per trovare proprio quel Gesù che stiamo cercando.

    Ma Lui insiste e bussa: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3,20). Bussa forte Gesù alle pareti del nostro cuore, che è fatto di ferro e di pietra. Sì… è pesante il nostro petto, perchè siamo peccatori, ma ci riteniamo giusti. Chi di noi non è un po’ così? Io per primo: siamo abilissimi nel trovare la pagliuzza negli occhi del fratello, ma… non vediamo la trave che è nel nostro (cfr. Lc 6,41). E… proprio come gli scribi ed i farisei, siamo sempre pronti a mormorare e criticare. La nostra lingua tagliente ne ha per tutti, neppure il Papa è risparmiato dalle critiche. Forse saremmo capaci di mormorare perfino contro Gesù. Quanto è pesante il nostro cuore!

    Vedete amici, Dio è sempre qui, accanto a noi, come il padre buono dell’omonima parabola, Egli non desidera altro che riabbracciarci. Perdonare tutti i nostri peccati: “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa” (Lc 15,21-23). Dio vuole fare festa. Sì, perchè: “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7).

    Il perdono del Padre è sempre “a portata di mano” (basta afferrarla…) l’amore di Gesù è sempre nel nostro cuore. Ma allora? Perchè esiste l’inferno? Esiste… perchè siamo noi che ci condanniamo da soli. Prima, con i nostri errori. Ma… ben più grave dei nostri errori, è la chiusura del nostro cuore: il non riconoscere Dio, il mormorare anche contro di Lui, il non permettergli di perdonarci. Se ci ostiniamo a non credere in Lui, a non seguire la sua Parola, a non aprirci al suo amore, allora saremo noi stessi ad auto-condannarci all’inferno. La lontananza da Dio. La privazione di Dio.

    Ma la forza dell’amore di Cristo è così potente, che può convertire anche il cuore più pesante, anche chi ha commesso un’infinità di atroci peccati, se solo socchiuderà la porticina del suo cuore, potrà rimanere folgorato dalla luce dell’amore di Dio.

    Lo sa bene Maria Maddalena che, come noi, peccatrice, è stata redenta grazie all’amore. La Maddalena ha dischiuso la porta del suo cuore, ed ha visto lo splendore della luce di Gesù. Proviamo anche noi amici? Proviamo a socchiudere uno spiraglio? Basta poco, una piccola fessura, sottile sottile… e l’amore di Gesù invaderà la nostra vita. E la gioia di Gesù farà sorridere il nostro cuore rimasto muto per troppo tempo. E tutto riacquisterà colore. Quel colore che questo mondo anonimo ci aveva rubato. Quel sentire che la nostra esistenza vuota non aveva mai avuto. Recuperemo così il senso della nostra vita.

    Faremo anche noi l’esperienza di Maria Maddalena, Gesù chiamerà anche noi per nome: “Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!»” (v. 16). E’ potente l’amore di Gesù. E’ potente il suo perdono. Proviamolo!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Qual’è il macigno che più pesa nel mio cuore, il peccato, il dispiacere, il dolore che non mi permette proprio di vivere la vita che Gesù vorrebbe per me? Cosa mi propongo di fare per alleggerire questo peso, per aprire uno spiraglio a Gesù, per farlo entrare nella mia vita come Lui vorrebbe? E ancora: Ma sono davvero capace di riconoscere Gesù?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che aprano tutti il loro cuore al Tuo infinito amore. Fa’ che tutti si convertano, abbandonino la vita di mormorazioni, di malcontento, di divisione… per abbracciare il perdono, l’amore, la condivisione! Fa’ che il mondo domani, diventi migliore. Fallo, Ti prego, con il Tuo amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “Le Pie donne al Sepolcro”, del pittore italiano Annibale Carracci, 1600 circa, olio su tela, 121x146 cm, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo, Russia

    Il dipinto di oggi è “Le Pie donne al Sepolcro”, del pittore italiano Annibale Carracci, 1600 circa, olio su tela, 121×146 cm, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo, Russia

    Alessandro Ginotta

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  • Sai che Gesù ha in mano la chiave del tuo cuore? Sì, anche del tuo!

    Sai che Gesù ha in mano la chiave del tuo cuore? Sì, anche del tuo!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,10-17)

    In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
    Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
    Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
    “Udrete, sì, ma non comprenderete,
    guarderete, sì, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
    sono diventati duri di orecchi
    e hanno chiuso gli occhi,
    perché non vedano con gli occhi,
    non ascoltino con gli orecchi
    e non comprendano con il cuore
    e non si convertano e io li guarisca!”.
    Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Che fortuna hanno gli Apostoli! Poter sedere ai piedi del Figlio di Dio, ascoltare dalla sua stessa voce parole di verità, interrogarlo sui Misteri di Dio… che grazia davvero! Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!” (vv. 16-17).

    Chissà quanti davvero avrebbero voluto essere lì, approfittare di quegli istanti, avvicinare Gesù, abbracciarlo!   Eppure, oggi come allora, l’uomo accecato dal proprio orgoglio, reso sordo dalla propria presunzione, sente ma non ascolta, guarda ma non vede… ha davanti a sè questo inestimabile tesoro che è la presenza del Signore… ma non riesce ad approfittarne, non riesce a mettere a frutto questo incredibile dono.

    Gesù cita un brano del profeta Isaia. E’ un passo molto bello nel quale troviamo il racconto della vocazione del profeta: “Io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato” (Is 6,1). “Attorno a Lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria»” (Is 6,2-3).

    Ha paura Isaia, non si sente degno: “Ohimé! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito” (Is 6,5). A quelle parole uno dei serafini si staccò dal gruppo e volò verso di lui: “teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato»” (Isaia 6,6-7).

    Il labbro di Isaia viene purificato. Il tizzone di carbone brucia le impurità del peccato: le labbra del profeta potranno ora proclamare la Parola di Dio. Non hanno paura invece gli uomini ottusi di ieri e di oggi, quelli che sentono Gesù ma non lo ascoltano…

    Il Signore disse ad Isaia: “Va’ e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi, e non veda con gli occhi, né oda con gli orecchi, né comprenda con il cuore, né si converta in modo da esser guarito»” (Isaia 6,8-10).

    Oh, se tutti fossimo come Isaia, consapevoli del nostro peccato. Invece… è indurito il cuore dell’uomo, al punto che egli non accetta di lasciarsi guidare da Dio. Cieco e sordo non cerca la Verità, ma solo il modo di prevalere sugli altri, di affermarsi, anche con la prepotenza, anche con la violenza: solo “io” e niente Dio…  

    E’ triste quest’uomo. La sua arroganza è così sconfinata che egli pretende di poter giudicare perfino Dio! Egli pretende di poter decidere quando seguire la Parola e quando no, magari perchè non gli conviene…

    Ma Gesù non si dà per vinto:Per questo a loro parlo con parabole” (v. 13). La Sua parabola penetra anche nel cuore più indurito. Si fa strada tra le piccole crepe dell’egoismo e, come luce nelle tenebre più oscure, passa oltre le barriere dell’orgoglio e proprio lì, al centro del cuore, lascia un piccolo seme. Gesù, “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), come luce è venuto nel mondo, perché “chiunque crede in Lui non rimanga nelle tenebre” (cfr. Gv 12,46). Gesù ha in mano la chiave del nostro cuore.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Qual’è il mio atteggiamento davanti alla Parola: indifferenza, rifiuto o accoglienza? Sono capace di seguire la Parola anche quando va contro i miei interessi? E ancora: come parla a me Gesù: in parabole, come alla folla che non ascolta, o apertamente, come ai suoi discepoli?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’, Ti prego, che loro ascoltino mentre Tu parli apertamente. Fa’ che i loro cuori non siano induriti, ma attenti alla Verità.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “Cena ad Emmaus”, del maestro italiano Caravaggio, 1606, olio su tela, 141x175 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
    Il dipinto di oggi è “Cena ad Emmaus”, del Caravaggio, 1606, olio su tela, 141×175 cm, Pinacoteca di Brera, Milano

    Alessandro Ginotta

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  • Hai mai provato i frutti dell’orto di Gesù?

    Hai mai provato i frutti dell’orto di Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)

    Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
    Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Certo che questo seminatore è generoso: sparge i semi senza risparmiarli. Non importa se ci sono sassi, non importa se ci sono spine. Lui semina. Sì, perchè anche un piccolo germoglio può fare la differenza. Anche una pianticina minuta può salvare un cuore arido e pietroso.

    Gesù sparge i suoi chicchi, instancabilmente, ogni giorno. Non calcola la resa del campo, non fa valutazioni di comodo: Cristo non decide a priori dove crescerà il grano. La Parola di Dio viene portata a tutti, indifferentemente, sia a chi l’ascolta, sia a chi ha i sassi nel cuore… perchè Gesù non ci costringe ad essere terreno buono, ma ci cura e ci ama in qualunque caso. Anche se lo rifiutiamo, anche se attorno a noi crescono solo rovi. Perchè “Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45).

    La Parola si semina così: con la stessa generosità con cui il Signore distribuisce il suo amore, Gesù sparge i suoi chicchi ovunque.

    Dunque Gesù è il seminatore, e noi siamo la terra che accoglie il seme. Adamo, Adam in ebraico, significa “uomo”, “essere umano”. Lo stesso vocabolo adamah vuol dire anche “terra”, “suolo”. Il primo uomo è stato tratto dal suolo: “…allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7). Noi tutti discendiamo da Adamo, e il nostro terreno… è di varia natura: c’è chi è più fertile, chi ha più spine, chi ha più sassi…

    E’ compito nostro badare che il granello attecchisca e germogli: “Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere” (Lc 8,18). A chi ha il cuore aperto all’ascolto della Parola, Dio dona ancora di più. A chi rifiuta di accogliere la Parola (la strada), a chi è chiuso e non ascolta, perchè pensa di sapere già tutto… a costui sarà tolto anche quel poco che ha (o meglio, che crede di avere): “una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono” (v. 4).

    La terra deve essere curata ogni giorno. Non possiamo aspettare che il seme cresca e basta. Non possiamo essere “superficiali” come il terreno sassoso. Se non c’è acqua per irrigare, se non c’è amore da regalare ai nostri fratelli, se non c’è spirito di fraternità, di condivisione, il seme muore nel nostro individualismo: “Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò” (vv.  5-6).

    Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono” (v. 7). Il seme che cade tra le spine è soffocato dalle preoccupazioni del mondo. Gli affanni, i mille impegni che abbiamo ogni giorno, non ci permettono di dedicare il giusto tempo alla preghiera, alla lettura ed alla meditazione della Parola di Dio. Ecco che il seme soffoca. E la pianta non cresce. Dobbiamo ritagliarci un po’ di tempo per stare con Gesù! Dobbiamo avere cura di quel seme che Lui ci ha affidato.

    Ma se sapremo essere quel terreno buono! Oh, allora l’ascolto della Parola porterà frutti inimmaginabili!  Allora lo Spirito Santo avrà raggiunto il nostro cuore, che sarà gonfio dell’amore di Dio. Allora noi sapremo, a nostra volta, condividere questa gioia con i nostri fratelli, usciremo anche noi a seminare, ci scopriremo anche noi contadini, non potremo tenere solo più per noi la Parola, perchè: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia; così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10-11).

    Sì, sono buoni i frutti dell’orto di Gesù!

    E sarà gioia piena!Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,8-11).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Com’è il mio cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Ma anche noi siamo seminatori: che tipo di seme esce dal mio cuore e dalla mia bocca: un seme buono, oppure il loglio, la zizzania?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che il loro cuore sia terreno fertile per il Tuo Amore, fa’ che anche loro diventino seminatori del bene.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “Cristo e il bambino” (dettaglio del volto di Cristo), del pittore danese Carl Heinrich Bloch, 1873, olio su tela, 385x160 cm, Skt. Nikolai Kirke, Holbæk, Danimarca
    Il dipinto di oggi è “Cristo e il bambino” (dettaglio del volto di Cristo), del pittore danese Carl Heinrich Bloch, 1873, olio su tela, 385×160 cm, Skt. Nikolai Kirke, Holbæk, Danimarca

    Alessandro Ginotta

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  • Vuoi essere anche tu, fratello di Gesù?

    Vuoi essere anche tu, fratello di Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,46-50)

    In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ecco una pagina di Vangelo che a prima vista potrebbe sembrare difficile. Ma non lo è! Gesù ci sconcerta un po’, sembra (notate il sembra in grassetto e sottolineato) dirci che i legami familiari non hanno importanza. Ma non è proprio così!

    Ricordate cosa rispose a Pietro? “Io vi dico in verità che non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o padre o madre o moglie o figli o poderi per amor mio e del Vangelo, che non riceva il centuplo ora, in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli e poderi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna” (Mc 10,29-30).

    Gesù non toglie. Ci chiede di rinunciare a qualcosa per offrirci qualcosa di più grande. Cento volte più grande ora, e ancora maggiore in futuro.

    Per capire meglio facciamo un passo indietro. Andiamo ad incontrare una delle famiglie più conosciute della Bibbia, quella di Abramo: “Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò»” (Genesi 22,1-2). Abramo, pur essendo addolorato, si dispose ad ubbidire all’ordine di Dio. “Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo! Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio»” (Genesi 22, 11-12).

    Dio benedì Abramo e tutti i suoi figli: “Renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce” (Genesi 22, 17-18). Isacco, il figlio di Abramo risparmiato, diventerà il padre di Giacobbe, che a sua volta avrà dodici figli, i capostipiti delle Dodici Tribù di Israele.

    Da quel sacrificio non consumato, da quell’atto di obbedienza a Dio, nacque il popolo di Dio.

    E’ la stessa cosa che ci chiede oggi Gesù: uscire dagli schemi. Dobbiamo capire che se ci affideremo a lui non perderemo nulla, ma guadagneremo soltanto: Gesù non vuole il male della famiglia, ma solo il bene. Gesù desidera che noi usciamo dalla ristrettezza delle nostre vite vuote, dall’abulia che paralizza il mondo di oggi, dall’apatia che costringe i giovani a casa senza lavoro, senza sbocchi per il futuro. Chiama ciascuno di noi e ci dice: “Vieni, seguimi, forza! Non hai nulla da perdere! Mettiti in moto, metti in gioco te stesso, alzati dal divano, scendi in strada, c’è un mondo che ti aspetta!“. Ci sono ammalati da guarire, anziani da confortare, senza tetto a cui offrire un riparo, bambini senza genitori da accudire… “Il mondo ha bisogno di te! Io – ci dice Gesù – io, ho bisogno di te!“.

    E se faremo così scopriremo che… che con un po’ di sacrificio del nostro “nulla”, della nostra vuotezza, del nostro egoismo… la nostra vita potrà tornare ad essere piena e riacquistare un significato. Proprio il significato, la ragione di vita, che stavamo cercando!

    E se guarderemo negli occhi quel bambino a cui avremo ridato un sorriso, scopriremo che dietro i suoi occhi ci sono quelli di Gesù, e che dentro al suo cuore, batte quello di nostro fratello. Scopriremo che dentro al cuore di quella vecchina che abbiamo aiutato ad attraversare la strada batte quello di nostra sorella… Scopriremo che il mondo con l’amore è più bello, che il mondo con Gesù è più bello!

    Dobbiamo solo rinunciare al divano e alle pantofole… allora anche a noi Gesù dirà: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (vv. 49-50).

    Attorno alla nostra famiglia c’è quella più grande dei figli di Dio: nel mondo oggi ci sono 7 miliardi e 400 milioni di potenziali fratelli e sorelle, e tutti possono regalarci un po’ del loro amore. Basta che noi gli apriamo il nostro cuore.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Al primo posto metto la mia casa, oppure riconosco che al primo posto c’è Dio, poi tutto il resto? Sono capace di fare una piccola rinuncia per i nostri fratelli: riesco a uscire di casa, anche se sono stanco, per fare qualche servizio utile alla comunità? E ancora: sono capace di vedere Gesù negli occhi degli emarginati in strada, degli ammalati abbandonati negli ospedali, dei più poveri e sofferenti ?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che siano sempre capaci di riconoscere i loro fratelli e le loro sorelle più deboli che vagano nel mondo… e dona loro il calore della grande famiglia dei figli di Dio!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “L'Incoronazione della Vergine”, del pittore italiano Annibale Carracci, 1595, olio su tela, 118×141 cm, Metropolitan Museum of Art, New York
    Il dipinto di oggi è “L’Incoronazione della Vergine”, del pittore italiano Annibale Carracci, 1595, olio su tela, 118×141 cm, Metropolitan Museum of Art, New York

    Alessandro Ginotta

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  • Questa sera Gesù si fermerà a casa tua (sì, proprio da te!) cosa gli dirai?

    Questa sera Gesù si fermerà a casa tua (sì, proprio da te!) cosa gli dirai?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,38-42)

    In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose” (v. 41). Io leggerò questo versetto sostituendo il mio nome a quello di Marta, volete provare a farlo anche voi? Cara lettrice, caro lettore, “tu ti affanni e ti agiti per molte cose.

    E’ così, siamo presi da mille problemi, alcuni molto seri, come il lavoro che non c’è, il mutuo da pagare, la salute dei nostri cari… altre volte ci sentiamo “stressati” dal sovrapporsi di impegni meno gravi, ma non per questo meno pressanti, come la piscina, la palestra, l’appuntamento dall’estetista, le lezioni di danza… “Marta invece era distolta per i molti servizi” (v. 40).

    La cura del nostro corpo… ammettiamolo…. talvolta finisce a discapito della nostra anima, perchè questi mille impegni non ci permettono di dedicare il giusto tempo alla preghiera, alla lettura ed alla meditazione della Parola di Dio.

    Che fortuna hanno Marta e Maria! Gesù, il Figlio di Dio, nella loro casa. Tutto per loro! Quale grazia! Eppure… anche quando Gesù è così vicino, è proprio il caso di dire “a portata di mano”, Marta si lascia distrarre dai suoi affanni e non riesce a gustarsi il momento, non riesce a cogliere l’opportunità di avere il Maestro nella propria casa. Chissà quante domande ciascuno di noi vorrebbe porgere a Gesù se lo potesse ospitare a casa propria una sera!

    Oh, Gesù! Quante grazie da chiedere, dubbi da esporre, lodi da elevare, ma chi si farebbe scappare una simile occasione?

    Eppure, cari amici, noi ce la facciamo sfuggire quasi ogni giorno… “ma quando? – mi chiederete voi – quando Gesù è venuto a visitarci a casa nostra?”. Gesù è sempre con noi: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Sì, Gesù è con noi, nel nostro cuore. In ogni momento possiamo chiudere gli occhi e parlargli nella preghiera. Possiamo leggere le sue risposte nel Vangelo, ascoltare la sua Parola sempre Viva: “La Parola di Dio è viva” (Ebrei 4,12).

    Che fortuna abbiamo! Eppure… anche noi, come Marta, troppo spesso ci facciamo sfuggire questa occasione. Così continuiamo a porci domande che restano senza risposta. La nostra anima continua a gemere silenziosa. Il nostro spirito soffre nella solitudine mentre noi cerchiamo di “stordirci” in mille impegni per… non sentire la voce del nostro cuore.

    Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (v. 42). Tutte le cose vane che affollano la nostra mente sono passeggere… i nostri affanni, le nostre preoccupazioni, ma anche gli impegni che ci distraggono sono effimeri. Non ci faranno crescere in spirito. Non contribuiranno a costruire il nostro tesoro nei cieli: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,19-21).

    Padre Ermes Ronchi ha detto: “Gesù, affettuosamente raddoppia il nome, non contraddice il servizio ma l’affanno, non contesta il cuore generoso di Marta ma l’agitazione. A tutti, ripete: attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e ingoiarti, troppo lavoro, troppi desideri, troppo correre, «prima la persona poi le cose»”. E io aggiungerei, cari amici: Troppo “io” e niente Dio. “Ti siedi ai piedi di Cristo e impari la cosa più importante: a distinguere tra superfluo e necessario, tra illusorio e permanente, tra effimero ed eterno. Dice Gesù: non ti affannare per nulla che non sia la tua essenza eterna. Gesù non sopporta che Marta, sia impoverita in un ruolo di servizio, che si perda nelle troppe faccende di casa: Tu, le dice Gesù, sei molto di più. Tu non sei le cose che fai; tu puoi stare con me in una relazione diversa, condividere non solo servizi, ma pensieri, sogni, emozioni, sapienza, conoscenza. Perché Gesù non cerca servitori, ma amici, non persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose dentro di sé, come santa Maria: ha fatto grandi cose in me l’Onnipotente”.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: A chi assomiglio io: di più a Marta, o a Maria? Trovo il tempo, qualche minuto ogni giorno, da dedicare al Signore, alla lettura del Vangelo, a meditare un passo della Bibbia? E ancora: se Gesù venisse a cena da me questa sera, cosa gli direi?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che, come Maria, possano sedersi ai Tuoi piedi e possano trovare nei loro cuori indaffarati lo spazio giusto per Te, per la Tua Parola che disseta, per il Tuo pane che nutre e fortifica l’anima. Salvaci o Signore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    E tu, sai scegliere sempre la parte migliore?

    Il dipinto di oggi è “Cristo nella casa di Marta e Maria”, del pittore italiano Giovanni Bernardino Azzolino, 1640 circa, 123×175 cm, collezione privata

    Alessandro Ginotta

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  • Sai che Gesù puo accendere anche la luce nel tuo cuore? (e la luce scaccia le tenebre)

    Sai che Gesù puo accendere anche la luce nel tuo cuore? (e la luce scaccia le tenebre)

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,14-21)

    In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
    «Ecco il mio servo, che io ho scelto;
    il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
    Porrò il mio spirito sopra di lui
    e annuncerà alle nazioni la giustizia.
    Non contesterà né griderà
    né si udrà nelle piazze la sua voce.
    Non spezzerà una canna già incrinata,
    non spegnerà una fiamma smorta,
    finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
    nel suo nome spereranno le nazioni».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Vogliono uccidere Gesù! Cosa è successo? Eh Gesù non ne vuol proprio sapere dei precetti che, scritti dall’uomo, vincolano lo stesso uomo in nome di Dio. Ricordate il brano di ieri? “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt. 12,7).

    Così… Gesù di sabato ha raccolto le spighe nel campo (cfr. Mt 12,1-8) e, sempre di sabato, nella sinagoga ha guarito l’uomo con la mano inaridita: «Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l’afferra e la tira fuori? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato” (cfr. Mt 12,11-12).

    E’ ferito l’orgoglio dei farisei… abituati ad essere sempre osannati si sentono minacciati da questo Gesù che non riescono a capire. Quello che non capiamo, quello che è “diverso”, ci fa paura. Temiamo un possibile nemico, temiamo che qualcuno possa prevalere su di noi… La paura — ha spiegato Papa Francesco in una delle sue omelie del mattino — è un atteggiamento che ci fa male, ci indebolisce, ci rimpiccolisce, ci paralizza. Una persona in preda alla paura non fa nulla, non sa cosa fare: è timorosa, paurosa, concentrata su se stessa affinché non le succeda qualcosa di male, di brutto. La paura porta a un egocentrismo egoistico e paralizza (Papa Francesco, Domus Sanctae Marthae, 15 maggio 2015).

    Paura e tristezza fanno ammalare le persone e anche la Chiesa, perché paralizzano, rendono egocentrici e finiscono per viziare l’aria delle comunità che sulla porta espongono il cartello “vietato” perché hanno paura di tutto.

    Satana poi è un campione nel cavalcare la paura. La usa come un ariete, sfonda le porte della nostra anima e porta con sè invidia e odio. E insieme, invidia e odio, partoriscono la violenza. Ecco che i farisei “uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire” (v. 14).

    Satana divide; Dio unisce.
    Satana distrugge; Dio costruisce.
    Satana è iracondo; Dio è mite.
    Satana è superbo; Dio è umile.
    Satana odia; Dio ama.

    Il primo canto del Servo di Jahvè (Isaia 42) qui citato dall’evangelista Matteo (vv. 18-21) evidenzia bene questa contrapposizione.  Benché scritti nel VI secolo a.C., i canti del Servo di Jahvè permettono di identificare in maniera sorprendente la figura di Cristo. La descrizione del Servo di Jahvè sofferente nel quarto canto (Isaia 52-53) è così aderente e fedele che si direbbe la descrizione puntuale degli avvenimenti della Passione di Gesù.

    Gesù è discreto, umile, rispettoso, non si impone: se tu non vuoi seguirlo non ti costringe: “Non contesterà né griderà” (v. 19). Gesù non ordina, ma propone un cammino, suggersice una via, ce la mostra: la via dell’amore, la via della Vita. Sarebbe facile approfittare delle nostre debolezze. Ma Gesù non ci prevarica con la forza: “Non spezzerà una canna già incrinata” (v. 20). Siamo liberi di scegliere il bene o il male, l’unità o la divisione, l’odio o l’amore.

    Gesù è attento a valorizzare il bene che c’è in noi, anche se è poco: “Non spegnerà una fiamma smorta” (v. 20). Il male si nasconde nelle tenebre, ma il demonio teme anche quella poca luce che una fiamma smorta è in grado di fare. Per questo non dobbiamo avere paura! Gesù può operare il miracolo, e può soffiare con il suo amore sulla fiammella pallida che langue nel nostro cuore e trasformarla in un fuoco che arde, in una fiamma viva: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).

    Concludo con le parole di Papa Francesco: “Il cristiano dovrebbe essere una persona luminosa, che porta luce, che sempre dà luce! Una luce che non è sua, ma è il regalo di Dio, è il regalo di Gesù. E noi portiamo questa luce. Se il cristiano spegne questa luce, la sua vita non ha senso: è un cristiano di nome soltanto, che non porta la luce, una vita senza senso. Ma io vorrei domandarvi adesso, come volete vivere voi? Come una lampada accesa o come una lampada spenta? Accesa o spenta? Come volete vivere?“. A queste parole, pronunciate dalla finestra dell’Angelus, la folla ha gridato: “Accesa!“. “Lampada accesa! E’ proprio Dio che ci dà questa luce e noi la diamo agli altri. Lampada accesa! Questa è la vocazione cristiana” (Papa Francesco, Angelus 9 febbraio 2014).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come vivo la mia fede: la fiamma che arde nel mio cuore è smorta, oppure è brillante e viva? Quando incontro una persona con idee diverse dalle mie, come reagisco: cerco di sopraffarla, gridando più forte, oppure espongo con mitezza il mio punto di vista? E ancora: Scelgo l’odio oppure l’amore? La fratellanza o la divisione? Scelgo Dio oppure Satana?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che la loro luce sia sempre viva e brillante e che nei loro cuori non ci sia spazio per la paura. Miti e saldi nella fede seguiremo le Tue vie!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Sai che Gesù puo accendere anche la luce nel tuo cuore? (e la luce scaccia le tenebre)
    Il dipinto di oggi è “La Cena ad Emmaus”, del pittore olandese Matthias Stomer, 1640 circa, 130×164 cm, Museo di Grenoble, Francia

    Alessandro Ginotta

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  • Vuoi essere felice, o preferisci avere sempre ragione?

    Vuoi essere felice, o preferisci avere sempre ragione?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,1-8)

    In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
    Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ecco l’uomo saccente che vuole addirittura insegnare a Dio come rispettare la Legge. Sono 10 i Comandamenti che Dio consegnò a Mosè sul Monte Sinai, ma, con il tempo, scribi e farisei hanno aggiunto precetti nel tentativo di codificare ogni cosa, ogni comportamento, ogni occasione. Così, ai tempi di Cristo, la Legge era diventata un labirinto di codici, difficili da rispettare tutti insieme: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13). Sulla Legge, tra Gesù e farisei c’è scontro aperto.

    Tuttavia Gesù ha anche detto: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17). Ma allora questa Legge vale o non vale? Il sabato si possono raccogliere le spighe per mangiarle? Si può guarire un paralitico il sabato? 

    San Paolo scrive: “In lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio […] Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e […], perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla Croce” (cfr. Colossesi 2,12-15). E ancora: “Ora però siamo stati liberati dalla legge” (Romani 7,6). “Non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia” (Romani 6,14).

    Gesù è venuto per portare a compimenoto la legge: il verbo greco che troviamo in questo passo è: “pleròo” che possiamo rendere anche come “valorizzare”. E questo ha fatto Gesù! Ha valorizzato la Legge Mosaica traducendo le centinaia di precetti nell’essenziale, il comandamento nuovo, più importante di tutti, quello che tutti li riassume: il comandamento dell’amore!

    Al dottore della legge che gli chiese quale fosse il più grande comandamento Gesù rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,36-40). Rispettare tutti i precetti è difficile? Eccolo il comandamento che “porta a compimento” la Legge: l’amore!

    L’amore è più forte della Legge. Il perdono è più forte dell’odio. La vita è più forte della morte.

    Misericordia io voglio e non sacrifici” (v. 7). Dobbiamo pensare alla nostra trave e non cercare la pagliuzza nell’occhio del vicino. Dobbiamo perdonare i nostri nemici e non accusarli. Dobbiamo aprire le porte del Regno dei Cieli e non richiuderle davanti agli uomini. “Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato” (v. 8).

    Concludo con le parole di Papa Francesco: “Misericordia io voglio”, cioè la lealtà di un cuore che riconosce i propri peccati, che si ravvede e torna ad essere fedele all’alleanza con Dio. “E non sacrificio”: senza un cuore pentito ogni azione religiosa è inefficace! Gesù applica questa frase profetica anche alle relazioni umane: quei farisei erano molto religiosi nella forma, ma non erano disposti a condividere la tavola con i pubblicani e i peccatori; non riconoscevano la possibilità di un ravvedimento e perciò di una guarigione; non mettevano al primo posto la misericordia: pur essendo fedeli custodi della Legge, dimostravano di non conoscere il cuore di Dio! È come se a te regalassero un pacchetto con dentro un dono e tu, invece di andare a cercare il dono, guardi soltanto la carta nel quale è incartato: soltanto le apparenze, la forma, e non il nocciolo della grazia, del dono che viene dato! (Papa Francesco, Udienza Generale 13 aprile 2016).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto: guardo anch’io solo la forma, oppure ci metto dentro il cuore? Ho sempre ragione io… (e basta) oppure sono disposto ad ascoltare, capire e perdonare? E ancora (questa è di attualità “pungente”): Sono forse anch’io un po’ fariseo? Mi interessa di più da che parte dell’Altare si celebra la Messa, oppure lodare e dimostrare il mio amore a Dio?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!  Non permettere che si paralizzino di fronte a norme e consuetudini senza senso… Fa’ che il loro cuore sia sempre aperto e che siano sempre in grado di compiere scelte di misericordia e di amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    L'immagine di oggi è “La Trasfigurazione”, affresco di Beato Angelico, 1440 circa, 189×159 cm, Museo nazionale di San Marco, Firenze
    L’immagine di oggi è “La Trasfigurazione”, affresco di Beato Angelico, 1440 circa, 189×159 cm, Museo nazionale di San Marco, Firenze

    Alessandro Ginotta

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