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La mia Carne è vero cibo e il mio Sangue vera bevanda

Che cosa vuol dire che chi mangia questo pane vivrà in eterno?

Oggi ti invito a un viaggio sorprendente: con un po’ di fantasia, osserveremo Dio nel momento esatto in cui esce dall’infinito per incarnarsi in un Uomo.

Quello che stai per leggere è il mio (in)solito commento a una frase potente: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Giovanni 6,51-59).

Pensa alla nascita di una parola: un’idea si forma nella mente, scivola verso i polmoni, si trasforma in un soffio e infine attraversa le labbra, diventando suono. Ora, se siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, possiamo immaginare cosa succede quando alziamo la “p” minuscola a “P” maiuscola. Un pensiero prende vita nel cuore di Dio, viaggia attraverso il suo respiro divino e, con l’aiuto dello Spirito Santo, si trasforma in una vibrazione che attraversa lo spazio infinito.

Se la Parola è il Vangelo, allora abbiamo assistito al miracolo della sua incarnazione: da un’idea divina a una realtà concreta. Così, capiamo meglio come è avvenuta la Creazione: da un semplice pensiero all’intero universo.

Ecco perché Gesù ha definito il suo corpo un tempio: è la casa di Dio! È il luogo dove il suo cuore batte, dove nascono i suoi sentimenti, dove si formano i suoi pensieri e scorre il suo sangue prezioso. È qui che un’idea divina prende forma e diventa realtà.

È un mistero incredibile: un Dio sconfinato che riduce le distanze facendosi Uomo. Il Creatore si mescola con le sue creature. Come la Parola, “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto” (Giovanni 1,1-3). Dio si incarna in un Uomo e viene a vivere in mezzo a noi, per condividere le nostre emozioni, abbracciarci, consolarci, guarirci, liberarci dal male, nutrirci e persino farsi Pane per noi.

E qui scatta un’altra riflessione: Gesù-Eucarestia non vuole solo abitare tra noi, vuole entrare dentro di noi, vuole fare del nostro corpo la sua dimora.

Perché la vera casa del Signore siamo noi. Dio non abita in templi costruiti dalle mani dell’uomo: “L’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il Profeta: Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi. Quale casa potrete edificarmi? Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?” (Atti 7,48-50).

Ecco quindi che il viaggio di Dio, iniziato dall’infinito, si conclude dentro di noi. O forse no, non si conclude affatto. Perché attraverso di noi, la Parola può raggiungere chi è lontano da Dio. Ed è qui che entriamo in gioco noi, miei cari: il “miracolo” che Gesù desidera è che il Vangelo entri nella nostra vita quotidiana. Non possiamo essere ascoltatori passivi. La Parola deve scorrere nelle nostre vene, diventare il lievito delle nostre giornate, quel sale che dà sapore alle nostre vite, la scintilla che illumina il nostro mondo.

Gesù ci aspetta nella nostra quotidianità, nel lavoro, nello studio, nella vita di tutti i giorni. Ci chiede di vivere pienamente i valori del Vangelo, di diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo, agendo sempre secondo coscienza e mai per comodità. Questo è il miracolo che Gesù ci chiede!

E possiamo riuscirci, tanto più ci nutriremo della sua Parola, tanto più parteciperemo all’Eucarestia, cibandoci di Lui, vero Pane, vero Sangue.

Cristo, Verbo incarnato, si fa Pane spezzandosi per noi. Contemporaneamente, Gesù, Pane del cielo, si fa Parola per sfamare il nostro spirito. E, nello stesso tempo, si fa Maestro ed esempio per ciascuno di noi.

Perché quando Cristo entra davvero dentro di noi, scuote i pilastri della nostra anima e ci trasforma: cancella i nostri peccati, supera i nostri errori e ci rende migliori #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è “Cristo Eucarestia”, di Juan de Juanes, 1565, olio su tela, 16,5x11cm, Londra, collezione privata

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