Tu, sì proprio tu che stai leggendo queste parole, sei immensamente importante per Gesù. Non lo dico io, ce lo ricorda il Vangelo di oggi, con una coincidenza che ci sorprenderà
Lascia che ti racconti la mia (in)solita riflessione su una frase che fa riflettere: “Chi è il più piccolo tra voi, quello è grande” (Luca 9,46-50).
Solo pochi giorni fa, la Liturgia ci ha offerto lo stesso episodio, narrato però da Marco (Qui il mio commento di allora). Gli apostoli sono lì, a discutere tra loro su chi sia il più grande, e Gesù, con la sua infinita pazienza, li richiama all’umiltà: «Chi accoglie questo bambino nel mio nome, accoglie me… Chi è il più piccolo tra voi, quello è grande». Mentre gli apostoli cercano di capire cosa voglia dire essere grandi agli occhi di Dio, Giovanni interrompe la lezione: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome, e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme a noi». Gesù, con la calma di chi sa sempre dove vuole arrivare, gli risponde: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Ti sembra che questi due episodi non c’entrino niente l’uno con l’altro? E invece no. Si completano a vicenda. Giovanni e gli altri discepoli sono infastiditi da qualcuno che, pur facendo il bene, non appartiene al loro gruppo. Ma Gesù, con la sua straordinaria libertà interiore, vuole insegnarci una lezione potente: lo Spirito di Dio non conosce confini, non si fa ingabbiare da schemi umani. E ci invita a fare lo stesso.
Pensa un attimo: quante volte anche noi, in buona fede, cerchiamo di difendere ciò che riteniamo vero, autentico, proteggendo la nostra “cerchia”? Ci viene naturale pensare: “Non è dei nostri, quindi non va bene.” C’è sempre quel piccolo timore che qualcuno possa rubare il nostro spazio, la nostra luce. Ma proprio lì sta l’errore. Anziché essere portatori di Cristo, rischiamo di imprigionarlo, rendendolo esclusivo, solo per pochi eletti.
E qui arriva la svolta: Gesù, con dolcezza infinita, demolisce queste barriere. “Non lo impedite”, ci dice. Essere fuori dal nostro gruppo non significa essere lontani da Lui. Siamo noi che tracciamo linee, dividiamo in dentro o fuori, giusto o sbagliato. Ma, in realtà, queste frontiere sono più sfumate di quanto pensiamo. Chi può davvero dire chi è “dentro” e chi è “fuori”? Il giudizio spetta solo a Dio.
Il Regno dei Cieli si costruisce insieme: religiosi, laici, chi indossa un abito e chi no, ognuno con la propria dignità. La grandezza non è data da una croce che portiamo al collo, ma da quanto di quella croce sappiamo farci carico nel cuore. Questo Vangelo ci invita a essere “sinodali”, a riconoscere che ogni persona ha un valore davanti a Dio, purché agisca con purezza di cuore.
Il vero messaggio? Non incasellare, non dividere. Andare oltre le categorie di “noi” e “loro”. Aprire il cuore per vedere la presenza di Dio dove meno ce lo aspettiamo. Riconoscere il bene, il vero, il bello, indipendentemente da chi lo compie.
E così, torniamo al bambino. Quel piccolo essere fragile, semplice, che accoglie Dio senza calcoli, senza desiderio di prevalere. È proprio lui il più grande. Siamo tutti piccoli agli occhi di Dio, e la sua grazia ci rende grandi insieme, come fratelli.
Ricorda: non c’è concorrenza tra noi. C’è solo un cammino comune verso la gloria del Cielo. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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