+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore
Eccolo l’inferno, sta proprio lì: a due passi dalla porta del Paradiso. E… siamo proprio noi ad auto-condannarci a restare fuori dalla casa di Dio…
Ricordate il passo del ricco epulone? Egli “indossava vestiti di porpora e di lino finissimo” (Lc 16,19), mentre il povero Lazzaro “stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco” (Lc 16,20-21). Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto: “Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma»” (Lc 16,23-24).
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi” (Lc 16,25-26).
Un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi. Ma si vedono. Il Vangelo ci dice che le anime condannate agli inferi vedono quelle dei beati in Paradiso. E questo le fa soffrire. Perchè loro hanno rinunciato a Dio, loro non lo hanno accolto, non hanno ascoltato e messo in pratica la sua Parola. Solo “io” e niente Dio. Ed ora soffrono: “Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori” (v. 28).
Passare per la porta stretta, però non è facile. Anche per noi, come per il ricco epulone, è troppo comodo fare finta di nulla mentre il povero Lazzaro muore di fame e di stenti. E’ facile “perdersi” per le vie del mondo, cullati tra l’ozio ed i vizi che alimentano l’egoismo e ci fanno dimenticare la condivisione e l’amore. E’ semplice alzare muri di indifferenza che nascondono alla nostra vista i bisognosi con la loro mano tesa.
Eccolo qui! Vedete amici?! Siamo proprio noi a costruire, a poco a poco, e con le nostre stesse mani, il muro dell’inferno! Mescolando il fango del peccato alla paglia dell’invidia, i sassi dell’odio con la sabbia dell’indifferenza, mattone dopo mattone, errore dopo errore, abbiamo eretto questa parete che ci separa dal Signore: il muro. L’inferno. La lontananza da Dio. La “barriera” che non ci permette di essere avvolti dall’abbraccio del suo amore!
Dio però è un Padre buono e Misericordioso, “lento all’ira e grande nell’amore” (Salmo 145,8). Fino all’ultimo anelito di vita, e forse perfino qualche istante dopo, ci è concesso di pentirci, di riavvicinarci a Lui; qualsiasi sia il nostro peccato possiamo sempre confidare nel suo amore, e contare sul suo perdono. Finchè non saremo sottoposti al Giudizio, potremo correggere il nostro comportamento e cambiare il nostro destino. Potremo così, con l’aiuto di Gesù, abbattere quel muro che ci separa da Dio e dai nostri fratelli, e partecipare alla pienezza della gioia in Paradiso. E’ proprio questo l’impegno che ci è richiesto: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. (v. 24).
“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri” (Mt 25,31-32). Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,34-35). Queste sono le opere in grado di sfondare il muro! Questa è la forza dell’amore che spalanca la porta, anche la più stretta! Questo è il nostro viatico per il Paradiso!
Eppure c’è qualcuno che si ostina a voler restare fuori dalla Casa del Padre: “quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16,26). Quest’uomo, come il ricco epulone, crede forse di poter acquistare il Paradiso con il proprio denaro… in realtà con il proprio egoismo condanna sè stesso all’inferno: “Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!»” (vv. 24-25).
Noi non vogliamo restare fuori, vero cara lettrice? Vero caro lettore? Non desideriamo certo trovarci a bussare, troppo tardi, ad una porta che rimarrà chiusa… quando a chiuderla sarà stato proprio il nostro orgoglio; quando a serrarla sarà stata proprio la nostra cupidigia.
E allora alziamoci e andiamo! Orsù! Cambiamo rotta finchè siamo in tempo! Abbattiamo questo muro che abbiamo eretto noi stessi. Riavviciniamoci al Padre, corriamo incontro a Gesù che ci attende, con le braccia aperte, per stringerci in un caloroso abbraccio di perdono, di misericordia e di amore. E ricordiamo che, come diceva Sant’Agostino: “tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio”.
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂 Dio vi benedica e vi protegga da ogni male, non permetta che vi chiudiate dietro muri di odio e di peccato, ma vi conceda di essere sempre aperti al suo perdono ed al suo amore.
L’immagine di oggi è “Il Giudizio Universale”, affresco di Michelangelo Buonarroti, 1536-1541, 1370×1200 cm, Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano.
Alessandro Ginotta
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