Tag: santanotte

  • Sai qual’è il segreto per vedere Gesù?

    Sai qual’è il segreto per vedere Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-27)

    In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo»..

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Il Vangelo è così: il povero si scopre ricco, il disperato pieno di speranza, il peccatore trova l’amore di Dio e si converte… solo chi si professa ateo, o agnostico senza neppure aver mai letto un rigo dei Vangeli (e ahimè… ce ne sono tanti…) non troverà la pace. Non può avere pace l’anima senza Dio. Ma chi si affida a Gesù, chi consegna nelle Sue mani i problemi, le preoccupazioni riceverà sollievo e consolazione.

    Anche quando la nostra preghiera non può venire esaudita così come la formuliamo, il Signore ci è vicino e ci assiste per un’altra via. Qualche volta noi ci ostiniamo a chiedere male: “chiedete e non ottenete perché chiedete male” (Giacomo 4,3) come scrive l’apostolo Giacomo nella sua lettera: “Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete” (Giacomo 4,2). Ma se la preghiera è genuina, fatta con il cuore, Dio la esaudisce sempre: “Ci dà anzi una grazia più grande; per questo dice: Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia” (Giacomo 4,6).

    Papa Francesco ci insegna che Serve…coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti, il coraggio di bussare alla porta…Il Signore lo dice: “Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Lc 11,9-10). Ma bisogna chiedere, cercare e bussare.

    La preghiera è una domanda al Signore e, anche se siamo certi che Lui ci risponderà, non sappiamo il quando e il come. Ma questo non ci deve far dubitare del suo intervento, anzi dobbiamo essere insistenti come il cieco di Gerico (Mc 10,46-52), perché Cristo stesso ci ha insegnato a pregare come l’amico fastidioso che mendica del cibo a mezzanotte (Lc 11,5-8), o come la vedova col giudice corrotto (Lc 18,1-8).

    Leggere il Vangelo ci trasforma. Mentre leggiamo, a poco a poco, ci avviciniamo a Gesù: impariamo a pensare come Lui, ci accorgiamo di come Lui ci ama, ci accoglie, ci abbraccia…

    L’incontro con Dio nella preghiera, attraverso la lettura della Bibbia o del Vangelo ci aiuterà a conoscere meglio il Signore e noi stessi. Come accadde ai discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), la Parola di Gesù farà ardere i nostri cuori ed i nostri occhi si apriranno per riconoscere la Sua presenza nella nostra vita.

    Ma per entrare veramente in sintonia con Gesù dobbiamo farci piccoli. Dobbiamo anzitutto rinunciare al nostro orgoglio, alla nostra saccenza, alla presunzione di avere tutte le risposte che ci porta, qualche volta, perfino ad insegnare a Gesù in che modo rispondere alla nostra preghiera: “Perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (v. 25).

    Sì, dobbiamo farci piccoli, umili. Scrive San Paolo: “Non ci sono tra voi molti sapienti, né molti potenti, né molti nobili. Ma ciò che nel mondo è stolto, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; ciò che nel mondo è debole, Dio lo ha scelto per confondere i forti; ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato, e ciò che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa vantarsi davanti a Dio” (1Cor 1,26-29).

    Dunque dobbiamo essere puri di cuore, come i bambini e non servono ragionamenti complicati. Basta credere che Gesù è il Figlio di Dio. Che Gesù è Dio: “Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” (v. 27). Perchè Gesù è Dio: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30) e “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9).

    Il segreto per vedere Gesù è farsi piccoli come i bambini. Non importa se siamo “cresciuti”, il segreto è avere il cuore puro come il loro. Mi piace concludere, cari amici, con le parole di Sant’Agostino, che oggi più che mai, faccio mie e vi chiedo di fare anche un po’ vostre: “Tardi ti ho amato, Bellezza così antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Sì, perché tu eri dentro di me ed io fuori: lì ti cercavo. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, respirai ed ora anelo verso di te; ti gustai ed ora ho fame e sete di te; mi toccasti, e arsi dal desiderio della tua pace.” (Confessioni X, 27.38).

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!
    Possa la voce dello Spirito Santo “sfondare” la nostra sordità. Possa lo splendore di Dio dissipare la nostra cecità. Dio vi benedica amici cari, abbiate fame e sete di Lui. 

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “Lasciate che i bambini vengano a me”, del pittore francese Antoine Ansiaux, 1820, olio su tela, Museo del Castello di Versailles.
    Il dipinto di oggi è “Lasciate che i bambini vengano a me”, del pittore francese Antoine Ansiaux, 1820, olio su tela, Museo del Castello di Versailles.

    Alessandro Ginotta

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  • E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?

    E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,20-24)

    In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
    «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
    E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Oggi faremo un po’ di geografia… biblica… e scopriremo alcune città, che hanno conosciuto Dio ed altre che lo hanno respinto… ma attenzione… perchè le cose non sono sempre così…  come potrebbe sembrare

    Nella Bibbia troviamo il (bel) racconto della conversione di Ninive avvenuta ben 800 anni prima di Cristo. Ninive era una città assira, quindi pagana, nota per il carattere sanguinario dei suoi abitanti. Là, dove ira e odio abbondavano, Dio inviò il profeta Giona ad annunciare: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta” (Giona 3,4).

    Ecco il miracolo: contro tutte le previsioni, la sanguinaria città ascoltò il grido del profeta e si convertì: “Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere […] «ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?». Dio vide le loro opere […] si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece” (cfr. Giona 3,6-10). Dio fu misericordioso con Ninive.

    Spostandoci più indietro nel tempo, potremo incontrare altre due città: Sodoma e Gomorra. Il libro della Genesi ci racconta che “Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave” (Genesi 18,20). La malvagità dei loro abitanti era giunta al culmine, tanto da rendere necessario un intervento di Dio per compiere un atto di giustizia e per fermare il male. In un dialogo (bellissimo) Abramo pregherà Dio di trattare con misericordia anche queste città: “«Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? […] Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione” (Genesi 18, 23-33).

    Ma di giusti il Signore non ne trovò neppure dieci… così: “il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo” (Genesi 19,24-25). Si salvò soltanto una parte della famiglia di Lot, nipote di Abramo.

    Ed ora arriviamo a Corazìn, Betsàida e Cafarnao, tre città che si affacciano sul mare della Galilea e che ebbero il privilegio di ospitare Gesù e di dare i natali a molti degli apostoli. Pietro, Andrea e Filippo nacquero proprio a Betsàida, nella stessa città Gesù fece riacquistare la vista ad un cieco (cfr. Mc 8,22-26); a Cafarnao Gesù guarì la suocera di Pietro (cfr. Lc 4,31-44); nella sinagoga liberò un uomo posseduto da uno spirito impuro (cfr. Lc 4,31-44), sempre a Cafarnao avvennero il miracolo del servo del centurione (cfr. Mt 8,5-13), la guarigione del paralitico calato dal tetto (cfr. Gv 10,31-42) e molti altri prodigi.

    Poi abbiamo Tiro e Sidone, due città dove Gesù fece una breve tappa e dove incontrò la donna Cananèa (cfr. Mt 15,21-28).

    E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?
    Bene! Vediamo di fare un po’ di ordine:

    • Ninive, la città lontana che non ha conosciuto Gesù, ma che si è convertita dopo l’annuncio della Parola di Dio.
    • Sodoma e Gomorra a sud di Gerusalemme, in una valle ora occupata dal Mar Morto. Distrutte verso il 1900 a.C.
    • Corazìn, Betsàida e Cafarnao, città dove Gesù ha vissuto per anni ed ha operato molti miracoli.
    • Tiro e Sidone, città dove Gesù è solo passato.

    Ma cosa sono tutti questi nomi? solo città? Certo che no! Corazìn, Betsàida e Cafarnao rappresentano l’uomo “incredulo”: chi, pur avendo visto da molto vicino i miracoli di Gesù, continua a rifiutarlo. Non accoglie Gesù come Messia, come Figlio di Dio. Persone dal cuore indurito che, ahimè, anche oggi pur avendo davanti la prospettiva della Vita Eterna, preferiscono un istante di piacere terreno alla beatitudine eterna. Persone che, rinunciando a Dio, rinunciano alla Vita.

    Non c’è peccato peggiore che vedere Dio e negarlo.

    Ah che privilegio! Poter vivere in compagnia di Gesù, poterlo sentire parlare, vederlo mentre guarisce gli infermi, magari mentre moltiplica i pani! Eppure… anche tra costoro che hanno respirato la stessa aria di Gesù, bevuto la stessa acqua, calpestato lo stesso terreno… c’è chi si è ostinato a non credere. Costoro, nel giorno del Giudizio, saranno trattati duramente!

    Più duramente di chi ha commesso forse peccati gravissimi, ma non ha conosciuto Gesù (Sodoma e Gomorra cfr. v. 24).

    Più duramente di chi Gesù lo ha visto fugacemente (Tiro e Sidone cfr. v. 22).

    Leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla Legge divina e al fine ultimo dell’uomo è commettere un peccato mortale. Esso distrugge in noi la carità, senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci si pente, conduce alla morte eterna“.

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’, Ti prego, che come a Ninive, l’annuncio della Tua Parola converta tutti i loro cuori, che si rivolgano a Te, sorgente inesauribile di amore, che vivano ed operino il bene. Così, quando saremo sazi di giorni, tutti ci riuniremo a Te, che hai detto:

    Non soltanto per questi io prego ma anche per quelli che, attraverso la loro parola, crederanno in me, che tutti siano una cosa sola (ut omnes unum sint), e come tu, Padre, sei in me e io sono in te, così anch’essi siano in noi una cosa sola (ut et ipsi in nobis unum sint), affinché il mondo creda che tu mi hai mandato, e io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, perché essi siano una cosa sola, come una cosa sola siamo noi, io in loro e tu in me … affinché il mondo sappia che tu mi ha mandato e hai amato loro come hai amato me” (cfr.  Gv 17, 20-23).

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    E tu non vuoi fare arrabbiare Gesù, vero?
    Il dipinto di oggi è “Cristo nel deserto” del pittore russo Ivan Nikolaevich Kramskoi, 1872, olio su tela, 180 x 210 cm., Tretyakov Gallery, Mosca.

    Alessandro Ginotta

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  • Cosa si deve fare per essere davvero felici?

    Cosa si deve fare per essere davvero felici?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,27-29)

    In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
    E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Dov’è il fulmine? Sapete amici, ogni volta che leggo questo brano di Vangelo mi vien sempre da staccare un attimo gli occhi alla domanda di San Pietro. Temo per lui… (lo dico con il sorriso sulle labbra). Mi aspetto… che un fulmine scenda dal cielo… questo a maggior ragione se inquadriamo l’episodio leggendo i versetti immediatamente precedenti. Sapete quali sono? Quelli che parlano del giovane ricco e del cammello che passa per la cruna dell’ago!

    Gesù ha appena finito di spiegare al ragazzo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19,21). Poi la nota frase: “Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Mt 19,24). E, a questo punto…

    A questo punto San Pietro pone la sua domanda: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?” (v. 27). Ma il fulmine non arriva.

    Gli apostoli sono uomini, e come tali sono imperfetti: ciascuno ha i propri limiti. Proprio come noi, gli apostoli sbagliano, imparano, crescono e Dio non è un giudice severo, ma un Padre buono che educa i propri figli. Gesù stesso ha detto: “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47). Cristo è la luce che illumina il mondo: “Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12,47).

    Dunque Gesù non punisce la “sfrontatezza” di San Pietro, nè si arrabbia per la domanda fuori luogo. E’ evidente che gli apostoli non hanno ancora capito. Pietro è un pescatore e, in questo momento, ragiona ancora come gli viene naturale: “vendo il mio pesce ricavo del denaro“. Gli apostoli non hanno ancora ricevuto lo Spirito Santo, non hanno ancora raggiunto la loro maturazione spirituale.

    San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, scrive: “Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1 Corinzi 13,10-12).

    Gesù allora fornisce a Simon Pietro due risposte: la prima rivolta al “pescatore” Simone: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto” (v. 29). La seconda rivolta a Pietro, il “primo tra gli apostoli”: “Quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele” (v. 28). Ricordate?Beato sei tu, Simone, figlio di Giona […] E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (cfr. Mt 16,13-19).

    San Pietro (ed anche noi) seguendo Gesù non perderà nulla, ma guadagnerà cento volte di più. Al discepolo che abbandona tutto per seguire Gesù non mancherà mai il nutrimento. Come recita il Salmo 55: “Getta in Dio la tua preoccupazione ed egli ti nutrirà“.

    Non si deve preoccupare San Pietro; non ti devi preoccupare cara amica; non ti devi preoccupare caro amico: se sapremo affidarci totalmente a Dio, se seguiremo la sua Parola, se ci metteremo al servizio dei poveri, degli ammalati, degli anziani, degli scartati… Egli provvederà a tutto per noi: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?” (Mt 6,26). E ancora: “Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Mt 6,28-29). Dio non abbandona i suoi figli (cfr. Salmo 36,27).

    Pensiamo ai primi apostoli, ma pensiamo anche ai sacerdoti di oggi. Hanno “abbandonato” la loro famiglia, ma quanti fratelli e sorelle hanno trovato nel mondo? Forse non più di cento volte tanto? Ho scritto “abbandonato” tra virgolette, perchè non si tratta di perdere, ma di guadagnare: non si abbandona nessuno. I fratelli nella carne restano fratelli anche nella fede, solo… se ne acquisiscono tantissimi altri. E’ la gioia piena!

    …E quando, sazi di giorni, raggiungeremo il Paradiso, allora avremo ottenuto “in eredità la vita eterna” (v. 29). “Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5,12). Tutti i nostri affanni terreni, il denaro, la casa, il lavoro… non avranno più peso: “Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne” (2 Cor 4,17-18). “Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra” (Colossesi 3,2).

    Non si tratta di rinunciare al denaro, ma di metterlo a frutto per una buona causa. Impiegarlo per il bene.

    Sì perchè, come ha ricordato Papa Francesco: il sudario non ha tasche. Se qualcuno accumula soltanto per sé, cosa gli succederà quando sarà chiamato da Dio? Un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore vuoto di Dio. In un cuore posseduto dalle ricchezze non c’è posto per la fede. Se invece si lascia a Dio il posto che gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze.

    E, senza affanni, sarà gioia piena!

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Cosa si deve fare per essere felici?

    L’immagine di oggi è un dettaglio dall’”Assunzione della Vergine” affresco del pittore italiano Antonio da Correggio, 1526-30, 10,9 x 11,95 m., cupola del Duomo di Parma

    Alessandro Ginotta

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  • Dove c’è calunnia c’è Satana, ma Dio è più forte!

    Dove c’è calunnia c’è Satana, ma Dio è più forte!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,24-33)

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
    Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Se Gesù viene paragonato a Beelzebùl… (ricordate quando scacciò il demonio muto? “Ma alcuni dissero: È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni” Lc 11,15) chissà cosa diranno dei suoi discepoli: “Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!” (v. 25).

    I calunniatori sono sempre nascosti dietro l’angolo, pronti a colpire. Anche noi qualche volta apriamo la bocca e parliamo avventatamente… per “sentito dire”. Dovremmo essere molto più cauti, perchè: “dove c’è calunnia c’è Satana, proprio lui!” ha detto Papa Francesco in una delle sue omelie del mattino a Casa Santa Marta: “La calunnia è un peccato, ma è anche qualcosa di più, perché vuole distruggere l’opera di Dio e nasce da una cosa molto cattiva: nasce dall’odio. E chi fa l’odio è Satana” (Papa Francesco, 15 aprile 2013).

    Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi” (Mt. 10,16). E questi sono proprio i lupi: i calunniatori, i persecutori, coloro che accusano perfino il Figlio di Dio di essere un demonio. Sono loro stessi creature del demonio.

    E’ duro il compito del discepolo, ma Gesù ci rassicura: “Non abbiate dunque paura di loro” (v. 26). Il Signore ci sarà sempre vicino. I calunniatori tramano nell’ombra e dicono: “Chi mi vede? C’è buio intorno a me e le mura mi nascondono; nessuno mi vede, perché temere? Dei miei peccati non si ricorderà l’Altissimo” (Siracide 23,18).

    Ma attenzione!: Egli [il malfattore] teme solo gli occhi degli uomini, non sa che gli occhi del Signore sono mille volte più luminosi del sole; essi vedono tutte le vie degli uomini e penetrano fin nei luoghi più segreti. Tutte le cose, prima che fossero create, gli erano note, allo stesso modo anche dopo la creazione. Quest’uomo sarà condannato nelle piazze della città, sarà sorpreso dove meno se l’aspetta” (Siracide 23, 19-21).

    Gli occhi del Signore sono mille volte più luminosi del sole: “Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto” (v. 26). Dio vede tutto: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta […] Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce” (cfr. Salmo 138). Dio vede anche nell’ombra le sordide trame dei calunniatori. Dunque non dobbiamo temere!

    Nella Bibbia sono narrati moltissimi episodi, veri e propri miracoli, in cui Dio è intervenuto per salvare l’uomo dalla persecuzione. Pensiamo ad esempio ai tre giovani gettati nella fornace a Babilonia (cfr. Daniele 3,52-90). Un Angelo scese per salvarli e fece soffiare un vento fresco attorno a loro, proteggendoli dalle ustioni. Oppure possiamo ricordare Daniele, richiuso nella fossa dei leoni e salvato da un altro Angelo (Daniele 6, 17-25).

    Con qualcuno di noi, invece, Dio è più esigente; allora la strada della croce, della piccola croce che porta ciascuno di noi, diventa la strada del martirio. Pensiamo, ad esempio, ai 21 martiri copti assassinati sulle spiagge della Libia, o ad altre vittime dell’integralismo. Anche in questo drammatico caso, però Dio è con noi: “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo” (v. 28).

    Dio non vuole la nostra morte:Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per Lui” (Lc 20,38) però, nel pericolo estremo, dobbiamo ricordare che Gesù è risorto: ha vinto la morte, e per questa sua vittoria anche noi risorgeremo. Gesù ci porterà nella casa del Padre, dove regna la vita.  Perchè la vita, quella vera, è nei cieli, e su questa terra noi ci troviamo solo di passaggio. 

    “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento le toccherà. La loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace” (Sap 3,1-3).

    Nulla accade senza che Dio lo sappia, perfino i capelli che abbiamo sul capo sono contati. Quanto ci accade fa parte del mistero della vita. Come scrive San Paolo: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1Corinzi 13,12). Non lo possiamo comprendere, ma Lui sì.

    Amici, il nostro destino è in ottime mani: si trova nelle mani di Dio. Gesù ci dice: “Non temere: anche se la tua vita fosse leggera come quella di un passero… o fragile come un capello… tu vali di più, perché Dio ti ama!” (cfr vv. 23-31). E’ questo che dobbiamo annunciare sulle terrazze: “Dio ci ama!”.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto io: sono sempre pieno di paure, oppure vivo sereno perchè affido i miei pensieri al cuore di Dio? Credo nella risurrezione o temo che tutto finisca con la morte? E ancora: Nel pericolo sono capace di pregare, come fecero i tre giovani nella fornace, o mi lascio cadere nello sconforto?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Prenditi cura di ciascuno di noi che, fragili come passeri, Ti rivolgiamo le nostre preghiere. Amaci, come fai Tu! Amen!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Dove c'è calunnia c'è Satana, ma Dio è più forte!
    Il dipinto di oggi è “La tentazione sulla montagna” del pittore italiano Duccio di Buoninsegna, tra il 1308 ed il 1311, tempera su legno, 43 x 46 cm., Frick Collection, New York, USA

    Alessandro Ginotta

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  • Ce l’hai la “mappa di Gesù”? Serve per trovare il Regno dei Cieli!

    Ce l’hai la “mappa di Gesù”? Serve per trovare il Regno dei Cieli!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,7-15)

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
    «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
    In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
    Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Abbiamo già visto lo stesso brano presentato dall’evangelista Luca, oggi se vi farà piacere, vi guiderò su una lettura un po’ più ampia. Ci mettiamo in viaggio?

    Noi camminiamo e il Regno dei Cieli si avvicina: “Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino” (v. 7). Non si ferma l’apostolo. Il discepolo di Cristo è sempre in cammino. Dove va? Ma verso il Regno dei Cieli!

    Per raggiungerlo dobbiamo continuare a nutrirci della Parola, ma anche a portare la Parola a chi ancora non la conosce e, soprattutto, a vivere la Parola, diventanto noi stessi strumenti di Dio: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni” (v. 8).

    Ecco la mappa di Gesù: testimoniare il Vangelo, mettersi al servizio del prossimo, curare gli ammalati, operare il bene.

    Sì, perchè la Parola si dona. Non si vende e non si compra Gesù: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (v. 8). Siamo chiamati a fare del bene e farlo donando tutti noi stessi: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). E’ Gesù che ci ha indicato la strada: chi ama dona. E chi ama di più… fa un dono più grande: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

    Permettetemi di ripetere un concetto che ho già espresso in passato … repetita iuvant: Dio è amore (1Giovanni 4,8). Un amore immenso, incommensurabile e incontenibile. Amava così tanto che questo amore è fuoriuscito da Lui ed ha creato il mondo e tutte le cose. Ha creato l’uomo, a Sua immagine e somiglianza. Dio ci ha amati così tanto da mandare in mezzo a noi Suo Figlio, Gesù, che ha dato la vita per noi uomini e per la nostra salvezza.

    Dunque quando doniamo noi stessi, o una parte di noi stessi al prossimo, doniamo il nostro amore: doniamo Dio. Più riusciremo a farlo con il cuore, senza secondi fini, senza giudicare e discriminare nessuno, proprio come vorrebbe Gesù, e più ci avvicineremo al Regno di Dio.

    Io sono convinto che, nella sua pienezza, noi potremo sperimentare il Regno di Dio soltanto in Cielo. Ma, già qui ed ora, su questa terra, noi potremo portare un “piccolo grande pezzo del Regno di Dio” e lo potremo fare con la condivisione, con il prenderci cura degli altri, con il testimoniare la Parola. Allora, allora sì, scorgeremo, magari tenendo tra le nostre mani quelle nodose di un’anziana che confortiamo, la bellezza del Regno di Dio dentro i suoi occhi. O magari troveremo il Regno nel sorriso di un bambino, al quale avremo dato un pezzo di pane.

    Sì, perchè il Regno di Dio non è un luogo: è uno stato, una condizione: “Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il Regno di Dio è in mezzo a voi!” (Lc 17,1). Già! Il Regno di Dio è in mezzo a noi!

    Dunque Gesù ci invita a donare noi stessi. Ed il dono è gratis. Ma ci dice anche che “chi lavora ha diritto al suo nutrimento” (v. 10). Chi evangelizza, l’operaio che lavora nella Vigna del Signore “è degno alla sua ricompensa” (Lc 10,7). Il Signore non abbandona quanti gli si affidano: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33).

    Leggiamo nel libro dell’Esodo: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo … Perciò va’! Io ti mando” (Es 3,7-8.10). Come Dio mandò Mosè a tirare fuori il suo popolo dalla schiavitù in Egitto, oggi manda noi, a liberarlo dai mali di questo tempo. Anche noi abbiamo demòni da scacciare: la perdita dell’idea di Dio che genera tutta questa vuotezza che ci circonda, questa insoddisfazione diffusa, questo malessere, la mancanza di valori, la violenza… L’uomo ha perso Dio. Noi abbiamo il compito di farglielo ritrovare. Ecco la nostra missione!

    E… quando lo avremo portato a termine, allora avremo trovato il Regno di Dio!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come recepisco l’invito ad evangelizzare che Gesù rivolge a ciascuno di noi? Sono pronto a lasciare tutto e scegliere la strada che porta al Regno dei Cieli? E ancora: cosa mi propongo di fare, in concreto, oggi stesso, per testimoniare il Vangelo?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Ce l'hai
    Il dipinto di oggi è “L’Ascensione di Gesù” del pittore italiano Benvenuto Tisi, 1510 circa, olio su pannello, 314 x 204,5 cm., Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma

    Alessandro Ginotta

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  • Se Gesù fosse un allenatore… faresti il tifo per la sua squadra?

    Se Gesù fosse un allenatore… faresti il tifo per la sua squadra?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,1-7)

    In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
    I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
    Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Oh, se Gesù fosse un allenatore… non avrebbe potuto scegliere una squadra più difficile da tenere insieme!

    Come far andare d’accordo i pescatori della Galilea con Matteo il pubblicano, colui che proprio a loro esigeva le imposte per conto dei romani? E come far andare d’accordo questo collaboratore dei romani con uno zelota, che i romani li combatteva (gli zeloti erano infatti un gruppo armato di resistenza anti-romana)? E che dire dell’Iscariota,  ish-qarja, “uomo falso”, il traditore?

    Eppure sarà proprio questo gruppo eterogeneo – e solo apparentemente raccogliticcio –  a portare la Parola del Signore prima in tutto Israele e poi in tutto il mondo.

    Avete notato l’ordine di Gesù? “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (v. 5). Ma come?! La Parola del Signore non è forse rivolta a tutti gli uomini della terra?  E’ così! Infatti dopo la sua Risurrezione, Gesù ordinerà ai discepoli: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Tutto il mondo deve conoscere Dio: “Io ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10,16). San Paolo a questo proposito scriverà: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28).

    Ma allora perchè questa limitazione? Perchè nel momento in cui Gesù dice queste cose, lo Spirito Santo non è ancora disceso e gli Apostoli non sono ancora pronti.

    Scrive San Paolo nella lettera ai Corinzi: “Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato” (1Corinzi 13). Anche l’Apostolo deve crescere e “farsi le ossa”, prima di affrontare gli impegni più difficili.

    L’invito a “non andare fra i pagani“, che troviamo anche nel libro del profeta Geremia: “Non imparate la via delle genti” (Ger 10,2) è in realtà una raccomandazione a non prendere le abitudini dei pagani, idolatri dai costumi dissoluti dediti fin anche ai riti più raccapriccianti (cfr. Ger 32,35). La lotta all’idolatria Cananea che contamina i due regni di Israele e di Giuda è ben descritta nei libri dei Re. Anche i profeti Isaia, Geremia ed Osea descrivono il culto vano degli idoli.

    l nostro Dio è nei cieli: tutto ciò che vuole, egli lo compie. I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano; dalla loro gola non escono suoni!” (Salmo 115,3-7).

    Oh, ma l’idolatria, amici miei, non è tramontata! Forse, al tempo di Gesù le popolazioni vicine adoravano divinità “opera delle mani dell’uomo”, ma… al giorno d’oggi… Oh… al giorno d’oggi: denaro, piacere, egoismo, droga, alcool, fin anche i piaceri più perversi della carne, non son questi forse dei ai cui altari sacrifichiamo le nostre vite?

    Ma non dobbiamo temere, perchè Cristo è Risorto per noi, e ci indica la via: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra […] Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità” (cfr. Colossesi 3,1-24).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Servo Dio o mammona? Sono cristiano, o forse sono un po’ pagano anch’io?  E ancora: Come rispondo all’invito di portare per il mondo la Parola di Dio?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Custodiscili, Ti prego, al riparo dalle influenze degli idoli del mondo d’oggi!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Se Gesù fosse un allenatore... faresti il tifo per la sua squadra?

    Il dipinto di oggi è “L’Apparizione di Cristo sul monte della Galilea” del pittore italiano Duccio di Buoninsegna , 1308 circa, tempera su tavola, 36,5 x 47,5 cm., Museo dell’Opera del duomo, Siena.

    Alessandro Ginotta

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  • Anche tu (sì proprio tu) puoi aiutare Gesù!

    Anche tu (sì proprio tu) puoi aiutare Gesù!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,32-38)

    In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Eccoci qua… “pecore senza pastore” (v. 36). L’uomo ha smarrito Dio. L’Adamo di oggi non ha memoria della Creazione, non ha memoria del Paradiso, non ha memoria del Creatore. L’Adamo di oggi vive nell’illusione di essere, solo, al centro dell’universo, al centro della realtà: solo “io” e niente Dio. Non serve Dio all’uomo che annovera tra i diritti i suoi capricci più abominevoli. Non serve Dio all’uomo che crede di avere trovato le chiavi del paradiso nelle sostanze stupefacienti e nell’alcool. Non serve Dio all’uomo che non si sente neppure più peccatore. Quale peccato dovrà confessare se ritiene di averne commessi? Non serve Dio… o forse sì?

    Certo che serve! E’ proprio la convinzione di poterne fare a meno che ci ha condotti in questa palude dove siamo, smarriti, come pecore senza pastore…  Il nemico, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra” (Ap 12, 9) ha paralizzato la nostra lingua, ha reso mute le nostre anime.

    Ma ancora oggi Gesù guarisce. Gesù è sempre qui, in mezzo a noi, la sua Parola è Viva: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Dobbiamo solo alzare lo sguardo della fede e lo ritroveremo. Dobbiamo solo sussurrare una preghiera e Lui ci aiuterà! Chiediamogli di scacciare anche il nostro demonio muto: “E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare” (v. 33).

    Sì, anche la nostra anima può tornare a parlare, pregare e lodare Dio! Gesù camminava tra le folle, le consolava, si prendeva cura dello spirito e del corpo dell’uomo che visitava. Anche oggi si prende cura del corpo e dello spirito dell’uomo che continua ad amare.

    E come lo fa? Attraverso la Chiesa! Sì… torniamo un istante al brano di oggi: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!” (vv. 37,38). Gli operai della messe sono i 72 discepoli mandati a due a due per le strade del mondo a portare la Buona Novella: “Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio” (Lc 10,8-9).  Gli operai della messe di oggi siamo noi, battezzati, laici, consacrati, presbiteri, Vescovi: la Chiesa. Quella con la “C” maiuscola.

    Sì, perchè anche noi, amici, abbiamo un compito affidato da Dio: “andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20, 3-4) ci ha detto Gesù. Sì, anche noi, operai dell’ultima ora, dobbiamo scendere nelle strade e portare la Parola. Sta anche a noi, a me, a te, cara lettrice, e a te, caro lettore soffiare sulla brace che arde ancora sotto le ceneri del secolarismo, dell’ateismo e dell’indifferenza religiosa, sta a noi ravvivare il fuoco della fede, sta a noi liberare quella fiamma che arde di amore per Dio. Sì, perchè come diceva Sant’Agostino: “Tu ci hai fatto per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te“.

    L’umanità può sperare, deve sperare. Il Vangelo vivente e personale, Gesù Cristo stesso, è la «notizia» nuova e apportatrice di gioia che la Chiesa ogni giorno annuncia e testimonia a tutti gli uomini” (San Govanni Paolo II, Esortazione Apostolica Christifideles laici, 1988). E la Chiesa, cari amici, oggi come allora, siamo anche noi.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi pongo io di fronte ai problemi del mondo: mi lamento continuamente, oppure mi rimbocco le maniche e cerco di fare la mia parte? Sono pronto a testimoniare il Vangelo nella vita di tutti i giorni? Oppure lo chiudo… in un cassetto del comodino quando esco di casa? E ancora: cosa mi propongo di fare in concreto oggi nella messe del Signore?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che tutti sentano, nel loro cuore, il calore del Tuo amore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Anche tu (sì proprio tu) puoi aiutare Gesù!
    Il dipinto di oggi è “Cristo cade sotto la Croce” del pittore italiano Raffaello Sanzio, 1516, olio su tela, 318×229 cm, Museo del Prado, Madrid

    Alessandro Ginotta

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  • I miracoli esistono ancora oggi: ecco come puoi provare a chiederli!

    I miracoli esistono ancora oggi: ecco come puoi provare a chiederli!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,18-26)

    In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
    Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
    Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    E’ grande la fede di Giàiro, ed è grande quella dell’emorroissa. Entrambi sanno che Gesù può tutto. Si avvicinano, ciascuno a modo suo, ed ottengono il miracolo atteso.

    Un miracolo chiesto direttamente, l’altro “strappato”. Oh, ma che fede! “Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà” (v. 18) è la richiesta precisa del capo della sinagoga. L’emorroissa invece gli si avvicina alle spalle e si accontenta di toccare il lembo del mantello di Cristo: “Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata»” (v. 21).

    La donna, ai tempi di Gesù, era molto discriminata. Non poteva uscire di casa da sola, non poteva neppure trattenersi a parlare con un uomo. L’emorroissa poi, con la sua infermità, è “macchiata” da una impurità grave: secondo i precetti dei farisei e degli scribi, nessuno l’avrebbe potuta toccare senza contaminarsi.

    In poche righe di questo brano di Vangelo vediamo Gesù compiere i due miracoli: da un lato il capo, uno dei nobili più illustri, dall’altra parte la giovane donna, impura ed emarginata. La casta non conta. Siamo tutti uguali davanti a Dio!

    La figlia di Giàiro ha perso la vita. L’emorroissa… è come se la vita non l’avesse mai avuta: da dodici anni è affetta da questa malattia che più che il corpo debilita la sua persona. La isola dal mondo. Anche lei, in un certo senso è morta davanti agli uomini. La fede le salverà entrambe.

    Che forza ha questa ragazza! E’ molto grande il suo desiderio di essere guarita. Con umiltà, strisciando, cerca di toccare anche solo un lembo del mantello del Signore, certa che il miracolo avverrà!

    Giunto alla casa del capo della sinagoga invece Gesù deve vedersela con l’incredulità. La folla lo deride: “Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò” (v. 25). Avete notato? Dopo che la folla (incredula) fu cacciata via. Sì perchè è la fede che permette il miracolo: ha fatto guarire l’emorroissa: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata” (v. 22); ha riportato in vita la figlia di Giàiro: “…la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione” (vv. 25-26).

    I miracoli esistono ancora oggi. Ma per consentire al Signore di compierli c’è bisogno di una “preghiera coraggiosa”, capace di superare quel “qualcosa di incredulità” che alberga nel cuore di ogni uomo, anche se uomo di fede. Ne ha parlato Papa Francesco in una delle sue omelie del mattino nella cappella della Domus Sanctae Marthae: “Mi ricordo una cosa che è successa tre anni fa nel santuario di Luján. Una bambina di sette anni si era ammalata, ma i medici non trovavano la soluzione. Andava peggiorando sempre, sino a quando, una sera, i medici dissero che non c’era più niente da fare e che le rimanevano poche ore di vita. Il papà, che era un elettricista, un uomo di fede, è diventato come pazzo. E spinto da quella pazzia ha preso il bus ed è andato al santuario di Luján, due ore e mezzo di bus, a settanta chilometri di distanza. È arrivato alle nove di sera e ha trovato tutto chiuso. E lui ha cominciato a pregare con le mani aggrappate al cancello di ferro. Pregava e piangeva. Così è rimasto tutta la notte. Quest’uomo lottava con Dio. Lottava proprio con Dio per la guarigione della sua fanciulla. Poi alle sei di mattina è andato al terminal e ha preso il bus. È arrivato all’ospedale alle nove, più o meno. Ha trovato la moglie che piangeva e ha pensato al peggio: cosa è successo? Non capisco. Cosa è successo? Sono venuti i dottori, gli ha risposto la moglie, e mi hanno detto che la febbre è scomparsa, respira bene, non c’è niente… La terranno ancora solo due giorni. Ma non capiscono quello che è successo. E questo succede ancora. I miracoli ci sono. Ma serve la preghiera! Una preghiera coraggiosa, che lotta per arrivare a quel miracolo, non quelle preghiere per cortesia: Ah, io pregherò per te! Poi un Pater Noster, un’Ave Maria e mi dimentico. No! Ci vuole una preghiera coraggiosa, come quella di Abramo che lottava con il Signore per salvare la città; come quella di Mosè che pregava con le mani in alto e si stancava pregando il Signore; come quella di tanta gente che ha fede e con la fede prega, prega“.

    E questo lo posso testimoniare anch’io: quando la preghiera è fatta con il cuore, quando pregando siamo davvero convinti di quello che diciamo, quando i nostri occhi sono bagnati da lacrime sincere, allora la nostra preghiera raggiunge subito il cuore di Gesù. Diceva Santa Teresina di Lisieux: “Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia”.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Com’è la mia preghiera: sgorga con il cuore, intensa, c’è compunzione? O forse è distratta, veloce, e si ferma sulle labbra? Quando chiedo una grazia lo faccio con fede, con la convinzione che la otterrò? Oppure faccio una richiesta vaga… senza crederci troppo? E ancora: quanto coraggio c’è nella mia preghiera?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Ti prego, ascolta le loro preghiere!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    I miracoli esistono ancora oggi: ecco come puoi provare a chiederli!
    Il dipinto di oggi è “Gesù guarisce la figlia di Giàiro” del pittore russo Ilya Yefimovich Repin, 1871, olio su tela, 229×382 cm, Museo Statale di San Pietroburgo

    Alessandro Ginotta

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  • Sai cosa vuole Gesù dalla tua vita?

    Sai cosa vuole Gesù dalla tua vita?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-12.17-20)

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
    I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Non basta nutrirsi della Parola, bisogna anche donarla. Ricordate la parabola del seminatore? Una parte del seme cadde sulla strada, vennero gli uccelli e la divorarono; un’altra parte in un luogo sassoso; una parte sulle spine; ma… “Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda” (cfr Mt 13,1-9).

    Tu, proprio tu, cara lettrice, caro lettore, che stai sfogliando adesso queste pagine… tu sei quel terreno fertile. La Parola in te ha attecchito, sta germogliando, crescerà, si fortificherà, e ti renderà forte. Tu hai un dono. Un dono che hai ricevuto dal Signore. E questo dono acquisterà tanto valore, quanto più tu riuscirai a farlo fruttare.

    E’ prezioso il dono che abbiamo ricevuto. Lo dobbiamo conservare con cura, ma non basta… per non commettere l’errore del terzo servo, al quale il padrone affidò un talento. Egli, per paura, non lo fece fruttare, ma lo nascose sotto terra (cfr. Mt 25,14-30). Noi invece dobbiamo “investire” il dono che abbiamo ricevuto.

    Siamo chiamati ad uscire, andare per le nostre città, anche noi come i 12 apostoli (cfr. Mc 6,7-13), anche noi come questi 72 discepoli (cfr. Lc 10,1-12). Dobbiamo testimoniare, con la nostra vita, con le nostre azioni, con i nostri pensieri, ma soprattutto… con i nostri cuori, la Parola del Signore! Dobbiamo farci anche noi missionari del Vangelo.

    Inutile restare seduti e lamentarci l’un l’altro della mancanza di valori che osserviamo nel mondo di oggi. Gesù non ci chiede di osservare, ma di agire! C’è un senso di “malessere” in questo mondo, troppo incline alla violenza, troppo pieno di egoismo e troppo vuoto di sentimenti: “solo io e niente Dio” sembra essere la filosofia dominante. Ebbene, a noi, cari amici, sì, proprio a noi, è chiesto di prestare la voce alla Parola. Siamo noi gli operai della messe! (cfr. v. 2)

    Questo cosa vuol dire? Dobbiamo metterci agli angoli delle strade e leggere le  pagine del Vangelo?  No, questo no! (almeno non è richiesto a tutti). Noi dobbiamo invece fare sì che il Vangelo entri nella nostra vita, così da porterlo trasmettere agli altri con le nostre azioni: Le nostre città sprofondano nell’indifferenza? Riempiamole di buoni samaritani!

    “Non basta guardare, bisogna seguire! Gesù non è venuto nel mondo a fare una sfilata, per farsi vedere. Non è venuto per questo. Gesù è la via, e una via serve per camminare, per percorrerla. Dunque: seguire Gesù sulla via della carità, andare con Lui alle periferie esistenziali. La carità di Gesù è un’urgenza, diceva Paolo (cfr 2 Cor 5,14).  E seguendo Cristo sulla via della carità, noi seminiamo speranza. Come Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, sempre cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze”.  (Papa Francesco)

    Il mondo sarà migliore se riusciremo a portare un po’ di Gesù in ogni cuore. L’uomo è smarrito. Non è “cattivo”, ma è… disorientato: l’uomo sta perdendo Dio. E senza Dio non c’è un punto fermo, un orizzonte, un luogo verso cui tendere. Senza Dio l’uomo vaga nel deserto della desolazione, in preda all’ansia ed alla paura.

    Questa pagina di Vangelo, cari amici, parla a tutti noi, e ci invita a riportare Dio all’uomo. A rimettere l’umanità sulla via della pace, della fraternità, dell’amore: sulla Via del Signore.

    Dopo che avremo fatto questo, dopo che avremo testimoniato il Vangelo con le nostre opere, allora anche noi potremo tornare “pieni di gioia” (v. 17) e ci potremo rallegrare perchè anche i nostri nomi “saranno scritti nei cieli” (cfr. v. 20).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Che cristiano sono io? Quello che si lamenta sempre di tutto… o quello che si rimbocca le maniche e agisce per il bene di tutti? Sono pronto a mettermi in gioco e scendere in strada a testimoniare il Vangelo? Oppure mi vergogno… od ho paura? Ed ancora: la mia bussola punta in una direzione ben precisa, oppure anche il suo ago oscilla continuamente tra il bene ed il male?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che siano tutti pronti a scendere in strada, forti della Tua Parola. Serviti di me e di loro, o Signore, per rendere il mondo un luogo migliore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Cosa vuole Gesù dalla tua vita?
    L’immagine di oggi è “Missione degli Apostoli” dei pittori italiani Tommaso Minardi e Luigi Fontana, affresco, 1864, Sala degli ambasciatori, Palazzo del Quirinale, Roma

    Alessandro Ginotta

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