Abbiamo dimenticato una metà di noi stessi. Ogni essere umano è fatto di due sostanze: anima e corpo. Ma il mondo ci spinge a guardare solo in basso, con gli occhi fissi sulle punte dei piedi.
Il mio in(solito) commento a: Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore (Matteo 6,19-23)
E così finisce che ci dimentichiamo della nostra metà spirituale. Tutto diventa carne, emozioni forti, ma anche incredibile buio abitato da amare delusioni, tristezza e noia.
Sì, perché dove non brilla la luce di Dio è lì che pian piano si insinuano le tenebre. E le tenebre sono abitate dai mostri più terribili: autentici demoni che ci divorano dentro. Così alcuni di noi, i più deboli (credendosi più forti) sedotti dal male, provano a riempire questa noia con assurde e deleterie abitudini.
Ricordi la meraviglia di una notte stellata? Per favore, appena puoi, quando il cielo sarà buio e terso, esci a guardare le stelle. Basteranno i tuoi occhi ed una coperta. Sono solo questi gli ingredienti che ci serviranno per l’esperimento di oggi. Li hai con te? Bene. Cerca un punto lontano dalle luci della città, dove poter stendere la coperta a terra e… sdraiati per godere lo spettacolo.
Ora chiudi gli occhi per trenta secondi. Servirà per abituarli all’oscurità. Fatto? Aprili! Una, due, trenta stelle luminose e luccicanti ti appariranno davanti. Osservale bene, perché potresti vedere un pezzo di Dio. Il cielo notturno è così, più lo guardi, più si svela. Con un po’ di pazienza e tempo a disposizione, riuscirai a scorgere puntini sempre meno luminosi, che prima erano passati inosservati. Quanti ne vedi? Cento. Forse più. Fiumi di stelle scintillano come pietre preziose incastonate nell’infinito.
Così è il mistero di Dio: più lo contempli con gli occhi dell’anima, meglio lo percepisci. Pian piano arriverai ad allargare la tua conoscenza di Dio semplicemente osservandolo. Ricordo sempre un aneddoto tanto caro al santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney (1786-1859): egli raccontava di un contadino che ogni sera, alla stessa ora, entrava da solo nella chiesa della sua parrocchia. Si sedeva nell’ultimo banco e fissava il Tabernacolo. Rimaneva lì, immobile e in silenzio per lungo tempo, senza libri di preghiere né il Rosario, poiché non sapeva leggere.
Intrigato dal comportamento di quell’anziano contadino, una sera san Giovanni Maria Vianney si avvicinò e gli chiese: «Buon uomo, ho notato che ogni giorno venite qui alla stessa ora e vi sedete sempre nello stesso posto. Cosa fate esattamente?». Il contadino, distogliendo per un momento lo sguardo dal Tabernacolo, rispose: «Niente, signor parroco… io guardo Lui e Lui guarda me».
Questo è un primo grande passo per avvicinarti al Mistero di Dio. Questo è un primo, efficace modo di utilizzare gli occhi della tua anima per guardare non già il mondo, ma l’infinito spirituale verso il quale ciascuno di noi tende.
Suona come una melodia questo versetto dell’evangelista San Matteo: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Ma che cos’è un tesoro? E’ qualcosa a cui si tiene veramente tanto. Qualcosa che ci parla di gioia, felicità, serenità. Qualcosa che ci toglie dalle difficoltà della vita quotidiana e ci offre la possibilità di rivoluzionare la nostra vita, cambiandola in meglio! Qualcosa che ci sorprende, che ci trasforma, che tira fuori di noi il meglio di noi stessi. Il tesoro nei cieli è la chiave della nostra felicità. Siamo ricchi, ma non di denaro! Perché il vero tesoro è nei cieli.
“Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Cos’è un tesoro? Qualcosa che ci parla di gioia, felicità e serenità. Qualcosa che ci permette di rivoluzionare la nostra vita in meglio.
Il vero tesoro è nei cieli è fatto delle nostre speranze, di amore verso le persone care. Un tesoro di sorrisi, bei momenti, amicizia, perdono e buone azioni. Un tesoro che aumenta di valore quanto più amore doniamo al prossimo #Santanotte
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “Cristo in Gloria”, affresco di Guido Reni, 1615-1621, Duomo di Ravenna
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Ma davvero osiamo chiedere a Gesù queste cose? Una domanda di una bassezza arrogante ci porterà a discutere di cose alte e sublimi
Il mio in(solito) commento a: Con quale autorità fai queste cose? (Marco 11,27-33)
L’ottusità dell’uomo è senza fine! Anziché chiedersi come miracoli e prodigi potessero avvenire, scribi sfrontati e anziani insolenti domandano a Gesù: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?» (v. 28). Inetti: chiedere al Figlio di Dio chi gli abbia concesso di guarire le persone, liberare dai demoni ed operare miracoli, come se ci volesse un permesso per fare del bene.
Come può una creatura essere così piena di sé da non riconoscere il diritto del Creatore di fare ciò che più gli aggrada, a maggior ragione se quel che opera viene a favore degli esseri umani? La presunzione degli uomini non conosce limiti. Siamo così impegnati a guardarci la suola delle scarpe che proprio non riusciamo a volgere lo sguardo verso l’infinito, là dove Dio vorrebbe portarci, là dove sarà la nostra destinazione finale.
Per comprendere che cosa significa trascendenza basterà ricordare la preposizione “trans”, che in latino significa “oltre” o “al di là” e il verbo “ascendere” che potremo tradurre con “salire”. Ed ecco la spiegazione: trascendente indica ciò che trascende, cioè che va oltre, l’esperienza umana. Dio, l’infinito, l’aldilà.
“Immanente” deriva dal latino “in” e “maneo”, che potremmo tradurre come “rimanere dentro”. Indica ciò che è tangibile, quello che rimane nel mondo. La materia, i nostri corpi, la natura…
Trascendente ed immanente sono intrecciati tra di loro. E, sorpresa, sono anche dentro di noi. Sì, entrambi, anche il trascendente. Pensa un attimo alla tua anima. Vedi che non è soltanto in cielo?
Anima e corpo compongono, unitamente, l’essere umano. Non esiste un individuo senz’anima. Perfino i peggiori criminali ne hanno una. Forse non la ascoltano, ma ce l’hanno. Dunque, anche dentro di noi, trascendente ed immanente coesistono contemporaneamente.
Spirito e materia, due dimensioni che si compenetrano. Realtà così diverse ed immense, che convivono in un luogo inaspettato e piccolissimo: il cuore di ogni uomo. Convivono, è vero, ma troppo spesso confliggono: perché, se da un lato veniamo attirati dalle cose materiali, dalla ricchezza, dai sensi, dal piacere ad ogni costo, dall’altro lato proviamo una profonda ed insaziabile sete di infinito che ci porta a volgere gli occhi al cielo per cercare Dio. Dunque anche il nostro cuore è spesso teatro di battaglia tra trascendente ed immanente.
Anche noi esseri umani da un lato veniamo attirati dalle cose materiali, dalla ricchezza, dai sensi, dal piacere ad ogni costo; dall’altra parte proviamo una profonda ed insaziabile sete di infinito che ci porta a volgere gli occhi al cielo per cercare Dio.
Così ci sono parole che abbiamo spesso letto nei Vangeli: «Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore» (Mt 16,19-21). Parole che troppo spesso ignoriamo, confusi dalle mille distrazioni di un mondo che ci costringe a guardare solo al lato materiale, ignorando l’immensità che ci sta sopra.
Lo stesso San Paolo, nella lettera ai Colossesi, scrive: «Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra» (Colossesi 3,2). C’è un testo di Sant’Agostino che mi piace molto ricordare: «La tua avarizia possiede l’oro, una non so quanto meschina e piccola porzione di terra. Con i tuoi occhi invece possiedi il cielo, guardi il sole, misuri le stelle; per mezzo dei tuoi occhi possiedi il mondo intero»(Discorso 265/C).
Non cadiamo anche noi nell’errore di questi uomini che sfidarono Dio con domande assolutamente inopportune. No, non sbagliare: solleva gli occhi dai mille pensieri di questo mondo e volgili al cielo! Almeno in questo momento prova a lasciare dietro le spalle impegni e preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Guarda in alto e cerca l’infinito! (Poi dimmi come ti senti, se ti farà piacere lo potrai scrivere nei commenti) #Santanotte
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “Cristo benedicente” di Andrea Previtali, 1510, olio su tela, The National Gallery, Londra
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C’è lo spirito del mondo (hai notato la “s” minuscola?) e c’è lo Spirito di Dio (questa volta maiuscola!).
Il mio in(solito) commento a: Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo(Giovanni 15,18-21)
Io sono convinto che ciascun uomo sappia, in cuor suo, ciò che è bene e ciò che è male. E questo, indipendentemente dalla religione professata e, addirittura, indipendentemente dal fatto che quest’uomo creda o meno. Certo, ci sono persone che ascoltano la voce della loro coscienza ed altre che la soffocano, ma chiunque è capace, interrogandosi, di capire se quello che sta facendo è moralmente corretto oppure no.
Ciò introduce il concetto della “morale laica”, tanto caro al Card. Carlo Maria Martini. Non dobbiamo però cadere nel tranello di pensare che la morale sia qualcosa di scollegato dalla vita spirituale e da Dio. Come scriveva San Giustino, anche al di fuori del cristianesimo possiamo trovare valori di bontà e di verità. Da dove arrivano? Da quei semi che Dio ha messo dentro ciascuno di noi. Sì, perché ogni religione, anche la più lontana dal cristianesimo, nasce dal desiderio dell’uomo di colmare quella sete di infinito che ci porta a cercare risposte fuori di noi. A guardare oltre. A cercare non nella natura, ma nello spirito, la risposta alle nostre domande più profonde. In poche parole: a cercare Dio.
Tutte le religioni, in maniera più o meno precisa, hanno un’immagine di Dio. Una visione, ahimè talvolta imperfetta, in altre parole “sfocata”, ma pur sempre qualcosa (poco o tanto che sia) che si riferisce a valori assoluti ed eterni che ci parlano di Dio. Ci sono religioni ispirate da uomini che hanno visto meglio Dio, ed altre che lo guardano dietro alla lente deformante dell’imperfezione e del peccato. Ma tutte, in qualche misura, sono più o meno orientate verso principi di bontà e di verità che, seppure fuori della Chiesa, sono sempre espressione di Dio.
Scrive il Beato Papa Pio IX, nella enciclica Quanto Conficiamur: «Coloro che versano in una invincibile ignoranza circa la nostra santissima religione, ma che osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, da Dio scolpiti nei cuori di tutti; che sono disposti ad obbedire a Dio e che conducono una vita onesta e retta, possono, con l’aiuto della luce e della grazia divina, conseguire la vita eterna».
Dunque sì, anche chi segue la voce della propria coscienza, pur senza professarsi cristiano, può accedere alla salvezza. Perché, un po’ come osserva San Giustino, costui è cristiano senza sapere di esserlo: «Coloro che hanno vissuto secondo il Verbo sono cristiani, pur essendo passati per atei, come presso i Greci Socrate, Eraclito e i loro simili, e presso i barbari Abramo, Anania, Azaria, Misaele, Elia e tanto altri di cui sarebbe troppo lungo citare qui le azioni e i nomi» (1 Apologia, 46,2-4).
San Giustino era convinto del fatto che in altre religioni, filosofie e culture siano individuabili i «semi del Verbo», cioè le tracce di quel Logos per mezzo del quale l’universo e l’uomo sono stati creati. Nella fede cristiana, invece, possiamo trovare la verità tutta intera e non solo frammenti.
C’è chi vede meglio… e chi un po’ più offuscato, ma tutti siamo capaci di capire se un’azione sia buona oppure da evitare. “L’uomo – si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica – partecipa alla sapienza e alla bontà del Creatore, che gli conferisce la padronanza dei suoi atti e la capacità di dirigersi verso la verità e il bene. La legge naturale esprime il senso morale originale che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male, la verità e la menzogna” (CCC 1954).
Ma allora perché c’è chi compie il male? Perché esistono dittatori? Perché esiste la guerra?
Il fatto che siamo in grado di capire se un’azione, di per sé, è buona oppure no, non significa che, quell’azione, decidiamo di compierla. C’è un “attrito” molto forte che è lo “spirito del mondo” che ci porta – troppo spesso – a scegliere la “scorciatoia”, la strada più semplice, quella che porta alla ricchezza ed al tornaconto personale, travalicando quelli che sono i principi della morale universale. Che poi sono i principi che ci ha ispirato Dio.
Eccolo, lo spirito del mondo: è tutto ciò che ci trattiene dal fare il bene. Tutto ciò che ci allontana da Dio e ci spinge verso l’oscurità. Lo spirito del mondo è vuoto, triste e buio. Dovremmo capirlo anziché assecondarlo!
#Santanotte amici. Lo Spirito Santo ispiri sempre dentro di voi sentimenti di bontà, orientati verso Dio e vi dia la forza di fuggire, ora e sempre, dallo spirito del mondo!
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “Sacro cuore di Gesù”, Basilica di San Crisogono in Trastevere, Roma
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Immagina di avere con te uno scrittore e potergli fare tutte le domande che vuoi. Immagina che quello scrittore ti accompagni a scoprire uno dei luoghi più belli d’Italia, dove arte e fede si intrecciano e si ammantano di mistero. Affascinanti racconti, curiosità e anche tanta voglia di stare insieme.
Sabato22 ottobre 2022, Viaggio dell’anima: Alla scoperta della Sacra di San Michele
Partiamo insieme?
Sacra di San Michele, Sant’Ambrogio (TO) Visita guidata + incontro con lo scrittore + cena in una location suggestiva (facoltativa, menù alla carta)
Permettimi di catturare la tua fantasia con questo breve video della Sacra di San Michele:
“Ci vuole un’Abbazia che si slancia così in alto, sul monte: un luogo tanto vicino al cielo, che contemporaneamente, è anche il luogo in cui il cielo è più vicino alla terra, per aiutarci a capire che Dio è vicino al cuore di ciascuno di noi“
cit. Alessandro Ginotta
Tariffe:
L’evento è gratuito ad eccezione del prezzo del biglietto d’ingresso alla Sacra di San Michele (i cui proventi andranno alla Sacra) e la partecipazione alla cena (facoltativa) in una location suggestiva ai piedi della Sacra di San Michele.
Intero: € 10,00 Ridotto: € 8,00
ragazzi dai 6 ai 18 anni e oltre i 65 anni.
famiglia di 2 adulti e minimo 2 ragazzi 6-18 anni
disabili e accompagnatore previa presentazione della tessera di riconoscimento.
forze dell’ordine previa presentazione della tessera di riconoscimento.
Sabato 22 ottobre 2022: i segreti della Sacra di San Michele
Visita ad uno dei 7 santuariallineati sulla linea di San Michele Arcangelo: il monastero che ispirò il romanzo storico di Umberto Eco, “Il nome della rosa“.
Ritrovo alle ore 14.30 al parcheggio comunale Piazzale della Croce Nera, 10050, Chiusa San Michele (TO)
Passeggiata lungo la pedonale che sale alla Sacra di San Michele (circa 800 metri). Durante questo breve percorso avremo modo di iniziare a conoscerci meglio e verranno anticipate alcune informazioni che ci permetteranno di iniziare ad immergerci in quella che sarà una giornata molto suggestiva! Parola di scrittore!
ore 15.00 Visita guidata alla Sacra di San Michele. Una guida molto esperta ci racconterà aneddoti appassionanti e ci descriverà i luoghi e le magnifiche opere d’arte che la Sacra di San Michele conserva.
ore 16.00Il clou dell’evento:Comodamente seduti nella Foresteria Grande messa a disposizione dall’Abbazia, faremo un “viaggio nello spazio e nel tempo”. Attraverso la lettura di brani ed un racconto sorprendente, vivremo un’esperienza immersiva: avrai la possibilità di immaginarti tra i protagonisti del testo sacro e proverai la sensazione di “vivere”, per qualche istante, proprio dentro le pagine della Bibbia. Chi ha già partecipato a eventi di questo tipo si è detto entusiasta! In conclusione verrà presentato il libro: “Sorprendersi con Dio”, Alessandro Ginotta, Tau Editrice, in uscita ad ottobre 2022. Risposte semplici, tra scienza e fede, per domande complicate. Un libro che rivoluzionerà il rapporto tra scienza e fede! Ti stupirà! (Anche qui, parola di scrittore!).
(facoltativo) ore 19.30 cena in una location suggestiva. Sarà un tempo sereno durante il quale, in amicizia, assaggiando buon cibo e sorseggiando un calice di vino, potremo proseguire il dialogo, e magari approfondire con qualche riflessione più intima i contenuti già esplorati nel corso del pomeriggio. La partecipazione alla cena non è vincolante, ma… ti assicuro che l’incontro non sarà completo senza questo momento di condivisione, nel corso del quale si potranno scoprire altri particolari molto curiosi. Presso l’Osteria dal Merlo, Via Umberto I 67, 10057 Sant’Ambrogio di Torino. Ristorante con cucina tipica all’ombra della Sacra di San Michele. Sul sito si legge (a ragione): “Una piacevole sfida nella banalità quotidiana“.
Accompagnati da una guida esperta, scopriremo i segreti dell’imponente Scalone dei Morti, ammireremo il sorprendente Portale dello Zodiaco, visiteremo la Chiesa e le sue magnifiche opere d’arte, ci lasceremo rapire dalla bellezza dell’incredibile panorama offerto dalla terrazza panoramica e visiteremo le Rovine del Monastero Nuovo. Durata: 60′
La Sacra di San Michele evoca bellezza, fascino e mistero. Quel mistero che la avvolge fin dalla sua costruzione, avvenuta tra il 983 e il 987 d.C. Un’imponente abbazia che, sfidando i principi della fisica, domina la cima del Monte Pirchiriano. Un luogo meraviglioso e denso di spiritualità, custodito in origine dai monaci benedettini e che dal 1837 è affidato ai padri Rosminiani. La Sacra. Un racconto lungo oltre mille anni. Una storia tutta da scoprire.
Partiamo insieme per cercare Dio?
La Sacra di San Michele si trova alle porte di Torino, ed è facilmente raggiungibile in auto, in bus od in treno. Per chi viene in automobile è possibile parcheggiare al piazzale “Croce Nera”, facilmente individuabile dalla strada, perchè si trova in cima ad un colle, proprio sulla via che porta alla Sacra di San Michele. E’ l’unico piazzale che si incontra ed è impossibile sbagliare. Per la ricerca su navigatore satellitare e Google Maps è possibile digitare ABBAZIA SACRA DI SAN MICHELE oppure COLLE CROCE NERA, 10050, Chiusa San Michele. Il piazzale è un parcheggio comunale con molti posti per auto e bus.
Qui, dopo aver lasciato le auto, ci incontriamo, proprio all’imboccatura della strada che sale alla biglietteria della Sacra di San Michele. La visita inizia passeggiando lungo la via pedonale (distanza 800 metri): Un percorso nella natura che ci aiuta a conoscerci, ci insegna a camminare insieme verso una meta precisa e ci permette di entrare, poco alla volta, nel clima di meraviglia davanti alla bellezza della costruzione che, mentre ci avviciniamo, emerge dal bosco.
Per i disabili con ridotte capacità motorie è consentito l’accesso con la propria autovettura sino ai piedi della Sacra (Sepolcro dei Monaci) e l’utilizzo dei tre ascensori che conducono alla Chiesa.
Davanti alla biglietteria della Sacra di San Michele ci sarà un secondo punto di incontro, dove ci conteremo ed attenderemo che l’intero gruppo (max 30 persone, ad oggi siamo circa 15) si ricompatti. Poi la visita guidata al monastero, alla scoperta di opere d’arte, aneddoti curiosi e perfino qualche mistero.
All’atto della prenotazione chiediamo di fornirci un numero di cellulare. Non lo useremo, se non per necessità, ma potremmo inviare messaggi di WhatsApp al momento del ritrovo per darci la posizione dei vari appuntamenti lungo il percorso.
COME RAGGIUNGERE LA SACRA DI SAN MICHELE IN AUTO
Autostrada A32 Torino-Bardonecchia direzione Frejus. Uscita Avigliana Centro: Alla rotatoria, seguire le indicazioni per Giaveno – Sacra di San Michele e imboccare le gallerie. All’uscita dalle gallerie, alla rotatoria, prendere la prima uscita e proseguire per Laghi di Avigliana – Giaveno. Alla rotatoria prendere la seconda uscita per Giaveno, quindi seguire le indicazioni per Sacra di San Michele.
TRENO + BUS
Partenza in treno da Torino Porta Nuova: orari su Trenitalia.com Cambio su bus ad Avigliana FS (Piazzetta De André): ore 9.00, 10.00, 14.00, 16.00, 18.00. Partenza bus dalla Sacra di San Michele: ore 9.30, 10.30, 14.30, 16.30, 18.30.
Costo del biglietto combinato treno+bus: € 5,40 corsa singola. Il biglietto è acquistabile su Trenitalia.com inserendo come stazione di origine o destinazione “Sacra San Michele”. Presentando il biglietto combinato TRENO+BUS si ha diritto ad uno sconto del 25% sul biglietto d’ingresso alla Sacra (prezzo intero € 10,00).
Per prenotazioni o per qualsiasi altra domanda sarò a completa disposizione:
La Valsusa annuncia i Viaggi dell’Anima alla Sacra di San Michele di sabato 22 ottobre 2022
Cerchi Dio ma non sai come trovarlo? Ti piace visitare chiese e musei e hai la curiosità di esplorare stanze normalmente non aperte al pubblico? Vuoi scoprire i segreti che pittori, scultori e architetti hanno nascosto nelle loro opere d’arte? Ammirare o riscoprire edifici, sculture e dipinti guardandoli con occhi nuovi, in un clima di amicizia, raccolto e sereno, in compagnia di esperti preparati che sapranno emozionarti raccontandoti la storia dei luoghi che stai visitando e aneddoti curiosi sulla loro realizzazione? Entrare nelle cripte e perlustrare anche gli angoli più sconosciuti, toccando con mano l’arte e respirando la storia? (Tutto questo mentre cerchi Gesù…).
Che dire se poi uno scrittore ti guidasse in un’esperienza unica e originale, nella quale, partendo proprio dalla bellezza delle opere d’arte appena viste, ci si incammini attraverso racconti avvincenti che si snodano tra le pagine della Bibbia e dei Vangeli, per avvicinarsi sempre più a Dio?
E se, dopo questa visita suggestiva ed appassionante, ti venisse voglia di continuare l’esplorazione in un altro senso, assaporando i piatti tipici e degustando vini deliziosi in uno dei locali più caratteristici?
Immagina poi che, al tuo stesso tavolo, sia sieda lo scrittore e, cenando insieme a te, possa soddisfare le tue curiosità e rispondere alle tue domande, chiacchierando amabilmente in compagnia!
Lo scrittore sono io. E ti prometto che l’esperienza che faremo sarà indimenticabile: insiemepotremo cercare Dio, che si nasconde nel bello delle opere d’arte: tanto nelle più conosciute, quanto in quelle più misteriose. E insieme impareremo a conoscerlo meglio e ad avvicinarci un po’ di più a Lui: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Matteo 18,20).
Le altre mete? Eccole (sono più di 100!):
In Piemonte:
La Sacra di San Michele (nel video) che ispirò Umberto Eco nella scrittura del Nome della Rosa;
Abbazia di Staffarda, ricca di illusorie simmetrie e unica nel suo genere;
Abbazia di Vezzolano, con i suoi altorilievi e gli affreschi leggendari;
Il Santuario di Vicoforte di Mondovì, dove scoprire i segreti della cupola ellittica più grande del mondo.
In Lazio:
Santuario di Greccio, dove San Francesco d’Assisi inventò il Presepe;
Santuario del Sacro Speco di Subiaco, dove San Benedetto lottò con il demonio;
Santuario di Vallepietra, luogo da molti identificato come porta del Paradiso, che sorge nel punto in cui San Pietro e San Paolo si rifugiarono durante le persecuzioni e conserva il più antico affresco della Santissima Trinità;
Santuario della Mentorella, ricco di opere d’arte preziose e dove aleggia il ricordo di San Giovanni Paolo II.
Nelle Marche:
Basilica della Santa Casa di Loreto, dove sono conservate le mura in cui Maria, a Nazareth, ricevette la visita dell’Arcangelo Gabriele.
In Umbria:
Assisi, con i suoi inestimabili tesori e la Porziuncola.
E molti altri ancora.
Ciascun viaggio, una promessa. Ed un ricordo indimenticabile che si aggiungerà alla gioia di esserci avvicinati insieme qualche passo in più al grande Mistero di Dio.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il Regno dei Cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il Regno dei Cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Parola del Signore
La Parola del Signore è sorprendente: quando la incontriamo è piccola come un granello di senape, breve come un versetto di Vangelo, leggera come parole sospinte da un sussurro di vento, ma poi… quando attecchisce nel nostro cuore, lievita insieme all’amore, cresce a dismisura, fino diventare un albero possente: “tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami“. Un granellino, un seme piccolo piccolo – quasi invisibile – che cresce, prende forma, e origina un qualcosa di nuovo, un qualcosa di vivo, un qualcosa di grande, un qualcosa che offre riparo dal sole cocente per l’uomo, un luogo sicuro dove gli uccelli vengono a fare il nido, per creare insieme nuova vita.
Il Vangelo è così, ne ascoltiamo un piccolo brano. Come nella parabola del seminatore molte parole finiranno disperse nel vento, qualcuna cadrà tra i sassi, qualcun’altra verrà soffocata dalle spine, ma… alcune entreranno nel nostro cuore, cresceranno e vivranno per sempre con noi.
«Il Regno dei Cieli – ci insegna Gesù – è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo». «Il Regno dei Cieli è simile al lievito che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Un seme: un uomo lo raccoglie e lo semina nel campo. Il lievito: una donna lo unisce al suo impasto e lo lavora. In entrambi i casi, Dio cerca la collaborazione dell’uomo, ci coinvolge nella costruzione del Regno di Dio: dobbiamo mettere le nostre mani in pasta, dobbiamo darci da fare, scavare un buco nella terra per piantare il seme. Siamo pronti a questo? Vogliamo scendere in strada ed aiutare Gesù? Vogliamo provare a sorridere e non insultarci? Vogliamo provare a collaborare e non ostacolarci? E allora diamoci una mano, gli uni con gli altri e mettiamoci tutti insieme a costruire.
“Il Regno di Dio si è fatto vicino, Dio è vicino. Guardiamoci attorno: il mondo che a noi sembra avvitato in una crisi senza uscita, è anche un immenso laboratorio di idee nuove, di progetti, esperienze di giustizia e pace. Questo mondo porta un altro mondo nel grembo, che cresce verso più consapevolezza, più libertà, più amore e più cura verso il creato. Di tutto questo lui ha gettato il seme, nessuno lo potrà sradicare dalla terra. Manca però qualcosa, manca chi lavori al buono di oggi. Mancano operai del bello, mietitori del buono, contadini che sappiano far crescere i germogli di un mondo più giusto, di una mentalità più positiva, più umana” (Padre Ermes Ronchi).
E quando il Regno sarà costruito potremo prendervi dimora ed abitarci con Dio, immersi nel suo infinito amore: “E qui non ci sarà alcuna maledizione; in essa sarà il trono di Dio e dell’Agnello e i suoi servi lo serviranno; essi vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla loro fronte. E qui non ci sarà più notte alcuna e non avranno bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà, ed essi regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,3-4).
#Santagiornata amici, scendiamo in strada a costruire con Dio il suo Regno?
Il dipinto di oggi è “l’adorazione dell’Agnello mistico”, parte del polittico di Gand: un’opera monumentale di Jan van Eyck (e del misterioso Hubert van Eyck), dipinta tra il 1426 e il 1432 per la cattedrale di San Bavone a Gand, dove si trova tutt’oggi. Si tratta di un polittico apribile composto da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali sono dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili quando il polittico è chiuso. La tecnica usata è la pittura a olio e le misure totali sono 375×258 cm da aperto.
Alessandro Ginotta
(tratto da “Altri cento giorni con Gesù”, un libro che sta iniziando a prendere forma)
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Cento giorni con GesùE’ un libro che non è solo un pezzo di carta da leggere con gli occhi, ma un’esperienza da vivere con il cuore.Cento giorni con Gesù è una raccolta di cento passi di Vangelo letti da un laico per i laici. Noioso? No! Perchè, come dice il sottotitolo: non è il solito “commento”, ma qualcosa di completamente nuovo per approccio, stile, linguaggio e contenuto.
Un libro che ti aiuta a “pregare con l’immaginazione”: si sceglie un passo dai Vangeli, e vi ci si immerge usando tutti i sensi: si sente il calore del giorno sulla pelle, l’odore del gregge e delle nuvole di polvere sulla strada, si ascoltano le parole di Gesù, si osservano i suoi gesti. Il metodo suggerito da Sant’Ignazio di Loyola è un bel modo per partecipare attivamente al Vangelo, con tutte le facoltà. Così potremo “vivere” il Vangelo e non soltanto limitarci a leggerlo passivamente.
Così può succedere di immedesimarsi nei panni del viandante della parabola del Buon Samaritano, o in un pastore che si inginocchia davanti alla Mangiatoia. Ho scritto Cento giorni con Gesù per regalare al lettore un’esperienza unica che gli permetterà di avvicinarsi, giorno dopo giorno, un po’ di più a Cristo.
E’ sorprendente vedere come episodi avvenuti più di duemila anni fa siano ancora straordinariamente attuali. Non sono per nulla scontati, per nulla distanti dal nostro modo di vivere e, ancora oggi, ci insegnano ad affrontre meglio il nostro futuro. La cultura del nostro tempo ci porta a percepire la vita come vuota. In un mondo in cui tutto è relativo, non ci sono punti fermi a cui aggrapparsi, non ci sono valori. Perchè senza Cristo nel cuore l’uomo è un naufrago su una zattera carica di incertezze in balia delle onde di un mare in tempesta. E’ fondamentale oggi leggere le parole di Gesù: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere…” (Mt 25,35-36). Quante persone soffrono la fame nel nostro tempo! Ma attenzione, non mi riferisco solo ad un bisogno materiale: L’uomo di oggi cerca Dio e non se ne accorge. Soffre una fame che non riesce a saziare. Ecco che riprendere in mano la Parola, viverla nel contesto attuale, come avviene in Cento giorni con Gesù, può essere d’aiuto. Perchè Cristo, il pane di vita, è per noi nutrimento oggi come lo era duemila anni fa.
Consco molte persone che sono tristi e stanche. Stanche proprio come lo ero io prima di incontrare davvero Gesù. Persone che hanno il cuore pesante e che si trascinano per sopravvivere, ma che non hanno una meta precisa. Persone che hanno fame e sete di Dio. A loro io propongo questo libro, che non si vuole sostituire al Vangelo, ma che vuole essere un aiuto per leggerlo più facilmente. Chi acquista “Cento giorni con Gesù” ha in mano uno strumento che con parole semplici e con un linguaggio franco e diretto pone domande, ma fornisce anche risposte utili a maturare nella fede.
Nato in una famiglia cattolica, pur non essendomi mai propriamente allontanato dalla fede, l’ho riscoperta in modo intenso in seguito ad un evento traumatico. Come spesso accade, non sempre il male viene per nuocere. Talvolta ci fa maturare. Così ho sperimentato quella che io chiamo la mia “conversione”: ho radicalmente modificato la mia vita, le mie abitudini, ed anche il lavoro, perchè: “Quando nella vita si incontra Gesù, non lo si può tenere per sè. Si viene travolti da una gioia incontenibile, da condividere con tutti. Così ho iniziato a scrivere”.
Cosa ne pensano i lettori:
Forte la copertina, l’impaginazione con la stesura e la suddivisione in giorni! Piccoli bocconi da gustare in comode porzioni, tanto da non fare indigestione e con quel giusto spazio che lascia il languore per desiderare di gustarne ancora …
e confesso che peccando di “gola” ne leggo anche più di uno alla volta! Preparati come piccole pietanze, con tanta attenzione e cura, armoniose negli ingredienti … un entrée con la Sua Parola che viene poi spezzettata e condita da sapori diversi fatte di parole di Alessandro e di altri illustri, pronta per essere gustata. Infine il dessert, che con la preghiera addolcisce il cuore. Perdonate la mia similitudine, ma era il modo più chiaro per esprimere l’effetto di queste pagine.
Recensione di @Paola Zugna
(Laura C., 2017-10-11)
Leggo un capitoletto ogni sera mi aiuta ad addormentarmi serena certa dell’abbraccio di Gesù. Mi aiuta durante la giornata a fare memoria della Sua presenza, le domande sono uno spunto prezioso un aiuto a ritornare sempre all’origine di Colui che mi fa!!
Cento giorni con Gesù, Come ritrovarsi “a tu per tu” con Gesù! (lettrice71, 2017-05-11)
Cento giorni con Gesù è proprio quello che il sottotitolo descrive: non il solito commento al Vangelo, ma qualcosa di completamente nuovo. L’autore prende spunto da ciascuno di questi 100 brani di Vangelo trasportandoli nella realtà quotidiana, spesso portando il lettore ad “entrare personalmente nella scena” e rivivere le esperienze narrate, come nel caso della parabola del Samaritano, in cui ci viene chiesto di immedesimarci nel viandante ferito. Un approccio molto ignaziano che porta il lettore a “leggere da dentro” il Vangelo, rispecchiandosi nei personaggi. Il tutto con un linguaggio estremamente chiaro, diretto, molto scorrevole, a tratti colloquiale. Le pagine di questo libro sono accoglienti, ci si sente a casa, anzi, ci si sente proprio immersi nei singoli passi di Vangelo, che non si percepisce come un qualcosa di stantio e lontano nel tempo, ma più che mai vivo ed attuale. Un bel libro. Da consigliare.
Il Vangelo letto con gli occhi di oggi. Domande per interrogarsi e… centinaia di risposte per riavvicinarsi alla fede. (Cliente Amazon il 30 aprile 2017)
A me è piaciuto veramente tanto. Gesù quando parlava alla gente lo faceva con parole semplici, spesso faceva esempi raccontando parabole, con lo stesso obiettivo questo libro presenta cento riflessioni. Una lettura del Vangelo ed un commento, ma non il solito commento, una risorsa per la nostra spiritualità, per aiutarci a guardare dentro, per farci avvicinare ogni giorno di più a nostro Signore. Al termine di ogni capitolo l’autore ci aiuta a riflettere e ci propone delle domande inerenti il capitolo appena letto, questo metodo con molta semplicità entra come un fulmine nel nostro cuore.
Consigliato a tutti, sia a chi crede, sia a chi è lontano ed ha molti dubbi da chiarire. Davvero molto bello!
Ottima guida spirituale! (Di Luciano Del Fico il 24 maggio 2017)
Gesù quando parlava alla gente lo faceva con parole semplici, spesso faceva esempi raccontando parabole, con lo stesso obiettivo nasce la novità editoriale dell’amico Alessandro Ginotta, con Cento giorni con Gesù. Bellissima poi è la conclusione del capitolo, una preghiera a Gesù scritta non a caso in grassetto, una richiesta personale a Gesù affinchè noi tutti possiamo ascoltare la Sua voce. Grazie Alessandro per questo testo che ho acquistato e recensito con vero piacere!
Lettura consigliatissima (Di Cliente Amazon il 11 luglio 2017)
Ho iniziato a leggere il libro di Alessandro Ginotta. Lo sto assumendo a piccole dosi per farlo mio un po’ di più. Lo trovo davvero poesia. Il divino che passa attraverso i sensi e le fragilità umane. Scritto poi con una fluidità che arriva senza nessuna fatica. Bello davvero 😍
Davvero, non è il solito commento al Vangelo! (Di Cliente Amazon il 16 maggio 2017)
Lo sto leggendo un poco alla volta e mi piace moltissimo!
Lo stile è fresco, scorre bene.
I commenti sono molto belli e offrono spunti di riflessione e preghiera. Lo consiglio!
Umiltà, e comunicativa sono insuperabili. (Di Laura Colombo il 9 maggio 2017)
Conosco bene Alex, le sue capacità, umiltà, e comunicativa sono insuperabili. Abbiamo parlato a lungo del suo libro ed è un ottimo modo di scrivere “Cento giorni con Gesù” che, nessuno mai immaginerebbe. Non è il solito libro che tutti si aspettano…leggetelo e ne resterete emozionati per la grande maestria di Alex Ginotta, ottimo scrittore e giornalista, oltre che, persona di modestia e disponibilità insuperabili. Sempre pronto a dare il meglio di se stesso a tutti. Grazie, Alex, Maestro di vita…continua così!
«Cento giorni con Gesù», una riflessione sui Vangeli. (Di Michele Gota il 31 maggio 2017)
Il contenuto è chiaro già nel titolo: cento (anzi 109, per la precisione) riflessioni su altrettanti brani evangelici. Alessandro Ginotta, autore del libro «Cento giorni con Gesù» (Tau Editrice), suggerisce di leggerne uno al giorno «prima di spegnere la luce la sera, prima di chiudere gli occhi ed addormentarci». L’aspetto più inconsueto, però, è il dialogo che Ginotta instaura con il lettore, coinvolgendolo in prima persona. In ogni capitolo-giorno alcune frasi sono evidenziate in neretto: sono, quasi sempre, quelle che si sarebbe portati a sottolineare, per interesse o promemoria. È lo stile apprezzato dai tanti frequentatori del suo blog www.labuonaparola.it, al quale – last but not least – merita dare un’occhiata. «Perché vivere bene si può, e con Gesù è meglio».
Un libro molto bello (Di Fiorentino Duonnolo 4 agosto 2017)
… da leggere con il cuore aperto a Gesù … sacre scritture e riflessione molto curate e profonde che inducono il lettore a meditare e immergersi nella storia del Risorto. Ogni sera è consigliabile un passo della lettura che indica consigli e buone parole💓
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In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore
Spesso i passaggi importanti della Bibbia e dei Vangeli avvengono sul monte: il luogo più elevato, lontano dal frastuono del mondo, il luogo più vicino a Dio. Il luogo dove lo stesso Dio si rivela e fa udire la sua voce. Pensiamo al monte Moira, dove l’Angelo fermò la mano di Abramo che stava per sacrificare il figlio Isacco (Gen 22,1-19). All’Oreb, dove Mosè (cfr. Es 19,1) ed Elia (1Re 19,11-13) incontrarono il Signore. Pensiamo all’episodio del Roveto Ardente (cfr. Es 3,1). I Dieci Comanadamenti (Es 34,1-35). E via via nel Nuovo Testamento: il Garizim della samaritana (Gv 4,20), il monte delle Tentazioni (Lc 4,1-13), il monte degli Ulivi (Lc 22,39-46), il monte delle Beatitudini (Mt 5,1-12), e qui il monte Tabor (Mt 13,31-35).
Su questo monte possiamo salire anche noi, ora, come i discepoli chiamati da Gesù. Nel silenzio e nella preghiera, con gli occhi della fede possiamo vedere il vero aspetto di Cristo: «Il suo volto brilla come il sole», le sue vesti sono «candide come la luce», splendenti, «bianchissime come la neve». Il bianco è il colore del mondo celeste (cf. Dn 7,9), del cielo aperto, e niente sulla terra gli si avvicina. Anche gli angeli (cf. Mc 16,5 e par.; Gv 20,12) sono vestiti di bianco. Luminosità straordinaria! Dal corpo di Gesù emana luce, l’energia della creazione, una parte di quell’amore così intenso da diventare incontenibile. Amore per noi, per le sue creature, talmente immenso, da fuoriuscire da Dio. Da illuminare il mondo intero.
E allora lasciamoci anche noi investire da questo candore rigenerante, laviamo i nostri peccati immergendoci in questa luce, purifichiamo il nostro cuore ed assorbiamo un po’ di questo amore. Diciamo anche noi, come balbettò Pietro davanti a tanto splendore: «Signore, è bello per noi essere qui!» (Mt 17,4).
Suvvia, prendiamo “un pezzetto di Gesù” nel nostro cuore e scendiamo dal monte. Sì, scendiamo perchè abbiamo un compito: andare «in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Senza Cristo nel cuore l’uomo è un naufrago su una zattera carica di incertezze in balia delle onde di un mare in tempesta. E noi, che lo abbiamo incontrato, abbiamo il dovere di portarlo a chi più è lontano. Perchè quando nella vita si incontra Gesù, non lo si può tenere per sè. Si viene travolti da una gioia incontenibile, da condividere con tutti.
#Santagiornata amici! La luce di Dio sfolgori nel vostro cuore!
L’immagine di oggi è “La Trasfigurzione sul monte Tabor”, affresco del pittore italiano Antonio Bellucci, 1722, chiesa di Saint Lawrence, Stanmore, Inghilterra
Alessandro Ginotta
(tratto da “Altri cento giorni con Gesù”, un libro che sta iniziando a prendere forma)
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Il Presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli, dott. Antonio Gianfico, partecipa al ritiro spirituale organizzato dal Consiglio Centrale di Napoli. Domenica 11 dicembre presso la Casa della Missione dei Padri Vincenziani.
“Intraprendemmo la visita dei poveri a domicilio: gli portammo del pane, dei soccorsi temporali di vario genere, e soprattutto dei buoni libri e buoni consigli”. Con queste parole il Beato Federico Ozanam ha sintetizzato l’operato della Società di San Vincenzo De Paoli in una lettera del 1845¹.
Oggi come allora il vincenziano è un po’ Marta ed un po’ Maria (cfr. Lc 10,38-42). Si reca al domicilio dei propri assistiti e porta loro il “pacco” con alimenti e generi di conforto, un aiuto per pagare le bollette o una parte dell’affitto, ma soprattutto offre sostegno e vicinanza ai bisognosi: li affianca nell’affrontare le difficoltà, condivide le loro sofferenze e li accompagna in un percorso di crescita personale finalizzato a rendere il povero indipendente e consapevole della possibilità di cambiare il proprio destino.
Per il vincenziano preghiera ed azione si rinforzano reciprocamente: una preghiera che non porta all’azione concreta verso il povero è incompleta; allo stesso modo il servizio senza preghiera non permette di scorgere Dio presente nel bisognoso.
Consapevoli di questo i volontari partecipano periodicamente a momenti di formazione spirituale che si integrano alla pratica quotidiana dell’azione caritativa.
In occasione del Santo Natale, l’Associazione Consiglio Centrale di Napoli, presieduta da Antonella Prestia, ha organizzato una giornata di spiritualità che si è tenuta domenica 11 dicembre 2016 dalle 09.00 alle 16.30 presso la Casa della Missione dei Padri Vincenziani in Via Vergini, 51. Al ritiro hanno partecipato anche il dott. Antonio Gianfico, Presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli e la dott.ssa Monica Galdo, membro della Giunta Esecutiva.
Alessandro Ginotta
Lettera al Presidente della Società di San Vincenzo de Paoli del Messico, Parigi, 19 settembre 1845
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