Lo sappiamo, l’aritmetica di Dio è piuttosto diversa dalla nostra: un piccolo sacrificio vale il centuplo e una sola pecorella, quando si smarrisce, diventa più importante dell’intero gregge. Oggi scopriremo che uno più uno vale tre…
Il mio in(solito) pensiero breve su:
Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così (Matteo 19,3-12)
Uno più uno (moglie e marito) uguale tre. Dove tre sta per il potere generativo dell’amore, capace di trasmettere il dono della vita ai propri figli, ma anche per la presenza di Dio fra noi: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Matteo 18,20). La famiglia che coltiva l’amore vero e sincero, diventa casa di Dio.
Che il responsabile sia la voglia di fare carriera ad ogni costo, o più semplicemente le difficoltà economiche di una vita sempre più esigente e costosa, o anche solo il tempo, che non basta mai per le mille attività che rosicchiano ogni istante libero dal lavoro, non possiamo far finta di non accorgerci che la nostra società sta diventando sempre più sterile. Sia dal punto di vista spirituale, sia da quello propriamente fisico. Le coppie concepiscono sempre meno figli. Eppure fin dalle primissime pagine della Bibbia, è chiaro il desiderio di Dio: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra»” (Genesi 1,27-28). Ma ahimè, l’uomo non sempre ascolta Dio. Capita così che i nostri giovani vengano influenzati da una cultura che li spinge a non formare più una famiglia. La società dei consumi può dissuadere le persone dall’avere figli anche solo per mantenere la loro libertà e il proprio stile di vita.
No. Non è così. L’amore, quello vero, quello che comprende il dono integrale di una persona all’altra, quello che accende una scintilla nel cuore, quello pieno di complicità e di voglia di far stare bene l’altro, quello che non può prescindere da una relazione fisica, da quel desiderio di diventare “una sola carne” (v.5) per generare altra vita, diventa esso stesso simbolo delle realtà intime di Dio (cfr Gen 9,7; 17,2-5.16; 28,3; 35,11; 48,3-4). Perché la coppia che genera vita tramite l’amore fecondo obbedisce alla volontà di Dio creatore e salvatore. Quando ci sono questi ingredienti possiamo essere certi che l’amore viene da Dio. E quell’amore sacro, che unisce due anime in una carne sola, non può e non deve venire aggredito.
#Santanotte
Alessandro Ginotta
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