Quando le regole diventano più importanti delle persone allora quelle regole non danno più gloria a Dio.
Il mio in(solito) commento a:
È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla? (Marco 3,1-6)
Questo Gesù che un sabato si mette a raccogliere spighe nei campi (cfr. Luca 5,33-39) ed un altro sabato guarisce un uomo con la mano paralizzata (cfr. vv. 1-5) sembra proprio aver deciso di fare arrabbiare i farisei, sostenitori di una Legge, tanto antica quanto incompresa, la cui applicazione rigida finisce per mettere in difficoltà l’uomo anziché agevolarlo.
Può Dio desiderare il male di un uomo? Può Dio desiderare che questo paralitico sia condannato a non utilizzare la sua mano destra soltanto perché l’incontro con Gesù avviene in giorno di sabato? Può Dio condannare dodici uomini, insieme al proprio Figlio Unigenito, a patire la fame, solo perché in giorno di sabato non si può compiere nessun lavoro nei campi? Può Dio desiderare che, proprio in nome di quella religione che dovrebbe rappresentare amore per ogni uomo, alcune persone vengano escluse dai sacramenti, o venga impedito loro di guarire, o di ricevere grazie particolari? Può Dio, che non ha esitato neppure un istante a mandare il proprio Figlio a vivere in mezzo a noi, fino a mandarlo in contro a morte certa, pur di offrirci amore e salvezza, può questo Dio imporre limiti alla nostra guarigione, al nostro nutrimento, al nostro cammino? Ovviamente no!
Diffidiamo sempre da una fede che limita, da una fede che castiga sempre e non incoraggia mai, da una fede che impone e non propone. Questa fede, cara lettrice, caro lettore, non può che essere inquinata. Il volere di Dio non può essere quello di sottrarre benessere od opportunità all’uomo.
Un Dio che ci ama a tal punto da permetterci di sbagliare, concedendoci il libero arbitrio, non può impedire che un paralitico possa recuperare l’uso della propria mano, solo perché non è il giorno giusto sul calendario.
Quando le regole diventano più importanti delle persone, allora quelle regole non danno più gloria a Dio. E ogni volta che “il sabato” diventerà più importante della sofferenza anche di un solo ammalato, allora quello stesso giorno non sarà più sacro a Dio. Perché il Signore è quel pastore buono che non esita a lasciare novantanove pecore nel deserto per correre a salvare l’unica che si è smarrita. Perché per Dio ciascuno di noi, anche il più piccolo, anzi… soprattutto il più piccolo di noi, è estremamente importante.
Quando la religione cede il passo all’ideologia, e diventa disumana, allora l’uomo si è allontanato da Dio. E non Dio dall’uomo. Perché Dio ci ama. Sempre. Incondizionatamente. E il suo amore è a prescindere, per il solo fatto che tutti noi siamo figli suoi. Ed è illimitato: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unico Figlio affinché chiunque creda in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). E noi, lo amiamo? #Santanotte
Alessandro Ginotta
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