Tag: Vangelo

  • Stress? Nervosismo? Hai provato la medicina di Gesù?

    Stress? Nervosismo? Hai provato la medicina di Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,1-8)

    In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
    Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
    Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Certo che il serpente è sempre in agguato! Striscia sulle spalle dei passanti, sibila commenti con la sua lingua biforcuta… ed ecco che iniziano a girare le chiacchiere peggiori. L’invidia, amici miei, è un male che colpisce i più deboli: chi è incapace di valorizzare se stesso… mosso dall’invidia cercherà di screditare gli altri.

    Quanta invidia c’è nel mondo! Per invidia Caino assassinò Abele, il primo omicidio della storia dell’uomo (Genesi 4,3-8). Per invidia Esaù prese in odio Giacobbe (Genesi 27,42-43). Per invidia Giuseppe fu venduto dai suoi fratelli (Genesi 37,5-28). Per invidia il faraone ordinò la morte di tutti i bambini maschi nati dagli ebrei (Esodo 1,22)… è lungo e doloroso il filo dell’invidia che troviamo nella Bibbia.

    Perfino la condanna a morte di Gesù fu, in fondo, causata dall’invidia: “Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione»” (Gv 11,47-48). Lo stesso Pilato “sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia” (Mc 15,10).

    Ed io sono persuaso che se riavvolgessimo la matassa della nostra vita, qualche nodo di invidia lo troveremmo anche in ciascuno di noi e… tutti sappiamo di chi sono gli artigli che hanno annodato questi inciampi sulla corda…

    Ma torniamo al passo di oggi: “Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire «Ti sono perdonati i peccati», oppure dire «Àlzati e cammina»?” (v. 4-5). Al tempo di Gesù gli ebrei erano convinti che fosse il peccato a generare la malattia. L’ammalato, una volta guarito, doveva presentarsi al sacerdote con un’offerta per essere dichiarato di nuovo puro: “Va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro” (Mc 1,44).

    Se Gesù va in giro a compiere miracoli… ed a guarire la gente… poveri sacerdoti… rischiano di perdere anche la loro fonte di guadagno. Eccola l’invidia. La vedete di nuovo?

    Dunque gli ebrei vedevano un forte legame causa-effetto tra peccato e malattia: l’infermità era considerata come una sorta di punizione divina. Lo vediamo bene scorrendo il libro di Giobbe. Ovviamente non è così!

    Non possiamo negare però che il peccato generi una certa inquietudine. Quando mentiamo, ad esempio, dobbiamo fare attenzione di coprire bene le nostre menzogne, dobbiamo restare sempre all’erta perchè non ci scappi nulla che ci possa tradire, e questo crea stress. Lo stress, sappiamo bene… può causare alcune malattie. Quindi, almeno fino ad un certo punto, c’è veramente un legame tra peccato e stato di salute.

    Non è una punizione divina, oh no! Dio ci ama a tal punto da lasciarci liberi di scegliere il bene o il male. Siamo noi che, peccando, ci allontaniamo da Dio, ci allontaniamo dalla sua grazia ed iniziamo a sentirci inquieti. Dunque questo tipo di male, che è innegabile, siamo noi a causarcelo da soli, con le nostre mani… e non è un castigo di Dio. Ma c’è!

    Gesù perdona i peccati del paralitico. E’ il male dell’anima a preoccupare Cristo, non la malattia del corpo.  Tuttavia… la guarigione dell’anima non si vede dall’esterno… ed ecco che Gesù guarisce anche il corpo dell’ammalato.

    Ma non è forse vero che il peccato ci paralizza un po’? Ci toglie la nostra stessa stima, ci fa sentire sporchi, inadeguati… il peccato paralizza anche l’amore: io compio un brutto gesto nei confronti di mio fratello, mio fratello si arrabbierà con me. Tra me e lui si blocca l’amore. Ma c’è una medicina: il perdono!

    Oh! Se tutti scoprissimo che perdonare nostro fratello guarisce dalla paralisi dell’amore! Se tutti scoprissimo che uscendo dal confessionale, si guarisce dal male dell’anima e ci si sente meglio anche fisicamente: più sollevati, più sereni, più felici. Chi di voi, lettori, non ha mai provato questa bella sensazione dopo essersi riconciliato con Dio? Dopo una buona confessione ci si sente così leggeri che sembra di camminare a qualche centimetro da terra, non è così?

    E allora… perchè stiamo lì in coda in farmacia (non me ne vogliano i farmacisti…) per acquistare analgesici ed antiacidi… quando la coda la dovremmo fare al confessionale?

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono:  Come mi comporto io quando mi rendo conto di avere peccato: rimando il più possibile la confessione, per paura o per vergogna, oppure corro a cercare il sacerdote più vicino per riconciliarmi subito con Dio? E come prevengo il male: perdono il mio fratello, oppure mi arrabbio con lui, quando ricevo un torto?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Proteggili sempre dal male e custodisci sane e forti le loro anime!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Stress? Nervosismo? Hai provato la medicina di Gesù?Il dipinto di oggi è “Gesù guarisce il paralitico” del pittore fiammingo Anthony van Dyck, 1619, olio su tela, 120×148 cm., Collezione Reale del Castello di Windsor, Inghilterra.

    Alessandro Ginotta

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  • Eh, sì! Anche San Pietro, come tutti i Papi, ha cambiato nome…

    Eh, sì! Anche San Pietro, come tutti i Papi, ha cambiato nome…

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-19)

    In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Abbiamo già incontrato questo episodio, nella versione che ci ha presentato l’evangelista Luca. Oggi lo vediamo attraverso gli occhi di San Matteo.

    Ecco: il primo “Conclave” della Chiesa! Certo, non ci sono Cardinali, non c’è neppure la Cappella Sistina, ma c’è Gesù che investe il primo Pontefice della storia: San Pietro. E come tutti i Pontefici, Pietro cambia nome al momento dell’elezione:

    Beato sei tu, Simone, figlio di Giona” (v. 17) … “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (v. 18).

    Simone deriva dal nome ebraico שִׁמְעוֹן (Shim’on), basato su שָׁמַע (shamá’, “ascoltare”), lo potremo tradurre come: “colui che ascolta“.

    Pietro, dal latino Petrus, è una traduzione del vocabolo aramaico che usò Gesù: פטרוס (kêpā), col significato di “roccia“, traslitterato in greco come Κηφᾶς (Cephas). Talvolta lo troviamo nei testi italiani come Cefa. Dunque, da questo momento, il pescatore di Cafarnao non sarà più Simone, colui che ascolta, ma Cefa: la Pietra.

    Abbiamo visto che Gesù è la pietra d’angolo. La pietra che sorregge tutte le altre, la prima pietra posata dagli architetti, quella sulla quale si appoggia tutta la costruzione: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (v. 18). Qui nasce la Chiesa. Qui Gesù stesso nomina Pietro suo Vicario.

    Ma leggiamo cosa scrive lo stesso San Pietro nella sua prima lettera: “Avvicinatevi al Signore. Egli è la pietra viva che gli uomini hanno rifiutato, ma che, per Dio, è scelta e preziosa. Anche voi, come pietre vive, formate il tempio dello Spirito Santo, siete sacerdoti consacrati a Dio e offrite sacrifici spirituali che Dio accoglie volentieri, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Bibbia: Ho scelto una pietra di valore, e la pongo sul monte Sion come pietra principale del fondamento. Chi crede in essa non resterà deluso. Per voi che credete, dunque, questa pietra è molto preziosa. A quelli che non credono, invece, la Bibbia dice: La pietra che i costruttori hanno rifiutato è diventata la pietra principale. Poi dice ancora: È una pietra che fa inciampare, un sasso che fa cadere. Essi vi inciampano, perché non hanno voluto ubbidire alla parola di Dio. Questa è la fine che Dio ha stabilito per loro. Ma voi siete la gente che Dio si è scelta, un popolo regale di sacerdoti, una nazione santa, un popolo che Dio ha acquistato per sé, per annunziare a tutti le sue opere meravigliose. Egli vi ha chiamati fuori delle tenebre, per condurvi nella sua luce meravigliosa” (1Pt 2,4-9).

    Dunque Gesù ha eletto Pietro Pontefice e Pietro ha istituito il nuovo sacerdozio. La Chiesa è nata!

    Pietro sarà il fondamento roccioso su cui poggerà l’edificio della Chiesa; egli avrà le chiavi del Regno dei cieli per aprire o chiudere a chi gli sembrerà giusto; infine, egli potrà legare o sciogliere nel senso che potrà stabilire o proibire ciò che riterrà necessario per la vita della Chiesa, che è e resta di Cristo. E’ sempre Chiesa di Cristo e non di Pietro.

    Pietro, per tutti i tempi, dev’essere il custode della comunione con Cristo; deve guidare alla comunione con Cristo; deve preoccuparsi che la rete non si rompa e possa così perdurare la comunione universale. Solo insieme possiamo essere con Cristo, che è il Signore di tutti. Responsabilità di Pietro è di garantire così la comunione con Cristo con la carità di Cristo, guidando alla realizzazione di questa carità nella vita di ogni giorno. (Benedetto XVI).

    Amici, questa pagina di Vangelo ci dice anche una cosa bellissima: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (v. 18). La fede vince il mondo. Il Nemico, il demonio, il serpente antico, potrà tentare in tutti i modi di scardinare le porte della Chiesa, ci sarà forse anche una battaglia, ma l’esito è già scritto: “non praevalebunt!”, le potenze degli inferi non prevarranno! Parola di Gesù!

    Non diamo ascolto alle chiacchiere velenose che il divisore, Satana, sussurra anche alle nostre orecchie cercando qualche volta perfino di screditare la figura del Santo Padre. Non ci riuscirà, perchè le potenze degli inferi non prevarranno! Andiamo avanti con fede e fiducia in Cristo, sosteniamo con le nostre preghiere il Suo Vicario, il Papa, che, al timone della Chiesa, ci guiderà verso quella vittoria promessa da Gesù: “Coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Che cristiano sono? Credo davvero che le potenze degli inferi non prevarranno, oppure permetto che il demonio mi spaventi e mi “distragga” dalla fede? Inciampo e cado, oppure resto ben saldo sulla pietra posta da Gesù a fondamenta della Chiesa? E infine: se Gesù dovesse cambiare il mio nome, quale sceglierebbe secondo me?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che siano sempre saldi nella fede, ben ancorati sulla pietra su cui hai costruito la Tua Chiesa.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Eh, sì! Anche San Pietro, come tutti i Papi, ha cambiato nome...Il dipinto di oggi è “Gesù consegna le chiavi a San Pietro” del pittore italiano Pietro Perugino, 1481-82, affresco, 335×550 cm., Cappella Sistina

    Alessandro Ginotta

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  • Perchè aver paura? Ecco come Gesù ti salverà dalla tempesta.

    Perchè aver paura? Ecco come Gesù ti salverà dalla tempesta.

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,23-27)

    In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Qualche volta anche nella nostra vita avviene un “grande sconvolgimento” (cfr. v. 24). La perdita del lavoro, una malattia improvvisa, sono tanti gli sconvolgimenti che possono colpire la nostra esistenza. E qualche volta può anche sembrare che Dio dorma: Ma egli dormiva” (v. 24). Noi lo invochiamo, e Lui non risponde:

    “Dal profondo a te grido, o Signore;
    Signore, ascolta la mia voce.
    Se consideri le colpe, Signore,
    Signore, chi potrà sussistere?
    L’anima mia attende il Signore
    più che le sentinelle l’aurora” (cfr. Salmo 129, 1-6).

    Arriva la tempesta e Gesù dorme! I discepoli sono terrorizzati. Doppiamente terrorizzati: proprio il Signore, che li dovrebbe aiutare, non risponde alla pressante richiesta di aiuto. Poveri apostoli! Ad un problema si aggiunge un altro problema!

    Ma che sonno profondo ha Gesù?! E’ possibile che, in mezzo alla tempesta, sotto lo sferzare del vento, sballottato da onde così alte da “ricoprire la barca” (cfr v. 24) possa dormire così profondamente e non accorgersi di nulla?

    Quante volte accade anche a noi? Quante volte ci sentiamo naufragare nelle nostre paure? Quante volte ci troviamo in pericolo, soffocati dal vento dei nostri affanni, nella tempesta del nostro dolore? E ci sentiamo impotenti? Soli e spaventati di fronte al dolore? Paralizzati dal terrore davanti alle difficoltà inattese?

    Gesù in questo episodio ci sta dando una grande lezione: può sembrare che Dio stia dormendo. Ma non è così!

    Oh, no! Dio non dorme mai! Ascolta sempre le nostre preghiere e le nostre invocazioni. E’ il nostro cuore che talvolta si assopisce e non se ne rende conto. Gesù, in questo brano, ci sta insegnando a tenere viva la nostra fede anche in mezzo alla tempesta!

    Anche noi, in mezzo alle difficoltà, possiamo pregare, come i discepoli: “Salvaci, Signore, siamo perduti!” (v. 25) e il Signore risponderà! Dobbiamo pregare con fede però, senza lasciarci andare allo scoraggiamento. Dobbiamo chiedere le cose come se fossimo già certi che le otterremmo: con fiducia. Così Dio ci esaudirà!

    Sì, bisogna fare così, confidare anche quando tutto sembra muoversi contro di noi, sperare sempre, affidare la nostra salvezza a quel Gesù che dirà anche a noi: “Perché avete paura, gente di poca fede?” (v. 26).

    Perchè aver paura? Dio è accanto a noi, sempre. Ci protegge e ci aiuta, se noi glielo lasciamo fare. Sì, perchè Dio non si impone. Se noi lo rifiutiamo, lui lascia che noi ci “aiutiamo” con le nostre sole forze. Ma qualche volta le nostre forze non bastano. Non bastavano agli apostoli nella tempesta. Qualche volta non bastano neppure a noi, e dobbiamo riconoscere che ci serve l’aiuto di Gesù: abbiamo bisogno che Lui venga, minacci i venti e faccia calare la bonaccia sull’oceano in tempesta della nostra vita.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto in mezzo alla tempesta? Mi dispero e mi deprimo, paralizzato dalla paura, oppure prego e confido in Dio, certo che mi aiuterà? Sono cristiano solo quando le acque sono placide, oppure riesco a mantenere la fede anche in mezzo alla tempesta?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che sentano sempre vicina la Tua presenza e che sappiano abbandonarsi fiduciosi al Tuo aiuto!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Perchè aver paura? Lascia che Gesù ti salvi, anche nella tempesta!

    Il dipinto di oggi è “La tempesta nel mare della Galilea” di Rembrandt, 1633, olio su tela, 160×128 cm., non si conosce l’attuale collocazione di quest’opera che risulta rubata dall’ “Isabella Stewart Gardner Museum” di Boston. Notate Gesù che dorme in basso, accanto al timoniere?

    Alessandro Ginotta

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  • Cosa si deve fare per seguire Gesù? (parte seconda)

    Cosa si deve fare per seguire Gesù? (parte seconda)

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,18-22)

    In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
    Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
    E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Ricordate ieri? Abbiamo visto lo stesso passo presentato dall’evangelista Luca.

    Leggiamo nel brano di Luca “Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada»” (Lc 9,57). Matteo ci racconta che questo “tale” era uno scriba: “Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada»” (v. 19). Questo ci permette di capire meglio la risposta di Gesù.

    Gesù legge nel cuore di tutti. Nel mio, ed anche nel tuo, cara lettrice, caro lettore! Non possiamo ingannarlo con la nostra bocca. Lo scriba, molto probabilmente, non vuole davvero seguire Gesù, ma cerca un pretesto per “infiltrarsi” tra i discepoli; non lo sappiamo con certezza, ma questo scriba potrebbe addirittura essere al servizio del Sinedrio. No, Gesù non ha bisogno di spie, basterà l’Iscariota.

    Quando parliamo con Gesù, nelle nostre preghiere, dobbiamo essere sinceri. Non possiamo pregare con la bocca se non preghiamo anche dentro al cuore. La preghiera è un dialogo, un’intima conversazione che intratteniamo con Dio. Perchè la mia preghiera non viene esaudita? Perchè io non sto pregando veramente. Credo di pregare, forse muovo le labbra, ma “prego” con la ragione, mentre mio cuore è da un’altra parte.  Sapete, cari amici, possiamo mentire alle persone, ma come non possiamo mentire a Dio, non riusciamo neppure a mentire al nostro cuore.

    Capita che con la mente chiediamo qualcosa, perchè la ragione ci dice che sia la cosa giusta per noi. Ma se interrogheremo il nostro cuore… scopriremo che non è così. Lo sa Dio, e lo sa il nostro cuore.  L’apostolo San Paolo scrive: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi“. (Rm 8, 26) E ancora: “Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito dei suo Figlio che grida: Abbà, Padre” (Gal 4,6).

    Sant’Agostino ci dice: “Il tuo desiderio è la tua preghiera: se continuo è il tuo desiderio, continua è pure la tua preghiera. La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare, noi la desideriamo dal profondo del cuore, il nostro silenzio è un grido”. La preghiera autentica è sempre quella che sgorga dal nostro cuore, senza pensare troppo. Perchè, cari amici, pregare è “parlare” con la lingua dell’amore.

    Dunque Gesù ha letto nel cuore dello scriba, ed ha deciso di scoraggiarlo. O meglio, ha deciso di mettergli davanti la verità: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (v. 20). Il vero discepolo di Gesù non ha “oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone” (cfr. Mt 10,9).

    C’è un altro uomo nel passo. A questi Gesù dirà: “Seguimi” (v. 59). E’ deciso Gesù, perentorio! Ha letto nel cuore del discepolo, ed ha capito che è sincero e pronto per la sua missione. Poi aggiunge qualcosa che un po’ ci sconcerta: “e lascia che i morti seppelliscano i loro morti” (v. 59). Cosa vuol dire? Cristo ci chiede forse di contravvenire al quarto comandamento e mancare di rispetto ai nostri genitori?

    Certo che no! Ci pone però una priorità. Prima Dio, poi tutto il resto. Come ci spiega San Benedetto, nella sua Regola: “Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna“. Il Signore cerca nella moltitudine del popolo il suo operaio e dice: C’è qualcuno che desidera la vita e brama trascorrere giorni felici? (cfr. Sal 33, 13). Se tu all’udire queste parole rispondi: Io lo voglio! Iddio ti dice: Se vuoi possedere la vera e perpetua vita, preserva la lingua dal male e le tue labbra non pronunzino menzogna: fuggi il male e fa’ il bene: cerca la pace e seguila (cfr. Sal 33, 14-15). E se farete questo, i miei occhi saranno sopra di voi e le mie orecchie saranno attente alle vostre preghiere: prima ancora che mi invochiate dirò: Eccomi.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Dio è davvero sempre per me al primo posto? O forse gli antepongo il mio “io”? Quando prego, scruto il mio cuore nel profondo, come se scavassi, oppure recito superficialmente una cantilena “perchè ci sono abituato”? Quanto sono davvero disposto ad abbandonare tutto per seguire Gesù?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Stai sempre al loro fianco e fa’ in modo che non si ingannino leggendo superficialmente nel loro cuore, ma che… scavino in profondità!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Cosa si deve fare per seguire Gesù? (parte seconda)
    Il dipinto di oggi è “Cristo porta la Croce” del pittore italiano Annibale Carracci (o della sua scuola), 1580 circa, olio su tela, collezione privata

    Alessandro Ginotta

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  • Cosa si deve fare per seguire Gesù?

    Cosa si deve fare per seguire Gesù?

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,51-62)

    Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
    Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il Regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Nell’Antico Testamento vediamo Elia “gareggiare” con i presunti profeti del dio Baal (1Re 18,20-40). Lascio a voi il piacere di leggere questo passo che è davvero molto coinvolgente. Il profeta Elia dimostra che Dio è il vero Dio grazie ad un fuoco prodigioso: “Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!»” (1Re 18,38-39).

    Molto probabilmente gli apostoli Giacomo e Giovanni avevano in mente questo episodio quando proposero a Gesù: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?” (v. 54). Non hanno ancora ben compreso che Gesù non è venuto per giudicare, perchè: “il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10).

    E’ il libero arbitrio… Noi siamo figli ribelli. Ma come un buon padre continua ad amare il proprio figlio anche se fugge di casa, anche se finisce in carcere, anche se commette gli errori più gravi, così Dio ha continuato e continua ad amarci, custodirci e rispettare le nostre scelte. I Samaritani hanno deciso di non accogliere Gesù?  Se questa è la loro decisione, il Signore la rispetta. Non scenderà nessun fuoco a consumare questi villaggi, semplicemente a causa del loro rifiuto, saranno gli stessi samaritani ad allontanarsi da Dio, a privarsi delle sue grazie. Almeno finchè non sentiranno il desiderio di avvicinarsi di nuovo. Questa è la “punizione” la lontananza da Dio. E ce la cerchiamo noi, quando sbagliamo. Quando, volutamente, ci allontaniamo.

    Così Gesù ed i suoi discepoli “si misero in cammino verso un altro villaggio” (v. 56)Ma se è vero che ci sono alcuni che si allontanano dal Maestro, c’è anche chi lo vuol seguire a tutti i costi: “Ti seguirò dovunque tu vada” (v. 57). Diventare discepoli di Gesù però non è facile, occorre saper rinunciare a tutto: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (v. 58). Bisogna anche saper rinunciare agli affetti: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il Regno di Dio” (v. 60) perchè la famiglia non è più soltanto quella biologica, ma la famiglia universale, e l’annuncio del Vangelo deve raggiungere tutti. Bisogna essere disposti a seguire Gesù senza ripensamenti, perchè: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (v. 62).

    Mettersi alla sequela di Gesù, come ci ricorda Papa Francesco, significa prendere la propria Croce per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del successo, della gloria passeggera, ma quello che conduce alla vera libertà, quella che ci libera dall’egoismo e dal peccato. Si tratta di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio “io” e i propri interessi al centro dell’esistenza: questo non è ciò che Gesù vuole da noi! Invece, Gesù ci invita a perdere la nostra vita per Lui, per il Vangelo, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica. Siamo certi, grazie a Gesù, che questa strada conduce alla fine alla risurrezione, alla vita piena e definitiva con Dio.

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Quanto davvero sono disposto ad abbandonare della mia vita, delle mie abitudini, per unirmi a Gesù e seguire i suoi passi? Qual’è la rinuncia che mi pesa di più? E ancora: sono consapevole che queste rinunce, anzichè impoverirmi mi arricchiscono?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che seguano fedelmente i tuoi insegnamenti ed i tuoi passi sulla via del bene!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Cosa si deve fare per seguire Gesù?
    Il dipinto di oggi è “Gesù si congeda dalla Madre” del pittore tedesco Lucas Cranach “il Vecchio”, 1520 circa, olio su tela, 110×83.5 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna

    Alessandro Ginotta

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  • Dio guarisce ancora!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,5-17)

    In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
    Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
    Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
    Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
    “Egli ha preso le nostre infermità
    e si è caricato delle malattie”.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Quante guarigioni concentrate in queste poche righe di Vangelo! Il servo del centurione, la suocera di Pietro, indemoniati, malati…

    Mettiamoci un istante nei panni dell’evangelista Matteo. Egli vive con Gesù, lo accompagna per le strade polverose, assiste a guarigioni miracolose…

    San Matteo conosceva anche le Scritture; chissà quale sensazione avrà provato quando, giorno per giorno le vedeva avverarsi con i propri occhi!

    Qui è lo stesso Matteo che cita alcuni versi che il profeta Isaia scrisse oltre sette secoli prima. Sono tratte dal quarto canto del Servo di Jahvè:

    Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
    si è addossato i nostri dolori
    e noi lo giudicavamo castigato,
    percosso da Dio e umiliato.
    Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
    schiacciato per le nostre iniquità.
    Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
    per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
    Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
    ognuno di noi seguiva la sua strada;
    il Signore fece ricadere su di lui
    l’iniquità di noi tutti” (Isaia 53,4-6).

    Come non riconoscere il Messia in queste righe? Oggi vi lascio un “compito a casa”: se vorrete, potrete trovare i quattro canti del Servo di Jahvè nel libro del profeta Isaia, dal capitolo 40 al 55. Vi sorprenderanno!

    Gesù dunque si addossa i nostri dolori. Ma Egli non è solo “un guaritore” perchè non si limita a sanare il corpo, ma scende in profondità e guarisce prima l’anima: la libera dal peccato e dall’influenza di Satana. Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mc 2,5) è questa la prima azione che compie per guarire il paralitico calato dall’alto con il lettuccio. Allo scetticismo degli scribi Gesù replicherà: “Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?” (Mc 2,9). E poi: “Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (Mc 2,10). Rimuovendo il peccato, rimuove anche il male alla radice, per trasformare l’uomo; per renderlo migliore.

    E allora, carissimi amici, non resta anche a noi che avere la fede dimostrata dal centurione e chiedere a Gesù di guarirci dai nostri mali. Chi di noi non ha sofferenze fisiche? Chi di noi non soffre anche nello spirito? Il Signore ci può guarire, basta che noi lo vogliamo!

    Come ci ha ricordato Papa Francesco all’Udienza Generale di mercoledì 22 giugno 2016, quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. E il Papa nella stessa Udienza ci ha anche fatto una confidenza personale: “La sera, prima di andare a letto, io prego questa breve preghiera: Signore, se vuoi, puoi purificarmi!. E prego cinque Padre nostro, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le piaghe. Ma se questo lo faccio io, potete farlo anche voi, a casa vostra, e dire: Signore, se vuoi, puoi purificarmi! e pensare alle piaghe di Gesù e dire un Padre nostro per ognuna di esse. E Gesù ci ascolta sempre“.

    Sì, Gesù ci ascolta sempre! Siamo noi che dobbiamo avere fiducia in lui. Ricordate il centurione? Gesù ha guarito il suo servo: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! […]E Gesù disse al centurione: Va’, avvenga per te come hai creduto” (cfr. vv. 10-13). La fede del centurione permette la guarigione a distanza, perchè la fede, sposta anche le montagne!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Quando prego e chiedo qualcosa al Signore, lo faccio con fede, oppure la forza della mia preghiera è diluita nel dubbio? Quando verrà il giorno, mi siederò alla mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe, oppure verrò cacciato fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti?  E ancora: cosa mi propongo di fare per non finire nelle tenebre?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che la loro fede sia sempre grande e guariscili da ogni male fisico e spirituale!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Dio guarisce ancora!
    Il dipinto di oggi è “Gesù guarisce la suocera di Pietro” del pittore inglese John Bridges, 1839, olio su tela, 121×173 cm, Birmingham Museum of Art, USA

    Alessandro Ginotta

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  • Ecco: questo è il silenzio che portò la voce a gridare nel deserto!

    Ecco: questo è il silenzio che portò la voce a gridare nel deserto!

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66.80)

    Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
    Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Leggiamo nell’Ecclesiaste:

    Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,  […] un tempo per tacere e un tempo per parlare” (cfr. Ecclesiaste 3,1-7).

    Per Zaccaria è stato tempo per tacere. Per Giovanni Battista è tempo per nascere. Ed ora, nella gioia, per Zaccaria torna il tempo di parlare, anzi (!) di declamare uno dei cantici più belli dell’intera Bibbia: il Benedictus.

    Povero Zaccaria… l’Arcangelo Gabriele con lui non è stato tenero: L’anziano sacerdote ha dubitato della parola che gli annunciava la nascita di un figlio: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni” (Lc 1,18) e l’angelo rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo” (Lc 1,19-20).

    Quando viene meno la fede, diventiamo tutti un po’ muti. Senza la fede non siamo in grado di affrontare le sfide della vita, vacilliamo, cadiamo… Zaccaria non poteva neppure svolgere il proprio compito: come sacerdote doveva benedire la gente, ma: “faceva al popolo dei cenni e restava muto” (cfr. Lc 1,22).

    C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare”: … il silenzio non sempre è vuoto. Anche il silenzio parla, e propio il silenzio di Zaccaria ci ha permesso di apprezzare meglio il momento, l’istante in cui la sua lingua si è sciolta: “Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio” (vv. 63,64).

    Dopo mesi in cui è stato muto, ora, per dono di Dio, Zaccaria può finalmente impartire la sua benedizione:

    Benedetto il Signore, Dio di Israele,
    perché ha visitato e redento il suo popolo
    e ha suscitato per noi una salvezza potente
    nella casa di Davide suo servo,
    come aveva promesso
    per bocca dei suoi santi profeti di un tempo,
    salvezza dai nostri nemici
    e dalle mani di quanti ci odiano;
    così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri
    e si è ricordato della sua Santa Alleanza,
    del giuramento fatto ad Abramo nostro padre
    di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
    di servirlo senza timore in santità e giustizia
    al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
    E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
    perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
    per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
    nella remissione dei suoi peccati,
    grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
    per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
    per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte,
    e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1,68-79).

    La fede ritrovata, o meglio, “rinnovata”, è qui esplosa in tutta la sua potenza. Cosa dire davanti a queste parole? Cosa dire davanti al dono della vita? Già dono perchè la vita non è nostra, ma un dono del Signore e Zaccaria lo sa bene, perchè il nome che ha scelto, Giovanni, significa: “dono di Dio”. E sono proprio queste le parole che incide sulla tavoletta. Dono di Dio.

    Questo ci fa capire che, nel silenzio, Zaccaria non ha perso la sua fede, no, questa ha solo vacillato per un istante. Nel silenzio, l’anziano sacerdote l’ha serbata, come una perla in uno scrigno, per tirarla fuori nel momento indicato:   “Stava la parola murata dentro, fino a quando la donna fu madre e la casa, casa di profeti” (P. Ermes Ronchi).

    Il dubbio dell’anziano sacerdote non ha fermato la mano di Dio. Oh, e qual Voce ha portato quel silenzio! Voce di colui che grida nel silenzio:

    Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
    egli ti preparerà la strada.
    Voce di uno che grida nel deserto:
    preparate la strada del Signore,
    raddrizzate i suoi sentieri” (Mc 1,2-3)

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi pongo io di fronte all’annuncio del Vangelo: cerco anch’io, come Zaccaria, dei “segni” che mi confermino la Parola di Dio, oppure mi abbandono a Lui senza se e senza ma? Sono capace di testimoniare la mia fede in ogni circostanza della mia vita, o… qualche volta perdo la voce? E ancora: una volta riacquistata la voce, sono capace di lodare e ringraziare Dio, come ha fatto Zaccaria?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che in loro il fiume della Parola di Dio non si secchi mai e che non stiano mai muti!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Ecco: questo è il silenzio che portò la voce a gridare nel deserto!
    Il dipinto di oggi è “La nascita di San Giovanni Battista” del pittore italiano Giuliano Bugiardini, 1545 circa, olio su tela, 113×118 cm, Galleria Estense, Modena

    Alessandro Ginotta

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  • Ecco perchè non devi avere paura!

    Ecco perchè non devi avere paura!

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,21-29)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
    Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Certo è stolto colui “che ha costruito la sua casa sulla sabbia” (v. 26). Eppure… quanti uomini al giorno d’oggi costruiscono edifici, anche lussuosi, appoggiandoli sulle sabbie mobili.

    Ma cosa vuol dire costruire la propria casa sulla roccia? La “casa” è la nostra vita. La roccia, come ci ricorda San Pietro, è Gesù: “Pietra viva rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio” (1 Pt 2, 4). Ricordate la parabola dei vigniaioli perfidi? Gesù, il Figlio del Padrone, viene assassinato ed il suo corpo viene buttato fuori dalla Vigna: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?” (Mc 12, 10-11).

    La pietra d’angolo è la pietra più importante, quella sulla quale si appoggiano tutte le altre. E’ la prima che viene posata ed è quella che regge tutta la costruzione. E questa pietra è Gesù.

    L’intero edificio della nostra vita si deve appoggiare sulle fondamenta di Gesù. Tutte le nostre scelte, le nostre decisioni, devono maturare alla luce della sua Parola. Se la nostra vita sarà fondata su queste basi, allora potrà superare tutte le avversità e non crollerà mai: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia” (v. 25). Dio ci sostiene, sempre!

    Come diceva il Cardinal Martini, la Parola di Dio sta al principio della nostra vita di fede e continuamente la nutre e la rinnova. Essa è la sorgente che illumina le domande del cuore e rigenera le forze nel cammino. Da essa estraiamo continuamente “cose nuove e cose antiche” (Mt 13, 52), in essa penetriamo “le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo” (Mt 13, 35), perché: “in principio è la Parola” (Gv 1,1).

    Nei Vangeli e nella Bibbia possiamo trovare le risposte a tutte le nostre domande. Possiamo – e dobbiamo – affidarci sempre a Gesù, in ogni situazione, anche le più difficili, perchè: “Siamo tutti del Signore e Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le tue ferite, egli è medico; se sei angustiato dall’arsura della febbre, egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla colpa, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è potenza; se hai paura della morte, egli è vita; se desideri il paradiso, egli è via; se rifuggi le tenebre, egli è luce; se sei in cerca di cibo, egli è nutrimento” (S. Agostino).

    Eppure c’è chi non capisce… ed ancora al giorno d’oggi, come oltre venti secoli fa, si ostina a rigettare la pietra d’angolo, respingerla… chi agisce così, chi rifiuta Dio, chi non vive secondo la Sua Parola, è come lo stolto che costruisce la propria casa sulla sabbia: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande” (v. 27). Perchè se nella mia vita non c’è Dio, io non sarò in grado di superare le difficoltà impreviste. Non avrò una roccia alla quale potermi ancorare nei momenti difficili.

    La casa costruita sulla sabbia potrà essere anche bellissima e spaziosa, arredata con le suppellettili più ricercate e lussuose. Probabilmente costruire una simile casa sarà anche facile… giacchè non è necessario scavare per gettare le fondamenta. Ma questa casa senza Dio, anche se costruita senza fatica, non resisterà alla tempesta.

    Tutti noi, amici, abbiamo però una casa comune costruita sulla roccia, e questa casa è la Chiesa: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). Potrà piovere a dirotto, la Chiesa potrà anche essere sferzata dalle raffiche del più potente uragano, ma… la solidità della roccia non verrà scalfita e… le porte degli inferi non prevarranno! “Non praevalebunt!“. Per questo non dobbiamo avere paura!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Cosa vuol dire per me costruire una casa sulla roccia? Quanto sono solide le fondamenta della mia casa? E ancora: Io mi affido a Gesù, in ogni situazione della mia vita, oppure… talvolta lo respingo, lo disconosco e lo getto via come la pietra scartata dai vigniaioli?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’, Ti prego, che la loro casa sia sempre saldamente ancorata sulla dura roccia della Tua Parola.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Ecco perchè non devi avere paura!
    Il dipinto di oggi è “Il discorso della Montagna” del pittore danese Henrik Olrik, 1880 circa, olio su tela, Altare della chiesa di San Matteo, Copenhagen, Danimarca

    Alessandro Ginotta

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  • Come distinguere uno spirito buono da uno cattivo?

    Come distinguere uno spirito buono da uno cattivo?

    + Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,15-20)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Eh sì… ci sono anche i falsi profeti… qualcuno è consapevole di esserlo, altri sono un po’ più ingenui e si lasciano influenzare dal serpente antico che sibila alle loro orecchie. Così il veleno, stilla dopo stilla, raggiunge gli uomini che ascoltano.

    Il diavolo ai tempi di Facbook: non me ne vogliano i gestori dei social network, ma questi strumenti, utilissimi per comunicare, sono così potenti e facili da utilizzare, che anche il demonio li cavalca volentieri e lo fa nascondendosi dietro a falsi messaggi, fuorvianti profezie, menzogne travestite da verità che alcuni (pochi, grazie a Dio!) utenti talvolta pubblicano un po’ avventatamente.

    Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10,16).

    E chi ispira questi pensieri? Il demonio stesso! Spesso chi scrive “messaggi” o “dubbie profezie” è inconsapevole. Lo fa semplicemente perchè ha sentito l’impulso di farlo. Ce lo dice l’evangelista San Giovanni: “Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo” (1Gv 4,1-3). Tutti noi possiamo cadere in questo tranello del demonio. Sì, proprio tutti! Sant’Ignazio di Loyola, negli Esercizi Spirituali, ci spiega meglio questo concetto: “Presuppongo che esistono in me tre tipi di pensieri, cioè uno mio proprio, che deriva unicamente dalla mia libertà e dalla mia volontà, e gli altri due che provengono dall’esterno, uno dallo spirito buono e l’altro dallo spirito cattivo” (Esercizi Spirituali n. 32).

    Questo “spirito cattivo” ci ispira pensieri malvagi, talvolta travestiti da agnelli: Dobbiamo fare molta attenzione al corso dei nostri pensieri. Se nei pensieri tutto è buono il principio, il mezzo e la fine e se tutto è orientato verso il bene, questo è un segno dell’angelo buono. Può darsi invece che nel corso dei pensieri si presenti qualche cosa cattiva o distrattiva o meno buona di quella che l’anima prima si era proposta di fare, oppure qualche cosa che indebolisce l’anima, la rende inquieta, la mette in agitazione e le toglie la pace, la tranquillità e la calma che aveva prima: questo allora è un chiaro segno che quei pensieri provengono dallo spirito cattivo, nemico del nostro bene e della nostra salvezza eterna” (Esercizi Spirituali n. 333).

    Quanta inquietudine c’è ai giorni nostri! Ansia, stress, preoccupazioni: è proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false ragioni, per impedire di andare avanti; invece è proprio dello spirito buono dare coraggio ed energie, consolazioni e lacrime, ispirazioni e serenità, diminuendo e rimovendo ogni difficoltà, per andare avanti nella via del bene” (Esercizi Spirituali n. 315).

    E questi sono un po’ i frutti che crescono nella nostra anima. Sono frutti buoni? Di pace, di amicizia, di fraternità? Allora sono ispirati dallo Spirito buono. Sono frutti cattivi? Di gelosia, di odio, di divisione, di critica cattiva? Allora sono ispirati dallo Spirito cattivo.

    Consiglio a tutti di seguire, almeno una volta nella vita, gli Esercizi Spirituali secondo il metodo di Sant’Ignazio. Sono un’esperienza che permette di crescere, aiuta il discernimento ed a distinguere meglio il bene dal male. Sì perchè talvolta il diavolo ci confonde: con la sua perfida astuzia può far sembrare bene ciò che è male… Nel dubbio, amici, consigliatevi sempre con un sacerdote: una guida spirituale vi aiuterà tantissimo!

    Non ascoltiamo i falsi profeti. I veri discepoli di Gesù portano frutti buoni: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati 5,22). I frutti dei falsi profeti sono i peggiori: “Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Galati 5,19-21).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Uso i social network in modo critico e consapevole, oppure credo a tutto quello che leggo senza verificare la fonte? Se un messaggio mi inquieta mi spavento e basta, oppure ne parlo con un sacerdote e cerco di superarlo? Ed io – questa è cattiva eh?! – sono sempre ispirato dallo spirito buono o talvolta mi faccio influenzare da quello malvagio?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che per mezzo della preghiera e del discernimento sappiano farsi guidare sempre dallo spirito buono.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Come distinguere uno spirito buono da uno cattivo?
    Il dipinto di oggi è “San Michele Arcangelo sconfigge Lucifero” del pittore italiano Bonifacio de’ Pitati, detto Bonifacio Veronese, 1530 circa, olio su tela, Cappella della Madonna del Rosario, Basilica dei San Zanipolo in Venezia.

    Alessandro Ginotta

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