Se anche tu sei disgustato di quel che succede nel mondo, leggi qui perché forse c’è ancora una speranza!
Il mio in(solito) commento a:
Vedendo le folle, ne sentì compassione (Matteo 9,35-10,1.6-8)
Il mondo sembra andare alla deriva: da più parti l’imbarcazione sulla quale stiamo viaggiando, imbarca acqua e ormai sono pochi i volenterosi disposti a sgottare. Ma quei pochi stanno continuando a tenerci tutti a galla. E, se tu stai leggendo queste righe, molto probabilmente sei uno di loro.
Eppure, anche se tutto attorno a noi sembra “andare a rotoli” non dobbiamo abbandonare la speranza. Perché anche dentro il peggiore degli uomini, anche nel profondo del più accanito dei peccatori, si nasconde un seme di bene piantato da Dio. Sì, perché il Signore, come il generoso seminatore della parabola, non lascia mai nessuno senza semi. Dobbiamo sempre confidare e pregare, perché Zaccheo, da truffatore, si convertì. Perché Saulo, da persecutore dei cristiani, divenne il più prolifico degli apostoli. Perché perfino uno dei ladroni crocifisso insieme a Gesù ha saputo custodire quel timido germoglio e farlo crescere, anche se solo alla fine. Perché non è ancora troppo tardi ed anche oggi ci sono operai dell’ultima ora pronti a lavorare nei campi.
In ciascuno di noi si nasconde un seme d’amore che parla silenziosamente alla nostra coscienza, anche quando non ce ne accorgiamo. Immagina una distesa di spighe mature, piegate dal peso dei chicchi dorati. Aspettano solo qualcuno che abbia il coraggio di chinarsi, di sporcarsi le mani e raccoglierle. Non servono eroi, basta qualcuno che abbia cuore. Qualcuno che sappia guardare oltre il proprio benessere per prendersi cura dell’umanità intera. Hai mai notato come fare qualcosa per gli altri riempia di gioia anche il nostro cuore? Lo sanno bene i volontari, i medici, gli infermieri, gli avvocati… quelli veri. E tutti coloro che si chinano sulle fragilità altrui con amore. Le spighe sono pronte. E noi? Lo siamo?
Nessuno è completamente cattivo. Neppure chi ha sbagliato di più. C’è sempre una scintilla di bontà, un riflesso di quel seme nascosto. Il nostro compito? Spazzare via le incrostazioni di peccato, vizi e pigrizia, e lasciare che quel seme cresca. Quando lo fa, ci trasforma in alberi forti, capaci di dare riparo a chi è più fragile.
Dio ci chiama ad essere le sue mani e i suoi piedi, a portare il suo amore nel mondo. È un invito a metterci in gioco, a non restare spettatori. Perché la messe è abbondante, ma gli operai… quelli scarseggiano sempre. E tu? Sei pronto a dire il tuo sì? Se tendi l’orecchio proprio ora sentirai sussurrare il tuo nome. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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