Il Vangelo di oggi è una porta del tempo: nello spazio di sette versetti facciamo un salto all’indietro di almeno 500 anni, sconfinando tra le pagine dell’Antico Testamento tra le quali l’evangelista san Matteo rintraccia sapientemente una antica profezia che si sta avverando
Il mio in(solito) commento a:
Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto (Matteo 12,14-21)
Chi è un profeta? Un uomo o una donna inviati da Dio. Il termine “profeta” deriva dal greco “pro-phemi”, cioè “parlare al posto di”, mentre in ebraico si usa “nabi”, che significa “chiamato” o “inviato”. Il profeta è, dunque, qualcuno che presta la voce a Dio, non un indovino o un mago. È uno strumento divino: una persona comune che diventa messaggero del Signore.
San Matteo ci presenta uno stralcio del primo dei quattro canti del Servo di Javeh. Una profezia straordinaria che, 500 anni prima di Cristo, descrive la figura e la Passione del Messia.
Il profeta Isaia scrive tra il 539 e il 550 a.C.: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento» (Isaia 42,1-4).
Quella di Isaia è una profezia avverata: un quadro così preciso che sembra dipinto con gli occhi sugli eventi della Pasqua di Cristo. La descrizione del battesimo nel Giordano, ad esempio, è parallela ai testi di Isaia. Matteo scrive: «Appena battezzato, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui» (Mt 3,16); in Isaia leggiamo: «Ho posto il mio spirito su di lui» (Is 42,1). Giovanni Battista presenta Gesù al Giordano con le parole: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo» (Gv 1,29), una sintesi del terzo e del quarto canto del Servo sofferente di Jahvè.
Dove voglio arrivare con queste citazioni? La Bibbia è un tesoro inesauribile. Parole scritte secoli fa improvvisamente acquistano un nuovo significato. Ecco la ricchezza della Parola di Dio: viva, che ci parla e ci fa riflettere. È una Parola apparentemente immutabile, ma che, di volta in volta, ci offre soluzioni per i nostri problemi di oggi e di domani. San Paolo scrive: «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio» (Eb 4,12).
Come Isaia, quasi tremila anni fa, preparava il mondo alla venuta del Signore, anche noi, persone comuni del terzo millennio, siamo chiamati da Dio: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Marco 16,15). Questo è il compito che Gesù assegna a ciascuno di noi. Cristo chiama tutti noi a essere profeti: chi prega, ascolta Dio, vive la Sua Parola e la mette in pratica, diventando una pagina vivente del Vangelo.
Il profeta guarda la sua gente, sente dolore quando sbaglia, ma non giudica. Spalanca le porte alla speranza e rinnova, nel cuore di chi lo ascolta, l’immagine di quel Dio che ci ha creati, amati e resi liberi, perché possiamo amarlo liberamente.
Gesù non scarta la canna incrinata, ma la ripara per riutilizzarla. Non butta via lo stoppino quasi spento, ma aggiunge olio alla lampada perché torni a fare luce. E così fa con noi: ogni volta che sbagliamo ci perdona e ci insegna a non ripetere gli errori. Quando la nostra luce sta per spegnersi, Egli soffia su di noi lo Spirito Santo per ravvivarla. È questo il Dio fattosi Uomo che cammina tra gli uomini per “aggiustarli”. Il Dio che non si stanca di cercare anche l’unica pecorella smarrita. Il Dio che starà con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Lascia entrare nel tuo cuore la Parola di Dio. Crescerà come un seme in terreno buono. La conserverai e lei ti trasformerà, poco a poco, fino a farti diventare più simile a quel Gesù che vive in te. Perché tu sei fatto a immagine e somiglianza di Dio. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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