Tag: Vangelo di Luca

  • Magnificat. Uno sguardo tutto nuovo.

    Magnificat. Uno sguardo tutto nuovo.

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-56)

    In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
    Allora Maria disse:

    «L’anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
    D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
    e Santo è il suo nome;
    di generazione in generazione la sua misericordia
    per quelli che lo temono.

    Ha spiegato la potenza del suo braccio,
    ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni,
    ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato i ricchi a mani vuote.

    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva detto ai nostri padri,
    per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

    Parola del Signore

    Annunciazione Rupnik

    Oggi vorrei iniziare la riflessione contemplando la piccola immagine che abbiamo qui accanto: si tratta dell’Annunciazione, opera di padre Marko Ivan Rupnik SJ, l’artista gesuita autore, tra le altre cose, del logo del Giubileo della Divina Misericordia.

    E’ un’Annunciazione… insolita, che mi ha sempre colpito molto. L’originale si trova nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Parigi, io però ne ho sempre ammirata una copia, conservata nella parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola a Torino.

    Vedete l’Arcangelo Gabriele? Ha in mano un “rotolo” dove è scritta la Parola di Dio. I primi libri della Bibbia erano scritti proprio su rotoli di pergamena (o papiro). Anche Gesù, nella sinagoga di Nazaret, srotolò uno di questi testi: “Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto…” (Lc 4,17) e poi: “…Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette” (Lc 4,20).

    Osserviamo bene il rotolo raffigurato nel mosaico: è come se “si fondesse” con il grembo della Beatissima Vergine Maria. La Parola che si fa carne! In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Maria, quando si mise in viaggio per recarsi a casa della cugina Elisabetta, era molto giovane, probabilmente non sapeva neppure leggere o scrivere, eppure, la “Parola” che è dentro di Lei, fa scaturire dalle sue labbra uno dei cantici più belli che possiamo trovare nella Bibbia: “il Magnificat”.

    Non basterebbero cenitinaia di volumi per analizzare la poesia di questo bellissimo testo. Noi accontentiamoci di “gustarlo” e di gustarlo con gli occhi del cuore. E’ questo che vorrebbe la stessa Beatissima Vergine Maria. Assaporare la bellezza del cantico e lodare Dio! Il modo migliore per pregare questa sera.

    Guardiamo insieme Maria alzare le braccia e gli occhi al cielo: “L’anima mia magnifica il Signore“(v. 46). Non sono splendide queste parole? Non mi stancherei mai di leggerle e ripeterle: “L’anima mia magnifica il Signore”. Non c’è Maria, non ci sono io che prego, no, il mio “io” è scomparso, è rimasta la parte migliore di lei, di te che leggi, di me: “l’anima”, l’anima di Maria, pura e casta, che magnifica il Signore.

    Il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva. E qui Maria ci stupisce. Noi vorremmo sempre primeggiare (essere i più bravi, i più belli, i più simpatici…) non è così che ci vuole la società di oggi? Guardiamo soltanto all’apparenza, ci preoccupiamo dell’opinione che gli altri hanno di noi, corriamo dietro alla moda, vorremmo il successo ad ogni costo… Maria al contrario si abbassa! “Umile” deriva dal latino humus, terra… Ecco Maria che, a differenza di noi, non si affanna per dimostrarela sua bravura. Lei no. Maria si abbassa fino a terra, consapevole della piccolezza dell’uomo nei confronti di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). La serva del Signore. Umile.

    Ma se la “serva” è umile, Dio è grande, e fa grandi cose! Oh quanto grandi! Il Signore ha scelto questa umile ragazza di Nazareth per essere Madre del Figlio di Dio. Maria, Madre nostra. Per mezzo di Lei Dio si è fatto carne.

    Grandi cose. Grandi cose ha compiuto Dio in Maria, ma grandi cose ha compiuto Dio nel mondo: “ha rovesciato i potenti dai troni…” (v. 52). A Dio non piace vedere la superbia nel cuore dell’uomo, non è contento di vedere i soprusi dei potenti, il disprezzo dei ricchi per i più poveri. Ma Dio non “distrugge” i ricchi, i potenti, i superbi. Potrebbe! Ma non lo fa. Perchè ama anche loro, come ama ciascuno di noi. Li vuole soltanto convertire.

    Il Magnificat è  un canto di salvezza, non di distruzione. Dio confonde i superbi perché scendano dai loro troni e mettano la loro autorità a servizio degli umili. Il ricco torna a mani vuote perchè impari che i valori della vita non stanno nel denaro, ma negli affetti, nell’amore, nell’amicizia: “perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14).

    Cari amici, le domande che vi propongo (e mi propongo) oggi sono: Qual’è il mio atteggiamento davanti alla Parola di Dio? La interiorizzo, facendola vivere in me, come Maria, o lascio che mi scorra addosso e scivoli via? Mi sforzo di essere, almeno un po’, umile come Maria, oppure mi perdo dietro all’apparenza ed alle tentazioni? Come mi pongo di fronte alle ricchezze?

    Questa notte, Maria, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Custodiscili nel Tuo Cuore Immacolato, ascolta le loro preghiere e portale al Signore, affinchè tutti i desideri più puri e più umili possano venire esauditi! Che bella che sei Maria, prega per tutti noi!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Magnificat. Uno sguardo tutto nuovo.

    Il dipinto di oggi è “Madonna in Gloria”, opera del pittore italiano Carlo Dolci, 1670, olio su tela, 117×97 cm., Stanford Univeristy, Stanford (CA), Usa

    Alessandro Ginotta

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  • Stai cercando Dio? Questa “checklist” di Gesù ti potrebbe aiutare

    Stai cercando Dio? Questa “checklist” di Gesù ti potrebbe aiutare

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)

    In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Avviso ai cercatori di Dio: Gesù è esigente. Sì, Gesù è una sorgente inesauribile di grazie e di amore, incontrare Gesù è un’esperienza fantastica: Egli riversa su di noi l’abbraccio del Padre,  soffre con noi, ci guarisce e ci consola. Ma talvolta Gesù è esigente, e allora, se desideriamo davvero provare la pienezza del suo amore, se vogliamo davvero che il nostro cuore palpiti all’unisono con il suo… dobbiamo seguire la sua ricetta.

    Avete presente cos’è una checklist? Una di quelle tabelle con l’elenco di tutte le verifiche che i piloti devono effettuare per decollare in tutta sicurezza: Porte? Chiuse. Cinture? Allacciate. Luci? Accese. Carburante? Serbatoi pieni…

    Questo brano del Vangelo di Luca lo possiamo leggere un po’ come una checklist:

    Beni materiali? “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (v. 33) eh no… “Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona” (Lc 16,13). Se non rinunciamo all’avidità, alla brama di possedere sopra ogni cosa… non possiamo seguire Gesù. Egli ce lo dice chiaramente: il tesoro non è in cassaforte… o nelle nostre tasche… no! “fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12,33-34). Il vero tesoro è nei cieli. Il vero tesoro è nel nostro cuore. Se il nostro cuore è occupato dal denaro… non c’è posto per Gesù.

    Siamo abbastanza forti? Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?” (v. 31). Seguire davvero Gesù, per le strade, tra gli ultimi, in mezzo agli scartati…  non è sempre facile. Gesù è dono totale. Egli ha dato tutto per noi, perfino la sua stessa vita: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 12-13). Avvicinarci a Gesù può richiedere forze ed energie molto grandi. Ci sentiamo pronti? Se non lo siamo… possiamo ricorrere alla preghiera! “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?” (v. 28) Pregando, ma pregando veramente, con il cuore e tutti noi stessi, otterremo da Gesù la forza che ci serve per poterlo seguire.

    Sappiamo accettare la nostra croce? Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (v. 27) Prendere la propria croce e portarne il peso. Accettandola, come ha fatto Gesù. Con coraggio. Con mitezza. Non è affatto facile, ma è una delle richieste di Gesù: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). Perchè il cristiano non ricerca la sofferenza per se stessa, ma l’amore: “E la croce accolta diviene il segno dell’amore e del dono totale. Portarla dietro a Cristo vuol dire unirsi a Lui nell’offrire la prova massima dell’amore” (San Giovanni Paolo II, Messaggio per la XVI GMG).

    Avete notato? Ho scelto di leggere l’elenco al contrario, perchè così i primi punti sono più facili. Man mano che proseguiamo ci rendiamo conto di una cosa: da soli non ce la possiamo fare. Se uno di noi si illudesse di poter seguire i passi di Cristo, contando soltanto sulle proprie forze, ahimè… sbaglierebbe (e di grosso). “Mentre conducevano via Gesù, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù” (Lc 23,26). Simone di Cirene aiutò Gesù a portare il peso della croce. Qui… nella nostra personale Via Crucis, durante la salita al Calvario che è la nostra vita quotidiana, noi possiamo contare sull’aiuto di Gesù: Egli è il nostro Cireneo! Di nuovo la preghiera, di nuovo Gesù ci viene in aiuto.

    Infine il punto più difficile:

    Sappiamo rinunciare anche ai nostri affetti? Per seguire Gesù dobbiamo essere pronti a rinunciare a tutto. Ma attenzione! Questo non vuol dire che non ci dobbiamo amare gli uni gli altri! Oh no! Gesù “mette solo in ordine i nostri sentimenti”. Ricordate il comandamento dell’amore? Allora i farisei […] si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti»” (Mt 22,33-40). Prima amare Dio, al di sopra di ogni altra cosa; poi amare il prossimo, come noi stessi. Ecco la ricetta di Gesù!

    Amici, se siamo arrivati in fondo a questa checklist… allora siamo pronti a metterci in cammino. Ma non dimentichiamo la bussola della preghiera! Perchè il suo ago punta sempre in direzione di Cristo e, nelle tenebre e nelle difficoltà della vita, sarà il nostro faro e ci guiderà dritti alla meta!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Nel mio cuore, c’è davvero il desiderio di stare con Gesù e di seguirlo? Gesù è al primo posto nella mia vita? O forse ci sono altri affanni che mi distolgono dal suo amore? E ancora: Gesù mi chiede di lasciare tutto. Cosa è più difficile, per me, lasciare indietro?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Aiutali nel loro cammino, sostieni la loro Croce, così come il Cireneo Ti aiutò a portare la Tua.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Stai cercando Dio? Questa
    Il dipinto di oggi è “Il Battesimo di Cristo”, del pittore italiano Paolo Veronese, 1580 circa, olio su tela, 104×83 cm, The J. Paul Getty Museum, Los Angeles

    Alessandro Ginotta

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  • Tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio

    Tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)

    In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
    Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Eccolo l’inferno, sta proprio lì: a due passi dalla porta del Paradiso. E… siamo proprio noi ad auto-condannarci a restare fuori dalla casa di Dio…

    Ricordate il passo del ricco epulone? Egli “indossava vestiti di porpora e di lino finissimo” (Lc 16,19), mentre il povero Lazzarostava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco” (Lc 16,20-21). Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto: “Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma»” (Lc 16,23-24).

    Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi” (Lc 16,25-26).

    Un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi. Ma si vedono. Il Vangelo ci dice che le anime condannate agli inferi vedono quelle dei beati in Paradiso. E questo le fa soffrire. Perchè loro hanno rinunciato a Dio, loro non lo hanno accolto, non hanno ascoltato e messo in pratica la sua Parola. Solo “io” e niente Dio. Ed ora soffrono: “Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori” (v. 28).

    Passare per la porta stretta, però non è facile. Anche per noi, come per il ricco epulone, è troppo comodo fare finta di nulla mentre il povero Lazzaro muore di fame e di stenti. E’ facile “perdersi” per le vie del mondo, cullati tra l’ozio ed i vizi che alimentano l’egoismo e ci fanno dimenticare la condivisione e l’amore. E’ semplice alzare muri di indifferenza che nascondono alla nostra vista i bisognosi con la loro mano tesa.

    Eccolo qui! Vedete amici?! Siamo proprio noi a costruire, a poco a poco, e con le nostre stesse mani, il muro dell’inferno! Mescolando il fango del peccato alla paglia dell’invidia, i sassi dell’odio con la sabbia dell’indifferenza, mattone dopo mattone, errore dopo errore, abbiamo eretto questa parete che ci separa dal Signore: il muro. L’inferno. La lontananza da Dio. La “barriera” che non ci permette di essere avvolti dall’abbraccio del suo amore!

    Dio però è un Padre buono e Misericordioso, “lento all’ira e grande nell’amore” (Salmo 145,8). Fino all’ultimo anelito di vita, e forse perfino qualche istante dopo, ci è concesso di pentirci, di riavvicinarci a Lui; qualsiasi sia il nostro peccato possiamo sempre confidare nel suo amore, e contare sul suo perdono. Finchè non saremo sottoposti al Giudizio, potremo correggere il nostro comportamento e cambiare il nostro destino. Potremo così, con l’aiuto di Gesù, abbattere quel muro che ci separa da Dio e dai nostri fratelli, e partecipare alla pienezza della gioia in Paradiso. E’ proprio questo l’impegno che ci è richiesto: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. (v. 24).

    Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri” (Mt 25,31-32). Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,34-35). Queste sono le opere in grado di sfondare il muro! Questa è la forza dell’amore che spalanca la porta, anche la più stretta! Questo è il nostro viatico per il Paradiso!

    Eppure c’è qualcuno che si ostina a voler restare fuori dalla Casa del Padre: “quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16,26). Quest’uomo, come il ricco epulone, crede forse di poter acquistare il Paradiso con il proprio denaro… in realtà con il proprio egoismo condanna sè stesso all’inferno: “Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!»” (vv. 24-25).

    Noi non vogliamo restare fuori, vero cara lettrice? Vero caro lettore? Non desideriamo certo trovarci a bussare, troppo tardi, ad una porta che rimarrà chiusa… quando a chiuderla sarà stato proprio il nostro orgoglio; quando a serrarla sarà stata proprio la nostra cupidigia.

    E allora alziamoci e andiamo! Orsù! Cambiamo rotta finchè siamo in tempo! Abbattiamo questo muro che abbiamo eretto noi stessi. Riavviciniamoci al Padre, corriamo incontro a Gesù che ci attende, con le braccia aperte, per stringerci in un caloroso abbraccio di perdono, di misericordia e di amore. E ricordiamo che, come diceva Sant’Agostino: “tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio”.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂 Dio vi benedica e vi protegga da ogni male, non permetta che vi chiudiate dietro muri di odio e di peccato, ma vi conceda di essere sempre aperti al suo perdono ed al suo amore.

    Sai che sei ancora in tempo per abbattere il muro ed uscire dall'inferno?
    L’immagine di oggi è “Il Giudizio Universale”, affresco di Michelangelo Buonarroti, 1536-1541, 1370×1200 cm, Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano.

    Alessandro Ginotta

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  • Cerchi Gesù? Allora… prova laggiù in fondo… no… più in là…

    Cerchi Gesù? Allora… prova laggiù in fondo… no… più in là…

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)

    Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
    Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
    Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Cerchi Gesù? Allora non guardare vicino al padrone di casa… ma laggiù in fondo… tra gli ultimi. Lo vedi vicino a quell’anziano tutto intirizzito nel mantello?

    Eccolo il posto di Gesù: l’ultimo. In fondo alla fila. E’ il posto di chi ama di più e lascia lo spazio per gli altri. E’ il punto più vicino alla porta che è uscita… ma è anche ingresso… è più vicino alla strada. Da laggiù potrà invitare altri ad entrare e sedersi al riparo, perchè: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire” (Mc 10,45).

    A chi si mette in fondo, a chi avrà lasciato la propria seggiola per fare accomodare altri, l’ospite dirà: “Amico, vieni più avanti!” (v. 10). Amico.  Fuor di parabola potremmo dire che quest’uomo sarà chiamato “amico” anche da Dio.

    In questo mondo dove tutti noi guardiamo più all’apparire che all’essere; in questa società dove non conta vivere, ma solo vincere; dove non importa partecipare, ma solo primeggiare… in questa realtà in cui l’uomo, in preda al più folle delirio narcisistico, vorrebbe sostituire all’immagine di Dio l’idolatria di sè… (solo “io” e niente Dio)… arriva Gesù e ci spiazza completamente: il posto migliore – ci dice – non è quello “d’onore”, ma è l’ultimo, il più distante da tutti riflettori: Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (v. 11).

    E non dimenticare: Gesù è tra gli ultimi, con gli ultimi, per gli ultimi! Se la prossima volta a cena inviterai un povero… allora anche Gesù potrebbe venire a  casa tua, perchè: “quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” (v. 14).

    Accusato, torturato, vilipeso, crocifisso, Gesù ha accettato con umiltà la condanna più atroce. Con un estremo atto d’amore Cristo ha donato la propria vita per noi. L’ “ultimo posto” di Gesù ci ha spalancato le porte della Vita Eterna. O Gesù, rendici umili! Rendici capaci di riconoscere, ammettere e confessare i nostri peccati, purifica i nostri cuori dall’orgoglio, dalla superbia, dalla vanagloria… fai spazio per Te, per la Tua Parola, per l’amore!

    Sant’Agostino scrisse: “Ogni fortezza trovasi nell’umiltà, mentre ogni superbia è fragile“. Sì, è fragile la superbia, ce lo ricorda anche San Paolo: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3). Termino proprio con questi versi dell’Apostolo delle genti:

    Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
    egli, pur essendo nella condizione di Dio,
    non ritenne un privilegio
    l’essere come Dio,
    ma svuotò se stesso
    assumendo una condizione di servo,
    diventando simile agli uomini” (Fil 2, 5-7).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come sta il mio orgoglio? Cerco sempre di mettermi in mostra, di richiamare l’attenzione, oppure porto avanti con umiltà il mio compito? E… quando sono io ad offrire “un banchetto” cerco sempre di circondarmi di amici e persone influenti, oppure… accolgo l’invito di Gesù e chiamo con me poveri, storpi, zoppi e ciechi?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che loro sappiano sempre essere umili e buoni di cuore. Riserva, Ti prego, per noi un posticino nel Regno dei Cieli. Accoglici tutti quando sarà l’ora!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Sei capace a fare festa con Gesù? Ecco due consigli per te...
    Il dipinto di oggi è “Cristo lava i piedi ai discepoli”, del pittore italiano Paolo Veronese, 1580 circa, olio su tela, 139×283 cm, Galleria nazionale di Praga

    Alessandro Ginotta

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  • Ma… questo samaritano non è forse Gesù?

    Ma… questo samaritano non è forse Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,25-37)

    In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?».

    Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”.

    Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

    Parola del Signore

    “La teoria è quando si sa tutto e niente funziona” è una delle frasi attribuite al celebre scienziato Albert Einstein. Ed è proprio così: spesso la teoria è più facile della pratica… 

    Questo dottore della Legge è un esperto in Scritture. Probabilmente ne conosceva a memoria tutti i versetti… dall’alto (o basso?) della sua conoscenza teorica pretende di mettere alla prova Gesù con una domanda: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (v. 25). Vorrebbe metterlo in difficoltà… crede di saperne più di Lui.

    E noi? Qualche volta forse non pretendiamo anche noi di correggere le decisioni di Dio suggerendogli nella preghiera quello che pensiamo sia meglio per noi?

    Nella “pratica” questo samaritano, che “vide e ne ebbe compassione” (v. 33) ha saputo interpretare il volere di Dio meglio del sacerdote e del levita che “videro e passarono oltre” (cfr. vv. 31-32).

    Al tempo di Gesù c’era molta ostilità tra giudei e samaritani, al punto che questi ultimi erano accusati di essere scismatici ed addirittura venivano considerati pagani ed impuri. Eppure… per spiegarci “chi è il nostro prossimo” (cfr. v. 29) Gesù si è servito proprio di unsenza Dio“…

    strada per Gerico
    Un tratto della strada che da Gerusalemme conduce a Gerico

    Cara amica, caro amico… vorresti fare con me un esperimento? Puoi provare ad immedesimarti nel viandante ferito? Solo un istante, non temere, sii forte… è importante:

    Eccoti, stai camminando sulla strada che porta da Gerusalemme a Gerico. La strada è tutta a curve, ed è molto polverosa. Un’interminabile discesa che si snoda le due città e colma un dislivello di oltre 1000 metri. Dietro ad una svolta sono nascosti alcuni malintenzionati. Hanno un coltello. Si avvicinano! Che fare?! Ti circondano e ti minacciano. Paura! Vogliono la borsa con il denaro, la bisaccia con i viveri. Tutto. Anche il mantello di lana. Cerchi di resistere, di nascondere almeno quelle quattro monete che hai in tasca, invece ti strappano anche quelle.

    Ora sei sul ciglio della strada. Hai perso i sensi per qualche minuto. Le ferite ed i lividi ti fanno male e non riesci a rialzarti. Arriva qualcuno! Meno male! Allunghi una mano e chiedi aiuto. Ma che fa? Non si ferma!? “Aiuto signore, la prego!”. Nulla. Non si è fermato. Svieni di nuovo. Troppo caldo. Troppo dolore.

    Altri passi! “Chi è?” un secondo passante. Questo si fermerà di certo! “Mi aiuti, la prego!”. Nulla… anche questo passa senza fermarsi. Non ha neppure rallentato… La gola ti brucia per la polvere. E’ difficile anche solo respirare.

    Infine arriva un terzo viandante. Ma… guarda che abiti, è uno straniero. Non si fermerà neppure lui… Ma no! Si avvicina! “Grazie, grazie signore! Non so come ringraziarla!”.

    Eccolo: si prende cura di te, non sei più solo! Egli ti salva, mette tutto quello che ha con sè a tua disposizione: il vino per disinfettare le tue ferite, l’olio per lenire la tua pelle (cfr. v. 34). Alcune bende per medicarti.

    Fin qui… cari amici, probabilmente anche noi ci saremmo fermati a soccorrere un ferito lungo la strada… ma il samaritano fa di più, non si limita a “tamponare” le ferite. Fatte le fasciature ti solleva, ti prende sulle sue spalle e ti trasporta all’albergo, dove potrai riposare e guarire completamente. Paga per te il conto all’albergatore e promette altri soldi perchè anche lui ti assista. 

    Bene. Ora mi chiederai: “perchè mi hai fatto soffrire nei panni del viaggiatore aggredito?”. Io spero di non averti causato troppo dolore, ma vorrei ancora chiederti una cosa:

    Quale sensazione hai provato quando il samaritano si è fermato ad aiutarti? Gratitudine, suppongo. Molto sollievo, credo. Forse un po’ di stupore. Ebbene: proprio il samaritano, il “senza Dio”, lo straniero, è quello che ci è stato più vicino.

    Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?” (v. 36) chiede Gesù. “Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così»” (v. 37).

    Qualche volta, cari amici, l’aiuto arriva da dove meno ce lo aspettiamo.

    Questo buon samaritano non assomiglia un po’ a Gesù? Egli ha avuto compassione (cfr. v. 33 e Mt 20,34) di noi; ci ha unti con l’olio, segno del perdono che sana le nostre ferite (cfr. v. 34 e Isaia 1,6); le ha medicate con il vino (cfr. v. 34 e Mt 26,27; Romani 5,9); ci ha caricati sulle sue spalle portando le nostre infermità (cfr. v. 34 e Isaia 53:4-6); si è preso cura di noi (cfr. v. 34 e Gv 17,9); infine ci ha condotti al sicuro all’albergo, alla Chiesa perchè ci accolga (cfr. v. 34 e Gv 21,17); e infine ci ha promesso il suo ritorno (cfr. v. 34 e Mt 25,31).

    E’ proprio Gesù questo samaritano! Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36). Se Gesù si traveste da “samaritano”, quindi da straniero… meditiamo, amici, prima di scacciarlo; perchè potrebbe essere proprio uno straniero colui che ci salverà la vita nel momento del bisogno.

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Soccorrili! Sana le loro ferite con l’olio della consolazione, con il vino della salvezza! Custodiscili sempre nel tuo albergo!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Ma... questo samaritano non è forse proprio Gesù?
    Il dipinto di oggi è “Il Buon Samaritano” opera del pittore olandese noto come “Maestro del Buon Samaritano”, 1537, olio su pannello di legno, 73 x 85 cm., Centraal Museum di Utrecht. Olanda

    Alessandro Ginotta

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  • E’ meglio la cassaforte del demonio, o un tesoro nei cieli?

    E’ meglio la cassaforte del demonio, o un tesoro nei cieli?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-13)

    IIn quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
    «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
    Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
    Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Eh sì… corruzioni e tangenti… accompagnano l’uomo da sempre. La parabola che ci viene presentata dal Vangelo di questa domenica è piuttosto complessa e, per certi versi, sconcertante: ma come? Gesù loda l’amministratore disonesto? Dobbiamo scendere in profondità per capire bene il significato di questo passo.

    Il protagonista della parabola è un amministratore. La sua figura è molto simile a quella del mezzadro. Probabilmente non aveva uno stipendio fisso, ma tratteneva per sè “legalmente” (come si usava in quel tempo) una provvigione sugli affari del suo padrone.

    La cupidigia però  sempre in agguato e, oggi come allora, dove c’è molto denaro, c’è il rischio di cadere in tentazione: “il diavolo prende sempre questa strada di tentazioni: la ricchezza, per sentirti sufficiente; la vanità, per sentirti importante; e, alla fine, l’orgoglio, la superbia: è proprio il suo linguaggio la superbia” (Papa Francesco, omelia del mattino a Casa Santa Marta, 20/09/2013).

    Così, con il passare del tempo, questo amministratore decise di trattenere per sè più di quanto non gli fosse dovuto… finchè il padrone non lo scoprì e minacciò di togliergli l’incarico. Qui incontriamo il passaggio più “difficile”: “Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?» . Quello rispose: «Cento barili d’olio» . Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta» . Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?» . Rispose:  «Cento misure di grano» . Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta».(vv. 5-7).

    Non sappiamo se “ci mise del suo”… rinunciando alla sua provvigione, oppure se truffò ancora una volta il padrone facendo questi grossi sconti ai vari debitori. Ma… una cosa è certa: fu molto astuto! Temendo di venire cacciato dal padrone, tentò di accaparrarsi la benevolenza dei debitori, sperando che uno di essi lo avrebbe poi accolto. Ed è proprio questa “astuzia” che il padrone ammira. Non certo la disonestà: “Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza” (v. 8). L’amministratore… corrotto era e corrotto rimase, a maggior ragione dopo avere architettato e messo in pratica questo macchinoso piano.

    Eh, sì… il demonio è “furbo: I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (v. 8). Ma attenzione, perchè la ricchezza disonesta alla fine, “non paga”.  Perché ricordate bene: “il diavolo è un cattivo pagatore, non paga mai bene! Sempre ti truffa, è un truffatore! Ti fa vedere le cose truccate, e tu credi che quella cosa sia buona, che ti dia la pace, vai di là e alla fine non trovi non trovi la felicità. Cercare sempre la pace di Gesù: questa è una sfida, una sfida che ho avuto io e che avete tutti voi. E qual è il segno della pace di Gesù? Come so che questa pace la dà Gesù? Il – circo – , ti fa felice un attimo, ma mai ti dà quella gioia. Quella gioia può darla soltanto Gesù dandoti lo Spirito Santo. E la sfida di tutti noi – anche la mia – è cercare sempre la pace di Gesù; anche nei brutti momenti, ma la pace di Gesù. E saperla distinguere da quell’altra pace truccata, che alla fine è una truffa: finisci male e non ti pagano bene. E Gesù è un buon pagatore, paga bene: paga molto bene!” (Papa Francesco,  discorso al Movimento Eucaristico Giovanile, 7 agosto 2015).

    La ricchezza, quella vera, non è il denaro, ma il tesoro che ci costruiamo nei cieli: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12,33-34). E’ questo il vero significato della parabola: la ricchezza materiale non ha valore… deperisce, in un attimo la possiamo perdere, possiamo venire derubati o truffati, e soprattutto non ci compra la salvezza… anzi… è più probabile che ci trascini alla perdizione, appesantiti dall’orgoglio, dalla vanità, dall’avarizia, dalla cupidigia…

    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro” (v. 13). Quando nel nostro cuore la brama di ricchezza ruba lo spazio a Dio… la nostra anima inaridisce, il nostro spirito avvizzisce e noi perdiamo la possibilità di dissetarci a quella fonte di acqua viva che zampilla eternità e Paradiso. Dobbiamo scegliere se essere figli del mondo, o figli della luceperchè: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (v. 13). No. Non possiamo servire due padroni.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi sento io: “padrone” della mia ricchezza, o solo “amministratore” dei beni che ci ha temporaneamente affidato Dio? La mia felicità dipende dal denaro, o forse dalla gioia dell’amicizia, della fratellanza, della condivisione?  E ancora: Quanto spazio c’è davvero per Dio, nel mio cuore?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco. Fa’ che tutti comprendano che i beni materiali sono un Tuo dono, e che noi siamo tenuti ad utilizzarli per il bene comune, nostro e dei nostri fratelli; non per accumularli nella cassaforte del demonio; e che… il vero tesoro si costruisce nei cieli!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    E' meglio la cassaforte del demonio, o un tesoro nei cieli?
    Il dipinto di oggi è: “La moneta del tributo” del pittore statunitense John Singleton Copley, 1782, olio su tela, 128.27 x 153.67 cm, Royal Academy of Arts, Londra

    Alessandro Ginotta

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  • L’ufficio “oggetti smarriti di Gesù” nel Vangelo di domenica 11 settembre

    L’ufficio “oggetti smarriti di Gesù” nel Vangelo di domenica 11 settembre

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15, 1-32)

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Lost and found. L’ufficio oggetti smarriti di Gesù: chissà quante volte, nella vita, ci sarà capitato di perdere qualcosa a cui teniamo molto. Non è forse vero che in quel momento non pensiamo ad altro se non a cercare l’oggetto scomparso? Mettiamo sotto sopra tutta la casa, spostiamo divani e poltrone, esploriamo cassetti e ripostigli… e quale gioia quando lo recuperiamo!

    Ecco, anche per Dio è così: oh, Lui non “perde” nulla, certo che no… ma qualche volta a “perderci” siamo noi, perchè ci allontaniamo troppo dalla sua Parola, perchè non la mettiamo in pratica, o perchè, come fece il “figliol prodigo” (cfr. Lc 15,11-32), decidiamo di “prenderci una vacanza” dal Vangelo e… magari vivere un po’ la nostra vita materiale, finchè essa non divora tutte le nostre sostanze e si mostra quale essa davvero è quando viene vissuta “senza Dio”: gretta, vuota, priva di significato, arida ed ingrata.

    Ma Dio, proprio come il padre buono della parabola, scruta l’orizzonte ed appena ci vede imboccare il suo sentiero esce di casa e ci corre incontro, allarga le braccia e ci stringe forte forte: “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15,20). Noi iniziamo a chiedergli perdono e Lui… non ci lascia neppure finire di parlare, ci riaccoglie, ci riveste, ci mette l’anello al dito, i calzari ai piedi scalzi, e prepara un gran banchetto: “Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,23-24).

    Vedete? L’amore di Dio è più forte del nostro peccato; è luce che va oltre le tenebre; è bene che vince anche il peggiore dei mali e lo cancella; è musica celestiale che avvolge, accarezza e consola; è tenerezza che accoglie e perdona; è grazia che si irradia sul nostro cuore stanco e lo rinfranca, lo apre, lo spalanca all’amore verso gli altri. Ecco: quando nel nostro cuore lasciamo spazio all’amore di Dio, anche noi diventiamo più simili a Lui.

    Sì, perchè l’uomo è stato creato ad “immagine e somiglianza di Dio” (cfr. Genesi 1,26-27) ed è quel riflesso di Dio che c’è in ciascuno di noi che ci permette di sperare, sperare che il male non vinca, sperare che l’uomo si ravveda:

    “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna,  gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Salmo 8, 4-10).

    Ebbene, questo Dio al quale noi assomigliamo, un po’ (lo scrivo con tutta umiltà) ci assomiglia… ed ecco che come la donna che ritrova la moneta: “chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto»” (v. 9) così “vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (v. 10). Dio è felice quando un peccatore si converte. Dio è contento quando ci riavviciniamo a Lui. Vogliamo rendere lieto Dio? Convertiamoci e chiediamogli perdono!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Com’è il mio rapporto con Dio? Lo sento vicino nel mio cuore, come un padre amorevole, oppure lo percepisco come un giudice severo? Sono pronto a “restituire” l’amore che Dio riversa nel mio cuore, donandolo a mia volta al mio prossimo?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco. Fa’, ti prego, che i semi d’amore che Tu poni nei nostri cuori possano germogliare e crescere rigogliosi. Accoglici fra le Tue braccia e stringici forte! Ti vogliamo bene Gesù!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    L'ufficio
    L’affresco ritrae Gesù nell’atto di salvare Adamo ed Eva dagli inferi, affresco dell’”Anastasis”, XIV secolo, chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul

    Alessandro Ginotta

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  • Se non riesci a capire perchè stai soffrendo, questo ti potrebbe aiutare…

    Se non riesci a capire perchè stai soffrendo, questo ti potrebbe aiutare…

     + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,1-13)

    Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
    “Padre,
    sia santificato il tuo Nome,
    venga il tuo Regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdona a noi i nostri peccati,
    anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
    e non abbandonarci alla tentazione”».
    Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

    Parola del Signore

    Sant’Agostino scriveva: “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rendere i figli degli uomini figli di Dio” (Dolbeau 6, 23/B). Ed ecco che Gesù ci insegna a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno” (v. 2). Il desiderio di Gesù è quello di farci sentire Dio più vicino: “Padre Nostro” che bello! Non ci dà forse un senso di sicurezza? Non ci fa forse sentire davvero di essere amati?

    Fate così – ci dice Gesù, mentre ci prende per mano – rivolgetevi con fiducia al Padre, che vi vuole bene. Apritegli il vostro cuore, esponetegli le vostre difficoltà, parlategli delle vostre paure e Lui, come un buon Padre, vi abbraccerà e vi dirà: non temere. Lo so“. Sì, “lo so”, perché “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Mt 6,8). Si, “lo so”, perché, come dice il Salmo 139: “Signore, tu mi scruti e mi conosci“. Non servono tante parole. Un solo desiderio sincero, espresso con il cuore, vale più di mille preghiere!

    Papa Francesco, in una delle sue omelie del mattino, a Casa Santa Marta, ha detto che: “pregare è come parlare con un amico” (giovedì 3 aprile 2014). Io trovo che sia molto bello questo messaggio: ci fa sentire ancora più vicini a Dio, ci permette di parlare con coraggio e schiettezza, ad aprire ancora di più il nostro cuore.

    Ma perchè la mia preghiera non viene esaudita?

    Qualche volta ci capita di pregare, pregare e pregare… chiedere più volte le stesse cose, senza ricevere risposta. Cosa succede? Forse Dio non ci ascolta? No, amici miei, Dio ascolta sempre e… ci esaudisce sempre. Magari non nel tempo che vorremmo noi, magari non nel modo in cui vorremmo noi (quante volte pretendiamo di insegnare perfino a Dio come comportarsi?). Lui vede tutto. Lui sa tutto. E sa anche cosa è meglio per noi.

    Molto spesso la malattia, una brutta notizia, un problema magari sul lavoro o in famiglia, vengono da noi interpretati come “castighi” divini. Ma non è così. Dio ci fa crescere anche in questo modo.

    Amici, quando ci capiterà di non capire il perchè di una sofferenza, ci farà bene guardare il Crocifisso. Contemplarlo. Pregare così, silenziosamente. Guardando il Figlio di Dio sulla Croce ricorderemo che Gesù ha sopportato dolori infiniti per noi, che è stato colpito da centinaia di frustate, che è stato inchiodato a quella Croce, coronato di spine, trafitto da una lancia… Ebbene, proprio quel Gesù oggi dalla Croce guarda noi che guardiamo Lui, guarda noi che soffriamo e ci invita a comprendere il mistero della Croce. Capire che dalla sofferenza può nascere la redenzione, la trasformazione, la Risurrezione.

    La Risurrezione di Gesù è avvenuta proprio nel momento più buio della storia dell’uomo, quando tutto sembrava perduto, quando non pareva più esserci via d’uscita. Lì è intervenuto Dio, e lo ha fatto con la luce sfolgorante della Risurrezione.

    Anche noi risorgeremo. Perché Dio ci ama, ed interverrà anche per noi nel momento del bisogno. Dobbiamo avere fiducia in questo. Dobbiamo ricordarlo sempre! Dio ci ama: “Se vostro figlio vi chiede un pesce, voi gli dareste un serpente? Oppure se vi chiede un uovo, voi gli dareste uno scorpione? Dunque, voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli. A maggior ragione il Padre, che è in cielo, darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (vv. 11-13).

    Gesù ci insegna che la preghiera deve essere anche “insistente” non dobbiamo temere di sembrare importuni. Non dobbiamo avere paura di bussare alla porta di Dio, anche a mezzanotte: “Perciò io vi dico: Chiedete e riceverete! Cercate e troverete! Bussate e la porta vi sarà aperta” (v. 9). Perché, chiunque chiede riceve; chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto. Sì, Dio ci vuole bene e, nel momento del bisogno, statene certi, ci farà sentire tutto il suo amore! Ci abbraccerà, ci consolerà, medicherà le nostre ferite e rinnoverà il nostro cuore.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Ho fiducia in Dio: quando prego nel cuore ho il dubbio, oppure la certezza che il Padre ascolterà la mia preghiera? Se la mia preghiera non viene esaudita subito, mi “offendo” e faccio “i capricci” oppure persevero con fermezza, come ci suggerisce Gesù? E ancora: quando mi sento stanco e sfiduciato, riesco a trovare conforto fissando Gesù sulla Croce?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Esaudisci le loro preghiere, confortali nel momento del dolore, cingili con il Tuo braccio e fa’ sentire loro tutto il Tuo amore.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Il dipinto di oggi è “La preghiera nell'Orto degli Ulivi”, del pittore italiano Giandomenico Tiepolo, 1772, olio su tela, 125x142 cm, Museo del Prado, Madrid
    Il dipinto di oggi è “La preghiera nell’Orto degli Ulivi”, del pittore italiano Giandomenico Tiepolo, 1772, olio su tela, 125×142 cm, Museo del Prado, Madrid

    Alessandro Ginotta

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  • Questa sera Gesù si fermerà a casa tua (sì, proprio da te!) cosa gli dirai?

    Questa sera Gesù si fermerà a casa tua (sì, proprio da te!) cosa gli dirai?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,38-42)

    In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose” (v. 41). Io leggerò questo versetto sostituendo il mio nome a quello di Marta, volete provare a farlo anche voi? Cara lettrice, caro lettore, “tu ti affanni e ti agiti per molte cose.

    E’ così, siamo presi da mille problemi, alcuni molto seri, come il lavoro che non c’è, il mutuo da pagare, la salute dei nostri cari… altre volte ci sentiamo “stressati” dal sovrapporsi di impegni meno gravi, ma non per questo meno pressanti, come la piscina, la palestra, l’appuntamento dall’estetista, le lezioni di danza… “Marta invece era distolta per i molti servizi” (v. 40).

    La cura del nostro corpo… ammettiamolo…. talvolta finisce a discapito della nostra anima, perchè questi mille impegni non ci permettono di dedicare il giusto tempo alla preghiera, alla lettura ed alla meditazione della Parola di Dio.

    Che fortuna hanno Marta e Maria! Gesù, il Figlio di Dio, nella loro casa. Tutto per loro! Quale grazia! Eppure… anche quando Gesù è così vicino, è proprio il caso di dire “a portata di mano”, Marta si lascia distrarre dai suoi affanni e non riesce a gustarsi il momento, non riesce a cogliere l’opportunità di avere il Maestro nella propria casa. Chissà quante domande ciascuno di noi vorrebbe porgere a Gesù se lo potesse ospitare a casa propria una sera!

    Oh, Gesù! Quante grazie da chiedere, dubbi da esporre, lodi da elevare, ma chi si farebbe scappare una simile occasione?

    Eppure, cari amici, noi ce la facciamo sfuggire quasi ogni giorno… “ma quando? – mi chiederete voi – quando Gesù è venuto a visitarci a casa nostra?”. Gesù è sempre con noi: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Sì, Gesù è con noi, nel nostro cuore. In ogni momento possiamo chiudere gli occhi e parlargli nella preghiera. Possiamo leggere le sue risposte nel Vangelo, ascoltare la sua Parola sempre Viva: “La Parola di Dio è viva” (Ebrei 4,12).

    Che fortuna abbiamo! Eppure… anche noi, come Marta, troppo spesso ci facciamo sfuggire questa occasione. Così continuiamo a porci domande che restano senza risposta. La nostra anima continua a gemere silenziosa. Il nostro spirito soffre nella solitudine mentre noi cerchiamo di “stordirci” in mille impegni per… non sentire la voce del nostro cuore.

    Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (v. 42). Tutte le cose vane che affollano la nostra mente sono passeggere… i nostri affanni, le nostre preoccupazioni, ma anche gli impegni che ci distraggono sono effimeri. Non ci faranno crescere in spirito. Non contribuiranno a costruire il nostro tesoro nei cieli: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,19-21).

    Padre Ermes Ronchi ha detto: “Gesù, affettuosamente raddoppia il nome, non contraddice il servizio ma l’affanno, non contesta il cuore generoso di Marta ma l’agitazione. A tutti, ripete: attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e ingoiarti, troppo lavoro, troppi desideri, troppo correre, «prima la persona poi le cose»”. E io aggiungerei, cari amici: Troppo “io” e niente Dio. “Ti siedi ai piedi di Cristo e impari la cosa più importante: a distinguere tra superfluo e necessario, tra illusorio e permanente, tra effimero ed eterno. Dice Gesù: non ti affannare per nulla che non sia la tua essenza eterna. Gesù non sopporta che Marta, sia impoverita in un ruolo di servizio, che si perda nelle troppe faccende di casa: Tu, le dice Gesù, sei molto di più. Tu non sei le cose che fai; tu puoi stare con me in una relazione diversa, condividere non solo servizi, ma pensieri, sogni, emozioni, sapienza, conoscenza. Perché Gesù non cerca servitori, ma amici, non persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose dentro di sé, come santa Maria: ha fatto grandi cose in me l’Onnipotente”.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: A chi assomiglio io: di più a Marta, o a Maria? Trovo il tempo, qualche minuto ogni giorno, da dedicare al Signore, alla lettura del Vangelo, a meditare un passo della Bibbia? E ancora: se Gesù venisse a cena da me questa sera, cosa gli direi?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che, come Maria, possano sedersi ai Tuoi piedi e possano trovare nei loro cuori indaffarati lo spazio giusto per Te, per la Tua Parola che disseta, per il Tuo pane che nutre e fortifica l’anima. Salvaci o Signore!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    E tu, sai scegliere sempre la parte migliore?

    Il dipinto di oggi è “Cristo nella casa di Marta e Maria”, del pittore italiano Giovanni Bernardino Azzolino, 1640 circa, 123×175 cm, collezione privata

    Alessandro Ginotta

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