Può un cieco guidare un altro cieco? E’ una domanda che ci interroga nel profondo. E se nel profondo non ci sentiamo interrogare… allora vuol dire che abbiamo bisogno del collirio.
Il mio in(solito) commento a:
Può forse un cieco guidare un altro cieco? (Luca 6,39-42)
Vi è mai capitato di incontrare qualcuno che, pur essendo completamente impreparato su un argomento, sfoggia un sapere enciclopedico e si sente autorizzato a criticare tutto e tutti? Credo che vi sarà accaduto spesso. Ma adesso arriva una domanda più difficile: ci siamo mai resi conto, in un determinato momento, di essere proprio noi a comportarci in questo modo?
Lo so, pensare a questo ci infastidisce. Qualche volta, guardandoci allo specchio, scorgiamo un aspetto che non ci piace. E cerchiamo di nasconderlo. In qualche caso, ammettiamolo, siamo noi i ciechi che pretendono di guidare gli altri ciechi.
Sì, perché la presunzione di potersi sempre ergere a guida per gli altri, quando siamo proprio noi i primi a brancolare nel buio, ci acceca. Ci impedisce di vedere i nostri limiti e le nostre difficoltà. Ci spinge a sentirci tuttologi e ci autorizza ad esprimere giudizi su ogni argomento e su qualsiasi persona. Spesso non ci rendiamo conto della gravità dei nostri peccati, mentre siamo sempre pronti a condannare quelli che vediamo nei nostri amici e conoscenti: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (v. 41).
Quella pagliuzza, amici cari, dovrebbe farci pensare ai nostri difetti. Allora il carattere storto di chi ci sta accanto, la sua superficialità tanto fastidiosa, i suoi sbagli tanto evidenti… diverranno una grande lezione non per lui, ma per noi! Perché sarà l’altro, con la sua pagliuzza, a fungere da specchio per i nostri difetti.
Ricordiamo sempre che Cristo “Non è venuto per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo” (cfr. Giovanni 12,47). Egli ha anche detto: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Marco 2,17). Il Signore non solo ci invita a non giudicare i nostri fratelli, ma ci raccomanda: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36). Eccolo, il collirio di Gesù: il perdono e la misericordia per guarirci dalla cecità dell’orgoglio e del peccato. Il collirio che farà cadere la trave dal nostro occhio.
#Santanotte amici. Gesù, capovolgi lo specchio, così che la pagliuzza che scorgiamo nel nostro fratello ci mostri la trave che sta nel nostro. Dio vi e ci benedica tutti, amici cari!
Alessandro Ginotta
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